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CANNES – Chiude il concorso il Macbeth dell’australiano Justin Kurzel, interpretato da Michael Fassbender eMarion Cotillard, ultime star a sfilare sul red carpet. Il film è una trasposizione pressoché letterale dell’opera shakespeariana, molto evocativa dal punto di vista visivo, grazie anche alle genuine ambientazioni scozzesi, che lo stile ricco fino all’esasperazione del regista – tra filtri, ralenti, intensi e duraturi primi piani e l’ormai immancabile scena di nudo di Fassbender, dopo i fasti di Shame – contribuisce a trasfigurare fino a riportarli a una dimensione tragica, onirica ed epica. L’opera è impegnativa, e anche un po’ autocompiaciuta. Non ha convinto tutti. La sala si è divisa tra fischi e applausi, più o meno in egual misura. “La cosa più entusiasmante – ha detto Fassbender in conferenza – è che puoi scegliere tra mille modi di rifare Shakespeare, ci sono tante sfumature. Da un lato è stressante, ma dall’altro assolutamente straordinario. Ho visto chiaramente i precedenti film ispirati a Macbeth. Polanski, Orson Welles… per me è soprattutto una storia d’amore. L’ambizione e la violenza sono un tentativo di rimettersi in pari per una coppia che ha perso tutto e inizia anche a perdere la sua sanità mentale. Per questo Marion è stata straordinaria nell’aggiungere quel desolante senso di solitudine nel personaggio di Lady Macbeth. Lei è la migliore, porta grazia a tutto ciò che fa, ma al tempo stesso è molto umana. Si tratta di una relazione che deraglia. Inoltre Macbeth è fuori ruolo, molti pensano che possa essere un buon re, ma lui è solo un soldato, non un politico”. “Il personaggio di Lady Macbeth – dice Cotillard – mi intimidiva. Temevo di non essere all’altezza di rendere a Shakespeare il giusto omaggio. Ho avuto problemi a lasciarmi andare perché per la prima volta interpreto un personaggio completamente lontano dalla luce, senza speranza, che perde ogni controllo. Inoltre era la mia prima volta in Scozia, non avevo mai avuto occasione di andarci e l’ho trovata misteriosa e potente come la immaginavo. Non ho sofferto per il vento e il freddo, servivano alla storia”. “Non potevo allontanarmi dall’idea di realizzare questo film – ha detto il regista – e soprattutto dalla possibilità di realizzarlo in Scozia, con quegli scenari che avrebbero fatto venire voglia di rivedere il film più volte. L’ho fatto rispettando il linguaggio dell’opera originale, ma introducendo il tutto allo spettatore con una scena di battaglia che potesse portarlo dentro l’azione. Quello che mi interessava era soprattutto il concetto di dolore, qualcosa che ho provato anch’io nella mia vita. La disperazione ti porta a un vuoto, e per riempire questo vuoto i personaggi utilizzano una profezia. Si tratta certamente di una storia sull’amore e sulla famiglia”. In Italia il film uscirà con Videa nella prossima stagione.
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