Di Emilia De Biasi
Prima di tutto: Narges Mohammadi è stata scarcerata! Grazie a questo coraggioso giornale e grazie a tutte e tutti coloro che ci hanno sostenuto in una battaglia per i diritti umani andata a buon fine. Anche se la liberazione è avvenuta dietro pagamento di 500mila euro, raccolti da un'associazione umanitaria, non è per questo meno significativa. Narges è malata, come sapete, e si spera possa uscire presto dall'Iran per curarsi e ricongiungersi con la sua famiglia, attualmente esule a Londra. Spero tanto di poterla incontrare: vi terrò aggiornati.
In questa settimana ho incontrato i lavoratori di Cinecittà Studios, vale a dire degli studi delle fiction, del Grande Fratello, Amici, etc.
Una volta erano gli studi cinematografici in cui lavorava Fellini. Sono strutture che in qualunque altro paese del mondo verrebbero considerati bene culturale, parte del paesaggio da tutelare. E invece...
Lo Studio 5, proprio quello di Fellini, di recente è andato a fuoco, pare, dico pare, per gli impianti vecchi e privi da tempo di manutenzione.
Ah dimenticavo un particolare: il sig Abete ha acquistato l'intera area e il nuovo progetto prevede piscine e alberghi, del tutto casualmente.
La proprietà sostiene che si tratti di strutture che serviranno alle produzioni internazionali, di cui al momento non vi è traccia.
Lavoratori e lavoratrici sono in stato di agitazione e vorrebbero sapere quale sarà il futuro loro e degli studi altamente specializzati. Noi tutti vorremmo che Cinecittà Studios potesse continuare ad essere un polo di attrazione per la cinematografia nazionale, a rischio di delocalizzazione. Mi piacerebbe saper se il Ministro dei Beni Culturali risponderà alla richiesta mia e di altri colleghi di convocare immediatamente un tavolo di confronto fra la proprietà, detenuta per il 20% dallo Stato, gli enti locali, Regione Provincia e Comune, e i lavoratori, che hanno tutto il diritto di conoscere il piano industriale, quello urbanistico e le prospettive occupazionali.
Non vorrei che finisse all'italiana, con i lavoratori attuali che vengono trasformati in commessi di centri commerciali, mettendo sotto i piedi la professionalità di una vita. Non sarebbe la prima volta. Quanto agli studi il timore è che a quel punto si trasformino in luoghi privi di identità culturale, scatole vuote che chiunque può riempire episodicamente. Il problema della delocalizzazione della produzione è tremendamente serio. La risposta non può essere il protezionismo, ma il rilancio della produzione. Vale anche per il cinema, che è attività industriale che dà prestigio all'Italia nel mondo. Ne abbiamo un disperato bisogno.
Inviato da: Mr.Loto
il 28/03/2022 alle 11:57
Inviato da: Mr.Loto
il 15/10/2020 alle 16:34
Inviato da: RavvedutiIn2
il 13/11/2019 alle 16:33
Inviato da: surfinia60
il 11/07/2019 alle 16:27
Inviato da: Enrico Giammarco
il 02/04/2019 alle 14:45