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Monicelli, senza cultura in Italia...
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Post n°13063 pubblicato il 04 Marzo 2016 da Ladridicinema
Marcello è uno psicanalista che esercita senza vocazione in uno studio di Roma. Cinico e svogliato, assiste una messe di pazienti sull'orlo di una crisi di nervi. Nazareno è un pusher di borgata che soffre di attacchi di panico e ha un figlio in arrivo, Pasquale ha quarant'anni e una dipendenza dalla madre e dai carboidrati, Vitaliana è una ninfomane che vorrebbe realizzare i suoi sogni erotici, Betta e Enrico sono una coppia in debito di sesso e di passione, Michelangelo ha un problema a gestire la sua rabbia e il tradimento della moglie con un tedesco. Congedati improvvisamente da Marcello, che ha scoperto di soffrire di una rara malattia agli occhi, i suoi pazienti decidono di aprirgli gli occhi sul mondo. A guidarli appassionata c'è Silvia, fedele segretaria di Marcello che lo accompagnerà nel suo percorso di rinascita. Da qualche tempo è lui, Massimiliano Bruno, il signore indiscusso della monocommedia all'italiana. Attore, autore, commediografo, sceneggiatore, Bruno è il frontman di un cinema medio che alla maniera della sua attività teatrale ha ambientazione e spirito romanesco. Capace di rendere più commerciali e appetibili anche i temi più respingenti, Bruno ha sceneggiato pure il film di Rolando Ravello (Tutti contro tutti), il regista romano ha imposto il suo marchio e le sue modalità in miracoloso equilibrio tra moderazione e trivialità, ambiguità e ambizione morale. Dopo il successo di Nessuno mi può giudicare e Viva l'Italia realizza una nuova commedia corale con vecchi ingredienti e un ensemble di attori condotti neanche a dirlo da Claudio Bisio. Abile a tracciare figure minori e secondarie, anche questa volta Bruno si avvale di un cast efficace che finisce per disorientare davvero lo psicanalista di Bisio. Raffinato interprete teatrale e incisivo presentat(t)ore televisivo, Claudio Bisio ha perso sensibilità e stile nel tempo, quello del cinema di cui è interprete irriducibile da circa un decennio. Protagonista della nuova commedia italiana, benvenuta a nord e a sud, Claudio Bisio è oscurato dai pazienti di Marco Giallini e Rocco Papaleo e dalla segretaria 'intonata' di Anna Foglietta, volti e corpi codificati nei ruoli e che si vorrebbe invece smarcati da identità attoriali troppo segnate. Confusi e felici, storia di un uomo che impara a vedere diventando cieco, plasma in modo diverso l'ovvio e sposta molto poco, risolvendo con soluzioni e soluzione prevedibili. La condizione psicologica, richiamata dal titolo e incarnata dagli interpreti, rientra molto presto tra gag e sentimentalismi borgatari, 'imbarcati' su autobus e assediati da un product placement sfacciato. Con un occhio al Caruso Pascoski diFrancesco Nuti, di cui Confusi e felici riproduce l'avvicendamento dei pazienti nello studio di psicanalisi, e l'altro al botteghino, Massimiliano Bruno scrive, dirige e interpreta una commedia fiacca e poco preoccupata di inquadrare storicamente (e criticamente) il disagio esistenziale dei suoi personaggi. Privo di rabbia, se non quella incontrollata del telecronista di Papaleo, e di consapevolezza della realtà, Confusi e felici è l'ennesima commedia confortante e confortata da momenti svenevoli e musica italiana, qui addirittura incarnata da Daniele Silvestri, Max Gazzè e Niccolò Fabi, in modalità serenata ed edulcorata sotto il balcone di una periferia fiabesca.
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Inviato da: Mr.Loto
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Inviato da: Mr.Loto
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