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Cineforum 2013/2014 | 25 marzo 2014

Post n°199 pubblicato il 24 Marzo 2014 da cineforumborgo
 
Foto di cineforumborgo

MONSIEUR LAZHAR

Regia: Philippe Falardeau
Soggetto: Évelyne de la Chenelière (testo teatrale)
Sceneggiatura: Philippe Falardeau, Évelyne de la Chenelière
Fotografia: Ronald Plante
Musiche: Martin Léon
Montaggio: Francesca Chamberland
Scenografia: Emmanuel Fréchette
Interpreti: Mohamed Fellag (Bachir Lazhar), Sophie Nélisse (Alice L'Écuyer), Émilien Néron (Simon), Marie-Ève Beauregard (Marie-Frédérique), Vincent Millard (Victor), Seddik Benslimane (Abdelmalek), Louis-David Leblanc (Boris), Gabriel Verdier (Jordan), Marianne Soucy-Lord (Shanel), Danielle Proulx (signora Vaillancourt), Brigitte Poupart (Claire), Jules Philip (Gaston), Louis Champagne (concierge), Daniel Gadouas (Gilbert Danis), Francine Ruel (signora Dumas), Sophie Sanscartier (Audrée), Nicole-Sylvie Lagarde (psicologa), André Robitaille (commissario), Marie Charlebois (procuratore), Evelyne de la Chenelière (madre di Alice), Stéphane Demers (padre di Marie-Frédérique), Nathalie Costa (madre di Marie-Frédérique), Judith Baribeau (insegnante d'inglese), Jose Arandi (insegnante di judo), Emmanuelle Girard (insegnante), Gabrielle Thouin, Maxime Cadorette, Marion L'Espérance, Laurie Pominville, Jean-Luc Terriault, Carol-Anne Arbour, Enrik Cloutier, Samuel Chartier, Mandani Tall, Anne-Frederique Bernier, Marie Kim Filion, Fabiola Monty, Salome Ettien Miller (studenti classe di Bachir), Mariane Lalumière, Jessica Charbonneau, Marie-Félixe Allard (studenti), Bachir Bensaddek (impiegato postale), Héléna Laliberté (Martine Lachance), Vincent Giroux (pittore), Hélène Grégoire (custode)
Produzione: Luc Déry, Kim McCraw per MicroScope
Distribuzione: Officine Ubu
Durata: 94’
Origine: Canada, 2011

In una scuola elementare di Montreal una maestra s’impicca in classe; a trovarla è uno dei suoi alunni. Nello shock generale occorre cercare un supplente: è lo stesso Bachir Lazhar, un immigrato algerino di 55 anni, a presentarsi di sua sponte alla preside e, come un deus ex machina, ad aiutare la classe a fare i conti con l’idea del lutto e della morte. Ma anche Bachir deve affrontare un passato tragico di cui nessuno è a conoscenza.
Dramma collettivo e dramma personale a confronto. Bachir si nasconde mimeticamente nel dolore dei bambini. Gentile, spaesato, geloso della sua storia di cui non mette a parte nessuno, Bachir riesce a trasformare l’ostilità e la diffidenza iniziali dei suoi alunni in confidenza. Tale evoluzione viene descritta con una gradualità che caratterizza ogni snodo del film: niente è gratuito o pretestuoso, tutto è preparato e costruito con cura. Così, dall’ostico dettato su Balzac che i bambini seguono a fatica, si passa con naturalezza alla foto di classe, cui viene invitato anche Bachir a prendere parte, e in cui gli alunni sostituiscono goliardicamente la parola ‘cheese’ con ‘Bachir’. Allo stesso modo, il passato dell’algerino emerge con delicatezza e non diventa mai preponderante rispetto ai rapporti che si vengono a instaurare fra il supplente e gli alunni, o fra gli alunni stessi.
Le rappacificazioni, le simpatie, i sensi di colpa sono sempre tratteggiati dando più spazio ai silenzi che alle parole. Lo stesso personaggio della maestra suicida viene delineato a posteriori con leggerezza e sensibilità: una sola foto, qualche oggetto lasciato sulla scrivania, quell’aspetto angelico e rassicurante che si mescola con un egoismo che solo Bachir coglie. Ed è lui, infatti, che s’impegna a disseppellire il dolore degli alunni per curarlo definitivamente, contro alcuni genitori e la preside che vorrebbero farlo passare sotto silenzio.
Da qui una delle scene più intense e commoventi, in cui il bambino che porta su di sé tutte le colpe della scuola si sfoga, e rimargina senza volerlo le ferite di tutti. Regia raffinata e recitazione eccellente, in un film che affronta un tema noto - lo straniero che suscita diffidenza e poi ricuce uno strappo antecedente al suo arrivo - con una capacità di sintesi rara e densa di contenuti, che ha valso a “Monsieur Lazhar” una candidatura all’Oscar e altri prestigiosi riconoscimenti internazionali.
Chiara Apicella, Sentieri Selvaggi

Un inizio folgorante. Niente di meglio per catturare lo spettatore fin dall’inizio. Non facile, ma riesce in pieno a Philippe Falardeau nel suo “Monsieur Lazhar”, nominato agli Oscar 2013 come rappresentante del Canada.Viviamo la morte della maestra di una scuola elementare del Québec attraverso gli occhi di un alunno di 11 anni che la trova impiccata nella sua aula. A sostituirla arriverà un elegante signore algerino che dice di aver insegnato letteratura per 19 anni nel suo Paese. Un impatto difficile, per lui, per i ragazzi colpiti dall’evento tragico e per i genitori che forse sono i più scioccati e irrazionali di tutti. Genitori che per i sensi di colpa ormai soccombono ai figli su tutto e non permettono di farli contraddire dagli insegnanti, portandoli alla perdita della loro autorità. Scopriamo presto che l’incapacità di capire il gesto estremo così pubblico dell’insegnante per Bachir Lazhar, questo il nome dell’insegnante, è legata al fatto che la sua famiglia è stata vittima di una tragedia ad Algeri. Per lui è impossibile capire, vittima di una morte imposta, chi possa togliersi la vita, pur potendone disporre.
Monsieur Lazhar” è la storia dell’elaborazione di un lutto, attraverso la condivisione di un microcosmo variegato e problematico come quello di una scuola. Un processo in cui le ferite si creano e si suturano giorno dopo giorno nel corso di un anno scolastico, passando anche attraverso la disposizione dei banchi o l’amore per la lingua francese o un processo di formazione che porta dei bambini alla perdita dell’innocenza, ad incontrare la violenza e la morte possibilmente educandoli a non ritenerli dei tabù.
Bachir è interpretato in maniera davvero splendida da Mohamed Fellag, un attore e comico teatrale algerino. Una figura di enorme dignità ed eleganza, che diventa un albero solido su cui far sbocciare la crisalide in cui sono rinchiusi i suoi alunni e lasciarli diventare delle farfalle, ancora più reali per aver capito le dure leggi della morte e della violenza. Un punto di vista diverso, quello di un esiliato, un po’ fuori dal tempo, come il suo francese cristallino («parla come Balzac»), che pone una società matura e ossessionata dal politicamente corretto di fronte alle proprie forzate contraddizioni. Una scuola asettica in cui il contatto fisico è vietato e diventa a sua volta tabù fino ai limiti più ossessivi. Non a caso chi veramente riuscirà ad instaurare un rapporto pieno con lui saranno i suoi allievi, i bambini, attraverso la lora purezza tutto istinto.
Nonostante la neve cada insistente e ricopra tutto sarà un grigio inverno nel Québec. L’unico sprazzo di sole e di bianco saranno quelli predominanti nella lontana ed esotica Algeria che arriverà ai ragazzi dai racconti del professore e sarà per loro e per noi spettatori un mondo affascinante e misterioso. Come “Monsieur Lazhar”, un’altra conferma della ricchezza del cinema canadese degli ultimi anni.
Mauro Donzelli, ComingSoon.it

PHILIPPE FALARDEAU
Filmografia:
Congorama (2006), Monsieur Lazhar (2011)

Martedì 1° aprile 2014:
AMOUR di Michael Haneke, con Jean-Louis Trintignant, Emmanuelle Riva, Isabelle Huppert, Alexandre Tharaud, William Shimell 

 
 
 
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Data di creazione: 29/09/2007
 

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