Due volte vent'anni
Parole nude alla soglia dei 40 anni. E stavolta ho deciso di vuotare il sacco... Per farmi un regalo.
ATTENZIONE!!!
30 DIRITTI UMANI nella DICHIARAZIONE UNIVERSALE del 1948 dalle Nazioni Unite. l'opera rapp. l'articolo n°27: Il diritto d'autore. Il NO COPY è inserito, come fosse un timbro indelebile a protezione di tutte le opere artistiche e scientifiche.
Le opere letterarie che trovate nel mio blog sono frutto del mio ingegno e sono depositate presso la S.I.A.E. Non è concesso ad alcuno di farne uso neppure parziale.
NUDEPAROLE DENTRO CAMERE D'ALBERGO
Isabella, Eva, Giulia, Emanuela, Laura, Asia, Alice, Viola, Sarah, Alisea, Ines, Monica, Siria. Ognuna di queste donne ha amato un uomo diverso. Ognuna con caratteristiche diverse, con differenti approcci e analoghi intrecci e sviluppi nel contesto di rapporti occasionali o duraturi, di relazioni frivole o storie serie. Sono tredici ed è una donna soltanto. E' la sottoscritta ma potrebbe essere qualunque altra donna. Mi piace distinguermi da me per dare enfasi a piccoli particolari. Uno fra tutti: l'apparire di una stessa persona agli occhi di più persone, pur rimanendo sempre la stessa.
TUTTE LE MIE NUDEPAROLE
Sarah
Emanuela
NUDEPAROLE
Isabella
Alisea
Laura
Alice
Viola
Monica
Eva |
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Post n°6 pubblicato il 06 Aprile 2011 da NudaParola
Mi scuso per queste continue modifiche che mi vedo costretta step by step ad apportare al Blog, ma ho notato (e qualcuno mi ha fatto notare) che il vecchio template a tre colonne entrava in conflitto con le immagini "tagliando" buona parte del testo allineato sulla colonna destra del margine della pagina; qualcun altro, invece, ha portato alla mia attenzione il fastidio che la scrittura - di qualunque colore fosse - sortiva entrando in contatto con il vecchio sfondo grigio, al che ho pensato di cambiare tutto e, a Dio piacendo, questa dovrebbe essere l'ultima, definitiva versione del Blog. Mi sono sincerata del fatto che il testo in ogni sua parte sia adesso fluido, scorrevole ed integro, ho dovuto sostituire l'immagine precedente con quella attuale perché non contemplata dal nuovo template e apportare altre piccole modifiche grafiche ma, al di là di questo, il contenuto d'anima e d'espressione rimane invariato. Purtroppo, come per ogni giocattolo nuovo con il quale s'inizia ad acquisire familiarità, salta sempre qualcosa che ti spinge a rivedere qualcos'altro... e talvolta è d'obbligo sacrificare la parte estetica e preferire quella magari meno appariscente, ma sicuramente più funzionale. Abbiate pazienza, ho appena cominciato a giocare col mio nuovo "giocattolo" e anche "sperimentare" (grazie anche ai molti suggerimenti che mi sono giunti negli ultimi giorni) fa parte del gioco. E io, forse qualcuno di voi l'avrà intuito, amo moltissimo "giocare"... |
L'amore disinteressato. Qualuncuno sa cosa sia? Io l'ho vissuto come regola naturale (non indotta) ogni qualvolta ho iniziato una relazione. Con Maurizio, brillante ingegnere cui la società per cui lavoravo, ci siamo amorevolmente detestati fin dal primo burrascoso incontro. Quando osservandolo smanettare al mio computer, ho realizzato che non poteva esserci uomo più lontano dal mio ideale di presunto stereotipo di maschio in grado di sortire in me il più blando interesse. Non era altissimo, avrà avuto una cinquantina d'anni ed ostentava una sicurezza fastidiosa almeno quanto l'ironia sagace e cinica nascosta dietro le sue battutine mordaci ed allusive. Seduta al centro della scrivania, le braccia distanziate dal corpo e le gambe piegate, ben aperte mentre la sua lingua armeggiava con il mio clitoride, ho riversato la testa indietro sorridendo al ricordo di quel primo impatto un po' ruvido. La lunga gonna nera dal tessuto morbido era risalita fino ai fianchi e drappi fruscianti lambivano le caviglie, fluttuando morbidamente. Indossavo ancora le autoreggenti e le scarpe in raso dal tacco dodici. Ho iniziato ad aprire i primi bottoni della camicetta, insinuando una mano alla ricerca di quel calore che si diffondeva al palmo della mia mano attraverso il tessuto traforato del reggiseno. Un gemito voluttuoso e mi sono inarcata spingendo il bacino contro la sua bocca. Ho puntato i tacchi sul piano della scrivania fino a quasi sollevarmi quando ho sentito il clitoride risucchiato dalle sue labbra e più volte inumidito dalla sua lingua. Le contrazioni sono diventate sempre più violente e il respiro ha cominciato a farsi affannoso: sapevo che non avrei retto ancora a lungo a così pressanti sollecitazioni. Ho gridato straripando nella sua bocca. Quando ho sentito due dita allargarmi piano l'ano e spingere avanti e indietro, simulando l'azione di un fallo, ho visto i miei umori schizzare sul suo volto impetuosi e la mia voce spezzarsi in un urlo liberatorio. Le mie dita affondate nei suoi capelli, mi sono umettata più volte le labbra disegnandone il contorno con la lingua, inarcata verso la fonte del mio piacere. "Succhia, troia!", mi ha detto ficcandomi due dita in bocca e muovendole avanti e indietro mentre leccavo via i miei umori, rapidamente piegata contro la scrivania mentre, alle mie spalle, lo sentivo armeggiare con la cintura dei suoi pantaloni. "Sei un bastardo", ho protestato ansimando, "dovevamo andare a cena fuori, e invece mi tieni chiusa in questo stramaledetto ufficio anche il sabato sera! Sei proprio un bastardo...". Con uno scatto brusco l'ho sentito arrotolare la gonna lungo i miei fianchi ed insinuare un dito sotto l'elastico del perizoma, spingendone dentro un secondo che ha preso a disegnare movimenti sferici intorno al clitoride, esercitando una pressione che mi ha fatto urlare. Percepivo la sua presenza, la sua erezione contro l'apertura aveva iniziato a premere e spingeva, spngeva... Mi ha penetrata con un grugnito quasi animalesco. Lo sentivo pulsarmi detnro mentre gridavo arcuando la schiena, le sue dita a tirarmi i capelli e gli affondi a susseguirsi concitati e inesorabili, uno via l'altro. Vedevo, sotto i suoi colpi, la scrivania muoversi e il suo cropo sbattere contro il mio per un numero infinito di volte. Fino a trasformare le mie proteste in incitamenti lussuriosi, ormai adattata alle dimensioni di quel pezzo di carne durissimo che stava straziandomi le viscere. L'ho sentito uscire dal mio corpo avvertendo subito una sensazione di vuoto, lambiata da copiosi rivoli orgasmici lungo le cosce. Il rumore di un cassetto che si apriva e si richiudeva e un fallo di gomma a troneggiare sotto il mio naso. "Vai sul divano", mi ha intimato in tono perentosio. "Voglio che ti masturbi". "Me l'hai fatto tornare duro", il tono eccitato della sua voce mi ha di colpo riportata alla realtà mentre tornavo a rivolgergli uno sguardo distratto, invogliata dall'erezione svettante che faceva scivolare nella sua mano. Ancora stravolta, ho fissato l'arnese rosa prima d'impugnarlo: sembrava allettante, appetibile... Un meccanismo lo faceva vibrare e, facendomi largo tra i cuscini, a gambe larghe ho iniziato a muoverlo seguendo movimenti circolari prima d'immergerlo nel mio lago bollente. "Oddio, questo mi fa godere subito!", ho imprecato in un gemito soffocato, arcuando la schiena e scivolando in avanti con il bacino. "Lascialo dentro", mi ha intimato lui con voce roca, avvicinandosi con il suo membro turgido stretto in una mano, un attimo prima di spingermelo fra le labbra e attirare la mia testa contro il suo bacino. L'ho ingoiato tutto, subito, costretta a tenerlo in gola fino alla base per un tempo incredibilmente lungo. Ho creduto di soffocare mentre l'ingegnere pronunciava epiteti osceni ed esortazioni volgari alla vista dei miei umori che schizzavano in ogni direzione, con le cosce aperte ed il vibratore a strapparmi orgasmi multipli che sembravano quasi accavallarsi con un'intensità insostenibile. Un cocktali di saliva e sperma è scivolato ai lati della mia bocca quando ha estratto il suo grosso membro. solo il tempo di lasciarmi riprendere fiato, per tornare a spingerlo giù fino alla gola, stavolta muovendolo avanti e indietro, uscendo e rientrando nella mia cavità ad intervalli quasi regolari ma febbrili. Mi sono sollevata per un attimo sulle braccia e ho roteato i fianchi, adattando quel grosso fallo di gomma alla mia vagina insaziabile e ormai fradicia e, trovata la posizione più efficace a stimolarmi, mi sono lasciata montare cavalcando le vibrazioni che mi trafiggevano il ventre godendo senza più ritegno. La cappella appoggiata lel mie labbra, ho sentito un primo fiotto raggiungermi il viso e riempirmi la bocca che mi ha intimato di aprire, lasciando colare sulla lingua tutto lo sperma che ad ogni contrazione del sesso marmoreo fuoriusciva copioso e denso. Non riuscivo ad inghiottirlo tutto, in parte scivolava in rivoli lattiginosi ai due lati della bocca, fino a quando non mi ha spinto ancora la testa contro il suo grambo, lasciando che la mia bocca lo avvolgesse mentre eiaculava nella mia gola, dove ha riversato fino all'ultima goccia con un colpo di reni che lo ha portato all'orgasmo. Mentre lui si accasciava sul divano, sprofondando ansimante tra i cuscini, io continuavo a farmi masturbare da quell'affare meccanico incapace di arrestarlo. Mi sono portata sulla sponda, lungo il perimetro del sofà, prendendolo tutto dentro: ogni volta che tornavo ad abbassarmi e avvertivo il movimento vibrante raggiungermi il ventre, vedevo fuoriuscire dal mio corpo lunghi schizzi impazziti, in ogni direzione, e più mi sentivo venire, più avevo voglia di godere. I gemiti trasformati in grida, le grida in frasi scosse e sconnesse e Dio menzionato in ogni manifestazione estatica, al centro di un ludibrio senza precedenti. Ho estratto il vibratore dalla vagina ancora grondante di umori e, in ginocchio sul divano, ho schiuso le gambe intorno al bacino dell'uomo, puntando la cappella contro l'apertura della vulva e abbassandomi piano, fino a prenderlo tutto dentro con un lungo gemito voluttuoso. La testa reclinata all'indietro, ho sentito le sue mani che facevano saltare i bottoni della camicetta e mi strappavano con foga il reggiseno, prendeno a succhiarmi prima un capezzolo, poi l'altro... fino a farmi urlare mentre ero intenta a cavalcarlo con foga. Ha manovrato i miei fianchi in preda a una veemenza impetuosa, lasciando che il mio corpo si sollevasse e tornasse a ricadere sul suo corpo, impalandomi contro quel turgore che ad ogni affondo sentivo crescermi dentro fino ad esplodere. Ho continuato a muovermi in preda ad una frenesia che ha trascinato anche lui in quel vortice di sensazioni violente, anticipando l'orgasmo che abbiamo sentito esplodere dentro con la potenza di una deflagrazione incontrollabile. Ho sentito le sue unghie conficcarsi nellle mie natiche mentre godeva e, serrando le cosce intorno al suo sesso, ho roteato i fianchi accogliendo ogni sua contrazione nel divenirmi effluvio d'immacolato piacere acre che dalla punta delle dita ho portaro alle labbra mentre, al culmine del piacere, lo sentivo gridare il mio nome. Con Maurizio siamo stati insieme due anni e mezzo. Non ho mai saputo se fosse sposato. So che aveva una figlia, studentessa unviersitaria, perché ho ascoltato - un giorno, per caso - una sua conversazione telefonica. Non mi ha mai portata a casa sua. Abbiamo sempre fatto sesso in ufficio da lui... o da me. In macchina o dentro qualche cinema. Mi scopava da dio. E' per questo che l'ho lasciato. Il rischio di andare a letto con uno che ti scopa da dio è sempre quello di innamorartene. Forse un po' innamorata di quell'ingegnere caustico e pragmatico lo sono anche stata, ma era giusto - per l'equilibrio dei rispettivi ruoli - che lui vedesse in me solo la sua troia da fottere e riempire. Non era necessario che sapesse altro, giacché a me non interessava nient'altro che essere fottuta e riempita. Mi ha fatto godere moltissimo. In fondo, ero solo la sua troia... |
Post n°2 pubblicato il 04 Aprile 2011 da NudaParola
Come in ogni casa che si rispetti, prima di abitarla bisogna renderla accogliente, confortevole... tinteggiare, abbellire con affreschi, esaltarne la luce, mettere in risalto l'armonia di tutto ciò che la compone; arredarla con gusto (si spera), scegliere le tende, i tappeti, disporre i mobili, scegliere con cura ogni particolare, esaltare i dettagli, sistemare le piante in veranda, rendere piacevole non solo l'involucro, ma anche quel che lo abita. Il Cuore. Non è impresa da poco, davvero. Avverto subito che non ricorreranno molte immagini in questo blog, proprio perché le parole regnino sovrane nel loro spazio deputato; ho allestito una piccola gallery (per gli amici) di scatti privati che di tanto in tanto aggiornerò... ma non è quello il fulcro di questo luogo, la cui finalità è solo quella di condividere pensieri, pezzi di vita, frammenti di memoria, piccoli tasselli d'ordinaria follia che fuoriescono da perdite d'inchiostro, umori, lacrime, sudore, accaloramenti... Non mi prefiggo di eccitare chi non è in grado di godere da solo e gradirei i commenti pubblici ai tentativi d'approccio in privato. Per quanto questa mia esortazione so già che cadrà nel vuoto (ma non rispondo in privato... qualcuno magari, prima o poi, si stancherà di contattarmi al riparo da occhi indiscreti). Isabella, Eva, Giulia, Emanuela, Laura, Asia, Alice, Viola, Sarah, Alisea, Ines, Monica, Siria. Ognuna di queste donne ha amato un uomo diverso. Ognuna con caratteristiche diverse, con differenti approcci e analoghi intrecci e sviluppi nel contesto di rapporti occasionali o duraturi, di relazioni frivole o storie serie. Sono tredici ed è una donna soltanto. E' la sottoscritta ma potrebbe essere qualunque altra donna. Mi piace distinguermi da me per dare enfasi a piccoli particolari. Uno fra tutti: l'apparire di una stessa persona agli occhi di più persone, pur rimanendo sempre la stessa. Amando "giocare", mi piacerebbe offrire di queste donne immagini differenti, per una libera associazione di idee. Avrei potuto fare la stessa cosa sostituendo i nomi di donna ai colori... ma preferisco lasciare a chi legge una zona neutra entro cui "sperimentare". Qui racconto di me... ma anche di persone molto vicine a me. Non è dato sempre sapere chi sia il soggetto che porterò al centro dell'attenzione di volta in volta, né identificare luoghi o volti, sebbene questi tredici nomi propri di persona siano legati ad identità tutt'altro che casuali nella vita reale. Potrebbero essere altre anime o i molteplici volti della stessa anima (la mia), e un'ipotesi non necessariamente esclude l'altra. Racconterò, mi si perdoni, senza rispettare alcun ordine cronologico o didascalico: se mi va di parlare di X anziché di Y o di saltare - di palo in frasca - dal giorno alla notte, allora lo farò e senza fornire troppe spiegazioni. Non esiste il "tema del giorno", non ci sono particolari disquisizioni da intavolare né ardimentosi monologhi che possano sostituirsi al Tavor. Chi si "perde" una puntata, può star certo di raccapezzarsi nella successiva senza bisogno di dover ricorrere al "dov'eravamo rimasti", sempre che non sia un desiderio proprio personale. Parlo da donna soprattutto alle donne. Non lo dirò mai esplicitamente... ma in realtà l'ho appena fatto. Mi piace l'idea di mettermi in gioco. Sono una che non si tira mai indietro, sebbene mi prema mettere subito in chiaro che non sono qui per incontrare nessuno né per replicare alle pro-offerte di nessuno. Ho una vita sentimentale e sessuale piena ed appagante, qualora la mia presenza ricorrerà nelle fantasie di chi sentirà il bisogno di addentrarsi lungo sentieri di masturbazioni mentali o fisiche, si mantenga cortesemente il buonsenso ed il buongusto di non rendermene partecipe. Prosit! |
Post n°1 pubblicato il 03 Aprile 2011 da NudaParola
Ero in un angolo di un luogo che non conoscevo e dove non ero mai stata. Lui, tornato indietro dalla stanza attigua, mi chiedeva trafelato un documento personale. Lo guardavo con espressione interrogativa, mentre mi esortava frattanto ad affrettarmi. Estraevo dalla mia borsa la carta d'identità. "Ma non questa!", mi ammoniva restituendomi una mia foto di nudo integrale. "Quell'altra, no?!". Frugando all'interno del portafogli, finalmente riuscivo a recuperare il documento giusto. E lui tornava verso la réception. Ci trovavamo in un albergo! La nostra prima volta... in un albergo! Ma questo l'ho realizzato chiaramente da sveglia. Sarà per il fatto di avergli parlato nei giorni scorsi di quanto mi ecciti la prospettiva di farlo in hotel. La sola idea mi fa bagnare... eppure ci sono stata tante volte con altri uomini, in passato. Ma Lui, dall'apparenza così cheta e morigerata, affabile e rassicurante... uomo tutto d'un pezzo logorato da ventisette anni di matrimonio consunto e scialbo che la notte (e non solo la notte) fotterebbe ogni mio anfratto accessibile... Beh, Lui non è "gli altri". Fargli perdere il controllo è un mio istinto primordiale e prioritario incrollabile. Non è la prima volta che mi trovo a frequentare un uomo sposato. Con la differenza che, dopo un anno, la prima parte di me ad esser stata fottuta è proprio la mia testa. Sono pazza di Lui. Uomo di polso e di potere dalla tempra forte e dall'impeto tipico del dominatore: solo pensare di esercitare su di lui il MIO potere mi provoca un piacere talmente immediato che devo serrare le gambe per controllare il piacere mentale che sconfinerebbe entro breve in un orgasmo. Sicché, dicevo, ci ritrovavamo in un albergo... ma non aveva niente di elegante, piuttosto dava l'idea d'essere una mezza bettola, frequentata da persone con le quali non scambierei neanche il saluto. E giacché non c'è (mio) sogno che non anticipi verità in procinto d'esser vissute, è tutto il giorno che vado in giro senza mutandine e continuo a bagnarmi... a chiedermi quando (finalmente!) mi proporrà qualcosa d'insolito e gelosamente nostro, ché nessuno mai sospetterebbe fin dove un uomo come lui potrebbe spingersi, svelando se non altro, attraverso il sesso, qualcosa di umano. Una smorfia, un'espressione, come un qualcosa che cede, che viene meno... ché amo troppo vederlo in balia delle mie mani mentre con avida e generosa cura, starei a suggerlo per ore, con una flemma sensuale ed esasperante, con la voglia di ritardare quanto più possibile il suo orgasmo per essere poi scopata con maggior vigore. Allo stesso modo mi piace tenerlo in bocca a lungo... mi eccita il suo turgore, i suoi gemiti segnano l'anticipo del mio trionfo. Il potere che IO esercito su di Lui. E sentirlo venire e schizzare sul viso, sul seno, sulle labbra... e berlo senza perdere una sola goccia del suo piacere denso. Magari in una camera d'albergo (di camere d'albergo qui racconto), inginocchiata tra le sue gambe mentre, ancora in piedi davanti alla porta solo appena accostata, geme il mio nome regalandomi rivoli di poesia... |
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il 02/05/2011 alle 15:26
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