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Post n°13468 pubblicato il 18 Novembre 2016 da Ladridicinema
Vent'anni dopo l'attacco massivo e distruttivo che ha falciato tre miliardi di persone sulla terra, David Levinson, specialista in telecomunicazioni ieri, direttore del settore Ricerca e Sviluppo oggi, scopre la minaccia di una prossima invasione aliena. Non ha bisogno invece di strumenti sofisticati per avvertire il nemico alieno, Thomas J. Whitmore, ex presidente degli States rimpiazzato dal presidente Lanford, una donna strategicamente incapace che si affida ai suoi generali. È Whitmore ad avvisare le nazioni in diretta mondiale e a gettarle nel più totale sconforto. Ma 'i nostri' non mancheranno di arrivare coalizzati e muniti di tecnologia extraterrestre, recuperata nella precedente invasione. Contro la monumentale forza dell'avversario si schierano due piloti rivali e un ex presidente eroico, disposto a tutto pur di preservare il suo pianeta e proteggere sua figlia. Dopo Sotto assedio - White House Down, blockbuster pirotecnico che ha come unico decor la Casa Bianca, già attaccata da Roland Emmerich in Independence Day - The Day After Tomorrow e 2012, l'autore riprende le vecchie (e remunerative) abitudini realizzando il seguito di Independence Day. La versione del 1996, patacca votata alla gloria degli Stati Uniti, confrontata al suo epigono fa la figura del capolavoro. Vent'anni dopo, Emmerich e la sua cricca di alieni inscenano un come-back che non aggiunge niente, nemmeno il conforto consueto di vedere salvare, ancora una volta, il mondo. Sul piano ideologico poi si scivola da Bush a Trump. L'unico argomento progressista del film è una donna Presidente degli Stati Uniti ma il personaggio manca ovviamente di carisma e visione strategica e si fa ammazzare al primo attacco alieno. Il Capo di stato maggiore la rimpiazza mentre il presidente 'scaduto' lotta, cade e si rialza come Mazinga, che ha la mente di Bill Pullman "ma tutto il resto fa da sé". Al suo fianco combatte il pilota di Liam Hemsworth, che condivide col più celebre fratello (Thor) la discesa in picchiata sulla terra a 'miracol mostrare' e fanciulla salvare. Piaccia o no, il cinema di Emmerich ha conosciuto un successo planetario e refrattario alla peggior critica. Re indiscusso del catastrofico trash dopato con effetti speciali digitali, il regista tedesco traslocato a Hollywood ha prodotto una domanda alla quale nessuno come lui ha risposto e alimentato un genere a cui ha contribuito più di chiunque altro (Godzilla, The Day After Tomorrow, 2012). E la familiarità che il pubblico intrattiene oggi con il genere è la maledizione e la fortuna insieme di Independence Day: Rigenerazione. Maledizione perché non c'è più niente da inventare e praticamente più materia per impressionare, fortuna perché il film mantiene saldo il patto con lo spettatore, che non cerca più novità e incantamento ma prova riconoscenza. Forse perché nei film di Emmerich c'è sempre spazio (e amore) per la massa, una logica inclusiva in cui tutto il mondo trova il suo posto, come i bambini nello school bus condotto da Judd Hirsch. Una generosità genuina che trapela nei dialoghi di Jeff Goldblum, in ogni apparizione di Bill Pullman o nella relazione aerea tra Liam Hemsworth e Jessie T. Usher, che rimpiazzano con riverenza il carisma di Will Smith.
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