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18 novembre 2008IN QUESTO MONDO LIBERO

Post n°39 pubblicato il 12 Novembre 2008 da cineforumborgo
 
Foto di cineforumborgo

Titolo originale: It’s a free world…
Regia: Ken Loach
Sceneggiatura: Paul Laverty
Fotografia: Nigel Willoughby
Musiche: George Fenton
Montaggio: Jonathan Morris
Scenografia: Fergus Clegg
Costumi: Carole K. Millar
Interpreti: Kierston Wareing  (Angie), Juliet Ellis  (Rose), Leslaw Zurek  (Karol), Colin Caughlin  (Geoff), Joe Siffleet  (Jamie), Faruk Pruti  (Emir), Branko Tomovic (Milan), Radoslaw Kaim  (Jan), Serge Soric  (Toni), Nadine Marshall  (Diane), Frank Gilhooley  (Derek), Raymond Mearns  (Andy), Steve Lorrigan  (sergente di polizia)
Produzione: Ken Loach, Rebecca O'Brien, Piotr Reisch, Rafal Buks per Sixteen Films Ltd./Tornasol Films S.A./Spi International/Filmstiftung Nordrhein-Westfalen/Filmfour/EMC Produktion/Bim Distribuzione
Distribuzione: BIM
Durata: 96’
Origine: Germania, Gran Bretagna, Italia, Spagna, 2007

Angie è una bionda londinese sulla trentina, stanca e stufa di lavorare sotto padrone. In polemica con i genitori piccolo-borghesi, ai quali ha scaricato la cura del figlioletto, si è fatta una grossa esperienza rastrellando manovalanza nei paesi dell’Est. “In questo mondo libero...” di Ken Loach inizia infatti con un reclutamento a Katowice, in Polonia, dove i prescelti devono versare un bel po' di contanti per pagarsi una sistemazione in Gran Bretagna che si rivelerà deludente; e il finale ci porterà invece a Kiev, in Ucraina, nuova terra di conquista del neocapitalismo rampante. Tutt’altro che contraria a occasionali compagnie maschili, Angie reagisce sdegnata quando uno dei suoi capi la molesta sessualmente e perde il posto. Donde la decisione di mettersi in proprio e fondare un’agenzia di collocamento, «Angie & Rose recruitment», coinvolgendo la migliore amica. Da principio le cose vanno bene, le ditte abboccano all’offerta di precari senza pretese e gli immigrati sono paghi di sopravvivere. Ma ben presto Angie scopre che si può guadagnare di più avventurandosi nella gestione di manodopera al nero, un terreno dove impera l’illegalità e non c’è protezione per nessuno. Tanto meno per lei, che dopo aver disgustato perfino Rose con il suo cinismo incappa nella vendetta degli sfruttati che non risparmia nemmeno suo figlio. Sicché la meschina sperimenta sulla propria pelle qualcosa di simile ai film superviolenti che vede alla tv. Il personaggio è una rara occasione offerta a un’attrice pressoché esordiente, Kierston Wareing, che con le sue affannose corse in motocicletta da un quartiere all’altro della metropoli diventa il simbolo della religione del profitto, l’unico ideale sopravvissuto al generale crollo dei valori. Stranamente, però, questa walkiria indemoniata per eccesso di autodifesa risulta addirittura simpatica, se ne capiscono le ragioni senza peraltro attenuare il giudizio sulle sue piratesche imprese. In generale durissima, pur contraddicendosi con lampi di generosità, Angie resta nel bene e nel male un essere umano. Come sempre attenti alle motivazioni sociali, alla denuncia e a tutto l’abituale bagaglio del cinema di sinistra, Ken Loach e lo sceneggiatore Paul Laverty (premiato con un’Osella a Venezia, dove il film avrebbe meritato di più) si sono preoccupati di conferire verità a una storia inventata. Vale la pena di ricordare che la loro poetica affonda salde radici in mezzo secolo di teatro cosiddetto del «kitchen's sink» (l’acquaio di cucina), tanti sono gli anni trascorsi da “Ricordo con rabbia” di Osborne al quale seguirono decine di copioni imperniati sulla vita e i problemi della povera gente. Da noi non abbiamo avuto niente di simile e questa è una delle ragioni per cui in Italia non può nascere una coppia del genere Loach-Laverty: documentatissimi sull'argomento che affrontano, indignati di fronte all’ingiustizia e allo sfruttamento, ma attenti a non scivolare nella facile denuncia moralistica o nel pamphlet di propaganda. Un’altra caratteristica degli autori di “In questo mondo libero...” (si noti l’ironia britannica del titolo) è quella di sfuggire al grigiore del film-cronaca, spingendosi anzi in piena autonomia oltre i confini del melò. Ben consapevoli che un film è prima di tutto un racconto in forma di spettacolo e deve quindi soddisfare l’attesa del pubblico anche in proposte di accertata serietà. Qui è il montaggio che imprime al racconto un ritmo impeccabile tenendo sempre desta l’attenzione. Secondo il tecnico Jonathan Morris, Loach gira molto materiale in modo da offrire in moviola varie possibilità di scelta ed è nella progressiva riduzione della prima lunghissima versione del film che si perviene a un taglio secco e impeccabile come quello che caratterizza i 96 minuti di “It' s a free world..”.
Tullio Kezich, Il Corriere della Sera

Angie non è cattiva. Semplicemente, In questo mondo libero..., ha capito che i buoni, quelli dei film e delle favole, soccombono. Si tratta dunque di mettersi sotto, di lasciare da parte le remore morali, di darsi da fare come gli altri, perché altrimenti si fa la fame. La giovane protagonista del film di Ken Loach è un'impiegata di punta di un'agenzia londinese che recluta lavoratori all'Est. È brava, non perde tempo, quel che promette mantiene. Eppure viene licenziata, di punto in bianco: un capetto ha allungato le mani, lei gli ha sbattuto un bicchiere di birra in faccia, e a stare a casa tocca a lei. Inutile far causa, non ne ha voglia e non se la sente di mettersi contro gente così potente. Un'alternativa ce l'ha: convincere un'amica ad aprire un'agenzia in proprio, tutto in nero, mandando ogni mattina in cantiere lavoratori stranieri appena giunti in Inghilterra. E le tasse? E le leggi sull'immigrazione? Se la fanno franca gli altri, perché dovrebbe preoccuparsi proprio lei? È un piano inclinato, un susseguirsi di compromessi e illegalità che non lasciano scampo. L'anziano padre, con la sua ideologia da "vecchio" laburista, non capisce; il giovanissimo figlio, che assiste un giorno alla scelta degli operai, sembra smarrito. È questo ciò che gli riserva il futuro?
Luigi Paini, il Sole 24 Ore

 

 

 
 
 
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Data di creazione: 29/09/2007
 

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