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Chi non lavora che fa? L'amore?

Post n°1269 pubblicato il 30 Ottobre 2012 da chioggiatv
 

"Il lavoro nobilita l'uomo": non solo quello bello, figo e normodotato.
Va bene, lo ammetto, l'ultima parte è opera della sottoscritta, ma la sostanza non cambia: tutti hanno diritto ad un impiego, poichè, come dice la cara buona vecchia Costituzione nell'art. 1: " L' Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro", e poi ancora nell'art. 4 : " La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto". Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società", e via di questo passo. Ma, si sa, è più facile predicar bene e razzolar male che seguire i dettami della legge.

 

Disabilità e lavoro


A disconfermare la nostra Costituzione ci pensa la realtà: secondo l'Istat il tasso di occupazione delle persone con disabilità in Italia è del 19,3%. Ma il dato risale ad alcuni anni fa; infatti secondo l'Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori, che opera in collaborazione con il ministero del Welfare e altri enti pubblici, solo il 13 per cento dei disabili ha trovato un impiego attraverso gli uffici di collocamento. Gli avviamenti al lavoro sono stati circa 31 mila, le persone disabili iscritte al collocamento sono circa 700 mila.

Hanno diritto al collocamento mirato tutti i disabili con percentuale di invalidità uguale o superiore al 46%. Sono tenuti all'assunzione obbligatoria tutti i datori pubblici e privati che abbiano alle proprie dipendenze minimo 15 persone, secondo le modalità indicate dalla Legge 68/99 e il D.Lgs 469/97.

Vi posso già dire che quest'ultimo dato è una emerita cavolata, poichè, per esperienza diretta, so che tale pratica può essere elusa mediante una multa irrisoria, che serve ad esonereare il datore di lavoro da tali obblighi.

Ecco svelato il motivo della massiccia disoccupazione dei disabili. Non siamo creature incapaci e pigre, o peggio palle al piede: semplicemente stoniamo nell'arredamento dell'ufficio.

 

Disabilità e lavoro


E' infatti da rilevarsi la forte discriminazione anche nella scelta delle persone disabili da assumere: si tende a privilegiare chi ha disabilità più lievi o, comunque, chi pur avendo un handicap può deambulare, poichè la carrozzina ha un impatto visivo più spiazzante nell'utente/cliente.

Chi vi scrive ha già lavorato in un ufficio e sta continuando a farlo, seppur precariamente, infischiandosene se stona o meno nell'arredamento (cosa che non risulta).

Ciò che nessuna statistica può dirvi è l'importanza vitale nella vita di chi vive una disabilità. Da sfatare il mito della frase fatta:"Ma dai, anche se ti pagano poco almeno passi il tempo".  Io il mio tempo libero so esattamente che amo passarlo con amici, a fare shopping o al cinema. Se lavoro lo faccio per acquisire un ruolo sociale, una dignità dovuta ad ogni essere umano, ma soprattutto per potermi sostentare non pesando su familiari, sperando in futuro di poter fare progetti a medio-lungo termine come tutti i lavoratori.

Disabilità e lavoro

Il lavoro per chi ha una disabilità non è da intendersi come "palliativo alle sofferenza" o come "riempitivo consolatorio", poichè possiede la stessa valenza vitale che ha per qualsiasi normodotato.

Svegliarsi la mattina, curarsi, avere uno scopo ed interfacciarsi col mondo è fondamentale, ma lo è ancor più poter fare progetti sapendo che nessuno potrà scalfire la tua serenità o potrà farti pesare sui famigliari, o qualora non vi siano mandandoti in un istituto.

Mi auguro che un giorno la figura del disabile come "peso sociale improduttivo" svanisca dal nostro paese, se non dal mondo. Intanto mi accontenterei di iniziare dalla mia amata Chioggia.

Valentina Boscolo

 
 
 
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