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Intervista a Paolo Borgognone "Capire la Russia da una nuova prospettiva" da la nuovaprovincia.it

Post n°12574 pubblicato il 11 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

Paolo Borgognone

Paolo, a febbraio di quest’anno è uscito il tuo quinto libro, Capire la Russia, dedicato alle correnti di pensiero e alla sociologia politica della Russia postsovietica. Come nasce l’idea di questo volume?
Capire la Russia è il frutto di un lavoro ormai quasi ventennale di studi e ricerche da me intraprese al fine di analizzare la cosiddetta “struttura russa”, o inconscio collettivo dei popoli d’Eurasia, presentando al pubblico italiano ed europeo (il libro è infatti in fase di traduzione in lingua tedesca) la Russia da un punto di vista che ripudia l’eurocentrismo liberaldemocratico dominante. Capire la Russia ha infatti l’ambizione di rappresentare l’immenso Continente-Nazione eurasiatico facendo riferimento a una prospettiva che elude e finanche si scontra con il senso comune della media intellettualità occidentale, totalmente addomesticata al liberalismo postmoderno come religione identitaria obbligatoria delle nuove, quando alienate e “sradicate”, moltitudini globali.

Nel libro, ovviamente, hai dedicato ampio spazio alla figura politica di Vladimir Putin, attuale presidente russo. Come definiresti la cultura politica alla base del sistema di potere nella Russia odierna?
Vladimir Putin e il gruppo dirigente facente capo al partito di governo, o “del potere”, Russia Unita, definiscono il loro agire politico come improntato al conservatorismo e al pragmatismo, al di là e al di fuori degli schemi dicotomici eurocentrici. Personalmente, ho più volte affermato che Russia Unita è un partito politico popolar-patriottico, a vocazione presidenziale, con valori politici di destra e un programma economico “di centro”, liberista per quanto riguarda il settore dell’economia concernente la piccola e media impresa, statalista sul fronte del controllo pubblico dei grandi assets nazionali. 

In Italia i media, generalmente ostili a Putin, tributano ampio spazio all’opposizione liberale al suo governo. Nel libro tu affermi invece che quest’opposizione, in realtà in Russia conta poco…
I liberali filoccidentali in Russia valgono tra l’1 e il 5 per cento dei voti ma sui media generalisti italiani, e occidentali più nel complesso, sono sovraesposti come se rappresentassero veramente una forza politica di massa. Questo perché i liberali “russi” incarnano una sorta di appendice, radicata nei settori cosmopoliti della classe media moscovita e pietroburghese, della forma mentis eurocentrica di cui sopra… Ma la sterminata (e produttiva) provincia russa esprime un tessuto sociale e politico totalmente diverso, improntato al patriottismo e all’attenzione pubblica per i valori della tradizione spirituale cristiano-ortodossa. Naturalmente ho schematizzato un po’ per motivi di spazio, ma sono convinto della validità della tesi dicotomica centro/periferia per indagare le dinamiche socio-politiche interne alla Russia.

Un’ultima domanda. Il tuo libro è stato molto apprezzato e recensito dai giornali e dalle riviste della destra e molto criticato dalla sinistra. Come ti spieghi questo cambio di paradigmi sull’asse destra/sinistra nei confronti della Russia?
La sinistra contemporanea è attardata su posizioni che guardano con favore a un’economia politica cosmopolitica dei “diritti di libertà individuali” mentre la destra “euroscettica” sembra essersi resa conto del fatto che, se si vuole ripristinare un minimo di sovranità, anche culturale, nei confronti dei diktat di Usa e Ue, occorre privilegiare un’economia politica di recupero dei diritti collettivi nazionali. La Russia “sovranista” di Putin, muovendosi in quest’ultima direzione, riscuote maggiore attenzione e consensi a destra, mentre la sinistra guarda con maggior favore al “globalista” Obama.

 
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