Chimayra

Ozio sacro

La vita pubblica di un cittadino romano di rango elevato si svolgeva nel foro, di regola la mattina e nelle terme, dove si recava il pomeriggio. Questi momenti erano definiti negotium. Persino quelli delle terme, dove ci si recava, in linea di massima per farsi massaggiare e depilare, nonchè per gli esercizi ginnici.
Il bagno era un'abitudine che i romani avevano quotidianamente. Essi utilizzavano sia i bagni pubblici che quelli privati delle proprie villae di campagna o delle domus cittadine.
Cicerone e Sallustio, nel I secolo a.C., coltivano l'otium intellettuale, quello fatto in egual misura, di letture scelte, vita sociale, esercizio fisico, gusto per l'arte ed una relativa partecipazione alla vita politica.
La domus di città, la villa urbana e la villa rustica, sono i luoghi in cui trascorrere questi momenti di otium. Ci si sveglia, si prende un bagno, si dettano i propri pensieri ad uno schiavo, si studia, si dorme un poco nel pomeriggio, poi si fa una passeggiata, un pò di frizioni, ginnastica, bagno e cena, con moglie e amici.
All'inizio questo stile di vita non era proprio dei romani, popolo di contadini e guerrieri, dallo spirito piuttosto pratico. Era, piuttosto, lo stile di vita dei loro vicini, quegli etruschi tanto criticati sia dai romani che dai greci. Furono soprattutto gli storici greci a contribuire a creare questo paradigma negativo del popolo etrusco, descritto come un popolo dedito al lusso ed ai piaceri, molle, immorale.
I princeps etruschi facevano sfoggio di ricchezza sin dalla fine dell'VIII secolo, avevano, infatti, adottato le usanze greche del simposio, sviluppandole con caratteristiche proprie. Le donne etrusche, infatti, partecipavano ai banchetti a fianco dei loro uomini ed assistevano a spettacoli di musiche, danze e giochi.
Presso i romani questo stile di vita penetrò a partire dal I secolo a.C., con l'espandersi del loro dominio nel Mediterraneo e la diffusione della ricchezza. Il piacere dell'otium, inteso come curiosità e vitalità culturale, investe anche la domina, che vuole ampliare i propri orizzonti. Pur rimanendo legate all'ambito domestico, le donne romane sono informate sulla vita pubblica, pur non essendone attivamente partecipi. Dalle fonti storiche ed archeologiche, in particolare dagli affreschi pompeiani, si conoscono donne artisticamente creative, dedite alla pittura, alla poesia, alla musica ed alle arti letterarie.
Le abitazioni romane appartenenti ai ceti medio-alti dispongono di spazi domestici per le consuetudini quotidiane. Una parte della casa è, però, riservata ai momenti di otium, in particolare al piacere della lettura, della scrittura, delle discussioni dotte, in genere alla conoscenza della cultura greca. Nelle residenze di prestigio, di epoca imperiale, non manca un elegante giardino decorato da fontane, erme, aiuole ed un colonnato (peristylium), dove si praticava un salutare ambulatio, la passeggiata sotto il porticato ritenuta un momento fondamentale per lo svolgimento della vita intellettuale, raccomandata persino dai medici dell'epoca.
Sul porticato, poi, si apre l'exedra, ambiente destinato alla lettura ma, specialmente se grande, usato anche per il ricevimento ed il convito. Il padrone di casa mette a disposizione dei suoi ospiti non solo gli ambienti comuni per parlare, passeggiare, banchettare, ma una parte della propria abitazione per alloggiare in assoluta libertà. Il dominus, poi, offre anche dei doni, spesso di natura alimentare, riprodotti dai pittori romani nelle loro "nature morte" (xenia).
L'ospitalità era talmente importante che si attesta con lo scambio, tra il padrone di casa e l'ospite, di tesserae hospitales, placchette con incisi sopra i nomi dei due contraenti che potevano essere trasmesse anche ai figli.