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Ci sono i “giornalisti” (molti come ha rilevato il collega tedesco da poco deceduto, Udo Ulfkotte, a libro paga della Cia) stipendiati per citare “fonti che vogliono restare anonime” all’interno del Pentagono o del Dipartimento di Difesa con l'obiettivo di preparare l’opinione pubblica alle prossime, scellerate, scelte di politica estera degli Stati Uniti, quindi dell’Unione Europea, quindi dell’Italia. “Notizie” che tutti i giornali italiani rilanciano poi come un mantra. Poi c’è chi per dare un tono allo “scoop” aggiunge un aggettivo davanti alla “fonte che vuole restare anonima”. Tipico del New York Times o del Washington Post (veline del Dipartimento di Stato Usa il primo, della Cia il secondo). E per i giornali spesso le loro fonti diventano: “un alto funzionario” o “un parlamentare del Congresso con importanti poteri decisionali”, oppure ancora “un rango di altissimo livello nell’intelligence”. L'obiettivo? Sempre lo stesso, leggi sopra. Tutto per giustificare un racconto che con il giornalismo ha spesso pochissimo a che fare. Del resto, che credibilità hanno giornali o giornalisti che hanno sbagliato tutto, ma proprio tutto negli ultimi vent’anni, ogni previsione, ogni analisi, ogni “violazione di diritti umani”, ogni “arma di distruzione di massa presente nel territorio” e potremmo continuare per ore? Quello che fa oggi il Corriere della Sera con la telefonata tra Grillo e Virginia Raggi va anche oltre. Il “giornalista” non cita il rango, l’aggettivo, ma tra due trattini scrive: “— racconta la fonte —“. Leggendo quello che sembra più un fotoromanzo di bassa qualità (con tanto di Raggi distrutta nel volto al telefono) che il resoconto giornalistico, viene da domandarsi come faceva quella “fonte” a conoscere nel dettaglio le azioni svolte dal sindaco di Roma all'interno del suo ufficio. “Poi entra nel suo ufficio, posa la borsa sulla scrivania e dentro la borsa inizia a squillare il cellulare”, scrive. La fonte era dentro l’ufficio? Il numero dei possibili sospettati si assottiglia, tanto da rivelarla la fonte e renderla per questo assolutamente non credibile. Allora il giornalista intercetta contemporaneamente il telefono di Grillo e della Raggi? Quel “— racconta la fonte —“ sa tanto di un classico "c'era una volta". Quello che è certo, ma non è ancora del tutto chiaro alle corporazioni mediatiche che non controllano più l’opinione pubblica, è che le persone hanno smesso di credere alle menzogne delle “fonti che vogliono restare anonime” con aggettivi altisonanti, figuriamoci a quelle del Corriere della Sera. Alessandro Bianchi
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