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Teorema

Post n°12598 pubblicato il 23 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

Io difendo il sacro perché è la parte dell'uomo che resiste meno alla profanazione del potere, che è la più minacciata dalle istituzioni delle Chiese". "Una storia religiosa: un Dio che arriva in una famiglia borghese: bello, giovane, affascinante, con gli occhi celesti. E ama tutti: dal padre alla serva. "Teorema, come indica il titolo, si fonda su un'ipotesi per absurdum. Il quesito è questo: se una famiglia borghese venisse visitata da un giovane dio, fosse Dioniso o Jehova, che cosa succederebbe? Parto dunque da una pura ipotesi".

Ecco come Pasolini spiega il titolo di questo film del '68 che è la versione cinematografica di un suo romanzo dello stesso anno.

Il film inizia con un'anticipazione dove un padrone ha donato la fabbrica ai suoi operai e il giornalista chiede: " l'ipotesi sarebbe questa un borghese in qualsiasi modo agisce sbaglia.... se la borghesia finisce per identificare tutta l'umanita coi borghesi, non ha più davanti a se una lotta di classe da vincere, ha davanti a sè delle nuove domande". Il film appunto mostra queste ipotesi e conferma il teorema di Pasolini (ricordiamo come per lui il cinema fosse qualcosa con una forte valenza sociale e politica) sulla costante e perpetua perdita della borghesiasulla perdità di sè nell'uomo moderno.

Si passa poi alla descrizione di un gruppo di famiglia dell'alta borghesia milanese col padre di famiglia (Massimo Girotti) che esce dalla sua fabbrichetta, il figlio Pietro che esce dal liceo Parini, la ragazza Odetta, "una vergine educanda" che esce di scuola tenendo nel quaderno la foto del padre e la moglie (Silvana Mangano) donna casta e pia che passa le sue giornate a leggere nella grande villa di famiglia.

Questa tranquillo quadretto familiare viene sconvolto dall'arrivo di un Ospite enigmatico, silenzioso ed affascinante che passa le giornate a leggersi le opere di Rimbaud.

Questo ragazzo finisce col sedurre ad uno ad uno tutti i membri della casa a partire dalla serva (interpretata splendidamente da Laura Betti) che cerca di suicidarsi con la canna del gas per resistere alla tentazione. L'Ospite la salva e si unisce a lei. Così poi con il figlio, la madre, la figlia e il padre. Queste unioni però hanno un sapore di qualcosa di tenero: sono i personaggi della famiglia che sono attratti dal giovane e loro che chiedono a lui di possederli, l'atteggiamento dell'Ospite non è malizioso, seduttivo ma è un atteggiamento paterno, che accarezza i famigliari e Pasolini aggiunge:"è il messaggero del Dio, di Jehovah che toglie i mortali dalla loro falsa sicurezza,che distrugge la buona coscienza, acquisita a poco prezzo, al riparo della quale vivono o piuttosto vegetano i benpensanti, i borghesi, in una falsa idea di sé stessi". Il rapporto fra autenticità e inautenticità è impossibile sul piano della comunicazione linguistica: infatti il giovane ospite non parla agli altri personaggi, non cerca di convincerli con le parole, bensì ha con tutti loro un rapporto d'amore."

Un bel giorno giunge una missiva, portata dal solito messaggero (Ninetto Davoli), che annuncia a tutti la partenza dell'Ospite. Tutti personaggi sono sconvolti e trasformati da quest'esperienza e strappa la maschera che copriva il niente, il vuoto, la falsa sicurezza di questi personaggi: il venire a contatto con la parte più sacra di sè, con l'amore, con la parte autentica dell'umano lascia questi personaggi in profonda crisi.

La figlia Odetta si rinchiude in una paralisi isterica che la isola dalla realtà finendo i suoi giorni in un sanatorio. La moglie si dà a rapporti promiscui con ragazzi che sembrano avere delle fattezze simili all'Ospite, mentre il figlio si da all'arte cercando di riprodurre, di rappresentare qualcosa che non è più presente finendo per pisciare sulle sue tele astratte e concludere che "l'artista non vale niente, è un essere inferiore che si contorce e striscia per sopravvivere"(credo che con questo Pasolini volesse attaccare un certo tipo di cultura che non si proponeva degli obiettivi etici e politici).

L'unica che riesce a cogliere il senso sacrale di questa visitazione è la serva che abbandona la villa e ritorna al paese natio, sacrificando tutta sè stessa alla speranza di ritorno dell'Ospite fino alla morte, trasformandosi in acqua sacra, che salva, che risana.Qui Pasolini ci aiuta ancora:"la società contadina (rappresentata nel film dalla serva), la quale possedeva in proprio il senso del sacro. Successivamente, questo sentimento del sacro si è trovato legato alle istituzioni ecclesiastiche, ed è talvolta degenerato fino alla ferocia, specie quando alienato dal potere. Ecco, in ogni caso il sentimento del sacro era radicato nel cuore della vita umana.

Il padre invece cerca di seguire il messaggio, la verità rivelata e dona la fabbrica ai suoi dipendenti e si spoglia di tutte le infrastutture finendo appunto nel deserto per gridare (sembra L'Urlo di Munch) la disperazione dell'uomo moderno che, spogliato delle sue cose superficiali acquisite col potere e il benessere, vede il suo niente, la sua inconsistenza.

Non voglio dare troppe spiegazioni al film ma credo che il grande Pasolini intendesse mostrare come gli uomini d'oggi, ormai schiacchiati nelle loro abitudini, con la maschere di sicurezza calate sul volto se venissero a contatto con qualcosa di sacro, di religioso in senso assoluto (e con questo termine credo Pasolini intenda forse la parte più autentica dell'esser umano...l'amore, l'Es, o non so...) non saprebbero cogliere questo sapere, entrando irrimediabilmente in crisi a differenza delle società passate.

Il film è un capalavoro in quanto lo trovo denso di poesia sia nelle splendide immagini ( la scena della contadina al tramonto ricorda i quadri di Millet) sia nelle musiche ( lo splendido Requiem di Mozart) che nella semplicità di raccontare anche attraverso le immagini di uno dei più grandi poeti italiani. Perfette le interpretazioni degli attori.

 
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