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Film sulla Resistenza QUARTA PARTE

Post n°12332 pubblicato il 29 Aprile 2015 da Ladridicinema
 
Tag: STORIA

  • La disubbidienza di Aldo Lado 1981Venezia, fine della Seconda Guerra Mondiale. Luca ha diciassette anni è in contrasto con la famiglia borghese e fascista e partecipa attivamente alla lotta partigiana con la speranza di costruire, dopo la vittoria, un mondo migliore. Ma le aspettative di Luca sono destinate ad infrangersi perché il mondo non ne vuole sapere di cambiare le sue regole. Tutto è come prima, anzi peggio di prima e Luca, colpito da polmonite vuole morire. Ma l'intervento di un'istitutrice e, poi, di un'infermiera gli fanno cambiare idea.
  • La notte di San Lorenzo di Paolo e Vittorio Taviani 1982Ultime fasi della guerra di liberazione: la tragedia di un popolo inerme vittima di un feroce massacro, con i nazisti sullo sfondo e lo scontro partigiani-fascisti in atto. Una donna racconta gli eventi con gli occhi della bimba di allora. La cittadina di San Miniato è già minata, pronta a saltare in aria, la popolazione atterrita è raccolta negli scantinati di un vecchio palazzo. I tedeschi hanno convinto il vecchio vescovo a raccogliere la gente nella cattedrale promettendo la vita. Una parte lo segue, un'altra, guidata dal contadino Galvano, fugge cercando di raggiungere gli alleati e la città. La cattedrale è la prima ad esplodere, ha luogo un tragico eccidio a cui scampano solo pochi superstiti. Il gruppo capeggiato da Galvano, dopo alterne vicende, uccisioni, orrore, violenza, riesce a salvarsi.
  • Notti e nebbie di Marco Tullio Giordana 1984Nell'inverno del 1944 a Milano Bruno Spada (U. Orsini), funzionario di polizia, ha l'incarico di guidare un ufficio politico che ha due scopi: smantellare la rete clandestina della resistenza antifascista e controllare la fedeltà dei quadri della Repubblica Sociale Italiana. Assolve i suoi compiti con la feroce e disperata coerenza di chi si vuole ritagliare un inferno personale nel quadro fosco di tempi tristi. Il 25 aprile 1945, dopo aver rifiutato di negoziare la propria salvezza, viene fucilato. Tratto dall'omonimo romanzo (1975) di Carlo Castellaneta che lo sceneggiò col regista, è il migliore dei pochi film italiani che hanno raccontato dalla parte del fascismo repubblichino il tragico periodo di Salò, della Resistenza, della guerra civile. La chiave di lettura scelta da Giordana (1950) è il melodramma, sulla scia del noir hollywoodiano degli anni '40, filtrato attraverso un gusto europeo, quasi viscontiano per il senso di putrefazione morale e corruzione fisica, la ridondanza sempre controllata, la misoginia dei ruoli femminili, la cura dei particolari.
  • La storia di Luigi Comencini 1986È tratto dal romanzo omonimo pubblicato nel 1974 da Elsa Morante. Il film è stato girato per la televisione ma ne è stata distribuita una versione ridotta (135') destinata al circuito cinematografico. Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, tralascia la prima parte del lavoro letterario a cui la sceneggiatura si rifà soffermandosi sulla vita da sfollati della protagonista e del figlio minore Useppe ma trascurando gli accadimenti riguardo il figlio maggiore di Ida, Nino, dapprima fervente fascista, poi partigiano e infine contrabbandiere. La critica si è mostrata abbastanza divisa rispetto agli esiti del film, cui è stato riconosciuto comunque un meritevole impegno non sempre in grado di compensare tuttavia una non perfetta aderenza alla vicenda e soprattutto la non pienamente riuscita resa dei temi di quotidianità e universalità insieme che le vicende narrate nella pagina scritta sollevano.
  • Una questione privata di Alberto Negrin 1991Milton, durante la guerra di liberazione dai nazifascisti nell'Italia del 1944, è intenzionato a scoprire se il suo migliore amico, Giorgio, è stato l'amante di Fulvia, di cui Milton è innamorato. Per questo sale nelle montagne piemontesi insieme ai partigiani alla ricerca di Giorgio. Quando scopre che il suo amico è stato catturato dai fascisti e sta per essere fucilato pensa di catturare una fascista per ottenere poi uno scambio di prigionieri. Milton riesce infatti a catturare una sergente delle camicie nere ma quando questo riesce a fuggire è costretto ad ucciderlo per non essere denunciato, rendendo vani tutti i suoi propositi.
  • Uova di garofano di Silvano Agosti 1991Silvano, un cinquantenne, conduce il suo bambino a conoscere il casale in campagna dove è nato e dove ha trascorso l'infanzia durante la seconda guerra mondiale. Il casale è abbandonato ma vi sono ancora alcuni arredi e qualche fotografia ingiallita. L'uomo rivede se stesso bambino affetto da mutismo per un trauma causato dallo scoppio di un ordigno, i genitori, la bella zia Olga, i fratelli Giorgio e Piero, e le sorelle Elisa, Adriana e Renata. Tornano così alla memoria i ricordi: i giochi infantili, il teatrino delle suore, i rituali fascisti celebrati nella piazza del paese presso il busto del Duce ed orchestrati da un gerarca vicino di casa, i traumatici contatti con la morte seminata da sparatorie e bombardamenti, la visita alla giovane e disinibita zia Olga, guardarobiera in un grande albergo sede del comando tedesco. Altre figure risaltano: una è quella di Crimen, un vecchio che abita fuori dal paese e sul cui conto circolano strane dicerie secondo le quali egli avrebbe anni prima divorato la sua stessa moglie per amore, l'altra è quella di un anziano ebreo ucciso da un gruppo di squadristi ubriachi. Alla notizia della scomparsa di Crimen, il piccolo Silvano fugge sulle colline per vederlo un'ultima volta: la sua corsa si sovrappone a quella di Silvano adulto che si arresta davanti alla caverna di Crimen. Qui lo raggiunge il figlio che, raccolto un piccolo uovo di uccello glielo mostra: in Silvano torna alla mente la leggenda dell'uovo di garofano che si narrava in tempo di guerra ai bambini. Si tratta di un uovo magico, piccolissimo, che è possibile trovare solo al tramonto: se lo si mette sotto il cuscino tutti i sogni diventano veri.
  • Il caso Martello di Guido Chiesa 1991Cesare Verra, un rampante agente assicurativo di Torino, viene incaricato dal suo capoufficio di liquidare definitivamente la pratica Martello, che giace inevasa da quasi quarant'anni negli archivi della Clessidra Assicurazioni. Allettato dalla promessa di una promozione, Cesare si reca in un paesino delle Langhe, dove l'ex partigiano Antonio Martello aveva vissuto prima della morte della moglie Fulvia in un incidente stradale, dopo il quale l'uomo era scomparso senza lasciare traccia. Cesare Verra cerca di ritrovare Martello, ma si scontra con il silenzio e l'ostilità dei suoi compaesani, che sembrano volergli impedire di scoprire la verità. Sarà la nipote dello scomparso Martello a portarlo nel rifugio dello zio in uno sperduto rifugio d'alta montagna. Qui Cesare viene a conoscenza delle ragioni che hanno spinto l'ex partigiano ad isolarsi dal mondo per tanti anni.
  • Gangsters di Massimo Guglielmi 1993Non e' un film politico, ma drammatico, che ha al centro del suo intreccio l' umanita' piena di dubbi e le ferite di alcuni partigiani gappisti. Tutto si svolge negli ultimi mesi del 1945, a Genova: i protagonisti non accettano la fine della guerra e decidono di continuare da soli la loro ricerca di giustizia contro i fascisti e tanti criminali impuniti", dice il regista Massimo Guglielmi. "Il mio lavoro non vuole essere un documentario bensi' un racconto attento al tempo stesso al contenuto e allo spettacolo, come certi film americani di Howard Hawks. Vorrei aggiungere che "Gangsters" e' stato pensato e realizzato molto prima che alcuni articoli e dibattiti riportassero in primo piano il "triangolo della morte". Nello stesso periodo si muovono i protagonisti del mio film. Uno dei personaggi dice: "Dobbiamo prendere atto che la nostra idea di giustizia non ha vinto. Sta nascendo uno Stato nuovo, che ci porteremo dietro per molto tempo". La frase assume un valore simbolico quando, nel finale ambientato in una grande casa in rovina dove i gappisti sono stati ammazzati dai carabinieri e dove per terra si vedono pistole abbandonate e tracce di sangue, viene messa indirettamente in discussione la nostra realta' attuale". "C' e' un filo rosso . prosegue il regista . che lega il passato al presente e che porta in primo piano nell' intreccio la posizione mediatrice, nell' obiettivo di non essere emarginato dalla vita politica del Paese, del Partito comunista nei confronti dello Stato e dei gappisti, terroristi o rivoluzionari. Per questo, vedendo il film, chi vorra' potra' parlare direttamente o indirettamente della svolta pacificatrice di Togliatti, di Amendola, di Berlinguer... Tutti i personaggi del film sono e restano figure in crisi, e non hanno nessuna sicurezza da sbandierare. Per il Partito comunista questi uomini divennero pazzi provocatori, per la Storia ambigue figure da dimenticare, per la cronaca dei giornali d' epoca dei semplici "gangsters".
  • L'orecchio ferito del piccolo comandante di Daniele Gaglianone 1993Il cortometraggio a soggetto, in video, è girato in super8 a colori e poi scolorati su nastro col telecinema. Una tragica fiaba resistenziale, con le cadenze e lo stile del muto, che ha come protagonista un ragazzino sordomuto, che vive un breve momento con i partigiani: la madre è andata su in montagna per portare un po´ di patate ai giovani della banda. Il ragazzo partecipa come a un gioco alla vita di quei giovani poco più grandi di lui, che lo festeggiano come fosse il loro piccolo comandante, acclamato con un bel cappello da alpino. Ma arriva il rastrellamento, mentre il ragazzo si è allontanato: tutti, compresa la madre, vengono uccisi. L´ultima inquadratura mostra una sottile linea di sangue che attraversa l´orecchio del bambino, in primissimo piano.
  • Nemici d'infanzia di Luigi Magni 1995A Roma occupata dai tedeschi, rimasto orfano di madre nella primavera 1944, il dodicenne Paolo, un romano del quartiere Prati, vive col padre, disorientato e come assente, in un modesto appartamento all'ultimo piano di un palazzo, tra i cui vicini - in occasione del lutto - viene a conoscere la famiglia di un gerarca fascista che ha sposato una tedesca. Lo colpisce Luciana, pressoché sua coetanea, figlia dei due, venuta con loro a porgere le condoglianze, per uno sguardo intenso ed amichevole che gli viene rivolto. Da quel momento Paolo trascura alquanto i pochi amici con i quali gioca alla guerra ed a combinare rischiose monellerie durante il coprifuoco, passando invece ore sul terrazzo sotto i tetti , nella speranza d'intravedere la ragazza di cui si è candidamente infatuato. Nasce, così, timidamente, fra i due, una storia d'amore, furtiva e costretta ad incessanti cautele, per evitare complicazioni ad ambedue. Ad appesantire la situazione contribuisce sia il breve "permesso" che riporta in famiglia per il lutto il figlio maggiore Marco, fidanzato con Marisa, figlia di una vicina, partito volontario per la X MAS, un diciottenne fragile ed insicuro come tanti altri coetanei, travolti dagli eventi, che Paolo non riesce né ad amare né a rifiutare, sia l'arrivo di un inquilino invalido civile, silenzioso e schivo, che ha trovato alloggio nell'abbaino e che Paolo intravede dal lucernario (su cui è salito per cercare di vedere apparire Luciana) intento a pulire una pistola. Gli diventa amico, gli rende qualche piccolo servizio, ne ascolta con ammirazione i pacati ragionamenti e le sagge riflessioni e gli offre di nascondergli la pistola al sopravvenire della polizia: è Corsini, un antifascista, che una sera (mentre Paolo segue per la strada a distanza Luciana, che rientra con i genitori dal cinema) e da lui visto - unico testimone - mentre spara al padre di lei. Pur di non tradirlo accetta di perdere Luciana che invano gli ha chiesto di denunciare l'assassino: Paolo porterà con sé nella vita il tremendo segreto di quella morte.
  • Porzus di Renzo Martinelli 1997Agli inizi degli anni Settanta, l'anziano Umberto Pautassi arriva in un paesino della Slovenia per incontrare un forestiero suo coetaneo che vive lì da tempo, Carlo Tofani. Quando sono di fronte, i due riprendono i loro soprannomi di un tempo, Storno per il primo, Geko per il secondo, e si rinfacciano le loro "verità": quella dell'unico scampato, e quella del capo dei Gap che eseguì il massacro. Si torna allora al passato. Nel 1945, la situazione al confine della Jugoslavia è confusa. La politica internazionale impone al PCI di sacrificare in parte gli interessi nazionali a favore della supremazia di Tito. La presenza, nelle baite sopra Porzus in provincia di Udine, di un gruppo di partigiani della brigata Osoppo, di ispirazione cattolica, crea fastidio e imbarazzo. Il 7 febbraio un centinaio di partigiani della brigata Garibaldi e dei GAP comunisti arriva a Porzus, cattura gli osovani e li accusa di collusione coi fascisti. Gli osovani vengono giustiziati freddamente a gruppi, nel giro di undici giorni. Tre scampano all'eccidio, e lo raccontano. Uno di essi è appunto Storno.
  • Piccoli maestri di Daniele Luchetti 1998Autunno 1943, Gigi e Lelio, lettere, Enrico e Simonetta, ingegneria, e Bene, medicina, partono per l'altopiano di Asiago con l'obiettivo di opporsi all'invasione nazista dell'Italia. Inizia così, sulle montagne di casa, la guerra originale di chi, ancora fresco di letture crociane, cita Mazzini e identifica il nemico con la retorica. La piccola "banda dei perchè" combatte una battaglia originale, ma la guerra, quella vera, sarà per loro una secchiata d'acqua gelata. "I piccoli maestri" sono eroi che non si prendono sul serio, sono i partigiani-artigiani, antifascisti e antiretorici, che durante gli orrori della guerra perderanno qualcosa e impareranno tantissimo. Dopo la liberazione capiranno di aver vissuto l'esperienza più importante della loro vita, ma di aver perso per sempre la spensieratezza dei vent'anni.
  • Il partigiano Johnny di Guido Chiesa 2000Johnny, studente di letteratura inglese, ritorna ad Alba all'indomani dell'8 settembre. In quanto disertore, è costretto a nascondersi in una villetta nelle vicinanze della città. Egli non ha dubbi sulla necessità di combattere il regime nazifascista: semmai il punto è scegliere come e con chi. Per quanto sia affascinato dai suoi professori Chiodi e Cocito, Johnny decide di non seguirli nelle nascenti bande comuniste: la sua formazione anglofila, il suo dissentire da ogni forma di "dogma", gli impediscono una tale scelta. Parte invece solitario per le colline delle Langhe e si unisce alla prima banda che incontra sul suo cammino: casualmente, anche questi partigiani, per quanto ideologicamente impreparati, sono guidati da un comunista. Ma, soprattutto, sono male armati e vivono in condizioni disastrose. In breve tempo, Johnny impara che la vita del partigiano non è quell'avventura poetica che si era immaginato nei suoi sogni di letterato.
  • I nostri anni di Daniele Gaglianone 2001Durante la guerra, Alberto e Natalino, legati da forte amicizia, hanno condiviso l'esperienza partigiana sulle montagne del Piemonte. Oggi, anziani, hanno vite diverse: Natalino vive da tempo solo in un vecchio borgo quasi disabitato, Alberto è in un pensionato dove trascorre l'estate. Natalino viene contattato da un ricercatore universitario e durante un'intervista rievoca il periodo della resistenza. Alberto entra in confidenza con un'altro ospite del pensionato, Umberto, un coetaneo costretto sulla sedia a rotelle. Ecco in flashback immagini di partigiani in fuga nei boschi durante un rastrellamento. Insieme a Natalino e Alberto c'è Silurino, gravemente ferito. Trasportare lui e gli altri non è più possibile. Natalino va in cerca di aiuto, Alberto resta con gli altri e, dopo un po', si allontana per vedere se l'amico è di ritorno. Sta per recuperare la posizione, quando arrivano le brigate nere. Da dietro i cespugli, Alberto assiste al massacro di Silurino e dei compagni. Nel pensionato un giorno Alberto fa una scoperta inattesa: Umberto è l'ufficiale delle brigate nere responsabile di quell'eccidio nei boschi. Sconvolto, Alberto corre a rivelare tutto a Natalino. Non c'è che una soluzione: uccidere Umberto. Insieme preparano l'agguato, ma sono lenti e goffi, e il piano non riesce. Vengono portati via dai carabinieri, ma dentro di loro hanno verificato che lo spirito di ribellione è rimasto intatto.
  • Sanguepazzo di Marco Tullio Giordana 2008L'alba del 30 aprile 1945, cinque giorni dopo la Liberazione, vennero trovati nella periferia di Milano i cadaveri di Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, giustiziati poche ore prima dai partigiani. Coppia celebre nella vita oltre che sullo schermo, Valenti e Ferida erano stati due divi di quel cinema dei "telefoni bianchi" che il fascismo aveva incoraggiato, incarnando quasi sempre personaggi ribaldi e negativi. Anche la loro vita privata era dominata dal disordine; entrambi cocainomani e, si diceva, sessualmente promiscui. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, quando il paese si spaccò in due e i tedeschi da alleati si trasformarono in esercito d'occupazione, Valenti e Ferida risalirono al Nord e aderirono alla Repubblica di Salò, ultima incarnazione della follia mussoliniana. Si stabilirono prima a Venezia, dove girarono fortunosamente qualche film, poi a Milano dove - arruolati in una banda di torturatori - si dettero alla borsa nera. Perlomeno queste erano le voci. Consegnatisi ai partigiani pochi giorni prima della Liberazione, i due negarono ogni addebito. Valenti giustificò i suoi traffici col bisogno continuo di stupefacenti, sminuì le presunte malefatte attribuendole alla diffamazione e all'invidia. Il Comitato di Liberazione pretese una punizione esemplare. Così calò il sipario su quei due attori un tempo celeberrimi; Valenti nel ruolo del villain, Ferida in quello della donna perduta. Chissà che alle dicerie che li rovinarono non abbiano contribuito proprio i film che ne avevano costruito la leggenda, proprio i personaggi riprovevoli tante volte incarnati sullo schermo.
  • Zoè di Giuseppe Varlotta 2008Zoè gioca tranquilla col suo cane, mentre la vita del paese si trascina tra la desolazione di cui la guerra è portatrice. Un prete, pochi uomini ed umili donne sono coloro che ancora abitano il borgo desolato. Una donna si sveglia e si alza improvvisamente da un giaciglio improvvisato in una cascina; affacciatasi all'uscio sorpresa urla: "Gli americani! Arrivano gli americani!". La voce giunge al paese, abbastanza forte da interrompere ogni minima attività degli uomini, abbastanza da infondere la speranza negli occhi delle donne. Il destino vuole però che il silenzio non sia violato dall'arrivo improvviso degli americani, bensì dei soldati nemici e dal loro ordine di morte. I soldati gettano nello scompiglio la fragile armonia della comunità, irrompono nelle case, distruggono e saccheggiano, terrorizzando la popolazione inerme, sottoponendo ognuno dei cittadini, le donne e i bambini, persino il prete, ai loro ordini, alla violenza e al delirio del rastrellamento. Pur di salvare la propria figliola Zoè, Tina, la convince a vagare alla ricerca del padre, un noto capo "partigiano" fuggito nei boschi, e informarlo del pericolo imminente. Zoè inizia così una corsa disperata per la campagna, sulle colline, attraverso le linee nemiche. Lungo la strada, un soldato nemico, ingannato dalle ombre, scambia Zoè per un ragazzo e la insegue. Le ombre dei due vagano veloci tra campi e boschi incessantemente. Alla fine Zoe viene raggiunta e, immobilizzata dalla paura, chiude gli occhi.

 
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