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CONTROESODO

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Post n°83 pubblicato il 07 Ottobre 2008 da maryrose.ms
 




Il cardinale e lo storico fanno apologia misericordiosa della promiscuità

http://www.criscris.com/public/baciomagritte.jpg

"La prossimità corporea delle persone
prima del matrimonio è un fatto", dice eufemisticamente il cardinal
Martini. E' vero: i ragazzi e le ragazze, anzi ragazzini e ragazzine (e
poi su su con l'età le cose cambiano ma non di molto) scopano come pare
a loro, e piace (non sempre piace, per la verità). Martini ne desume
che la chiesa non ha riconosciuto questa realtà, le si è messa contro,
ha perso autorevolezza, e quindi dovrebbe chiedere scusa per
l'enciclica Humanae vitae scritta da Paolo VI nel 1968, il testo che
diede scandalo e mise il Papa in una situazione di tormentosa
solitudine.

Per Martini la decisione se fare o no un figlio
è un atto di responsabilità individuale, di "autodeterminazione", per
riprendere la parola fatale di cui abbiamo discusso a partire dalla
abiura di Roberta de Monticelli; e dunque l'uso di scopare liberamente
ma con il palloncino o la pillola di tutti i giorni o del giorno dopo,
ed eventualmente un veniale aborto in caso di fallimento, è parte di un
complesso culturale e psicologico diffuso, un orientamento di massa da
convalidare rinnegando la parola degli ultimi tre papi. Bene.

In sostegno al cardinale arriva lo storico Adriano Prosperi.
Prosperi fa sempre la stessa operazione. Se qualcuno afferma che
l'aborto è divenuto un gesto moralmente indifferente, che trentacinque
anni dopo la sentenza americana Roe vs. Wade e trent'anni dopo le
legislazioni europee l'aborto non è più depenalizzato per sanare la
piaga della clandestinità ma legittimato da una oscena cultura di morte
che si incarna anche in politiche pubbliche eugenetiche in tutto il
mondo, lo storico insigne ti spiega che nei secoli la chiesa e la
medicina repressive obbligavano le donne a partorire e martoriavano il
loro corpo. Segue lezione di progressismo morale e implicita
rilegittimazione dell'aborto di massa indifferente, e del martirio
subito nel presente, non ad opera della chiesa ma della cultura
secolare, dal corpo delle donne.

Così per il sesso in generale.
In appoggio a Martini, e contro Benedetto XVI, Prosperi racconta secoli
di controllo dei preti sulla riproduzione, sul matrimonio, e bolla
questa lunga e complicata storia come l'epoca in cui l'amore veniva
domato o addomesticato per ragioni di potere sui corpi, sulle anime,
sui patrimoni, di concerto tra chiesa e autorità civile. Il magistero
tradizionale della chiesa era così oscurantista che si fondava, fino al
Concilio Vaticano II, sulla scomparsa dell'amore umano dall'orizzonte
della fede e della carità, quando il prete si intrufolava nella camera
da letto dei coniugi. Segue lezione d'amore, richiesta di scuse alla
chiesa, in sintonia con il cardinale, e condanna degli ultimi tre
papati che non si accorgono della libera sessualità dei fedeli neanche
quando raccolgono palloncini dopo le Giornate Mondiali della Gioventù a
Torvergata o a Sidney.

Penso anche io che "la prossimità corporea delle persone
prima del matrimonio è un fatto", ci mancherebbe, ma non ne deduco che
l'ultima istituzione capace di ragionare d'amore, cioè la chiesa con la
sua dottrina cattolica e la cultura cristiana in generale, debba
rinunciare alla propria esperienza e alla parola razionale per
prosternarsi in un mea culpa di fronte alla libera libido moderna.
Perché mai? Può essere, e lo dico da laico, lo dico accettando senza
obblighi di coscienza e di fede la diagnosi e le indicazioni di
Benedetto XVI e dei suoi predecessori, può essere che la "prossimità",
la promiscuità, il divorzio, l'aborto, l'infertilità generalizzata
siano testimonianze straordinarie di amore moderno, ma può essere vero
il contrario. Vogliamo continuarla questa discussione, o vogliamo
chiuderla con le scuse oscurantiste della chiesa cattolica, con una
bella abiura, e con il trionfo del secolarismo più invadente,
ideologico e saccente? (Immagine: René Magritte, "Gli amanti", Richard Zeisler Collection - New York)

Giuliano Ferrara - Il Foglio  7.10.08


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«Vergine madre, figlia del tuo Figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d'eterno consiglio, tu se' colei che l'umana natura nobilitasti sì, che 'l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura. Nel ventre tuo si raccese l'amore per lo cui caldo ne l'eterna pace così è germinato questo fiore. Qui se' a noi meridïana face di caritate, e giuso, intra i mortali, se' di speranza fontana vivace. Donna, se' tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia ed a te non ricorre, sua disïanza vuol volar sanz'ali. La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate liberamente al dimandar precorre. In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s'aduna quantunque in creatura è di bontate».
 

LA MADRE

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Ciò che mi preoccupa principalmente della vicenda del sito islamico legato ad Al Qaeda in cui il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ed io siamo stati minacciati di morte, indicati come "due morti che camminano, proprio come si autodefiniva Falcone", è la sottovalutazione del fatto che si tratta di un testo in lingua italiana e che l’autore è verosilmente un italiano convertito all’islam terroristico di Osama bin Laden.
La mia impressione è che in generale, a livello di potere esecutivo, legislativo e giudiziario, immaginando che questo terrorismo islamico "Made in Italy" potrebbe essere l’opera di una testa calda e magari di un cane sciolto, nel senso di un fanatico non organico a un gruppo terroristico noto, il pericolo viene valutato al ribasso e si ritiene quindi che non ci si debba preoccupare più di tanto. Questo è un errore gravissimo. Non si comprende che anche se fosse presente un solo aspirante terrorista e magari un terrorista suicida, sarebbe di per sé sufficiente per avere la certezza che si tratta della punta di un iceberg, dove l’iceberg è una realtà ben radicata territorialmente e ideologicamente che dovrebbe preoccuparci." Magdi Cristiano Allam
 
 

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