Da giovedì 30 gennaio (fino al 16 febbraio) all'Ambra Jovinelli "Penso che un sogno così". Dopo il successo della fiction tv, la versione teatrale
di SILVIA FUMAROLABeppe Fiorello interpreta Modugno Raccontare Domenico Modugno, lo spiega bene, è solo un pretesto "per parlare della Sicilia, della mia infanzia, dei sapori, delle facce, dei dolori e dei ricordi felici, dell'Italia del boom che sognava cantando "Nel blu dipinto di blu". Ma soprattutto, è un pretesto per ricordare mio padre Nicola: è lui il vero protagonista dello spettacolo". Giuseppe Fiorello debutta all'Ambra Jovinelli il 30 gennaio (fino al 16 febbraio) con "Penso che un sogno così..." con cui sta girando l'Italia, teatri pieni da nord a sud, in cui, l'ex ragazzino timido dimostra di avere vero talento. Ha già portato in tv la storia di Modugno, fiction record di ascolti, (oltre dieci milioni di spettatori incollati davanti alla tv) e oggi intreccia la storia dell'artista con la sua.Nello spettacolo, scritto da Fiorello insieme a Vittorio Moroni, con la regia di Giampiero Solari mette in scena un immaginario dialogo con se stesso bambino. "Modugno rappresenta la possibilità di ritrovare un tempo lontano rimasto dentro di me" spiega l'attore "Lo vedevo in tv, mi voltavo verso mio padre e la somiglianza era impressionante. Sembravano due fratelli. Papà ci accompagnava in macchina al mare, a casa di nonna, cantando "La lontananza". Un'altra canzone di Modugno, "Amara terra mia" mi ha fatto riaffiorare alla mente lo skyline del petrolchimico di Augusta, che a me, bambino, sembrava lo skyline di New York. Dava lavoro a tanta gente, ma tanti sono dovuti scappare. E anche allora Mimmo lì, la colonna sonora della mia vita ".
Lo dice con pudore: ci ha messo un po' a mettere insieme i ricordi, a ricostruire i frammenti: " C'è stato un momento in cui m'incuriosiva la psicoanalisi", spiega Fiorello "poi ho scoperto che con questo mestiere fai autoanalisi, impari a conoscerti. Scrivendo ho tirato fuori tutto, per prima cosa la timidezza. Non sapevo affrontare le persone e adesso sono davanti al pubblico. Ho letto Il codice dell'anima di James Hillman e mi sono detto: questo spettacolo va fatto. Voglio raccontare il tema della vocazione e del paradosso: anche Manolete, il torero più grande che da piccolo era timido, malaticcio, pauroso. All'inizio mi faceva paura scrivere di me, invece i ricordi sbiaditi riaffioravano grazia alla musica di Modugno. Ma la cosa incredibile" continua l'attore "è che il pubblico nella mia storia rivede la sua, qualcuno rivede il padre o il bambino che era. È emozionante".
Accompagnato sul palco da due musicisti, Daniele Bonaviri e Fabrizio Palma, Giuseppe Fiorello canta "Lu minaturi", "Malarazza", "Meraviglioso", "U pisci spada", "La lontananza", "Vecchio frack", trascinando il pubblico che resta in silenzio quando l'attore ricorda la morte del padre. Il prima e il dopo che ha segnato la sua vita. Torna a teatro a dieci anni dal successo di "Delitto per delitto" con Alessandro Gassman e ha l'aria felice, sicura: "Devo ad Alessandro questo privilegio, è lui che mi convinse: "Devi venire con me in scena, sarà fantastico". Per questo lo ringrazio ancora oggi. Il senso del teatro è andare a trovare le persone a casa nelle loro città: volevo restituire quello che il pubblico mi ha dato in questi anni. Non c'è niente di più bello di un abbraccio nei camerini".
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il 28/03/2022 alle 11:57
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