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« Nel Giorno della Memoria...Per l’8 marzo e tutto l’... »

Chi era Carlo Cattaneo

Post n°109 pubblicato il 19 Febbraio 2011 da Giuseppe_Cotta
 
Foto di Giuseppe_Cotta

Discorso di Arcangelo Ghisleri

 

pronunciato al Teatro Fossati

in occasione dell’inaugurazione del Monumento

in Milano il 23 Giugno 1901

 

“Non abbiamo bisogno di farci

nuovi idoli e santi!”

 

Queste parole sdegnose erano di C. Cattaneo, e le scriveva all’on. Bertani, dolendosi che gli avesse fatto un posto d’eccezione tra le firme di un certo manifesto del 1861.

Quelle parole non erano dettate da volgare od ostentata modestia: erano la convinzione del filosofo e dell’uomo politico; erano parte del suo programma.

Ond’io verrei meno alla reverenza dovuta al suo genio e all’interezza della sua vita, se venissi qui a tesservi uno dei soliti panegirici; se in questa festa di popolo, ch’Egli non volle prostrato dinanzi a verun idolo, ch’Egli intese di educare alla padronanza dei suoi pensieri e dei suoi destini, venissi a proporvi in Carlo Cattaneo un nuovo idolo o un nuovo dogma.

Strano a dirsi. Egli è rimasto, alla generazione seguita immediatamente alla sua, più ignoto di un letteratuncolo qualsiasi del seicento o di un qualsiasi erudito del quattrocento. I volumi,in cui vennero raccolte le sue scritture, rimasero senza compratori e senza lettori.

….Tu solo, buon popolo meneghino, tu che non leggi i volumi dei dotti, ma serbi la religione della gratitudine, ogni anno commemorando i morti e la gloria delle tue Cinque Giornate, sempre ricordasti il nome del sapiente, il quale — improvvisamente trasportato dalla quiete de' suoi studi a formare un Consiglio di guerra — s’improvvisò stratega, tribuno e sagace politico; di Lui che seppe tesoreggiare il tuo valore contro le paure dei moderati, contro le profferte del Radetsky, contro le lusinghe e le insidie dei carlalbertisti, guidandoti alla vittoria.

Ed a Voi parlerò non da scienziato, perchè mi mancherebbe la competenza, ma solamente per impiegare alle rappresentanze qui convenute da ogni parte d’Italia, le ragionevoli cagioni di questo memore ossequio dei popolani milanesi a Carlo Cattaneo.

Parlerò anche per voi, cittadini d'ogni terra di Lombardia, ai quali ogni gloria, ogni palpito ed ogni lutto di questa grande città è gloria, è palpito, è lutto anche vostro. E mi dirigo a voi specialmente, cittadini e società qui convenute dalle altre regioni d’Italia, perchè so che non ostante antiche e recenti dicerie, guardate a questa metropoli lombarda quasi gelosi e dolenti di esserne dimenticati — quasi timorosi che essa, la forte, la ricca, l’indomabile rocca della democrazia industre e operosa, sogni o presuma di appartarsi dalla restante Italia... No, vi rispondo subito nel nome medesimo di Carlo Cattaneo: non porgete l’orecchio a timori e sospetti, che sono favola d’ignoranti o calunnia di perversi.

Milano, sino dai Cinque Giorni del 1848, mentre combatteva sola contro i Tedeschi (e un Re Tentenna, tra preghiere e comunioni, aspettava dal confessore e dall'ambasciatore inglese il consiglio e il coraggio di varcare il Ticino) Milano non per sé sola combatteva in quei Cinque Giorni, ma per la libertà di tutta Italia.

Ogni bullettino di guerra, che Carlo Cattaneo dettava pei combattenti delle barricate, recava in fronte le parole fatidiche: Italia libera! e i palloni volanti lanciati al di là delle mura e dei bastioni, tuttora in balia del nemico, dicevano: «Noi domandiamo ad ogni città e ad ogni terra d’Italia una deputazione di baionette, che venga a tenere una assemblea armata ai piedi delle Alpi, per far l'ultimo nostro concerto cogli stranieri».

E dettando da Parigi, nel settembre di quell’anno tragico, col cuore angosciato il suo libro sull’insurrezione — un vero capolavoro di storica eloquenza, dopo quelli di Tacito e Macchiavelli — ei vi poneva in fronte come epigrafe due parole, le quali erano per sè sole un programma: Italia e Roma.

Italia e Roma! — A tutta Italia, con Roma, fino dai rovesci di quel primo moto lombardo, miravano dunque i repubblicani della scuola del Cattaneo. Italia e Roma — e non intendeva, no, egli, la Roma papale, ancora in quell’anno predicata e difesa dall’abate Gioberti, ma la Roma del popolo.

E andava anche più oltre, in quel suo libro del settembre 1848, il fatidico pensiero del Cattaneo, perocchè asseriva: «La servitù d’Italia è patto europeo; l’Italia non può esser libera che in seno

a una libera Europa.» Onde vedeva necessaria «contro l’alleanza dei pochi oppressori, la onnipotente alleanza di tutti gli oppressi.»

Giuseppe Mazzini, più tardi, nel 1871, discutendo coi comunisti, rivendicava compiacendosene, al pensatore repubblicano, la priorità di questo concetto dell’internazionale solidarietà di tutti i popoli, stretti con altro nodo «non colla unità materiale del dominio, ma col principio morale dell’eguaglianza e della libertà» e ricordava la profetica formola con la quale chiudeva il grande lombardo quel magnifico suo libro: «Avremo pace vera quando avremo gli Stati Uniti di Europa.» Ecco, o cittadini, quali fossero i pensieri di quel Cattaneo, che poi negli anni dell’oblio e della trascuranza i don Basilii del partito regio gabellarono come avverso alla unità nazionale.

Ma non ci occuperemo di loro. Parliamo del nostro Maestro.

...Deh, non mutilate voi, per farne un piccolo fazioso, la grande, la solida corporatura scientifica di Carlo Cattaneo!

Come professore e pubblicista, la sua casa era aperta a tutti i giovani: «voi siete la chioccia — gli scriveva Gustavo Modena — che ha allevato tutti i milanesi giovani e buoni.» (Non vi dirò la

risposta dell’arguto filosofo al grande artista: «Caro Modena, non ho mai avuto nel mio pollajo se non ova destinate a bersi fresche. Ben piuttosto vi dirò, che al primo levar del sole tutta la mia nidiata è corsa a razzolare sul letamaio del re.»)

….

Non volendo occupare altro spazio e certo che molti avranno la curiosità di leggere tutto il discorso Vi indico il sito web dove potrete trovarlo: http://www.liberliber.it/biblioteca/g/index.htm o anche solo: http://www.liberliber.it/home/index.php , quindi entrando in “biblioteca” e andando alla lettera G. Chi non conosce questo sito avrà una grandissima sorpresa. Buona lettura.

 

Pubblicato sul mensile L'Alassino il 17/02/2011

Giuseppe Cotta

Associato AMI

sezione di Savona

 

 

 
 
 
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