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SCIOGLI LA TRECCIA MARIA MADDALENA dello scrittore: Guido da Verona

Post n°200 pubblicato il 01 Novembre 2012 da ciapessoni.sandro

SCIOGLI LA TRECCIA MARIA MADDALENA – dello scrittore: Guido da Verona.

 

Immagine: Maria Maddalena…

[…] E il pentimento eri tu, Maria Maddalena. Tu eri la fredda rinunzia, il raggio di sole che diventa ombra; il cimbalo ed il sonaglio della danza nell'orchestra del canto liturgico; eri la ghirlanda sfogliata, il mazzo reciso, la semenza fuor dal granaio, il rosaio spezzato dal vento.

Cliccare sull’immagine per ingrandire.

***

Fine del romanzo (seguito del post 199)

Ed una di quelle donne diceva: «Comprate alla Vergine un cero», ed una soggiungeva: «Portate alla Vergine un fiore»; altre vendevano statuette per le quali si era salvi da tutte le epidemie, altre vi davano, con mezzo franco d'acqua miracolosa, la certezza di ottenere una grazia ineffabile, per voi stessi o per i vostri congiunti... E il mare della moltitudine vi spingeva innanzi, vi sbatteva come un rottame, senza che fosse possibile resistere ad essa; vi premeva in sé dandovi l'impressione, il terrore, d'essere divenuto uno dei suoi, irrimediabilmente, una preda lieve della infinita sua miseria, una povera cosa inerte nel potere immenso della cristianità. Questa folla camminava recitando preghiere, vi opprimeva col lezzo dei suoi corpi devoti e sudici, vi comunicava un poco della sua anima disperatamente accesa di miracolo, e fra quel mare di umana gente che tutta credeva in una sola follia, voi stesso comprendevate che non era niente affatto assurdo inginocchiarsi davanti ad un simulacro di legno, credere che i morti possano risorgere, le piaghe insanabili sparire, i ciechi riaprire gli occhi al sole perduto.

Ora entravo nel buio dolore di Cristo. C'era nel mondo un altro mondo, che tu pure imparasti a conoscere, Maria Maddalena. Da tutte le case usciva un grido; nell'anima di tutti gli esclusi era il bisbiglio della insoffocabile preghiera.

E il pentimento eri tu, Maria Maddalena. Tu eri la fredda rinunzia, il raggio di sole che diventa ombra; il cimbalo ed il sonaglio della danza nell'orchestra del canto liturgico; eri la ghirlanda sfogliata, il mazzo reciso, la semenza fuor dal granaio, il rosaio spezzato dal vento.

E l'ultimo rifugio eri tu, Maria Maddalena. In questa vita rossa e calda come il succo delle rosse melagrane, tu eri la via dell'altra sponda, il passaggio all'altra fedeltà; eri l'addormentata che apre gli occhi e vede il sole nascere nel lontano infinito. Brillasti nei conviti ed umiliasti nella polvere la tua treccia bionda. Su te furono ghirlande, su te gli spini; la tua carne denudata urlò, e pianse di fredda solitudine. Ne' tuoi capelli profumati si torsero le dita crudeli degli amanti, e la treccia tua si sciolse per avvolgere il sonno del Liberatore.

La tua treccia è gonfia di rugiada, le tue mani han l'odore dei mandorli, Maria Maddalena...

E tu sei quella che tiene me prigioniero, in questa moltitudine che si raduna davanti al Calvario; tu sei quella che risorgesti nel cuore della pallida Bernadette, musica eterna dell'umano amore, peccatrice di Mágdala, innamorata dell'Uomo di Galil... Egli ti disse:

«Lévati; ora è l'alba. Se nel sonno hai peccato, scendi alla fontana e detérgiti. Hai la veste orlata di brina: la tua treccia è gonfia di rugiada; il sole sta per nascere dietro la neve dell'Hermòn. Lévati; è già tempo di andare.»

E così, nella verde Galilea, fecero molta strada insieme. E camminando ella era sempre con lui, spesso a fianco, talora nella sua ombra. E l'amore della cortigiana di Mágdala fu l'amore che seppe andar più lontano traverso la memoria degli uomini: pallido e voluttuoso amore della rinunzia, eterna poesia del mito cristiano.

Ma ora tu risorgevi, cortigiana di Mágdala, dalle buie distanze dei secoli; venivi tra quell'immenso gregge di umiltà, e nuovamente perduta nell'amore di Cristo, me, davanti al Calvario, conducevi per mano.

Tu eri stata la povera figlia del mugnaio Soubirous, dai capelli pieni di vento, che andava per vicoli umidi, rasente il muro, alta e pallida, senza guardare alcuno. Tu splendevi, con la tua treccia bionda e buia, nel sogno dei miserabili, e la carne tua che possedettero i centurioni prepotenti, e l'amore tuo fedele che seguiva l'Uomo di Galil, era ciò che nelle favole millenarie ti rendeva, o peccatrice, così umana.

Non la moglie vergine del falegname di Nazareth, ma tu sola eri, o peccatrice, la divina bellezza del mito cristiano. E il mare umano scendeva, con me prigioniero, verso il terreno sacro del Calvario, alla Fontana dei Miracoli. Giunto in vicinanza del ponte che varca il fiume di Bernadette, cominciai con veder allargarsi lo spazio della dura vallata, e le montagne ovali scostarsi, chiudendo in sé una specie di fantastico anfiteatro, dove nel fondo si alzava, nuda a solenne, la Collina del Calvario.

Pareva che la natura previdente avesse voluto erigere uno scenario da leggenda intorno ai sacri misteri della fede cristiana. E là poteva una gente senza numero trovare spazio per le sue genuflessioni; tutto era costrutto con il senso dell'immensità, quanto era travaglio dei secoli od opera prodigiosa della fatica umana. Vedevo dall'estremo angolo della vallata scendere il fiume balenante, che pareva urtasse in un rogo di sole contro il macigno della rupe di Massabielle. Lontana, quasi cancellata nell'azzurrità, immersa in un vapore di sole, brillava di guglie d'oro la catena dei Pirenei.

....…………………………………….

«Signore mio Lord Pepe, non posso che darvi ragione. Lourdes è una triste fiera dei miracoli, dove si vende Cristo e si esorcizzano le piaghe dei cristiani; una bottega di atroce medievalità, ove governano senza pudore il fanatismo e la superstizione. Questa insolente impresa di alberghi e di monasteri, di ceramica sacra e di candele istoriate, ha per sua fondatrice involontaria la figlia d'un povero mugnaio, che disturbò notevolmente, con il rumore dei suoi miracoli, gli ozî parigini del terzo Napoleone.

Signore mio Lord Pepe, voi siete - come io ben conosco - l'ultimo rampollo di una vecchia gente cristianissima, e siete un gagliardo possessore di femmine disoneste, un fino artefice del lieto vivere, un amabile fanatico della religione di Vatel: - questa buia Lourdes, invasa di storpi e di catecúmeni, certo non è il teatro che si conviene ad un giovine hidalgo pari vostro. Sebbene imbevuto di ortodossia fin dentro le midolle degli ossi, pur, nel cattolico epicureismo del vostro felice ubi consistam, non è luogo per l'umano dolore. Il senso del mondo per voi si compendia - unica teologia - nel perfetto piacere.

Signore mio Lord Pepe, voi siete un vero credente. Nel passare davanti ai tabernacoli non dimenticate il segno della croce; per strada lasciate il passo al maestoso clero cattolico; fors'anche recitate il Pater e l'Ave, ogni sera, prima di coricarvi con Litzine. Gesù Cristo vi serve inoltre a formulare qualche sonora e pittoresca bestemmia; la vostra fede, altrettanto superficiale quanto inestirpabile, vi aprirà la via del Paradiso, allorché , al termine di tutte le gioie della vita, voi pure dovrete comporre la vostra spoglia elegante in un freddo cimitero.

I pellegrinaggi, la follia mistica, il traffico delle mercanzie religiose, la Fontana dei Miracoli: - ecco, signore mio Lord Pepe, un certo numero di cattoliche seccature, alle quali, voi credente, preferite i miracoli dello scomunicato baccarà. Per avere il capriccio di strofinarsi a que' mille contaminati, bisognava esser pazzi come la folle Madlen, od essere - voi dicevate Lord Pepe - «un extraño caballero como Usted.»

Orbene, in questo gran disordine della fiera umana, quali dovremo noi scegliere, per disciplina dello spirito nostro, fra i sacri ed i profani mercanti di paradisi? Chi è nel giusto? chi è più presso alla vena d'oro, fra questi cercatori di felicità? Gli uni e gli altri méntono; questi e quelli méntono. La vita è una volgare sciocchezza. Mente il dolore, mente il piacere.

Lasciate gemere le campane, cantare le orchestre: tutto questo non è in fondo che un po' di rumore...

...........…………………………………..

Or io vedevo, nel celestiale dirupo, quella che un tempo chiamavasi la caverna dei caprifogli e degli spini.

Quando scese al guado Bernadette, la Gave de Pau scorreva sotto la rupe di Massabielle, rasente il greto selvaggio. Ma ora la sagacia idraulica dell'ingegneria canonicale aveva respinto il fiume nel mezzo della vallata e spaziose murature circondavano l'accesso alla Grotta del Miracolo. Questa non era paurosa né profonda; nulla in sé aveva dell'antro o della spelonca, nulla dei sinistri abitácoli di uomini primordiali o di fiere scomparse; ma solo appariva per due fenditure nella roccia, che ne formavano l'entrata e l'uscita; odore rancio di candele consunte appestava l'aria sotto la volta affumicata; le labbra dei fedeli avevano intaccato e reso liscio il sasso delle pareti; nel fondo era una specie di strozzatura, dalla quale pullulava un filo d'acqua, scarso, debole, che ogni tratto s'interrompeva.

Questo era il sublime rivolo, che dissuggellò dal macigno la mano lieve della pascolatrice.

Davanti alla fiacca sorgente vacillava un triste tabernacolo ed infinite migliaia di lettere si ammucchiavano dietro un cancelletto, in una specie di naturale paniere. Là in fondo erano appese ancora le grucce e gli ordigni ortopedici dei primi che furono tocchi dal miracolo, e tutta la rupe, intorno all'accesso della Grotta, se ne vestiva come d'una tragica e squallida reliquia di martirio.

I fedeli si stipavano all'ingresso, ove era, contro il palco del predicatore, un rozzo ed enorme simulacro della Signora di Lourdes. I cristiani entravano come sonnambuli, dopo avere compresse follemente le labbra su la pietra luccicante; compivano il giro dell'angusto presepe, che doveva sanarli da ogni patimento: alcuni stramazzavano al suolo, tramortiti, nel vedere l'acqua celestiale. Venivano tolti su di peso; il lezzo era insostenibile; il cancello impediva di attingere alla divina Sorgente; le fisionomie, tra quel barlume di ceri e quella nebbia di sacra fuliggine, assumevano un non so che di orribilmente spettrale; un silenzio, non interrotto che dallo strisciar dei piedi, lasciava udire il gorgoglio che l'acqua scarsa mandava nella sua fatica di gemere; e la folla continua, pazza, pesante, muta, costringeva, dopo qualche attimo, a procedere fra le pareti anguste, fino all'uscita.

Là, pareva che l'aria del mondo ancora fosse dolce a respirarsi, come per chi esce d'improvviso da una galera sotterranea. Ma quivi era la più turpe adunazione di carne moritura che mai si accolse davanti allo stupore dei miei occhi, e questa orribile fiera di atroci difformità circondava la Grotta del Miracolo. Come i sacri lebbrosi dell'Oriente, questi erano fatti segno all'adorazione della folla ed erano lasciati stare innanzi a tutti, proprio sul limitare della Grotta, come una larga platea di contraffazioni umane sotto il pergamo del predicatore, in attesa del miracolo.

Chi poteva reggersi era in piedi su le grucce, oppure a ginocchi; gli altri erano deposti su lettighe, barelle, sedie scorrevoli, od erano quasi murati vivi entro macchine d'ortopedìa. Quasi fossero gli attori spaventosi d'un liturgico dramma da Gran Guignol, erano lasciati soli e campeggiavano in mezzo alla folla, sinistramente percossi dal chiarore delle torce, neri di tabe, monchi delle membra, con piaghe senza nome, con viluppi di fasce onde gemeva la nera putredine, meno simili a creature che a cadaveri dissepolti.

Era scesa la rapida oscurità che fa breve in autunno il crepuscolo tra i monti; un po' di luna, fra nuvole, batteva sopra un angolo del Gave. L'odore dei timi, l'odore dei boschi pieni di ciclamini, aleggiava su la immensa folla che si andava perdendo nell'oscurità.

E torneranno alle Fontane del Miracolo i greggi degli eterni miserabili, a dimenticare nel sogno d'un'umile pascolatrice il sogghigno freddo e sarcastico dell'uomo che si chiamò Voltaire.

Hai una treccia che ti veste, Madlen, come il fiocco abbrunito dal sole veste la pannocchia del grano...

Eppure le rose nascoste ancora fioriscono dai fragranti rosai; nostra è ancora la gioia del mondo; in noi sale scintillante la spuma del vino biondo, ridono, tremano, cantano gli archi dei pazzi violini... Domani - forse domani - ridiverrai la peccatrice di Mágdala, quella che ha smarrito un fiore nella polvere del mio cuore di viandante.

E le rondini - pensavo - della bianca terra di Guipuzcoa si levano tutte a stormo, e trillano, questa mattina, per andare...

Álzati ancora ignuda, com'eri sul drappo d'oro nel mezzo della Basilica scintillante, mentre saliva, tra il dolore della umana gente, la voce del grande organo avvolto in una musica di fiamme, e l'alta chiesa bruciava come un padiglione di sole – di fuoco e di sole – ove erano tutti i peccati, le gioie della carne, tutto il rossore della umana voluttà, il riso ebbro della perdizione che vuota il calice, spezza il bicchiere... più su, più su, in un vortice di sole - di fuoco e di sole - ubriaca, nei paradisi terrestri, l'infernalità dionisiaca della vita...

Álzati ancora e danza, ignuda, sul cuore del mondo, peccatrice di Magdala!... Nell'alba lontana - io pensavo - una vela è partita sul mare. Álzati ancora e danza, ignuda, sul cuore del mondo, e sii la cortigiana di Mágdala, splendente in amore fra tutte le donne perdute, bella come la rosa che nasce nei fragranti giardini del Libano, l'intrisa di tutti i peccati, l'amica dei centurioni prepotenti, quella che disse una sera al pallido Uomo di Galil: - «Préndimi! baciami!... la strada è bella; e tu scioglierai la mia treccia per farne il tuo guanciale profumato...».

Forse, talvolta, la sera, quando i treni si addormentano, quando la strada passa traverso l'anima di chi va via - tu per me, io per te, Madlen - chissà dove, chissà quando, riudiremo sottovoce cantare la musica dei pazzi violini; e dell'amore che ci portò e del dolore che ci strinse non rimarrà che una striscia di fumo, nulla, un po' di sogno, l'azzurra ombra d'una sera d'estate, su la bella Concha, davanti al sole che moriva nel divino Atlantico... e sarà una striscia di fumo, nulla, un poco d'anima dispersa nel rumore della strada, qualcosa di troppo lieve, di troppo azzurro, la memoria d'una sera d'estate, una striscia di fumo, nulla...

F I N E D E L R O M A N Z O

BUONA LETTURA!

 

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Commenti al Post:
maraciccia
maraciccia il 01/11/12 alle 15:06 via WEB
Buon pomeriggio Sandro..e BUON Ognissanti.. vento sole e nuvole oggi a Cagli...finito anche questo romanzo..l'ho letto un pò a salti questo..ma lo riprenderò..^___^..
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 02/11/12 alle 15:52 via WEB
Buon pomeriggio anche a te, Mara carissima. Alla tua presenza apro le mie braccia!... Ti voglio ringraziare Mara per la... pazienza che mi hai dedicato; io so che tu leggi, e sono altresì convinto che ritornerai a sfogliare qualche brano. Ti sei accorta che questo Autore, nel suo lirismo è anche romantico? Personalmente ho trovato in questa sua opera, parte della sua vita, e di posso assicurare che non ha mentito: anche sull'amata Madlen ( Maddalena...) Ci risentiremo Mara, per ora sto fermo per un po' di tempo, mi voglio riposare vedrò poi il da farsi.Ma devo confessarti che mi sento stanco. In tutto questo periodo di scambio fra noi, ho tratto il caro vantaggio della tua compagnia, e ciò mi ha giovato. Grazie di tutto Mara carissima, sei e resti una cara, carissima Amica. Ti abbraccio e con affetto, caramente, Sandro.
 
anyony
anyony il 01/11/12 alle 17:14 via WEB
Lourdes, luogo di speranza per tanti ammalati è qui visto sotto una luce diversa: una prigione di carne e di anime desiderose della guarigione terrena. Lì non si respira tra venditori di false speranze. Nel pentimento di Maria Maddalena l'autore vede il vero senso della fede, di chi ha vissuto in un mondo di peccati ed ora trova la sua purificazione nell'amore per Gesù. Caro Sandro, in quest'ultima parte il pensiero dell'autore si rivela in tutta la sua grandiosità aprendoci le porte ad una profonda interpretazione della senso religioso. E' la fine di un romanzo che merita di essere letto con attenzione. Un abbraccio mio caro, con affetto Antonia
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 02/11/12 alle 16:14 via WEB
Antonia cara, mia dolcissima Amica! Siamo arrivati alla fine di questa grandiosa opera letteraria di Guido da Verona. In questa pagina avrai notato come la sua lama indagatrice, ha scavato - e profondamente - nell'animo umano. Ha bollato in pieno ogni forma di ipocrisia, ha impietosamente bollato l'amore della fede, quando quell'amore diventa concetto, scusa, opportunismo di mercanteggiamenti specie sul "Divino". A leggere con attenzione, c'è sì tanto da imparare. Ma la storia ci insegna che già da allora, già dai tempi del "pallido Galileo..." il mondo era tale, e tale lo è ancora oggi... coi vantaggi fraudolenti sui quali è meglio metterci sopra una pietra tombale. Grazie mia cara per la costante tua collaborazione. Non hai perso nemmeno una puntata, eccellente interprete del mio pensiero. Ora resterò tranquillo (almeno spero...) per un po' di tempo, farò finta d'essere su in Tremezzina a meditare, e lo sai dove? dentro al sasso di san Martino, o meglio ancora lassù nel nostro san Benedetto in Valperlana, beati coloro che godono di quell'imperturbabile silenzio... mentre i fiocchi nevosi imbiancano la valle. Lassù Antonia, nel silenzio assoluto, si percepisce quel misterioso suono della neve quando tocca terra! E si trattiene anche il fiato, il respiro per non turbare quella santissima Pace! Ti abbraccio Antonia mia carissima, ti abbraccio con tutto il mio affetto! il Sandrino.
 
   
anyony
anyony il 02/11/12 alle 16:37 via WEB
Caro Sandro, posso immaginare come debbano essere suggestivi quei luoghi che tanto amiamo quando la neve li imbianca e diventano silenziosi! Posso immaginare anche il senso di pace che sanno donare. Allora ti auguro buon riposo, anche solo con il pensiero nella tua Tremezzina, con affetto, un abbraccio Antonia
 
ottobre210
ottobre210 il 01/11/12 alle 19:03 via WEB
Caro Sandro l'autore conclude con l'eterno dilemma...del tormento e del piacere... Romanzo articolato,ma pieno di contenuti.Dopo la meritata pausa attenderò di leggerti ancora.Una buona serata Sandrino.Un abbraccio con l'affetto di sempre.Francesca
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 02/11/12 alle 16:29 via WEB
Dolcissima Francesca, il finale di questo romanzo che ormai si è concluso con la puntata che hai letto, non sarà "quello" che ci allontanerà! Ci siamo conosciuti da qualche tempo e sempre mi hai seguito fedelmente facendoti parte integrale delle mie gioie, quando vedevo tutte le mie fedelissime Lettrici presento o nell'Icona, o meglio ancora nei commenti. Mi hai procurato gioia, o benedetta Francesca e te ne sono grato, ma non so come fare per esprimere questo sentimento che è dentro il mio cuore... e non esistono parole adatte! Cerca di capirmi allora! I sentimenti e le emozioni esulano dal " nomina sunt consequentia rerum", grazie Francesca. Vorrei essere là nella mia valle, all'abbazia di San Benedetto, ove il silenzio... fa da padrone! Ora c'è la neve lassù, ma se gelido è fuori, dentro nel cuore... io ritrovo quel calore necessario alla vita! Ti saluto dolcissima Francesca, fa conto che tu sia qui... e tanto, tanto bi basta! Con sincero affetto, il Sandrino.
 
   
ottobre210
ottobre210 il 03/11/12 alle 23:39 via WEB
Grazie a te caro Sandro di esserci stato per me nei momenti tristi e brutti, grazie di avermi consolato quando ero da sola, grazie di avermi ascoltata, per me essere tua amica è un privilegio,la nostra amicizia camminerà con noi....Un abbraccio affettuoso.Francesca
 
     
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 04/11/12 alle 10:39 via WEB
Mia fedele ed affettuosa Amica, dolcissima Francesca, nel leggere queste tue parole, sento la tua vicinanza... la tua stretta di mano, e pur non udendo le tue parole (e non è mia fantasia!), mi soffermo sul tuo sguardo, poiché esso mi esprime il sentimento, l'emozione che vive nel tuo cuore. Momenti amari, la cui tristezza predomina lo stato del nostro animo... oh Francesca cara, lì, credimi... ci possiamo dare la mano. Mi sei sempre stata vicino, ed anch'io ho respirato nei momenti amari la tua consolazione; l'ho vissuta così, e così continuerò a viverla, forte del tuo sguardo che... tutto mi dice. Ti abbraccio mia dolcissima Francesca amica del cuore, io lì ti conserverò per sempre. Con immutato affetto, Sandro.
 
elisabetta.alviti
elisabetta.alviti il 04/11/12 alle 18:16 via WEB
Sono passata a salutarti e lo farò ogni volta che avrò tempo.Vedo, con piacere, che sei sempre in buona compagnia ...il nostro caro Sandrino è un esempio di coraggio e di dolcezza. Un abbraccio affettuoso per augurarti una notte serena.
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 04/11/12 alle 19:22 via WEB
Sei tanto cara Elisabetta, me ne sto accorgendo; sai capire tanti antichi valori che oggi sono caduti in disuso; è triste constatare ciò, ma non lo è per noi; apparteniamo ad altra generazione dove alcune prerogative del genere umano erano considerate genuine virtù. Oggi, constatiamo che... non è più così. Elisabetta, ricordati!... questa porta ti è sempre aperta, il mio affetto non ti mancherà mai, una buona parola... Con dolcezza, di abbraccio Elisabetta! Sandrino.
 
elisabetta.alviti
elisabetta.alviti il 05/11/12 alle 14:45 via WEB
Grazie Sandrino...meriti un bacio.
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 07/11/12 alle 19:30 via WEB
Elisabetta! Il tuo bacio è prezioso. Il mio lo sarà altrettanto?. Ti abbraccio benedetta mia, ti abbraccio con infinita tenerezza! Buona notte mia cara, il Sandrino.
 
elisabetta.alviti
elisabetta.alviti il 08/11/12 alle 14:46 via WEB
Grazie del bacio...mi fa piacere passare a salutarti...se abitassimo vicini lo farei di persona. Mi sei caro Sandro perché hai sempre una parola buona per tutti.Buon pomeriggio ... un abbraccio, ciao.
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 10/11/12 alle 11:20 via WEB
Elisabetta, leggo volentieri queste tue parole, avverto, sento la tua sincerità,qui sul monitor siamo vicini, ma di fatto... hai ragione: siamo lontani. Voglio però dirti questo - e so che sarai felice - "il tuo pensiero, collima col mio". Un tenero bacio Elisabetta, lo sai... c'incontriamo sempre, tu alla sera, io al mattino! Ti auguro un buon fine settimana ed una serena domenica. Ti abbraccio e con affetto. Sandro.
 
assia.k
assia.k il 14/11/12 alle 18:28 via WEB
Un saluto cordiale per augurarti una (clicca)..con affetto Kathia.
 
assia.k
assia.k il 17/11/12 alle 08:55 via WEB
A volte basta una frase per rendere realta' un nostro desiderio. a volte basta una frase per esprimere tutto il nostro amore,la nostra gioia. a volte basta una frase per augurare anche a te uno splendido fine settimana Buon sabato (clicca)...con affetto Kathia.
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 17/11/12 alle 13:26 via WEB
Assia! Le tue... parole che esprimono sincera dolcezza, la dolcezza che vedo lì in questa tua piccola immagine, un Nome che nella mia trascorsa giovinezza mi alimentò speranze... e... Ti abbraccio Assia ed anche per te sia un buon fine settimana dolce come la cioccolata che il tuo cuore mi ha offerto. Sandro.
 
elisabetta.alviti
elisabetta.alviti il 18/11/12 alle 19:37 via WEB
BUONA NOTTE !! Ti abbraccio affettuosamente.
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 19/11/12 alle 18:22 via WEB
Elisabetta carissima sono qua! Ti ringrazio mia cara per la buona notte che mi hai regalato ieri! Io ti penso anche se non te lo scrivo; ho sempre mille cose da fare. Sono solo Elisabetta, ed anche per tenere in ordine la casa, tu sai che ci vuole il suo tempo. Ormai non esco più al pomeriggio, il freddo si fa sentire e ci devo stare attento. Tu sei cara, molto cara ed affettuosa... lo so, Elisabetta. Avrai visto che oggi ho inserito un nuovo post tratto dalla corrispondenza fra due grandi personaggi, incluso un terzo, sicuramente il maggiore di tutti: Ludwig van Beethoven. Colui che sopra a tutti, come aquila , vola. Leggilo con attenzione Elisabetta. Bettina Brentano fu scrittrice molto amata ed un po' alla volta, ti dirò tutto. Ora sono le 18,30, preparo per la cena, e per oggi: BASTA! Chiudo baracca e burattini, sicuro che domattina... chi troverò? la dolce Elisabetta. Un bacio Elisabetta, una tenera carezza... è la mia buona notte che ti accompagnerà nei dolci sogni. il Sandrino.
 
elisabetta.alviti
elisabetta.alviti il 20/11/12 alle 15:32 via WEB
Fai con calma mi raccomando! Io già ho preso la prima influenza dell'anno...il primo freddo è pericoloso. Leggerò tutto quello che scriverai quando starò un pochino meglio. Un bacio ed un abbraccio. ciao
 
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