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L'AMORE DI LOREDANA - dello scrittore: Luciano Zuccoli.

Post n°209 pubblicato il 10 Gennaio 2013 da ciapessoni.sandro

L’AMORE DI LOREDANA – Romanzo dello scrittore: Luciano Zuccoli.

 

 

Immagine: Venezia

Canal Grande

 

Cliccare sull’immagine per ingrandire.

… seguito PARTE PRIMA

***

… seguito seconda parte capitolo VIII – (seguito del post 208)

La contessa lanciò un'occhiata interrogativa a suo figlio, che finse di non vedere e di non comprendere.

Ma quando le dame e il conte Lombardi si congedarono, verso le sette, Filippo si avvicinò a sua madre, le baciò di nuovo la mano sorridendo, e disse:

- Ebbene, mamma, so che tu sei inquieta....

- Sono sdegnata, Flopi, - rispose la contessa Bianca, severamente, pur non potendo abbandonare il diminutivo col quale sempre aveva chiamato il figliuolo. - Sono sdegnata per quello che so e per quello che si dice...

- Quanto a quello che si dice, - osservò Filippo, - non è il caso di curarsene; a Venezia si dice sempre qualche cosa di qualcuno, per ozio e per abitudine. Quanto a quello che sai...

- È questo! - interruppe la contessa, con gli occhi vivi di luce, fissando il figlio. - Tu hai fatto fuggire di casa una onesta ragazza e te la sei portata via; con quale coscienza, con quale diritto? Che ne farai, quando il vergognoso capriccio sarà sazio e non potrai più mentire? Mi spaventa l'idea che tu sia di quelli i quali, per un istante di concupiscenza, osano spezzar la vita d'una donna e abbandonarla a un destino orrendo; e mi sembra anche ridicolo che tu, a trentasei anni, non sappia calcolar l'importanza delle tue azioni e non veda dove tu vai...

Filippo, ch'era seduto in una poltroncina assai bassa, quasi alle ginocchia di sua madre, la guardò più inquieto per la verità semplice e logica delle sue parole, che non per lo sdegno onde s'era imporporato il bel viso pallido di lei.

- Bisogna conoscere gli ambienti, - egli osservò.

- Gli ambienti? – ripeté la contessa. - C'è dunque un ambiente nel quale tu abbia il diritto di non essere onesto? Se questo ambiente esiste, un gentiluomo non deve mettervi piede.

- E dalli! - esclamò Filippo, allungando la mano fino a togliere da un tavolino un astuccio, e accendendo una sigaretta. - Tu sei rigida come la matematica! Non ti dico che io abbia il diritto di essere disonesto; ti dico che ogni colpa ha le sue attenuanti.

La contessa si alzò, passeggiò lentamente pel salotto, a capo chino, meditando; e dopo un istante di silenzio, disse:

- Forse noi non ci comprendiamo. Tu credi che io voglia ascoltare le attenuanti della tua colpa per giudicarti. No, di questo non mi occupo, perché le tue attenuanti non mi commoverebbero, e la colpa è, in ogni caso, alla tua età, nella tua posizione, imperdonabile ed enorme.

Fece una pausa; sedette di nuovo, sopra un divano, all'altro angolo del salotto. La luce morente che entrava dai poggiuoli aperti illuminò i bei capelli candidi della signora e il viso un po' roseo per l'interna agitazione; c'era in quella donna forte ancor qualche cosa di giovane e di fresco, una purezza di linea e d'espressione, che pareva riflettere la purezza del sentimento e del pensiero. Nei suoi occhi non era mai passata un'ombra.

Soggiunse:

- Ma è di lei, capisci? che io mi preoccupo! Di quella, giovinetta, di quella illusa, di quella tua vittima, io voglio sapere. Che ne farai? È spaventevole pensare che tu non abbia il concetto giusto della vita...

Filippo, che stava scuotendo la cenere della sigaretta in un piattino d'argento, alzò la testa.

- No, tu non sai, ancora oggi, che cosa sia la vita, perché non sai che valga una creatura di Dio. Credi che quella fanciulla sia nata pel tuo piacere, che il suo corpo, la sua anima, la sua intelligenza, i suoi sentimenti, la sua speranze, i suoi sogni giovanili, tutto quanto è più misterioso, più delicato, più nobile ed alto in una creatura umana, credi sia stato creato per te, perché tu ne goda e ne abusi, perché tu ne decida come un padrone e un giudice. E di una fanciulla, ti fai una concubina; e di una concubina farai una donna perduta! Mi parli di attenuanti, per questo delitto di prepotenza e di superbia, per questo scandalo, per questa ribellione alla volontà di Dio? Non ce ne sono, non potresti essere scusato che quando tu mi dicessi d'esser diventato pazzo. Soltanto a un pazzo non si chiede conto di ciò che fa; soltanto un pazzo può essere perdonato se reca ingiuria a Dio nelle sue creature...

Sotto quell'irruenza, stretto in quella inesorabilità di logica, toccato nei sentimenti intorpiditi ma sempre vivi coi quali era stato allevato, Filippo non osò replicare. Mormorò soltanto:

- Se non mi lasci dire una parola, mamma...

La contessa si rischiarò in volto e aggiunse con voce subitamente più calma:

- Hai ragione.

- Io non ti posso rispondere, per ora, intorno alla sorte della ragazza, - seguitò Filippo. – Fui travolto da un impeto di passione, ed è giusto che tu mi rimproveri la mia debolezza; ma appunto perché la passione era ed è sincera, non posso risponderti circa l'avvenire che è serbato a me e a quella ragazza.

- Tu mi spaventi! - interruppe la contessa, levandosi in piedi. - Non ho mai udite parole così gravi dalla tua bocca.

- Gravi e leali, mamma, perché non voglio ingannarti, - rispose Filippo, guardando sua madre con occhio tranquillo. - Ma devo aggiungere subito che comunque gli avvenimenti si svolgano, io non dimenticherò né il nome che porto, nè i doveri che ho verso una fanciulla onesta e buona...

- E vai così, alla ventura, senza, un'idea, senza la stessa percezione di ciò che fai? È deplorevole, è veramente deplorevole...

La contessa tacque; aveva, udito, lontano, fin dalle ultime camere, un passo cauto e lento; indi a poco, sulla soglia comparve un valletto in livrea verde scura, e s'inchinò.

- Pranzi in casa, Flopi? - disse con voce mutata la contessa. - Dammi il braccio. Stasera siamo soli.

IX.

Col pretesto di mutarsi finalmente d'abito e d'indossare lo smoking, Filippo salì nel suo appartamento dopo pranzo, e scrisse una lunga lettera a Loredana, che le avversità gli rendevano più cara. Dovette confessarle che il soggiorno a Venezia si sarebbe prolungato oltre le previsioni, perché non gli riusciva di sottrarsi a qualche invito e fors'anche a una gita nelle campagne di suo cognato de Idris.

S'affacciò a una finestra e vide il Canal Grande immerso quasi totalmente nell'oscurità, con qualche linea più nera, una gondola, che passava silenziosa, distinta appena dal fanale piccolo e rossastro. I palazzi, in fila, come spettri bianchi che si dessero la mano, erano muti e chiusi; ai pali innanzi alla gradinata scorse giù alcune gondole ferme, che avevano recato i visitatori, i pochi amici non ancora partiti per la campagna. Le note d'un valzer gli giunsero all'orecchio, e nel Canal Grande, da una gondola lontana, arrivò la strimpellata vivace e improvvisa d'un mandolino. Poi passò una barca, zeppa d'uomini e di donne, illuminata a palloncini, silenziosa; era una serenata, che s'avviava nel bacino di San Marco, presso i grandi alberghi; e di nuovo l'oscurità e la quiete pesante si stesero sul Canale. Filippo discese e passò qualche ora in salotto, a fianco di sua madre. Gli ospiti ridevano ascoltando le chiacchiere del conte Mercatelli, piccolo, pelato, rosso in volto, che magnificava il sonno.

- «Le sommeil», - diceva, rivolto a una francese, madame de la Chaux. - «Le sommeil»; io non conosco che questa voluttà: dormire, dormire, dormire quanto mi è possibile. Se non avessi dormito tanto, avrei fatto certo qualche cosa di straordinario.... Ma dormire mi piace, mi piace troppo! Sembra che l'anima si volatilizzi, che il corpo si riduca in una materia imponderabile.

«Qu'en dit madame de la Chaux»?

E senza aspettare che madama, vestita di violetto scuro, con un merletto prezioso sui capelli grigi, enunziasse una risposta, il conte Mercatelli seguitò:

- «Moi, je vous assure» che l'imprevisto non si trova, se non nel sonno. Dove potreste incontrare qualche cosa che somigli a un sogno, nella realtà d'ogni giorno? Uomini che volano, bestie che parlano, mostri non mai veduti, gioie, terrori, fughe, combattimenti, scene che si dissolvono e si sovrappongono.... «Moi, je vous assure que votre Dumas n'est qu'un imbécile en comparaison de ce romancier inépuisable qui s'appelle rêve....»

Madame de la Chaux ebbe un debole sorriso.

Filippo disse qualche parola, a un domestico, fece preparare il tavolino da gioco, e mentre le dame e le fanciulle ascoltavano quella specie di conferenza sul sonno, egli sedette al tavolino col conte Lombardi, col marchese di Spinea e con Berto Candriani.Berto Candriani era temutissimo per la sincerità pazzesca delle sue parole. Egli diceva ad alta voce tutto quel che pensava e tutto quel che sapeva, a costo di parere insolente o mal educato.

Qualcuno in società aveva espresso il dubbio ch'egli fosse un po' matto, e poiché questa induzione accomodava molte cose, risparmiava la noia di indignarsi e toglieva ogni valore a quanto raccontava, tutti convennero ch'egli era un po' matto e che bisognava lasciarlo fare. Del resto, bel giovane non ancora trentenne, snello, con capigliatura nera foltissima e occhi castagni dallo sguardo pungente, piaceva alle signore, che ne ambivano la lode, perché rara. Egli, quella sera, aveva tentato più volte di dire a Filippo ciò che gli stava fitto in testa dal momento che l'aveva visto; ma il tema della conversazione, la presenza della contessina Fioresi e di qualche altra fanciulla, glielo avevano impedito.

Appena i quattro uomini furono appartati pel giuoco, presso la finestra d'angolo, Berto Candriani disse a Filippo:

- Dunque, come va?

Filippo s'aspettava qualche razzo di quei famosi, ma ormai, dopo le spiegazioni con sua madre, poco gli importava ciò che si poteva dire.

- È vero, - domandò Berto quietamente, - che hai fatto scappar di casa una ragazza?

Il conte Lombardi e il marchese di Spinea, che disponevano le carte nella sinistra, alzarono sbalorditi il capo, e videro Filippo che sorrideva.

- Ti sembra, - egli rispose, - che se avessi una ragazza per le mani, starei qui a giocare?

- Evvia, Flopi! Polvere negli occhi! Non sei mica vecchio per niente, e fai le tue cose benino, pian pianino, in punta di piedi... Insomma, questo è l'ultimo pettegolezzo e dovevo pur dirtelo!

Filippo fece un cenno con la testa, come per ringraziare il Candriani della sua premura; e nell'intervallo seguente, Berto riprese:

- M' hanno detto che è un tesoro, quella ragazza! Una delle nostre più belle e più caratteristiche borghesi...

- Sai che ho buon gusto! - rispose Filippo, sempre sorridendo.

- Già; ma mi dispiace che il cattivo gusto sia dall'altra parte! - mormorò Berto con rammarico sincero.

I giocatori diedero in una risata. Risuonò la voce del conte Mercatelli, che diceva:

- Dormendo circa dodici ore al giorno, io mi trovo benissimo...

- O perché non va a dormire anche adesso? - osservò Berto, senza curarsi di abbassar la voce.

E seguitò la partita; mentre la contessina Giselda Fioresi, che non si divertiva a parlar con le altre fanciulle, dopo aver gironzato qua e là a occhieggiare i vecchi quadri che conosceva da tempo, andò a mettersi alle spalle di Filippo, guardando il giuoco.

- Non so, - disse Berto Candriani, - perché voglia portar fortuna a Flopi, contessina. È già tanto fortunato! Venga dalla mia parte.

Giselda non rispose, e con l'indice sottile indicò a Filippo una carta che doveva giocare. Filippo obbedì.

- Andiamo, andiamo! - esclamò il Candriani. - È proibito immischiarsi nei giochi degli altri. Il giuoco di Flopi è poi così pericoloso! La fanciulla non batté palpebra, e indicò a Filippo un'altra carta. Ma le parole di Berto Candriani le parvero oscure, e trovò conveniente non allontanarsi, per udir qualche cosa di più significante. Alla fine di quel giro, Filippo s'era avvantaggiato molto sugli avversari, e Berto Candriani, mentre il conte Lombardi mischiava le carte, protestò:

- Io la sequestro, tesoro mio! Lei fa vincere Flopi per ridere di noi. Le assicuro che il nostro amico non ha bisogno di lei, proprio non ha nessun bisogno!

- Com'è noioso! - esclamò Giselda. - Stia zitto e tiri avanti!

- Bisognerebbe fargli la cura di Mercatelli, - osservò Filippo. - Se dormisse dodici ore al giorno, sarebbero tante chiacchiere di meno.

Berto diede un'occhiata a Giselda, sempre ritta, alle spalle di Filippo; era giovane e magra; l'abito leggero lasciava trasparir gli omeri scarni e delicati; il corpo esile faceva pensare alla donna futura, non più magra ma snella, non più scarna ma sottile e flessibile. I capelli fulvi, illuminati dalla luce elettrica, davano al volto bianco qualche ombra viva e tagliente.

Fine prima parte capitolo IX

Buona lettura

 

 

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Commenti al Post:
anyony
anyony il 10/01/13 alle 17:42 via WEB
Filippo appare sempre più incerto sotto le pressioni della sua famiglia, in particolare di sua madre. Ama Loredana ma non è capace di schierarsi contro il suo mondo al quale si sente sempre di appartenere e ai cui privilegi sembra non voler rinunciare. Un abbraccio caro Sandro a baci da chi ti vuole sempre tanto bene, Antonia
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 11/01/13 alle 18:11 via WEB
Cara Antonia, ho dovuto attendere per risponderti... (qualche dolorino ancora...). Anche Filippo faceva la collezione delle "belle figliole"; è poi quello che accade anche oggi con la differenza che allora le mamme, avevano la testa sulle spalle, e qualche giusto rimbrotto al figlio... Oggi invece... tutto va bene così; apparire, apparire, soltanto apparire! Tanti sono i ragazzi moderni, belli di fuori ma VUOTI di dentro! Come le canne di bambù. Ti abbraccio mia cara, Antonia, non li cambiamo i nostri tempi, e come ci sono dolci i ricordi! Con tutto il mio affetto, Sandro.
 
maraciccia
maraciccia il 10/01/13 alle 17:47 via WEB
ahi Sandro...vedo sempre più nuvole per la povera Loredana...
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 11/01/13 alle 18:28 via WEB
Mara sempre, e poi sempre ancora... carissima! Guarda che a ripensarci bene... la Loredana sa il fatto suo e sicuramente si comporterà A SUO PRO... Le nuvole nere fanno parte del gioco dell'amore, ma dopo il brutto... viene il bello! Mara, su! forza e coraggio, ti abbraccio con dolcezza, il Sandrino.
 
   
maraciccia
maraciccia il 25/01/13 alle 14:55 via WEB
*___*...grazie
 
ottobre210
ottobre210 il 10/01/13 alle 21:27 via WEB
Caro Sandro, certo concorderai con me che la madre di Filippo è lungimerante, e non approva per niente il comportamento del figlio...non mi piace nemmeno che Filippo alle allusioni del Candriani non fa nulla per depistarlo...mah!! Vedremo... Un caro abbraccio Sandrino.Francesca
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 11/01/13 alle 18:22 via WEB
Francesca cara e fedelissima sono qua. Sono ancora un poco scombussolato per una mezza... influenza causata da un virus, oggi mi sento però un poco più in forza, anche se quella male augurata stanchezza... non mi molla! Seguo anche io di volta in volta l'avventura di Loredana... tanto ci va la gatta al lardo fin che ci lascia lo zampino! Però quel Filippo mi sta sullo stomaco... (che sia lui il virus della mia mezza influenza?)Francesca, guardo la tua immagine e ti vedo proprio così e mi piaci tanto col cappello per traverso... artista! Ti mando un bacio Francesca, eccolo!... BACIO! Con tutto il mio affetto, il Sandrino.
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 11/01/13 alle 18:36 via WEB
Per: elisabetta.alviti - Elisabetta cara, ti aspettavo! Grazie per essere qui. Che ne dici di questa puntata? Avrai anche letto nei commenti che sono un poco scombinato per una lieve mezza influenza che però se ne sta andando. Vedrai che alla prossima puntata starò meglio. Eccoti il BACIO, lo sai che non ti lascio senza! Mi sei cara Elisabetta! Con affetto, il Sandrino.
 
elisabetta.alviti
elisabetta.alviti il 12/01/13 alle 15:29 via WEB
Ciao Sandrino...anch'io non sono in perfetta forma...una lombosciatalgia mi costringe a stare lontana dal computer.Passerà!!!???..cerca di ristabilirti in fretta ,mi raccomando!...intanto ti abbraccio affettuosamente...a presto
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 12/01/13 alle 16:37 via WEB
Forza Elisabetta cara! Vedrai che te la cavi presto. Questa notte è stato il "Plenilunio", e l'alone della luna era chiaro senza quella... cornice di umidità! Quindi per tutto il suo tempo avremo il tempo buono, ma freddo e senza (o tutt'al più) umidità. E poi senti Elisabetta mia dolce benedetta, il mio bacetto... ti guarirà! Vedi che non ti lascio sola? Ti abbraccio Elisabetta! il Sandrino.
 
   
elisabetta.alviti
elisabetta.alviti il 13/01/13 alle 12:23 via WEB
Grazie Sandrino, sono commossa!
 
     
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 13/01/13 alle 13:57 via WEB
Elisabetta, quattro parole le tue che mi pervengono come carezze... e che esprimono... Ti abbraccio! Sandrino.
 
assia.k
assia.k il 13/01/13 alle 09:14 via WEB
Fermati un attimo... e apprezza il dono di un nuovo giorno, crea un pensiero sereno, portalo nei momenti del giorno che sta iniziando...Trasforma questo mattino in opportunità di affrontare al meglio la giornata...felice domenica (clicca)...con affetto Kathia
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 13/01/13 alle 13:51 via WEB
Assia, dolce Creatura! Buona domenica anche a te; ma come è strana, imperscrutabile la vita. Sono entrato nel "clicca": sai sorprendermi ogni qualvolta entri nel mio blog... parole, espressioni, sentimenti ch'io provai già da ragazzino... (e da allora, quanta acqua è decorsa sotto i ponti!...) le medesime incancellabili frasi che vivono nei ricordi... Col medesimo sentimento tuo d'affetto,il Sandrino ti abbraccia.
 
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