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Burder run

Post n°12937 pubblicato il 31 Gennaio 2016 da Ladridicinema
 

a giornalista che lavora per una televisione di impronta conservatrice ed è molto rigida in tema di immigrazione negli Stati Uniti dal Messico. Il giorno in cui intuisce che suo fratello, che opera con un organismo statale per il soccorso ai clandestini proprio sul confine, è scomparso Sophie cerca di rintracciarlo. Finisce così in Messico dove conosce direttamente e anche sulla propria pelle la sofferenza di tante persone che vedono nell'emigrazione l'unico barlume di salvezza.
Chi ha visto Sindrome cinese non avrà certo dimenticato Jane Fonda nei panni di una reporter d'assalto che si trova anche a dover modificare alcune sue posizioni ideologiche nel corso della vicenda. Ora un ruolo simile se lo assume una Sharon Stone dalla chioma corvina e dal volto segnato da un tormento interiore che, man mano che la vicenda procede, si fa sempre più acuto. 
Ispirato a fatti realmente accaduti il film ci conduce, con le cadenze di un thriller, in quel girone infernale attraverso cui passano tanti di coloro che cercano di immigrare clandestinamente in Messico superando la barriera che è stata costruita in anni recenti. Facciamo soprattutto la conoscenza con i 'coyote', loschi personaggi capaci di qualsiasi aberrazione pur di lucrare sulla sorte di esseri umani spesso abbandonati al loro destino dopo che hanno pagato per il passaggio. È quello che è accaduto e accade anche in Europa con l'immigrazione dall'Africa e dalle parti meno fortunate del pianeta. I punti deboli stanno nel personaggio interpretato da Giovanna Zacarias che finisce con l'assomigliare un po' troppo a una virago da fumetto sadomaso e nel colpo di scena finale che sa un po' di posticcio (pur affondando le radici in una pratica purtroppo comune). Resta però interessante lo sguardo che viene rivolto, pur rispettando le regole del genere, a una realtà che quotidianamente supera i confini dell'orrore.
Se Billy Zane è nel film solo per avere un nome in cartellone (fin quasi al finale non ha praticamente un ruolo se non quello di chi, legato a una catena, si divincola) Sharon Stone dimostra di saper gestire il superamento della mezza età scegliendo un personaggio che la disancori dallo stereotipo erotico che le è stato costruito addosso. Vedere la scena dello stupro per credere.

 

 

 
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