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Sosteneva Mazzini
Post n°134 pubblicato il 21 Giugno 2012 da Giuseppe_Cotta
Nella nostra società è uso che delle persone defunte; - coloro che già furono, - prevalga il ricordo della data di morte. Dal momento che siamo prossimi al 22 giugno permettetemi che di Pippo io voglia ricordare la sua data di nascita. Senza voler usurpare alcuno, prendo a prestito, con lieve modifica, il titolo del romanzo di Antonio Tabucchi, (Pisa, 24 settembre 1943 – Lisbona, 25 marzo 2012), approfittando anche del fatto che Antonio nacque dove Giuseppe morì. Non ho utilizzato “sostiene” perché mentre nel romanzo si finge una intervista a Pereira sulla (vera) condizione di vita imposta dal tiranno Salazar al popolo Portoghese, per Mazzini si tratta degli scritti che vanno dalla prigionia nella fortezza del Priamar a Savona a pochi giorni prima della morte, sulla condizione imposta, per secoli, da tiranni di diverse nazioni, da tiranni locali e dal papato, al popolo italiano. Dunque Mazzini nell’arco di circa 35 anni ha sostenuto:
Con: Della Giovine Italia …Non è che un sistema, ripetiamolo anche una volta, che noi abbiamo voluto accennare col nome di Giovine Italia; ma questo vocabolo noi lo scegliemmo, perché con un solo vocabolo ci parea di schierare innanzi alla gioventù italiana l'ampiezza de' suoi doveri, la solennità della missione che le affidano le circostanze, perch'essa intenda come l'ora è suonata di levarsi dal sonno ad una vita operosa e rigeneratrice. - E lo scegliemmo perché, scrivendolo, noi avevamo in animo mostrarci quali siamo: combattere a visiera levata; portare in fronte la nostra credenza, come i cavalieri del medio evo la tenevano sullo scudo - però che noi compiangiamo gli uomini che non sanno la verità, ma disprezziamo coloro che sapendola non osano dirlo. - Vergini di vincoli, e di rancori privati, con un cuore ardente di sdegno generoso, ma schiuso
Con: Lettera a Carlo Alberto … Quaranta anni addietro i re dominavano i popoli col solo terrore delle baionette, e i popoli non guerreggiavano i re se non coll’armi del pensiero e della parola. Or, siamo a’ tempi ne’ quali la parola s’è fatta potenza, il pensiero e l’azione son uno, e le baionette non valgono, se non son tinte di sangue. Da entrambe le parti è forza e immutabilità di proposito; ma i re combattono per conservare le usurpazioni puntellate dagli anni, i popoli combattono a rivendicare i diritti voluti dalla natura. … Caddero, SIRE! ma voi sapete il perché: caddero traditi, venduti, perché lottavano co’ governi, e combattevano coll’armi de’ generosi e colla innocenza della virtù, mentre i governi pugnavan coll’oro, colle seduzioni, colla perfidia, coll’arti inique del delitto nascosto. Caddero, perché mancanti di capi che reggessero coll’influenza d’un nome la impresa, e la facessero legittima agli occhi del volgo.
Con: Doveri dell’uomo: Io voglio parlarvi dei vostri doveri. Voglio parlarvi, come il core mi detta, delle cose più sante, che noi conosciamo, di Dio, dell'umanità, della Patria, della Famiglia. Ascoltatemi con amore, com'io vi parlerò con amore. La mia parola è parola di convinzione maturata da lunghi anni di dolori e di osservazioni e di studi. I doveri che io vi indicherò, io cerco e cercherò, finché io viva, adempierli quanto le mie forze concedono. Posso ingannarmi, ma non ingannarvi. Uditemi dunque fraternamente: giudicate liberamente tra voi medesimi, se vi pare che io vi dica la verità: abbandonatemi se vi pare che io predichi errore; ma seguitemi e operate a seconda dei miei insegnamenti, se mi trovate apostolo della verità. L'errore è sventura da compiangersi, ma conoscere la verità e non uniformarvi le azioni, è delitto che cielo e terra condannano. … L'origine dei vostri Doveri sta in Dio. La definizione dei vostri DOVERI sta nella sua Legge. La scoperta progressiva e l'applicazione della sua Legge appartengono all'Umanità. Dio esiste. Noi non dobbiamo né vogliamo provarvelo: tentarlo ci sembrerebbe bestemmia, come negarlo, follia. Dio esiste perché noi esistiamo. Dio vive nella nostra coscienza, nella coscienza dell'Umanità, e nell'Universo che ci circonda. La nostra coscienza lo invoca nei momenti più solenni di dolore e di gioia. L'Umanità ha potuto trasformarne, guastarne, non mai sopprimerne il santo nome.
Con: D'alcune cause che impedirono finora lo sviluppo della libertà in Italia …Volevano la unità, la indipendenza, la libertà della Italia: volevano una patria: volevano un nome, col quale potessero presentarsi al congresso futuro de’ popoli liberi, e che cacciato sulla bilancia europea promovesse d’un passo la civiltà. …Perché, noi lo abbiam detto, e lo ridiremo finché prevalga, le rivoluzioni hanno ad esser fatte PEL POPOLO E DAL POPOLO, né finatantoché le rivoluzioni saranno, come ai nostri giorni, retaggio e monopolio d’una sola classe sociale, e si ridurranno alla sostituzione d’un’aristocrazia ad un’altra, avremo salute mai.
Con: Lettera di Giuseppe Mazzini al clero italiano …Non è vero che due razze umane esistano sulla terra, che la famiglia delle umane creature debba fatalmente partirsi in due; che la povertà degli uni giovi alla salute degli altri e il padrone trovi quasi il suo complemento nel servo. Davanti a Dio non sono nè padroni nè servi, nè ricchi, nè poveri, nè patrizi, nè popolani. E ciò che non è buono davanti a Dio non può essere buono davanti agli uomini.
Con: Scritti di Giuseppe Mazzini. Introduzione dell’autore Richiesto di prefiggere all'Edizione de' miei Scritti politici e letterarî i ricordi della mia vita, ricusai l'incarico e persisterò. I frequenti dolori e le rare gioje della mia vita privata non importano se non ai pochi ch'io amo e che m'amano d'affetto individuale profondo: quel tanto di vita pubblica ch'io m'ebbi sta ne' miei Scritti; e l'influenza ch'essi esercitarono sugli eventi ch'oggi si compiono spetta al giudizio del paese, non al mio. Noncurante per tendenza ingenita dell'animo di quel vano romore che gli uomini chiamano fama, sprezzatore per indole altera e securità di coscienza delle molte calunnie che s'addensarono su' miei passi lungo la via, e convinto sino alla fede che debito della vita terrestre è dimenticare l'io pel fine che le facoltà dell'individuo e le necessità dei tempi prescrivono, non ho serbato mai note, copie di lettere o memoria di date. Ma s'anche io avessi custodito gelosamente ogni cosa, non mi darebbe l'animo di giovarmene. Davanti al ridestarsi d'un Popolo che solo finora ha da Dio, visibile nella Storia, il privilegio di rimutare, in ogni grande periodo della propria vita, l'Europa, ogni biografia d'individuo è meschina: fiaccola accesa di fronte al sole che sorge.
Tratto dalla mia biblioteca e con l’aiuto del sito
Faccio ammenda per eventuali refusi miei o delle edizione da me usate.
Giuseppe Cotta Associato AMI sezione di Savona Pubblicato su L'Alassino del mese di Luglio
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