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E se guarderai a lungo nell’abisso, anche l’abisso vorrà guardare in te. (Nietzche)

 

 

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I musical nell'antichità

Post n°105 pubblicato il 31 Ottobre 2009 da Kimayra
 

struttura del teatro romanoPer un antico abitante dell'Impero Romano, andare a teatro era simile al nostro andare ad un concerto rock. Era un'esperienza festosa e guadente. L'accesso era gratuito per tutti, liberi e schiavi, uomini e donne, vecchi e bambini. Era, però, necessario un permesso di accesso: la tessera (tavoletta d'osso con segni incisi), che permetteva di individuare il numero degli spettatori e di dirigerli verso il settore loro assegnato. Chi entrava senza toga o malvestito doveva occupare le ultime file.
Dunque vi era una legge, nella società romana, che obbligava ad occupare i posti a teatro a seconda della classe sociale di appartenenza. I sedili in prima fila, dotati di cuscini, e quelli nella cavea erano destinati ai senatori. Le retrostanti quattordici file delle gradinate erano per i cavalieri, seguivano i posti per il pubblico popolare e, lontano dalla scena, quelli per le donne, gli schiavi ed i bambini.
Contrariamente a quel che avveniva in Grecia, dove l'edificio teatrale veniva solitamente edificato fuori dalla città, a ridosso di una collina ed immerso nel verde, a Roma e nelle province, il teatro era edificato all'interno dello spazio urbano, vicino ad edifici ugualmente destinati a spettacoli.
I fornices, grandi archi dei teatri e degli anfiteatri, inoltre, erano il luogo in cui si concentravano anche ben altri servizi destinati a coloro che volevano ingannare l'attesa. Infatti il verbo latino fornicare ed altri termini simili, come fornicaria (prostituta) e fornicarius (lenone, portettore) derivano proprio da "certi" commerci che si svolgevano al di sotto degli archi dei luoghi di spettacolo. Qui un cartello di fortuna recava il nome della donna che offriva le sue grazie, le prestazioni da lei offerte ed il prezzo.
maschera teatraleAll'interno del teatro o dell'anfiteatro, appositi accompagnatori (dessignatores) guidavano gli spettatori verso il posto loro assegnato. Vi era anche una sorta di servizio d'ordine, costituito da personaggi piuttosto nerboruti ed armati di manganelli e scudisci (conquisitores). Una coorte di pretoriani controllava, inoltre, i luoghi di spettacolo per prevenire e reprimere le violenze.
L'attesa dello spettacolo animava una serie di figure che operavano all'interno dei luoghi di spettacolo. I venditori d'acqua, per esempio, e quelli di cuscini. Non essendoci, nei teatri, latrine, gli spettatori si recavano a fare i loro bisogni sulle scalinate di accesso (vomitoria).
In genere le rappresentazioni avvenivano da aprile ad ottobre. Il sole picchiava e contribuiva a sollevare i miasmi della più varia natura. Per questo si ricorreva a pioggerelle artificiali (sparsiones) con acqua di rose o zafferano (famosa l'acqua di croco della Cilicia) per rendere l'aria più profumata e respirabile ed anche per mitigare la calura. Il Colosseo aveva, allo scopo, un sistema di tubicini che faceva affluire l'acqua profumata fin sugli spalti per poi vaporizzarla.
Per riparare il pubblico dal sole fu introdotto, in epoca imperiale, l'uso di un tendone (velarium) steso su tutta la cavea. L'utilizzo del velarium era pubblicizzato sugli avvisi per spettacoli ed era garanzia di rappresentazioni di un certo livello. La stesura e la tensione degli enormi teli di cotone o di lino richiedeva la presenza di veri e propri specialisti: i soldati della marina (classarii), abituati alle difficili manovre delle vele sulle grandi navi. Lucrezio (96-53 a.C.) notava come i tendoni multicolori, svolazzando sul teatro, filtrassero i raggi solari dipingendo suggestivamente il pubblico e la scena.
All'inizio delle rappresentazioni, il silenzio era imposto dal suono di un doppio flauto. Sulla scena usciva un banditore (praeco) che annunciava il titolo della rappresentazione ripetuto, a volte, da un cartello (programma) e faceva anche un breve riassunto di ciò che si sarebbe visto (argumentum). Quindi veniva calato il sipario (auleum) che veniva arrotolato in una fessura del palcoscenico e la rappresentazione poteva iniziare.
Attore del teatro anticoGli spettacoli teatrali (ludi scenici) erano quelli più economici tra gli spettacoli. Il primo secolo dell'Impero Romano fu quello più fertile di innovazioni nel campo degli spettacoli, soprattutto di quelli teatrali. Orazio (65-8 a.C.) si lamentava sia per i costi delle fastose novità (come, per esempio, i mimi) che per il conseguente involgarimento del pubblico. Il repertorio classico, però, non venne mai abbandonato. Le commedie di Plauto e Terenzio continuarono sempre ad essere rappresentate.
Gli spettacoli teatrali, come tutti gli spettacoli dedicati agli déi, erano preceduti da sacrifici e processioni rituali (pompa). La pompa teatrale era meno fastosa di quella circense, ma fragorosa perchè animata da flauti (tibiae), trombe (tubae) e cembali (cymbala). L'aspetto prevalente delle rappresentazioni teatrali romani, d'altro canto, era proprio la musica, soprattutto in età imperiale. In questo esse erano assai vicine alle forme delle grandi tradizioni spettacolari euroasiatiche, in cui le diverse tecniche di spettacolo (musica, danza, canto, recitazione) si fondo in un'unica rappresentazione scandita dalla musica. Questo dette origine alla pantomima, una rappresentazione molto vicina al nostro musical. Un pantomimus, mimando fino a cinque personaggi, interpretava da solo tutta la storia al suono dell'orchestra, sempre presente in scena con il coro e la cantante che narrava la vicenda. I pantomimi erano idolatrati dalla folla ed amati dagli imperatori.
Alla fine di uno spettacolo, il pubblico manifestava la sua approvazione attraverso il battito delle mani (applausus, plausus) o disapprovava mediante fischi, urla, lanci di frutta ed anche di pietre. In età repubblicana era consuetudine, tra coloro che aspiravano a cariche pubbliche, offrire degli spettacoli teatrali per ingraziarsi il popolo.
Le fonti vogliono che fu Nerone ad inventare la claque, istituendo, per la prima volta, squadre di giovani che avevano il compito di ritmare gli applausi con modi differenti: ronzanti (bombos, detto delle api); "a tempesta", per gli applausi ottenuti con il cavo delle mani (imbrices); infine "a mattoni" (testas) ottenuti battendo di piatto le palme.
I piaceri del teatro e dello spettacolo pantomimico furono condannati fortemente dai padri della chiesa cristiana. Il prete Novaziano (200-258 d.C.) parla di "piacere criminale"; Zosimo, papa nel 417 a.C., li maledice come fattore di decadenza della monarchia; Giovanni Crisostomo, della chiesa greca, insorge contro la loro oscenità.

 
 
 
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