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Messaggi di Marzo 2016

 
 

Cineforum 2015/2016 | 5 aprile 2016

Foto di cineforumborgo

LATIN LOVER

Regia: Cristina Comencini
Soggetto
: Cristina Comencini
Sceneggiatura
: Cristina Comencini, Giulia Calenda
Fotografia
: Italo Petriccione
Musiche
: Andrea Farri
Montaggio
: Francesca Calvelli
Scenografia
: Paola Comencini
Costumi
: Alessandro Lai
Effetti
: Fabio Traversari, Stefano Marinoni, Ghost Sfx S.r.l.
Suono
: Maurizio Argentieri
Interpreti
: Virna Lisi (Rita, madre), Marisa Paredes (Ramona, madre), Angela Finocchiaro (Susanna, figlia), Valeria Bruni Tedeschi (Stephanie, figlia), Candela Peña (Segunda, figlia), Pihla Viitala (Solveig, figlia), Nadeah Miranda (Shelley, figlia), Cecilia Zingaro (Saveria, figlia), Francesco Scianna (Saverio, latin lover), Lluís Homar (Pedro, stunt), Neri Marcorè (Walter, montatore), Claudio Gioè (Marco Serra, giornalista), Toni Bertorelli (Picci, critico), Jordi Mollà (Alfonso), Osiris Perez Cantador (Cristobal), Julian Donat Cattin (Saverió), Pablo Nanni Ausin (Saverio), Ippolito Chiarello (sindaco), Vittorio Continelli (fotografo), Isabella Ragno (ragazza organizzazione), Franco Miccoli (giornalista), Maurizio Pellegrini (giornalista)
Produzione
: Lionello Cerri per Lumière & Co. con Rai Cinema
Distribuzione
: 01 Distribution
Durata
: 104'
Origine
: Italia, 2014

In occasione del decimo anniversario della morte di Saverio Crispo, un attore simbolo del cinema italiano ed eterno latin lover, in un paesino della Puglia viene organizzata una cerimonia a cui prendono parte le cinque figlie e due ex mogli, una italiana e una spagnola. Segreti, rivalità e nuove passioni faranno scoprire a tutte loro un passato inaspettato che le porterà a rivedere anche le rispettive vite.
In occasione del decennale della morte di Saverio Crispo, grande attore del cinema italiano, le sua quattro figlie, avute da mogli diverse in varie parti del mondo, si ritrovano nella grande casa del paesino pugliese dove era nato. Ci sono Susanna, la figlia italiana; Stephanie, quella francese; Segunda, quella spagnola; e Solveig, quella svedese che non ha quasi mai visto il padre. Al momento della conferenza stampa ufficiale e delle proiezione omaggio, arrivano anche Pedro del Rio, lo stuntman di fiducia di Saverio, e Shelley, la quinta figlia proveniente dall’America e riconosciuta con il DNA. Questo compatto gruppo femminile trascorre la giornata tra rivalità, qualche ripicca, scambi di accuse e divertimento, prima che ciascuno faccia ritorno alla propria casa.
In questo suo undicesimo lungometraggio per il cinema (a partire da “Zoo”, 1988), Cristina Comencini fa confluire due importanti segmenti che poi sono da sempre centrali nelle sue scelte stilistiche. Da un lato la famiglia, nella versione odierna ampia e disordinata (si ricorda che le Comencini sono quattro sorelle, ognuna con matrimoni e figli frutto di situazioni tra loro differenti); dall’altro il cinema, anzi il cinema italiano anni Cinquanta e Sessanta, quello che ha visto tra i protagonisti il padre Luigi, davanti alla cui m.d.p. sono transitati quei nomi nei quali va inquadrato Saverio, ossia Mastroianni, Gassman, Sordi… Quella commedia italiana, quel cinema italiano hanno creato tanti film memorabili, con attori diventati facce da divi, osannati da tanti spettatori.
La scelta di affidare lo sviluppo del copione ai flashback (peraltro molto azzeccati e autentici) che ricostruiscono la vita del defunto crea ben presto le premesse per un inevitabile rovesciamento della situazione. Il latin lover che fa strage di donne diventa a poco a poco un galletto di brancatiana memoria, vincitore in apparenza ma in realtà sconfitto da un agguerrito gruppo di donne. Le quali, dice la regista, hanno ormai autorità e capacità per gestire la propria affettività e rendersi indipendenti. In questa ottica il copione si muove nella linea della commedia brillante, non riuscendo tuttavia ad evitare l’accumulo di troppe rivelazioni, sorprese, situazioni che si ripetono e conflittualità alquanto di maniera. Dietro una impaginazione limpida e scorrevole, si apre qualche crepa dovuta a un non dosato controllo dell’ambientazione alto-borghese e a sottolineature di taglio sociale e caratteriale che sfiorano il didascalico.
Bella prova corale di attrici/attori: l’ultima di Virna Lisi, alla quale il film è dedicato ma con lei in bella forma Angela Finocchiaro, Valeria Bruni Tedeschi, con accanto il gruppo spagnolo, e poi Francesco Scianna, il latin lover, Neri Marcorè, Toni Bertorelli. Pensiero finale per quel cinema del passato tanto apprezzato e lodato: riuscirà Comencini Cristina a restare nella scia del padre e a evitare di creare un ingorgo?
Massimo Giraldi, Cinematografo.it

Vima Lisi che si ubriaca, ride, si lascia andare. Virna Lisi con la bellezza e la freschezza di una ragazza. Basterebbe la sua presenza in “Latin lover”, l'ultima interpretazione, carne motivo per andare a vedere il film.
Ma ci sono altre ragioni, perché è una storia al femminile, un mondo che pochi come Cristina Comencini sanno raccontare con ironia, leggerezza, complicità. Sono tante le donne che si riuniscono nella grande casa di San Vito dei Normanni, dove era nato un grande attore, Saverio Crispo, il Latin lover del titolo, morto da dieci anni, un anniversario che tutte loro vogliono celebrare. Perché tutte, un paio di mogli e sei figlie avute da donne diverse, lo hanno amato e, forse, sono state ricambiate. Si parla di lui con la disinvolta libertà tipica di un gruppo al femminile. si evocano memorie diverse, a volte contrastanti, ma servono a riderci su. Ma poiché il film è anche un omaggio al cinema bello di una volta e agli attori che lo hanno reso celebre, c'è una ricca serie di citazioni e il defunto Saverio appare in spezzoni di cinema in cui ricostruisce e ripete scene madri di grandi interpreti, Mastroianni, Tognazzi, Gassrnan, Clint Eastwood. Uomini affascinanti e seduttivi, che spesso hanno avuto vite movimentate e famiglie allargate come quella di Saverio, con il quale Pedro, lo stuntman e amico che partecipa alla riunione, svela di aver avuto una relazione molto ‘particolare’. Del resto, dice la Comencini, «uomini così belli hanno il bisogno di essere amati da tutti, possono anche essere bisessuali». Il film, del resto, non giudica Saverio, piuttosto, tra ricordi e parole, per le donne è una presa di coscienza della liberazione dall'aver vissuto la presenza dominante di un uomo, figlie o mogli che siano. Virna Lisi è Rita, che da brava moglie italiana riaccolse il marito nei suoi ultimi anni, Marisa Paredes la moglie spagnola e, tra le figlie, Angela Finocchiaro e Valeria Bruni Tedeschi. A parte Francesco Scianna, il latin lover, qualche figura maschile c'è. Tra gli altri Neri Marcoré è il fidanzato segreto di Susanna (Finoccharo), e Toni Bertorelli che di Saverio ha esaltato l'arte e le gesta.
Maria Pia Fusco, Il Venerdì di Repubblica

CRISTINA COMENCINI
Filmografia:
Zoo (1988), I divertimenti della vita privata (1990), La fine è nota (1992), Va' dove ti porta il cuore (1995), Matrimoni (1998), Liberate i pesci (2000), Il più bel giorno della mia vita (2001), La bestia nel cuore (2005), Il nostro Rwanda (2005), Bianco e nero (2007), Quando la notte (2011), Latin Lover (2014), Che resti tra noi (2016)

Martedì 12 aprile 2016:
FOXCATCHER - UNA STORIA AMERICANA di Bennett Miller, Steve Carell, Channing Tatum, Mark Ruffalo, Vanessa Redgrave, Sienna Miller



 

 

 

 
 
 
 
 

Cineforum 2015/2016 | 22 marzo 2016

Post n°277 pubblicato il 18 Marzo 2016 da cineforumborgo
 
Foto di cineforumborgo

L'AMORE BUGIARDO - GONE GIRL

Titolo originale: Gone Girl
Regia
: David Fincher
Soggetto
: Gillian Flynn
Sceneggiatura
: Gillian Flynn
Fotografia
: Jeff Cronenweth
Musiche
: Trent Reznor, Atticus Ross
Montaggio
: Kirk Baxter
Scenografia
: Donald Graham Burt
Costumi
: Trish Summerville
Interpreti
: Ben Affleck (Nick Dunne), Rosamund Pike (Amy Dunne), Neil Patrick Harris (Desi Collings), Tyler Perry (Tanner Bolt), Carrie Coon (Margot Dunne), Kim Dickens (detective Rhonda Boney), Patrick Fugit (detective Jim Gilpin), Emily Ratajkowski (Andie Hardy), Missi Pyle (Ellen Abbott), Casey Wilson (Noelle Hawthorne), David Clennon (Rand Elliot), Boyd Holbrook (Jeff), Lola Kirke (Greta), Lisa Banes (Marybeth Elliott), Sela Ward (Sharon Scheiber), Scoot McNairy (Tommy), Lee Norris (Agente Washington), Kathleen Rose Perkins (Shawna Kelly), Jamie McShane (Donnelly), Cooper Thornton (dottor Benson), Lynn Adrianna(Kelly Capitono), Donna Rusch (Lauren Nevins), Leonard Kelly-Young (Bill Dunne), Cyd Strittmatter (Maureen Dunne), Terry Myers (Steve Eckart), Ricky Wood (Jason)
Produzione
: Arnon Milchan, Joshua Donen, Reese Witherspoon, Ceán Chaffin per Pacific Standard/Twen-tieth Century Fox Film Corporation
Distribuzione
: Twentieth Century Fox Italy
Durata
: 145'
Origine
: U.S.A., 2014
Premio Farfalla d'Oro Agiscuola alla IX edizione del Festival Internazionale del Film di Roma (2014) nella sezione 'Gala'.

Carthage, Missouri. Nick e Amy Dunne sono giovani e brillanti; una coppia apparentemente invidiabile. In realtà, i due mal si adattano alla vita della cittadina di provincia, dove sono stati costretti a trasferirsi a causa della malattia della madre di Nick e dopo aver perso il lavoro e la casa di New York. Soprattutto Amy, piuttosto viziata e capricciosa, fatica ad abituarsi alle ristrettezze economiche e alla mancanza degli agi cui era abituata. Poi, nel giorno del loro quinto anniversario di matrimonio, Amy scompare. Per Nick inizia l'incubo dei sospetti come primo indiziato: è privo di alibi e tutte le prove sembrano indicare lui come possibile assassino della moglie. Nick nega tutto e, per difendersi, avvia un'indagine parallela per scoprire cosa sia successo in realtà...
Flash-back. Una nuvola di farina sprigionata per caso da una boulangerie di Manhattan turbina sulla coppia che si bacia per la prima volta... Lui ha sedotto Lei in tonalità disneyane, ma poi le immagini virano su uno spinto rapporto di sesso. È subito chiaro, insomma, come David Fincher intenda utilizzare lo scarto grottesco come registro narrativo di “L'amore bugiardo - Gone Girl”, un altro dei suoi film memorabili proprio grazie all'oscillazione perpetua che impedisce al punto di vista dello spettatore d'assuefarsi o stare comodo nel corso di 145 minuti tesi, ambigui e inquietanti. Più un noir che un thriller, in effetti, ma anche una spietata disamina del barbaro vampirismo mediatico, in particolare statunitense; un ricalco hitchcockiano, però depistante; un rompicapo di volta in volta striato di humour parodico e acmi sanguinarie; una soap opera congelata e claustrofobica e, soprattutto, una ghignante metafora del matrimonio descritto come la più grande macchina di menzogna fisica e contenzione sociale congegnata dagli esseri umani.
L'amore bugiardo” è un film sulla forza autodistruttrice delle apparenze, ma non esplorate da un ordinario versante etico, bensì chiamate a testimoniare sulla tanto più intima e segreta quanto più tormentosa divaricazione che riguarda noi tutti tra quello che siamo e quello che vogliamo sembrare di essere, come ci valutiamo e come vogliamo essere valutati, le scelte che facciamo liberamente e quelle che vogliamo ci identifichino assolutamente. Insieme alle tortuose anse dell'intreccio, tratto con sfrondature da un bestseller di Gillian Flynn che si potrebbe senza complessi definire ‘da stazione’ (come lo erano, del resto, la maggior parte di quelli trasposti nei cult-movie del genere), lavorano una fotografia ossessiva/desaturata e una musica neutra/elettronica che hanno lo scopo di rendere circolare e stratificato il rapporto tra i due antitetici protagonisti: la mattina del giorno del quinto anniversario di matrimonio, l'aitante e frustrato provinciale Nick (Affleck, forse nel ruolo più giusto della carriera) e la viziata scrittrice newyorkese Amy (Pike, bionda dal sex appeal indefinibile) sembrano affiatati e felici, anche se il regista di “Fight Club” e “The Social Network” ci ha velenosamente allertati sulle diver-se estrazioni sociali. Nello squallido habitat di New Carthage, Missouri, il primo è consapevole che «il matrimonio è un lavoro duro», mentre la seconda è entrata giocoforza nella parte di casalinga disperata; è a questo punto che un evento drammatico, imprevedibile e inspiegabile obbliga il racconto a scindersi in due speculari percorsi e, nell'alternanza di suspense tra le pagine di un diario e le indagini della polizia, a condurre l'opinione pubblica della finzione e quella pagante della platea sulle piste di versioni contrapposte degli stessi indizi, colpi di scena, diabolici piani, sciacallaggi, travisamenti e travestimenti. Tanto è vero che sul film i recensori d'oltreoceano si sono già esibiti nel rimpallo delle contrapposte etichette di femminista e misogino. Tenendo conto, però, del vortice di prospettive tra vittima e carnefice è molto meglio assegnargli quella di misantropo a tutto campo capace di smascherare i suoi personaggi ‘eyes wide shut’, a occhi chiusi spalancati.
Valerio Caprara, Il Mattino

Gone Girl” di David Fincher sembra fatto con una serie di strati sovrapposti, uno più se­ducente e opaco del prece­dente. Questo non è l'unico motivo per cui il film (che Gil­lian Flynn ha adattato dal suo stesso best seller) somiglia al­la ragazza misteriosamente scomparsa del titolo, Amy Dunne (Rosamund Pike). Amy è lucida, perfezionista, fredda e a volte addirittura crudele. E così è il film di Fin­cher, una pellicola misteriosa e manipolatrice che gioca con lo spettatore come una femme fatale gioca con la sua preda. Un film su una manipolatrice paragonato a una manipolatri­ce? Buffo accostamento per l'opera di un regista spesso ac­cusato di ignorare o trasfor­mare in oggetti i suoi perso­naggi femminili. In più sce­neggiata, da una donna. Diffi­cile parlare della trama senza dare elementi che possono ro­vinare la sorpresa al pubblico. Diciamo solo che “Gone girl” dà il suo meglio quando esplora le scene del crimine che po­tenzialmente si nascondono in ogni matrimonio e quando misura la distanza tragica­mente breve che separa una discussione familiare, schietta ma costruttiva, dall'esplosio­ne della furia omicida.
Dana Stevens, Slate

DAVID FINCHER
Filmografia:
Alien³ (1992), Seven (1995), The Game - Nessuna regola (1997), Fight Club (1999), Panic Room (2002), Zodiac (2006), Il curioso caso di Benjamin Button (2008), The Social Network (2010), Millennium - Uomini che odiano le donne (2011), Pawn Sacrifice (2013), L'amore bugiardo - Gone Girl (2014), Strangers (2015), Black Hole (2016)

Martedì 5 aprile 2016:
LATIN LOVER di Cristina Comencini, con Virna Lisi, Marisa Paredes, Angela Finocchiaro, Valeria Bruni Tedeschi, Candela Peña

 
 
 
 
 
 
 

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Un blog di: cineforumborgo
Data di creazione: 29/09/2007
 

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