Creato da maryrose.ms il 14/05/2008

CONTROESODO

BREVI PAUSE PER RIPRENDERE FIATO

 

 

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Post n°58 pubblicato il 04 Settembre 2008 da maryrose.ms
 




 

Stefano Lorenzetto - Il Giornale

A me pare che il vero scandalo sia questo: c’è voluto un quotidiano straniero (L’Osservatore Romano),
diretto da un docente universitario di filologia patristica prestato al
giornalismo (Giovanni Maria Vian), per porre con forza l’interrogativo
che da 40 anni viene censurato dagli organi d’informazione italiani: è
giusto dichiarare morta una persona in base a una convenzione di legge
che ha il solo scopo di favorire i trapianti d’organo? Perciò dobbiamo
essere grati a Lucetta Scaraffia, componente del Comitato nazionale di
bioetica, che s’è assunta questa scomoda incombenza sulla prima pagina
del foglio vaticano e ora deve sopportare il peso delle critiche e
degli insulti.

Avrebbe potuto esprimere la sua posizione impopolare dalle pagine del Corriere della Sera,
al quale pure collabora insieme col marito Ernesto Galli della Loggia.
Non è un caso se ha deciso invece di affidarla al giornale del Papa.
Questo Papa. Perché, come ha ricordato lei stessa nell’articolo, fu
proprio l’allora cardinale Joseph Ratzinger, in una relazione sulle
minacce alla vita umana tenuta durante il concistoro straordinario del
1991, a dire: «Più tardi, quelli che la malattia o un incidente faranno
cadere in un coma “irreversibile”, saranno spesso messi a morte per
rispondere alle domande di trapianti d’organo o serviranno, anch’essi,
alla sperimentazione medica». Il futuro pontefice li chiamò, in
quell’occasione, «cadaveri caldi».

Temo
d’essere stato l’involontario catalizzatore dell’articolo sul giornale
della Santa Sede. Giusto una settimana fa ho partecipato con l’autrice
e con il professor Edoardo Boncinelli a un dibattito di Cortina
Incontra che verteva proprio su questo tema, Tra la vita e la morte.
La professoressa Scaraffia ha parlato soprattutto dell’aborto. Io mi
sono permesso di scandalizzare l’attento uditorio ampezzano con alcune
provocazioni sulla morte cerebrale. La consonanza d’opinioni, fra lei e
me, alla fine m’è sembrata totale. Il padre di mio padre fu dichiarato
morto quando il suo cuore si fermò, l’alito non appannò più uno
specchio, il corpo cominciò a perdere tepore e a irrigidirsi. Ma nel
1968 la Harvard medical school concepì un nuovo criterio: si è morti
quando muore il cervello. Del resto bisognava pur dare copertura
giuridica a un chirurgo sudafricano, Christian Barnard, che qualche
mese prima aveva eseguito il primo trapianto di cuore.

Purtroppo
tutti gli organi, a eccezione delle cornee, hanno questo di brutto: per
poter essere trapiantati vanno tolti dal corpo del «donatore» mentre il
cuore di questi batte, il sangue circola, la pelle è rosea e calda, i
reni secernono urina, un’eventuale gravidanza prosegue, tanto da
rendere necessaria la somministrazione di farmaci curarizzanti per
impedire spiacevoli reazioni quando il chirurgo affonda il bisturi. Vi
paiono cadaveri, questi? Sì, assicurano i trapiantisti. No, stabilisce
una legge dello Stato: infatti «per cadavere si intende: “Il corpo
umano rimasto privo delle funzioni cardiorespiratoria e cerebrale”»
(circolare del ministero della Sanità 24 giugno 1993, n. 24).

Prima
contraddizione. Chiesi al professor Vittorio Staudacher, pioniere della
chirurgia, come mai ai parenti delle vittime venisse taciuto che il
«cadavere» del loro caro tale non era, visto che la funzione
cardiorespiratoria è conservata. Mi rispose (aveva ormai 90 anni e non
operava più): «Perché è terribile. Per non impressionare la gente.
Sembrerebbe il saccheggio di un vivente». Collimava con quanto
dichiarato sette anni prima dall’allora presidente dell’Associazione
internazionale di bioetica, Peter Singer, assertore del principio per
cui è da considerarsi persona solo chi è cosciente: «La gente ha
abbastanza buon senso da capire che i “morti cerebrali” non sono
veramente morti. La morte cerebrale non è altro che una comoda
finzione. Fu proposta e accettata perché rendeva possibile il
procacciamento di organi». Molteplici studi convergono sul fatto che
solo il 10 per cento delle funzioni encefaliche è stato sinora
esplorato. Più ottimista, il professor Enzo Soresi, autore de Il
cervello anarchico (Utet), di recente mi ha detto: «Sul piano anatomico
e biologico sappiamo intorno al 70 per cento. Ma sulla coscienza? Qui
si apre il mondo».

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«Vergine madre, figlia del tuo Figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d'eterno consiglio, tu se' colei che l'umana natura nobilitasti sì, che 'l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura. Nel ventre tuo si raccese l'amore per lo cui caldo ne l'eterna pace così è germinato questo fiore. Qui se' a noi meridïana face di caritate, e giuso, intra i mortali, se' di speranza fontana vivace. Donna, se' tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia ed a te non ricorre, sua disïanza vuol volar sanz'ali. La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate liberamente al dimandar precorre. In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s'aduna quantunque in creatura è di bontate».
 

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"Cari amici,
Ciò che mi preoccupa principalmente della vicenda del sito islamico legato ad Al Qaeda in cui il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ed io siamo stati minacciati di morte, indicati come "due morti che camminano, proprio come si autodefiniva Falcone", è la sottovalutazione del fatto che si tratta di un testo in lingua italiana e che l’autore è verosilmente un italiano convertito all’islam terroristico di Osama bin Laden.
La mia impressione è che in generale, a livello di potere esecutivo, legislativo e giudiziario, immaginando che questo terrorismo islamico "Made in Italy" potrebbe essere l’opera di una testa calda e magari di un cane sciolto, nel senso di un fanatico non organico a un gruppo terroristico noto, il pericolo viene valutato al ribasso e si ritiene quindi che non ci si debba preoccupare più di tanto. Questo è un errore gravissimo. Non si comprende che anche se fosse presente un solo aspirante terrorista e magari un terrorista suicida, sarebbe di per sé sufficiente per avere la certezza che si tratta della punta di un iceberg, dove l’iceberg è una realtà ben radicata territorialmente e ideologicamente che dovrebbe preoccuparci." Magdi Cristiano Allam
 
 

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