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Cineforum 2010/2011 - 15 dicembre 2010

Post n°98 pubblicato il 15 Dicembre 2010 da cineforumborgo
 
Foto di cineforumborgo

A SINGLE MAN

Regia: Tom Ford
Soggetto: dal romanzo "Un uomo solo" di Christopher Isherwood (ed. Adelphi)
Sceneggiatura: Tom Ford, David Scearce
Fotografia: Eduard Grau
Musiche: Abel Korzeniowski, Shigeru Umebayashi
Montaggio: Joan Sobel
Scenografia: Dan Bishop
Costumi: Arianne Phillips
Effetti: Seb Caudron,  Engine Room
Interpreti: Colin Firth, (George), Julianne Moore, (Charlotte), Matthew Goode, (Jim), Ginnifer Goodwin, (sig.ra Strunk), Nicholas Hoult, (Kenny), Paulette Lamori, (Alva), Keri Lynn Pratt, (segretaria di George), Ryan Simpkins, (Jennifer Strunk), Teddy Sears, (sig. Strunk), Nicole Steinwedell, (Doris), Paul Butler, (Christopher Strunk), Brent Gorski, (Walter), Adam Shapiro, (Myron Hirsch), Adam Gray-Hayward, (Russ), Aaron Sanders, (Tom Strunk), Marlene Martinez, (Maria)
Produzione: Tom Ford, Chris Weitz, Andrew Miano e Robert Salerno per Artina Films/Depth Of Field/Fade To Black Productions
Distribuzione: Archibald Film
Durata: 95’
Origine: U.S.A., 2009
 
Sorpresa della Mostra di Venezia 2009, opera prima dello stilista Tom Ford (Gucci, Yves Saint Laurent), “A single man” cattura l'eleganza estetica-erotica di Christopher Isherwood, lo scrittore inglese che sbarcò a Los Angeles, era il 1939, nella luce trasparente di una magica casa firmata Rudolf Schindler. Passato in concorso, il film è liberamente ispirato al romanzo dal titolo omonimo (Adelphi) che racconta di un ‘uomo solo’ dopo la scomparsa dell'amato Jim (Matthew Goode) morto in un incidente d'auto. Colin Firth, nominato miglior attore, interpreta la parte di George Falconer, professore permeato di spiritualità induista (Isherwood tradusse e scrisse saggi sui Vedanta, i libri sacri indù) che dà ordine alla sua ultima giornata e compone una geometria maniacale di gesti, oggetti e sentimenti, cravatte e vestaglie, musiche e parole da antologia mistica. Sottrazione di gusto anti-decorativo, un film hitchcockiano, ma che ama l'audacia degli accostamenti, flanella grigia e acrobazie cromatiche per rievocare l'atmosfera degli anni Sessanta, memorie dello scrittore innamorato ‘scandalosamente’ di un ragazzino, Don Bachardy (che appare nel film)al suo fianco fino alla morte (1986). Sensualità transgender, “A single man” inanella le visioni fuori fuoco di George, tentato dal balletto seduttivo di Julianne Moore, intensa come Gena Rowlands in “Volti” di Cassavetes, la fidanzata di un tempo, che - sola anche lei, il marito l'ha abbandonata - cerca di riconquistarlo alle virtù etero. Ma il suicidio premeditato resta in programma. George coglie la bellezza nei tanti flash che lo attraversano, lo studente innamorato, stretto in un soffice golfino d'angora rosa, la ragazza dalle labbra rosse, il corpo lucido di tennisti occasionali, un cover-boy spagnolo incontrato al drugstore... Nulla però lo consola, nemmeno la massima di sua madre: «L'amore è come l'autobus, basta aspettare un po' e ne passa un altro». George insegna con rabbia ai suoi allievi gli effetti della paura, l'arma dei politici per dominare e discriminare le minoranze, perfino gli ‘invisibili’, sullo sfondo dei missili sovietici in viaggio verso Cuba, 1962. Vive nella passione dell'assenza e danza sulle vibrazioni elettroniche di “Green onions” che si fondono con la musica di Abel Korzeniowski (“In the mood for love”). Tom Ford confeziona soavemente la sua ‘giornata particolare’ (il regista firma la sceneggiatura) quasi un nuovo inizio nello scandire del tempo, nella collezione di piccole cose rivelatrici di felicità. Il film deve molto al documentario di Tina Mascara e Guido Santi, “Chris & Don”, controcampo visivo ed emozionale, saturo delle parole di Isherwood, che lo stilista traduce in forme lievi, estenuanti come le estati perdute di George.
Mariuccia Ciotta, Il Manifesto

Com'è il film di uno stilista? Stilizzato! E poi manierato, calligrafico, pubblicitario, elegante - se non è elegante Tom Ford, che ha disegnato vestiti e oggetti per Gucci e Yves Saint Laurent, chi deve esserlo? - e, ma sì, pieno di stile. È incredibile come noi critici lavoriamo sui cliché. C'è cascato anche il sottoscritto, che da Venezia ha effettivamente definito il film ‘elegante’ - perché lo è, ma non si tratta necessariamente di un difetto. Invece, per molti, sembra esserlo. Se Tom Ford avesse fatto un film sgangherato e sdrucito, con i personaggi vestiti alla Upim, avremmo scritto: ma guarda 'sto Ford, che originalone! Senza pensare che esiste un'estetica degli stracci che può essere molto più oscena dell'estetica tout court (……). E se lasciassimo perdere il fatto che Ford ha lavorato nella moda? Proviamo a vedere “A single man” come se non sapessimo chi è il suo regista: come un film, insomma. Cosa dovremmo dire? Intanto che questo Ford, pur esordiente, si è circondato (o è stato circondato da parte dei produttori, che è lo stesso) di collaboratori tostissimi: la fotografia di Eduard Grau, la scenografia di Dan Bishop e i costumi di Ariane Philips sono contributi tecnici da fuoriclasse, così come la presenza nel cast di un attore superbo come Colin Firth. Ma qui rischieremmo di tornare al fatto che Ford... è Tom Ford, lo stilista, e che un esordiente già famoso ha altre chances rispetto a uno sconosciuto. Proviamo invece a dimenticare i nomi appena citati, e analizziamo il film a partire da Christopher Isherwood - autore del romanzo al quale si ispira. Isherwood (1904-1986, autore di “Cabaret”) è un inglese che ha conosciuto bene Hollywood: è vissuto a lungo con lo sceneggiatore Don Bachardy ed è morto a Santa Monica, spiaggia losangelina e ‘buen retiro’ di vecchi dinosauri hollywoodiani. “A single man” è una riflessione sul lutto e sull'attesa della morte. Il fatto che le immagini siano ‘belle’ non toglie alcuna profondità a tale riflessione, che si snoda attraverso il racconto di una giornata tutt'altro che qualunque nella vita di George, professore di inglese in un college californiano. Siamo nel 1962, ma anche nell'America di Kennedy non è facile dichiararsi omosessuali: George ha perso il suo compagno in un incidente d'auto e non è potuto nemmeno andare al suo funerale, riservato ai ‘parenti’. La giornata si sviluppa su tre incontri: uno studente innamorato di George, l'amica del cuore (una scoppiettante Julianne Moore) e un ragazzo conosciuto sulla spiaggia. Sullo sfondo, ci sono il ricordo e l'attesa della morte. Film gay, certo: in mille sfumature di dialogo e di ambiente, non solo nel tema. Ma soprattutto film sull'amore: sul vuoto affettivo di un uomo solo, ‘single’, che troppo ha sofferto. Il grumo emotivo di “A single man” va rispettato per quello che è: negarlo sarebbe come affermare che uno stilista gay non solo può fare solo film ‘eleganti’, ma è anche incapace di soffrire.
Alberto Crespi, L’Unità

TOM FORD
Filmografia:     A single man (2009)

Martedì 11 gennaio 2011:  
SOUL KITCHEN
di Fatih Akin, con Adam Bousdoukos, Moritz Bleibtreu, Anna Bederke, Pheline Roggan     

 
 
 
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