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Morgan

Post n°14952 pubblicato il 14 Marzo 2019 da Ladridicinema
 

La dottoressa Kathy Grieff, dopo averle detto di non essere riuscita a convincerli a farla uscire, viene aggredita da Morgan, una ragazza rinchiusa in una camera di sicurezza: solo l'intervento di altri medici interrompe l'assalto. L'esperta in valutazione dei rischi Lee Weathers è incaricata dalla società proprietaria dello stabilimento dove è rinchiusa Morgan di recarsi in loco e valutare la situazione. Morgan, infatti, è stata creata artificialmente a partire da DNA sintetico e sta crescendo rapidamente: ha cinque anni eppure è già grande. Solo che sta anche sviluppando emozioni. Giunta sul posto, Lee esamina un filmato dell'aggressione. Morgan è seguita da sempre da Amy Menser, una specialista che si occupa del suo comportamento. Altri componenti del team di ricerca sono il dottor Simon Ziegler e il nutrizionista Skip Vronsky: compito di Lee è verificare che tutto sia stato svolto come da programma e che nessuno abbia commesso errori. Naturalmente, Lee parla anche con Kathy, in cura dopo l'aggressione. Kathy si sente in colpa, pensa di aver provocato Morgan, senza volerlo. Lee, fredda e professionale, non apprezza che una "cosa" come Morgan venga così personalizzata. Ziegler spiega a Lee che Morgan è stata creata dopo vari fallimenti: è convinto che anche quel terribile incidente possa insegnare qualcosa per far proseguire il progetto nella giusta direzione. Lee incontra anche Morgan che esprime dispiacere per aver ferito Kathy. Il giro d'orizzonte di Lee comprende anche la dottoressa Lui Cheng, parte importante del progetto. Mentre Lee cerca di capire cosa è giusto fare, l'intreccio delle personalità attorno a Morgan si fa più inquieto. Non senza conseguenze.
Da Frankenstein in poi la creazione artificiale della vita è spesso stata al centro dell'horror (o del fantahorror, come in questo caso). E anche senza scomodare Frankenstein (che però resta all'origine, in modo indiscusso), il tema richiama da vicino esempi recenti (Splice di Vincenzo Natali) o più remoti (Embryo di Ralph Nelson), dai quali il film riprende diversi spunti. Cruciale è sempre stata l'inconsapevolezza del "mostro" o, più ancora, la sua "innocenza" rispetto alla venuta al mondo, in una riflessione sull'essenza della natura umana e sulla sua replicabilità artificiale. Il lungo colloquio tra lo psicologo interpretato da Paul Giamatti e Morgan che si colloca nella fase centrale del film mette in evidenza questi aspetti, ponendo a confronto la fragilità ferita e letale di Morgan con il sin troppo umano senso di superiorità e di manipolazione dello psicologo.
Le questioni filosofiche alla base del film sono presentate con accuratezza, ma, al momento del redde rationem drammatico tendono a scolorire di fronte al susseguirsi degli eventi e alle diverse motivazioni dei personaggi, che dipendono non tanto da ragionamenti quanto dalla loro psicologia. In fondo, quindi, dalla loro maggiore o minore "umanità". Ed è proprio quella stessa "umanità", in qualche modo scivolata dentro Morgan, a renderla così pericolosa. Dopo i primi due terzi di preparazione, nell'ultimo terzo il film passa quindi all'azione disperdendo un po' l'atmosfera plumbea e opprimente attentamente edificata (e gli interrogativi morali sollevati) per mettere in scena lotte e inseguimenti ben realizzati, che conducono peraltro a un efficace colpo di scena finale.
Convincente esordio alla regia per Luke Scott, figlio di Ridley: non batte strade nuove e non fornisce variazioni innovative, ma affronta l'argomento con solide capacità narrative e buon occhio per soluzioni visuali suggestive (il finale nella foresta ne è valido esempio). In un cast apprezzabile si rivede con piacere la mitica Michelle Yeoh di tanti film di arti marziali (e non solo). In piccoli ruoli anche Jennifer Jason Leigh e Brian Cox (il primo Hannibal Lecter cinematografico). Anya Taylor-Joy, recente ottima protagonista di The Witch, replica la convincente prova con un ritratto sensibile e sfaccettato di un essere predestinato alla sofferenza. Da segnalare la musica pervasiva e suggestiva di Mark Patten, che contribuisce a generare un'atmosfera sospesa e inquietante.

 
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