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Lo chiamavano Jeeg Robot: super-eroi alla Festa del Cinema

Post n°12667 pubblicato il 18 Ottobre 2015 da Ladridicinema
 

Andrea Guglielmino17/10/2015
Grandi applausi stamattina per Gabriele Mainetti e il suo esordio da regista Lo chiamavano Jeeg Robot, conClaudio Santamaria inedito supereroe della periferia romana, criminale che si ritrova dotato di poteri straordinari dopo aver bevuto una sorsata d’acqua contaminata del Tevere. Per una serie di circostanze si troverà a proteggere la figlia di un suo compare morto durante un colpo andato storto, attraente (ha le fattezze di Ilenia Pastorelli, uscita dal Grande Fratello ma dimostratasi con questa prova ottima interprete) ma ai limiti dell’autismo, isolata in un suo mondo popolato solo dagli eroi della celebre serie cartoon giapponese. A scambiare il protagonista per il suo eroe d’infanzia ci vuole un attimo. Nei panni del cattivo, il sempre più carismatico Luca Marinelli, che anticipa sui tempi il Joker tatuato e cattivissimo che Jared Leto interpreterà nel prossimo Batman v Superman

Un film di supereroi all’italiana, quindi, con tutti gli schemi trasposti intelligentemente a Tor Bella Monaca, dalla genesi all’accettazione del proprio ruolo nel mondo all’assunzione della responsabilità, passando per la bella in pericolo che qui si fa foriera di messaggi positivi in un mondo completamente privo di speranza. Il tono perfettamente equilibrato tra umorismo e dramma – e ci sono anche scene di violenza e crudeltà – lo rende un mix adulto tra film di genere e opera d’autore, che affronta anche temi sociali come la violenza sulle donne e sui bambini e l’ansia di apparire, nei talent show come sui social network. A conferma del fatto che i migliori film tratti dai fumetti sono spesso quelli tratti da fumetti che non esistono. “Trovo che Tor Bella Monaca sia ricca di fascino. In teoria è un posto brutto, ma quelle torri, per un regista, sono fortemente cinematografiche e affascinanti. Il cinema è raccontare i personaggi nel loro ambiente e il personaggio di Enzo è questo, un piccolo criminale che però probabilmente non farebbe male a nessuno, e si ritrova investito di una responsabilità che non gli appartiene”. La pellicola è prodotta da Mainetti stesso, con Rai Cinema e il contributo del MiBACT e sarà distribuita a partire da marzo. 

“Certo è stato difficile trovare un produttore, per via del genere e tutto quello che potete immaginare. Ma poi Rai Cinema mi ha dato l’input, ho avuto un po’ la libertà dell’incoscienza ma ho potuto fare quello che volevo - dice il regista - Si pensa che i film di supereroi non debbano essere violenti perché sono rivolti ai ragazzi, ma io non credo. Batman per esempio è abbastanza violento. Del resto i fumettisti lo dicono, hanno scritto certe storie per i ragazzi di 14 anni e oggi quei ragazzi sono cresciuti e continuano a vedere i film di supereroi oggi che ne hanno quaranta. Volevo dare un taglio credibile anche se il film non è realistico. Sulla realtà di Tor Bella Monaca non volevo chiudere gli occhi. Ho accompagnato lo spettatore nella sospensione dell’incredulità, entrando nel genere in punta di piedi. Non ha senso far finta che ci appartenga qualcosa che non ci appartiene. Fino ad arrivare al duello finale allo stadio. Anche il cattivo non è solo un cattivo, ha ambizioni, frustrazioni e fragilità. E’ un personaggio a tutto tondo”. 

“Se fossi un supereroe – dice Santamaria – non so cosa farei. Magari farei esplodere il Parlamento. Comunque è un problema di responsabilità. Ho sempre amato Superman ma mi sta anche antipatico, perché ha tutti quei poteri e non fa nulla per evitare guerre e tragedie, solo perché suo padre gli ha detto di non mischiarsi con le vicende degli umani”. 

“Il mio personaggio – dice Marinelli – è scritto fantasticamente. Non si nasce con la cattiveria innata. E’ un momento nella vita, e qualcosa la fa scaturire”. “Ho pensato certamente ai cattivi da fumetto – aggiunge Mainetti – ai colori sgargianti, a questo cellulare bianco che forse è un po’ datato, come simbologia contrastante. Il cattivo col colore del bene. Forse avrei dovuto sceglierlo oro. Ma al di là di questo sono contento che emergano anche altri temi, la storia d’amore, la favola urbana. Il cinema di super-eroi non lo possiamo fare all’americana. Non abbiamo fondi, né le competenze. Io spero che lo vedano in tanti e magari farne un sequel. Dovrò diventare un produttore ancora più bravo e veloce. Per fare questo ci ho messo cinque anni”.

 
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