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Messaggi di Giugno 2014

 

Maleficent in testa. Sorprende La città incantata.

Post n°11597 pubblicato il 30 Giugno 2014 da Ladridicinema
 

Box Office Italia
Nulla di nuovo sotto il sole italiano, ma qualche dato interessante il nostro box office lo propone lo stesso: In testa resiste Maleficent, vero must di stagione, che incassa altri 600mila euro e staziona placido sopra ai 10 milioni di euro. La grande sorpresa è però La città incantata, che in soli tre giorni (gli unici, del resto) raccoglie quasi 300mila euro, segno che nonostante Miyazaki non goda di grande seguito nel nostro Paese, questi "eventi a durata limitata" piacciono. Briciole per tutti gli altri film in classifica, a cominciare da Big Wedding che esordisce con 238mila euro. Diamo un'occhiata alla classifica stagionale, visto che oramai la stagione volge al termine? Al primo posto, ovviamente, c'è Sole a catinelle, con la cifra sbalorditiva di 52 milioni di euro e oltre 8 milioni di biglietti staccati. Al secondo posto c'è Frozen, con 19.3 milioni, mentre sul podio sale anche Cattivissimo Me 2 con 15.9 milioni. A centro classifica un terzetto di film separato da pochi spicci: Lo Hobbit - La desolazione di SmaugMaleficent (unico ancora "in corsa") e Un boss in salotto, tutti attorno ai 12 milioni di euro. In coda troviamo The Wolf of Wall StreetColpi di fortunaSotto una buona stella e The Amazing Spider-Man 2, in un range da 11 a 9 milioni. 

Box Office Usa
Settimana interessante in America, con Transformers 4 che, nonostante le ovvie critiche negative e la super durata (quasi tre ore), è il primo film dell'anno a passare i 100 milioni già nel primo weekend. Il dato mondiale, se possibile, è ancora più sorprendente: 200 milioni incassati, 90 solo in Cina, oramai il secondo mercato cinematografico mondiale. Il film di Bay fa terra bruciata attorno a sé: sopra ai 10 milioni arrivano solo 22 Jump Street,Dragon Trainer 2 e Think Like a Man TooMaleficent passa i 200 milioni in casa e arriva a 585 in tutto il mondo. Regge discretamente Edge of tomorrow, arrivato a quota 300 milioni in tutto il mondo. Prossimo a salutare la classifica X-Men - Giorni di un futuro passato, che chiude con 223 milioni in Usa e 712 a livello worldwide (è diventato il film numero uno nella classifica assoluta di quest'anno). Altri dati sono meritevoli di attenzione a livello mondiale, a cominciare dalla sedicesima settimana in testa in Giappone per Frozen (oltre 230 milioni incassati solo lì) e il flop di The Amazing Spider-Man 2, che ha sì incassato 700 milioni worldwide ma che è ben lontano dal miliardo atteso da Sony. La prossima settimana c'è il Giorno dell'Indipendenza, ma stavolta non ci sono grandi uscite al cinema: arrivano infatti Liberaci dal maleEarth to Echo e Tammy

 
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La città incantata

Post n°11596 pubblicato il 30 Giugno 2014 da Ladridicinema
 

Sen To Chihiro No Kamikakushi

Poster

Chihiro è una ragazzina di dieci anni, capricciosa e testarda, convinta che l'intero universo debba sottostare ai suoi capricci. Quando i suoi genitori, Akio e Yugo, le dicono che devono cambiare casa, la bambina va su tutte le furie e non fa nulla per nascondere la sua rabbia. Abbandonando per sempre la vecchia casa, Chihiro si aggrappa al ricordo dei suoi amici e di un mazzo di fiori, ultime tracce della sua vecchia vita. Arrivati in fondo ad una misteriosa strada senza uscita, Chihiro ed i suoi genitori si trovano davanti ad un immenso edificio rosso sulla cui facciata si apre una galleria senza fine che somiglia ad una gigantesca bocca. Con una certa riluttanza, Chihiro segue i genitori nel tunnel. Il tunnel li conduce ad una città fantasma, dove li aspetta un sontuoso banchetto. Akio e Yugo si gettano famelici sul cibo e vengono trasformati in maiali sotto gli occhi della figlia. Sono scivolati in un mondo abitato da antiche divinità e esseri magici, governato da una strega malvagia, l'arpia Yubaba. Yubaba spiega a Chihiro che i nuovi arrivati vengono trasformati in animali prima di essere uccisi e mangiati. Coloro che riescono a sfuggire a questo tragico destino saranno condannati all'annientamento, quando verrà dimostrato che non servono a nulla. Per sua fortuna, Chihiro trova un alleato nell'enigmatico Haku. Per ritardare il più possibile il terribile giorno della resa dei conti e sopravvivere in un mondo strano e pericoloso, Chichiro dovrà rendersi utile e quindi lavorare. E così la ragazzina rinuncerà alla sua pigrizia, alla sua umanità, alla sua ragione, ai suoi ricordi e addirittura al suo nome…

  • FOTOGRAFIAAtsushi Okui
  • MONTAGGIOTakeshi Seyama
  • MUSICHEJoe Hisaishi
  • PRODUZIONE: Studio Ghibli, Nippon Television Network (NTV), DENTSU Music And Entertainment
  • DISTRIBUZIONE: Lucky Red
  • PAESE: Giappone
  • DURATA: 122 Min
NOTE:

Il film è uscito per la prima volta in italia il 18 aprile 2003.

SOGGETTO:

Il film è liberamente ispirato al romanzo fantastico "Il meraviglioso paese oltre la nebbia" della scrittrice Kashiwaba Sachiko.

 
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Le cose belle

Post n°11595 pubblicato il 30 Giugno 2014 da Ladridicinema
 

Poster

La fatica e la bellezza di crescere al sud attraverso le storie di quattro ragazzi, raccontati in due momenti fondamentali delle loro esistenze: la prima giovinezza nella Napoli piena di speranza del 1999 e l'inizio dell'età adulta in quella paralizzata di oggi.

  • FOTOGRAFIAGiovanni Piperno
  • MONTAGGIOPaolo PetrucciRoberta Cruciani
  • PRODUZIONE: Pirata M.C., Parallelo 41, Point Film con Bianca Film e Ipotesi Cinema, con la collaborazione di Ananas, Blue Film e Fondazione Bideri
  • DISTRIBUZIONE: Istituto Luce Cinecittà
  • PAESE: Italia
  • DURATA: 88 Min

 
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La gelosia

Post n°11594 pubblicato il 30 Giugno 2014 da Ladridicinema
 

La jalousie

Poster

Un trentenne vive con una donna in una modesta abitazione. Ha una figlia, frutto di una passata relazione con un’altra donna. É un attore di teatro, molto povero, follemente innamorato della sua compagna, un’ex star ormai decaduta. Lui tenterà in ogni modo di trovare un nuovo ruolo a teatro e ottenere finalmente una stabilità economica, ma la sua compagna finirà per disprezzarlo a causa dei suoi continui fallimenti lavorativi, fino al punto di lasciarlo. Lui tenterà il suicidio e rimarrà da solo in ospedale, col solo appoggio della sorella.

  • FOTOGRAFIAWilly Kurant
  • MONTAGGIOYann Dedet
  • MUSICHEJohn Cale
  • PRODUZIONE: Integral Film, SBS Productions
  • DISTRIBUZIONE: Movies Inspired
  • PAESE: Germania, Francia
  • DURATA: 77 Min

 
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Carta bianca

Post n°11593 pubblicato il 30 Giugno 2014 da Ladridicinema
 

Poster

Roma. E' la vigilia di San Valentino. Tre personaggi (due stranieri e un’italiana) si incontrano e si scontrano. Ancora non lo sanno, ma ognuno di loro sta per cambiare la vita dell'altro. Kamal è un giovane e atipico pusher marocchino, amante dei libri e nemico di ogni fondamentalismo. Sogna di diventare italiano, europeo, occidentale, e intanto spaccia droga nella biblioteca di quartiere. Vania, bella badante moldava, gentile e religiosa, è perseguitata dalle allucinazioni del suo mostruoso passato. E poi c’è Lucrezia, grintosa imprenditrice italiana innamorata del suo cane e della propria azienda. Come tanti altri, è finita quasi senza rendersene conto tra le grinfie di un usuraio.

 
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ADHD - Rush hour

Post n°11592 pubblicato il 30 Giugno 2014 da Ladridicinema
 

ADHD - Rush hour

Poster

… i vostri figli non stanno fermi, giocherellano con le mani e con i piedi… non riescono a stare seduti sulle loro sedie… corrono, si arrampicano… hanno difficoltà a giocare… si comportano come se fossero azionati da un motore… quando gli si parla sembrano non ascoltare… sono distratti… non riescono a stare in silenzio, parlano troppo! Hanno difficoltà ad aspettare il proprio turno… sparano le risposte prima che sia terminata la domanda … interrompono o si intromettono nelle comunicazioni con gli altri… ATTENZIONE! anche solo sei di queste espressioni comportamentali e, probabilmente, qualcuno un giorno vi dirà che vostro figlio soffre di ADHD - DEFICIT DELL’ATTENZIONE E IPERATTIVITÀ, una anormalità neuro-chimica geneticamente determinata. A seconda del Paese in cui vivete, che voi siate in America, Germania, Francia o Italia, vi sarà offerta, con più o meno facilità, la soluzione ai vostri problemi: una pasticca di metilfenidato o di atomoxetina. Se la vostra vita fosse un film a questo punto premeremmo il tasto “pausa” sul telecomando, perché la realtà che state vivendo è molto più complessa di quanto vi hanno raccontato...

  • DATA USCITA: 26 giugno 2014
  • GENEREDrammatico
  • ANNO: 2012
  • REGIAStella Savino
  • FOTOGRAFIAAlessandro Soetje
  • MONTAGGIORoberta Canepa
  • MUSICHEWalter Fasano
  • PRODUZIONE: Direzione Generale Cinema, Lorand Entertainment, Media Programme of the European Community
  • DISTRIBUZIONE: Microcinema
  • PAESE: Italia
  • DURATA: 80 Min

 
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Film nelle sale da ieri

Post n°11591 pubblicato il 27 Giugno 2014 da Ladridicinema
 




 
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Ministro Franceschini firma decreto sull’equo compenso da cinecittànews

Post n°11590 pubblicato il 23 Giugno 2014 da Ladridicinema
 

ssr23/06/2014

 

Il ministro Dario Franceschini ha firmato il decreto ministeriale sull’equo compenso che aggiorna per il prossimo triennio il compenso  per la riproduzione privata  di fonogrammi e di videogrammi previsto dalla legge sul diritto d’autore. Il ministro e il presidente della Siae, Gino Paoli hanno convenuto di impegnarsi, per la parte incrementale di gettito delle nuove tariffe, affinché tutte le categorie di titolari dei diritti di copia privata impieghino una quota di tali somme alla promozione di giovani autori e artisti e di opere prime.

"Con questo intervento - ha commentato Franceschini - si garantisce il diritto degli autori e degli artisti alla giusta remunerazione delle loro attività creative, senza gravare sui consumatori. Parlare di tassa sui telefonini è capzioso e strumentale: il decreto non introduce alcuna nuova tassa ma si limita a rimodulare ed aggiornare le tariffe che i produttori di dispositivi tecnologici dovranno corrispondere (a titolo di indennizzo forfettario sui nuovi prodotti) agli autori e agli artisti per la concessione della riproduzione ad uso personale di opere musicali e audiovisive scaricate dal web. Un meccanismo esistente dal 2009 che doveva essere aggiornato per legge"

Infine Franceschini ricorda di aver "ricostituito il tavolo tecnico che dovrà monitorare l'evoluzione e le tendenze del mercato e che, entro 12 mesi, verificherà lo stato di applicazione di questo provvedimento".

Per Angelo Barbagallo, presidente dei produttori dell'ANICA, "con la determinazione delle nuove aliquote relative alla'copia privata' il ministro Franceschini e con lui il Governo Renzi hanno assolto con saggezza ed equità a un obbligo di legge per tanto tempo disatteso".
Per il presidente dell'ANICA Riccardo Tozzi si tratta di "un gesto misurato, in applicazione di una legge, compiuto con equilibrio e rispetto di tutte le parti in causa".

L’ANAC accoglie con soddisfazione l’iniziativa del ministro Franceschini che ha firmato il decreto sulla “copia privata” e sui diritti di autori, lavoratori e imprese che realizzano opere audiovisive e musicali. ”Un  atto  di civiltà - lo definiscono Liliana Cavani, Ugo Gregoretti, Giuliano Montaldo, Francesco Rosi, Ettore Scola, Paolo e Vittorio Taviani, Giuseppe Tornatore e tutti gli autori cinematografici dell’ANAC – che conclude un’epoca di rinvii, polemiche e disinformazione”. 

 
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Ficarra&Picone tornano nella loro Sicilia da cinecittà news

Post n°11589 pubblicato il 23 Giugno 2014 da Ladridicinema
 

Stefano Stefanutto Rosa20/06/2014
TAORMINA. Tanto Salvatore Ficarra è graffiante e cattivo, quanto Valentino Picone è dolce e naif. “Mi piace la cattiveria di Walter Matthau, o quella di Totò quando maltratta Peppino De Filippo”, dice Ficarra. E subito l’incontro con il duo comico siciliano sfugge di mano al direttore artistico Mario Sesti, per trasformarsi in un autentico spettacolo comico fatto di battute improvvisate che vanno rapidamente a segno, mentre il pubblico, soprattutto giovane, applaude a scena aperta.
Impossibile restituire le invenzioni comiche del momento come quanto accaduto oggi a Picone al casello autostradale di Taormina, alle prese con il pedaggio, con le monete cascate e altre trovate a terra, mentre un camionista in fila, riconoscendolo, commentava il tutto. O il racconto di Ficarra del concorso di Guardia di Finanza che da giovane rischiò di vincere, ma all’ultima prova si fece intenzionalmente sbattere fuori.

Lunedì 23 giugno cominceranno a Rosolini, in provincia di Siracusa, le riprese di Andiamo a quel paese, il loro nuovo film prodotto dalla Tramp Limited con Medusa Film, da loro diretto e interpretato. Racconta la storia di due amici che abbandonano la metropoli per rifugiarsi nel piccolo paese d'origine, dove la vita è meno cara ed è più facile tirare avanti. L'impatto con la nuova realtà rivelerà non poche sorprese. Gli altri interpreti sono Tiziana Lodato, Fatima Trotta  e Nino Frassica. ”Ci sarà anche una anziana signora che ha cent'anni”, aggiunge Ficarra. L'uscita in sala è prevista il 27 novembre con Medusa. 

“Dall’ultimo film sono passati tre anni non è facile inventarsi ogni volta qualcosa di nuovo, spesso ci ispiriamo a notizie che ci fanno ridere” dice Picone. E il duo comico torna in Sicilia, dopo la precedente trasferta a Torino per Anche se è amore non si vede. “In verità ci sentivamo a casa nostra, perché abbiamo incontrato tanti siciliani e i torinesi sembravano essersi ambientati - scherza Ficarra - Questa volta abbiamo scelto un paese sperduto, arroccato tra le montagne, con una grande piazza assolata, una chiesa. Un luogo che ci è piaciuto tanto, dove stupisce che non sia mai stato girato un film”.
A Palermo avevano realizzato Il 7 e l’8, “sulla sceneggiatura erano indicate le vie dove avremmo girato, una Palermo non da cartolina. Del resto io ero cresciuto nei vicoli della Kalsa, lui nella zona del sacco edilizio. Dal bianco palermitano siamo poi passati con La matassa al nero di Catania”.

Comici e politica? “Un tempo alla tribune politiche si parlava un linguaggio incomprensibile, oggi è la politica che fa comicità e dunque ci ruba il mestiere e questo non è giusto”, risponde Ficarra.
Alla fine dell’incontro la promessa di ritornare al Festival di Taormina per una master class su come si gira un film comico, utilizzando i backstage inediti, conservati gelosamente, de La matassa. E poi non dimentichamoci che i due si sono conosciuti proprio a Taormina. Ficarra era un animatore di un villaggio turistico e Picone un turista, che godeva di uno sconto fingendosi figlio di un lavoratore dei Cantieri navali di Palermo.

 
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Turturro: sul set di Moretti tanti ciak

Post n°11588 pubblicato il 23 Giugno 2014 da Ladridicinema
 

Stefano Stefanutto Rosa21/06/2014
TAORMINA. Nanni Moretti lavora in modo totalmente diverso dagli altri registi che ho conosciuto sul set. E’ un autore molto preciso, lavora in maniera lenta, ha bisogno di tanto tempo e tanti ciak”, così John Turturro che in Mia madre interpreta un importante attore italoamericano protagonista del film che una regista, Margherita Buy, sta girando a Roma.
Turturro è anche nel cast della commedia Tempo instabile con probabili schiarite di Marco Pontecorvo, accanto a Luca Zingaretti e Carolina Crecentini.

A proposito dei rumors su un possibile sequel di Barton Fink (1991), Turturro risponde ironico: “Sì, ma non so quando, i fratelli Coen stanno aspettando che invecchi”. Una cosa è certa è che ha amato Il grande Lebowski: “Mi piacerebbe utilizzare in un altro film quel mio personaggio che ho interpretato. spero di fare qualcosa con il personaggio di Jesus Quintana, forse il prossimo anno, se mi danno il permesso, nel frattempo i fratelli Coen hanno detto di sì”.
Mac (1992) è stato il suo debutto nella regia, “un’opera non solo autobiografica, perché ispirata a mio padre muratore, ma universale con protagonista una famiglia di immigrati”. 

Uno dei film più difficili interpretati? La tregua di Francesco Rosi. “Ho seguito per cinque anni la preparazione del film, ho letto tutti i libri di Primo Levi, ho incontrato i sopravvissuti allo sterminio nazista. Dovevo essere estremamente preciso e avere quella dolcezza e gentilezza necessarie per il personaggio”.
Ricorda con grande affetto Philip Seymour Hoffman, con il quale ha lavorato nel recente God’s Pocket (2014). “Un attore magnifico sia a teatro che al cinema che aveva ancora tanto da dare. Purtroppo aveva un problema serio, soffriva molto, ma non è riuscito ad avere l’aiuto di cui aveva bisogno. Aveva tre figli, ma neppure la loro presenza l’ha fermato”.

L'ultima regia di Turturro è stata Gigolò per caso, un film nato tra un taglio di capelli e una rasatura. “Io e Woody andiamo dallo stesso barbiere, al quale ho raccontato la storia e lui a sua volta gliel’ha riferita. Ho riscritto la sceneggiatura dieci volte perché Allen non ha risparmiato critiche a volte brutali e dirette, ma sul set è stato un attore che ha fatto tutto quello che gli chiedevo”.
A settembre girerà a New York otto episodi di una detective story televisiva, convinto, come afferma in chiusura della sua Tao Class che “i blockbuster hanno divorato il panorama cinematografico, mentre le serie tv mostrano sempre più autorialità”.
 

 
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Paolo Ruffini: divento buono e disneyano

Post n°11587 pubblicato il 23 Giugno 2014 da Ladridicinema
 

Andrea Guglielmino23/06/2014
Dopo la sua discussa presentazione dei David di Donatello, con tanto di ‘gaffe’ sull’avvenenza di Sofia Loren, il comico toscano si appresta a uscire, il 9 ottobre, con il suo secondo film da regista, Tutto molto bello, dopo l’esordio lo scorso anno con Fuga di cervelli. Fuori Roma, in una bellissima villa a Trigoria, c’è il set, che ci fanno visitare all’ultima settimana di ripresa (la sesta). 

E’ lo stesso attore/regista a presentare il progetto, prodotto da Colorado e distribuito da Medusa: “Io interpreto un agente delle entrate, un lavoro discutibile. Sono una persona onesta, ligia e puntuale che si sfoga con twittate negative su sanità e servizi. Ambiento ipoteticamente il film durante la finale dei mondiale 2014 in cui immagino che giochi l’Italia. La mia compagna, Chiara Francini, è incinta e la porto in ospedale. Ma c’è da attendere, e lì incontro il personaggio di Frank Matano che mi trascina in una carambola di avvenimenti che culminano qui, in questa villa, dove un emiro tiene una festa in maschera con tutti i personaggi di film e telefilm degli anni ’80 che si scontrano in una gara di wrestling, da Sailor Moon, a Pac-Man, al Monnezza a Wonder Woman. E’ un film “buono”, nella sua anima, che è poetica, delicata, con una struttura che oserei definire da commedia disneyana. Insomma, è diverso dalla politica che ho tenuto finora. Non dico nemmeno una parolaccia. Mi sono ispirato a certi classici americani degli anni ’80 come Fuori Orario, Tutto in una notte o Un biglietto in due. I personaggi sono più personaggi e meno macchiette”. 

 Qualcuno non crede a questa svolta e provoca Ruffini: “Li ha visti davvero questi film?”. Lui non si lascia intimidire e risponde scherzando: “No che non li ho visti. Mi ricordo a malapena la durata. La mia risposta a queste polemiche sarà proprio questo film, che un po’ prende in giro proprio quelli che non hanno ironia e non sono capaci di farsi una risata.  Oggi c’èl’urgenza di lamentarsi e vedere solo il brutto delle cose, ma io penso che col mio lavoro posso aiutare le persone a distrarsi e passare le persone in spensieratezza. Sto cercando di evolvere il mio stile in una comicità di situazione, come nelle commedie di Billy Wilder, è difficile far ridere portando avanti una storia, tendo ancora a inserire delle battute gratuite, ma al montaggio ci stiamo lavorando”. 

Nel cast anche Nina Senicar, Ahmed Hafiene, Gianluca Fubelli (Scintilla), Angelo Pintus, Paolo Calabresi e il cantante Pupo in un’amichevole partecipazione.

 
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Continua l'incantesimo di Maleficent

Post n°11586 pubblicato il 23 Giugno 2014 da Ladridicinema
 

Box Office Italia
Continua in Italia il dominio incontrastato di Maleficent che, in vetta da ormai quattro settimane, ha raggiunto la cifra di quasi 12 milioni di euro, risultato interessante considerato il periodo estivo e i Mondiali di calcio. Al film della Disney sono sufficienti 489000 euro per riconfermarsi al primo posto della classifica italiana. Sui gradini più bassi del podio troviamo le due uscite più importanti del week-end, Tutte contro lui al secondo posto con 369000 euro e l'ultimo film di Clint EastwoodJersey Boys, terzo con 189000 euro. Tutti gili altri titoli forti sono in discesa, da Edge of Tomorrow, a X-men - Giorni di un futuro passato. Fuori dalla top-ten Synecdoche, New York, che arriva in Italia con sei anni di ritardo, e Un insolito naufrago nell'inquieto mare d'oriente. La prossima settimana usciranno la commedia Big WeddingQuel che sapeva Maisie con Julianne MooreThermae RomaeTutte le storie di PieraInstructions Not Included.

Box Office USA
In America a Think Like a Man Too, sequel della commedia del 2012 Think Like a Man, sono sufficienti 30 milioni di dollari per conquistare il primo posto della classifica. Al secondo scende 22 Jump Street che con altri 29 milioni supera i 100 milioni di dollari. Sul gradino più basso del podio Dragon Trainer 2 con un incasso di 25 milioni di dollari, mentre Jersey Boys si ferma al quarto posto con poco più di 13 milioni di dollari. Il prossimo fine settimana è in uscita Transformers 4 - L'era dell'estinzione, destinato a conquistare la vetta della classifica. 

 
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X-Men: Giorni di un futuro passato

Post n°11585 pubblicato il 23 Giugno 2014 da Ladridicinema
 

Locandina X-Men - Giorni di un futuro passato

In un futuro cupo di guerra aperta tra umani e mutanti, questi ultimi soccombono, braccati dalle invincibili Sentinelle. Il Professor Xavier e Magneto concordano un tentativo estremo: inviare la coscienza di Wolverine nel suo io passato affinché impedisca a Mystique di essere catturata e di agevolare così la ricerca scientifica che porterà alla creazione delle Sentinelle.
Sotto diversi aspetti X-Men - Giorni di un futuro passato rappresenta il definitivo reboot di una serie che aveva conosciuto un epilogo deludente (X-Men - Conflitto finale) e che solo grazie a un prequel brillante come X-Men - L'inizio è sopravvissuta nel cuore dei fan. Il ritorno di Bryan Singer in cabina di regia è la dimostrazione che l'operazione richiede la massima delicatezza: si tratta di padroneggiare un continuum sempre più complesso e di unire i destini degli X-Men del presente e delle loro controparti più giovani per ripartire con un nuovo equilibrio. In nome di una ragione superiore sono quindi consentite alterazioni sensibili alla trama, con vistosi ellissi narrative rispetto a X-Men - Conflitto finale: il Professor Xavier è vivo, Magneto ha nuovamente acquisito i propri poteri e i due hanno sorprendentemente seppellito l'ascia di guerra, ritrovando l'antica amicizia. La minaccia fatale delle Sentinelle, simili per più di un verso agli Agenti e alle "seppie" implacabili di Matrix, induce i mutanti a uno stratagemma estremo, che permette a Singer di sciogliere i nodi di una trama cervellotica giocando su diversi piani temporali. 
Dal più tipico dei futuri distopici, tetro e privo di luce solare - nettamente la sezione più debole, debitrice di troppo cinema di fantascienza e priva di una personalità propria adeguatamente definita - si passa a dei Settanta così fortemente caratterizzati da sembrare una parodia di American Hustle. Tra la musica diegetica di Roberta Flack e quella extradiegetica di un brano funky blaxploitation, tra una partita a Pong e l'abbigliamento di una Jennifer Lawrence che sembra uscita di soppiatto dal film di David O. Russell, rivive ancora una volta il decennio delle turbolenze politiche.
L'idea di collocare in anni cruciali per il destino dell'umanità - quelli di Nixon e della fine della guerra in Vietnam - il punto di svolta della diffidenza reciproca, poi sfociata in guerra tra umani e mutanti, diventa la base su cui poggia l'architrave dell'intera operazione di Singer. Come per Watchmen, in cui Nixon recitava un ruolo determinante, così per X-Men - Giorni di un futuro passato emerge chiaramente la pregnanza di un decennio in cui molto è accaduto ma qualcosa è andato storto, in cui menti brillanti hanno cambiato il mondo ma in cui l'odio sociale e razziale è cresciuto, in maniera subdola ma non meno malevola. La gustosa citazione di uno degli episodi cardine della serie originale di Star Trek - The City on the Edge of Forever, noto in Italia come Uccidere per amore, prototipo narrativo della possibilità di alterare il futuro viaggiando nel passato e del butterfly effect - rappresenta in fondo un MacGuffin, ma testimonia lo sforzo compiuto da Singer per fare di uno script confuso e forse bulimico (l'inserimento della morte di JFK nel continuum X-Men si poteva evitare) un capitolo fondamentale della saga dei mutanti della Marvel. 3D impeccabile e Sentinelle da stato dell'arte Cgi, ma il meglio da un punto di vista spettacolare, anziché risiedere nelle ormai classiche coreografie di metallo architettate da Magneto, poggia sulle gambe ipercinetiche di Quicksilver, una sorta di Flash del mondo dei mutanti intrappolato nel corpo di un ragazzino turbolento e inaffidabile. 
La sequenza dell'evasione di Magneto dal carcere sotto il Pentagono rappresenta sicuramente il momento più alto del film e un'introduzione esemplare all'ennesimo spin-off Marvel, visto che Quicksilver comparirà nel prossimo The Avengers. Un universo, quello Marvel, sempre più ramificato, che rende quasi impossibile l'impresa di ripercorrerne le mille deviazioni, ma che sembra disposto a qualunque colpo di coda, anche il più rocambolesco, pur di mantenere il proprio predominio nel mondo delle idee.

 
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Synecdoche, New York

Post n°11584 pubblicato il 23 Giugno 2014 da Ladridicinema
 

Poster

Caden Cotard, regista teatrale fresco del successo ottenuto grazie alla messa in scena di Morte di un commesso viaggiatore, si prepara ad affrontare la preparazione della sua nuova opera che prevede addirittura la ricostruzione di una New York a grandezza naturale all'interno di un magazzino di Manhattan. Nel frattempo deve anche gestire i difficoltosi rapporti con le donne della sua vita.

  • FOTOGRAFIAFrederick Elmes
  • MONTAGGIORobert Frazen
  • PRODUZIONE: Likely Story, Sidney Kimmel Entertainment,
  • DISTRIBUZIONE: BIM
  • PAESE: USA
  • DURATA: 124 Min

 
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IL TRONO DI SPADE: GEORGE R.R. MARTIN COMMENTA LE GESTA DI TYRION da movieplayer

Post n°11583 pubblicato il 23 Giugno 2014 da Ladridicinema
 

 

Dopo la chiusura col botto della quarta stagione dello show, l'autore dei romanzi da cui la serie è tratta e gli showrunner commentano le gesta che hanno portato allo scontro definito tra Tyrion e il padre Tywin.Dopo il gran finale della quarta stagione de Il trono di spade (qui la nostra recensione) i commenti si sprecano. A dire la sua, come sempre è l'incorreggibile George R.R. Martin. L'autore delle Cronache del ghiaccio e del fuoco ha confezionato uno spettacolare finale nel corso del quale Tywin Lannister viene trafitto con una freccia scoccata dal tormentato figlio Tyrion. Lo stesso Tyrion strangola l'ex amante Shae, colpevole di averlo tradito testimoniando contro di lui al processo e di essere diventata l'amante di suo padre. Dopo che il Folletto è stato falsamente accusato e condannato per l'assassinio di Re Joffrey, i fan sono rimasti in attesa durante gli ultimi episodi per scoprire se Tyrion sarebbe sfuggito all'esecuzione o meno. Ora abbiamo la risposta: sì, ma non senza commettere crimini che lo perseguiteranno per sempre.

Ecco cosa ne pensa George Martin delle azioni dissennate del suo personaggio."Quando Tyrion si reca dal padre ha toccato il fondo. Ha perso tutto e va in cerca di una qualche salvezza, ma come riuscirà a cavarsela? Ha perso i privilegi e la posizione che aveva nel Casato dei Lannister, ha perso il suo ruolo a corte e soprattutto ha perso tutto il suo oro. Il suo fisico gli impediva di diventare cavaliere, ma la sua posizione, il suo denaro e il potere del suo cognome colmavano lo svantaggio derivante da suo handicap. Ora ha perso tutto ed è profondamente ferito dal tradimento subito...non credo che sapesse in anticipo cosa avrebbe fatto di fronte al genitore, ma è arrabbiato. E quando trova Shae dal padre, questo è un ulteriore shock, una nuova pugnalata. Quando si arriva all'esasperazione qualcosa si rompe dentro. Questo è ciò che accade a Tyrion. E' stato tradito da tutti coloro che amava e in cui credeva ed ora è finito all'inferno. Ha cercato di ottenere l'approvazione del padre per tutta la sua vita e ha fallito. Nonostante tutto ha amato Shae, le ha dato il suo cuore e ora, dopo il loro tradimento, sogna solo la vendetta".

A fargli eco intervengono gli show runner della serie di culto David Benioff eDaniel Weiss i quali, di fronte alla perdita di uno dei villain più importanti dello show commentano: "Non vediamo Tywin come un villain. Se si guarda la storia dal punto di vista degli Stark, allora Tywin potrebbe essere considerato un villain, ma non è un sadico. Lui non tortura le prostitute per piacere. E' rude e violento, questo è sicuro. Ma il temperamento è necessario per cavarsela a Westeros. Se si guarda il comportamento di Daenerys, anche lei è piuttosto violenta, ma quando uccide le persone la si ama lo stesso. Nello stesso modo per noi è difficile pensare a Tywin come a un personaggio malvagio".

 
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The World of Ice and Fire arriverà anche in Italia da fantasymanager

Post n°11582 pubblicato il 23 Giugno 2014 da Ladridicinema
 

L'enciclopedia sul mondo delle Cronache del ghiaccio e del fuoco curata da George R.R. Martin, Elio Garcia e Linda Antonsson sarà pubblicata in autunno.

La Barriera è stata eretta ottomila anni fa da Brandon il Costruttore. I Sette dei sono stati importati nel continente di Westeros dagli Andali. La cultura dei dorniani è stata fortemente influenzata dalla regina Nymeria di Rhoyne che, con le sue diecimila navi, ha raggiunto il territorio più a sud del continente. L’altica Valyria è stata distrutta da una catastrofe talmente immane che anche a quattrocento anni di distanza è pericoloso navigare nelle acque dove si trovavano le isole che costituivano la capitale dell’antico regno. Aegon il Conquistatore è partito da Roccia del Drago con pochi soldati e tre enormi draghi per creare il suo regno. Aegon II e sua sorella Rhaenyra si sono affrontati in una guerra successivamente denominata la Danza dei draghi. Legittimando i suoi figli bastardi Aegon IV ha posto le premesse per la ribellione Blackfire. Il giovane Tywin Lannister ha sterminato le case dei Reyne, signori di Castamere, e dei Tarbeck.

Tutti fatti che i lettori delle Cronache del ghiaccio e del fuococonoscono per averli letti in varie parti della lunga saga. Eventi del passato, necessari a George R.R. Martin per costruire un mondo solido e realistico, ma anche accenni brevi e affascinanti intorno a fatti che spesso hanno conseguenze molto concrete per i protagonisti della saga.

Nei romanzi però questi eventi non possono che essere trattati in modo sintetico, altrimenti rallenterebbero la storia, e il fatto che siano narrati in modo non cronologico e in punti molto distanti fra loro non aiuta il lettore a comprendere bene in passato di Westeros.

 

 

Per soddisfare le curiosità di un bun numero di lettori Martin, insieme a Elio Garcia e Linda Antonsson, ha curato un volume enciclopedico intitolatoThe World of Ice and Fire. Al suo interno trovano spazio battaglie, rivalità e ribellioni che hanno condotto il continente a quella particolare situazione politica che i lettori delle Cronache del ghiaccio e del fuoco hanno scoperto a partire dal Trono di spade.

Non solo, il libro contiene gli alberi genealogici completi delle case Targaryen, Stark e Lannister e una gran quantità di mappe e di illustrazioni a colori.

The World of Ice and Fire sarà pubblicato negli Stati Uniti il 28 ottobre del 2014, dopo essere stato rinviato in passato perché Martin non aveva ultimato in tempo i suoi testi. La data dell’edizione italiana non è ancora stata ufficialmente annunciata, ma la casa editrice Mondadori ha fatto sapere che sarà per l’autunno. Non ci sono novità riguardo alla pubblicazione di The Winds of Winter, ma per chi ama il mondo creato da Martin nei prossimi mesi arriverà comunque una bella sorpresa.

 
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WikiLeaks: ecco l'accordo segreto per il liberismo selvaggio da l'espresso

Post n°11581 pubblicato il 23 Giugno 2014 da Ladridicinema

Si chiama Tisa (Trade in Services Agreement) il documento che l'Espresso è in grado di rivelare grazie all'organizzazione di Assange. Un trattato internazionale di lobby e governi per liberalizzare i servizi: dai dati personali alla sanità passando per le assicurazioni. Sarebbe la vittoria definitiva della finanza sulla politica

DI STEFANIA MAURIZI
19 giugno 2014

WikiLeaks: ecco l'accordo segreto per il liberismo selvaggio Un trattato internazionale che potrebbe avere enormi conseguenze per lavoratori e cittadini italiani e, in generale, per miliardi di persone nel mondo, privatizzando ancora di più servizi fondamentali, come banche, sanità, trasporti, istruzione, su pressione di grandi lobby e multinazionali. Un accordo che viene negoziato nel segreto assoluto e che, secondo le disposizioni, non può essere rivelato per cinque anni anche dopo la sua approvazione.

L'Espresso è in grado di rivelare parte dei contenuti del trattato grazie a WikiLeaks, l'organizzazione di Julian Assange, che lopubblica in esclusiva con il nostro giornale e con un team di media internazionali, tra cui il quotidiano tedesco “Sueddeutsche Zeitung”. Una pubblicazione che avviene proprio in occasione dell'anniversario dei due anni che Julian Assange ha finora trascorso da recluso nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra, come ricorda l'organizzazione .

GUARDA IL DOCUMENTO IN ESCLUSIVA 

Si chiama “Tisa”, acronimo di “Trade in services agreement”, ovvero “accordo di scambio sui servizi”. E' un trattato che non riguarda le merci, ma i servizi, ovvero il cuore dell'economia dei paesi sviluppati, come l'Italia, che è uno dei paesi europei che lo sta negoziando attraverso la Commissione Europea. Gli interessi in gioco sono enormi: il settore servizi è il più grande per posti di lavoro nel mondo e produce il 70 per cento del prodotto interno lordo globale. Solo negli Stati Uniti rappresenta il 75 per cento dell'economia e genera l'80 per cento dei posti di lavoro del settore privato. L'ultimo trattato analogo è stato il Gats del 1995.

A sedere al tavolo delle trattative del Tisa sono i paesi che hanno i mercati del settore servizi più grandi del mondo: Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda, Canada, i 28 paesi dell'Unione Europea, più Svizzera, Islanda, Norvegia, Liechtenstein, Israele, Turchia, Taiwan, Hong Kong, Corea del Sud, Giappone, Pakistan, Panama, Perù, Paraguay, Cile, Colombia, Messico e Costa Rica. Con interessi in ballo giganteschi: gli appetiti di grandi multinazionali e lobby sono enormi.

La più aggressiva è la “Coalition of Services Industries”, lobby americana che porta avanti un'agenda di privatizzazione dei servizi, dove Stati e governi sono semplicemente visti come un intralcio al business: «Dobbiamo supportare la capacità delle aziende di competere in modo giusto e secondo fattori basati sul mercato, non sui governi», scrive la Coalition of Services Industries nei suoi comunicati a favore del Tisa, documenti che sono tra i pochissimi disponibili per avere un'idea delle manovre in corso.

Bozze del trattato, informazioni precise sulle trattative non ce ne sono. Per questo il documento che oggi l'Espresso può rivelare, pubblicato da WikiLeaks, è importante. Per la prima volta dall'inizio delle trattative Tisa viene reso pubblico il testo delle negoziazioni in corso sulla finanza: servizi bancari, prodotti finanziari, assicurazioni. Il testo risale al 14 aprile scorso, data dell'ultimo incontro negoziale – il prossimo è previsto a giorni: dal 23 al 27 giugno – ed è un draft che rivela le richieste delle parti che stanno trattando, mettendo in evidenza le divergenze tra i vari paesi, come Stati Uniti e Unione Europea, e quindi rivelando le diverse ambizioni e agende nazionali.

Segretezza. A colpire subito è la prima pagina del file, che spiega come il documento debba restare segreto anche se può essere discusso utilizzando canali non protetti: «Questo documento deve essere protetto dalla rivelazione non autorizzata, ma può essere inviato per posta, trasmesso per email non secretata o per fax, discusso su linee telefoniche non sicure e archiviato su computer non riservati. Deve essere conservato in un edificio, stanza o contenitore chiusi o protetti». E il documento potrà essere desecretato «dopo cinque anni dall'entrata in vigore del Tisa e, se non entrerà in vigore, cinque anni dopo la chiusura delle trattative».

Pare difficile credere che, nonostante la crisi senza precedenti che ha travolto l'intera economia mondiale, distruggendo imprese, cancellando milioni di posti di lavoro e, purtroppo, anche tante vite umane, le nuove regole finanziarie mondiali vengano decise in totale segretezza. Ma una spiegazione c'è: Tisa è l'eredità del “Doha Round”, la serie di negoziati iniziati a Doha, Qatar, nel 2001, e condotti all'interno dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto), per la globalizzazione e la liberalizzazione dell'economia, che ha scatenato proteste massicce in tutto il mondo e che è fallito nel 2011, dopo dieci anni di trattative che hanno visto contrapposti il mondo sviluppato, Stati Uniti, Giappone Unione Europea, e quello in via di sviluppo, India, Cina, America Latina.

Con il fallimento del Doha Round, gli Stati Uniti e i paesi che spingono per globalizzazione e liberalizzazioni, hanno spostato le trattative in un angolo buio (impossibile definirlo semplicemente discreto, vista la segretezza che avvolge le negoziazioni e il testo dell'accordo), lontano dall'Organizzazione mondiale del Commercio, per sfuggire alle piazze che esplodevano in massicce, e a volte minacciose e violente, proteste no global. Il risultato è il Tisa, di cui nessuno parla e di cui pochissimi sanno. Eppure questo accordo condizionerà le vite di miliardi di persone.

Cosa prevede il Tisa? Impossibile capirlo con certezza fino a quando l'intera bozza dell'accordo non sarà disponibile, ma il draft sui servizi finanziari rivelato oggi da WikiLeaks rivela un trend chiarissimo. «Il più grande pericolo del Tisa è che fermerà i tentativi dei governi di rafforzare le regole nel settore finanziario», spiega Jane Kelsey, professoressa di legge dell'Università di Auckland, Nuova Zelanda, nota per il suo approccio critico alla globalizzazione. «Il Tisa è promosso dagli stessi governi che hanno creato nel Wto il modello finanziario di deregulation che ha fallito e che è stato accusato di avere aiutato ad alimentare la crisi economica globale», sottolinea Kelsey. «Un esempio di quello che emerge da questa bozza filtrata all'esterno dimostra che i governi che aderiranno al Tisa rimarranno vincolati ed amplieranno i loro attuali livelli di deregolamentazione della finanza e delle liberalizzazioni, perderanno il diritto di conservare i dati finanziari sul loro territorio, si troveranno sotto pressione affinché approvino prodotti finanziari potenzialmente tossici e si troveranno ad affrontare azioni legali se prenderanno misure precauzionali per prevenire un'altra crisi».

Il tesoro dei dati. L'articolo undici del testo fatto filtrare da WikiLeaks non lascia dubbi su come i dati delle transazioni finanziarie siano al centro delle mire e delle agende dei Paesi che trattano il Tisa. Nel testo, Unione Europea, Stati Uniti e Panama, noto paradiso fiscale, portano avanti proposte diverse. L'Europa richiede che «nessun paese parte delle trattative adotti misure che impediscano il trasferimento o l'esame delle informazioni finanziarie, incluso il trasferimento di dati con mezzi elettronici, da e verso il territorio del paese in questione». L'Unione europea precisa che, nonostante questa condizione, il diritto da parte di uno Stato che aderisce al Tisa di proteggere i dati personali e la privacy rimarrà intatto «a condizione che tale diritto non venga usato per aggirare quanto prevede questo accordo». Panama, invece, mette le mani avanti e chiede di specificare che « un paese parte dell'accordo non sia tenuto a fornire o a permettere l'accesso a informazioni correlate agli affari finanziari e ai conti di un cliente individuale di un'istituzione finanziaria o di un fornitore cross-border di servizi finanziari». Gli Stati Uniti, invece, sono netti: i paesi che aderiscono all'accordo permetteranno al fornitore del servizio finanziario di trasferire dentro e fuori dal loro territorio, in forma elettronica o in altri modi, i dati. Punto. Nessuna precisazione sulla privacy, da parte degli Stati Uniti.

Quello che colpisce di questo articolo del Tisa sui dati è che risulta in discussione proprio mentre nel mondo infuria il dibattito sui programmi di sorveglianza di massa della Nsainnescato da Edward Snowden, programmi che permettono agli Stati Uniti di accedere a qualsiasi dato: da quelli delle comunicazioni a quelli finanziari. Ma mentre la Nsa li acquisisce illegalmente, nel corso di operazioni segrete d'intelligence e quindi la loro utilizzabilità in sede ufficiale e di contenziosi è limitata, con il Tisa tutto sarà perfettamente autorizzato e alla luce del sole.

In altre parole, il Tisa rende manifesto che la stessa Europa - che ufficialmente ha aperto un'indagine sullo scandalo Nsa in sede di 'Commissione sulle libertà civili, la giustizia e gli affari interni' del Parlamento Europeo (Libe) - sta contemporaneamente e disinvoltamente trattando con gli Stati Uniti la cessione della sovranità sui nostri dati finanziari per ragioni di business. E sui dati, i lobbisti americani della 'Coalition of services industries', che spingono per il Tisa, non sembrano avere dubbi: «Con il progresso nella tecnologia dell'informazione e delle comunicazioni, sempre più servizi potranno essere forniti all'utente per via elettronica e quindi le restrizioni sul libero flusso di dati rappresentano una barriera al commercio dei servizi in generale».

Fino a che punto può arrivare il Tisa? Davvero arriverà a investire servizi fondamentali come l'istruzione e la sanità? L'Espresso ha contattato 'Public Services International', (Psi) una federazione globale di sindacati che rappresentano 20 milioni di lavoratori nei servizi pubblici di 150 paesi del mondo. L'italiana Rosa Pavanelli, prima donna alla guida del Psi dopo una vita alla Cgil, non sembra avere dubbi che le negoziazioni del Tisa mirano a investire tutti i servizi, non solo quelli finanziari, quindi anche «sanità, istruzione e tutto il discorso della trasmissione dei dati». E per l'Italia chi sta trattando? «L'Italia, come la maggior parte dei paesi europei, ha delegato alla Commissione europea», spiega sottolineando la «grande segretezza intorno al Tisa». Daniel Bertossa, che per Public Services International sta cercando di seguire e analizzare le trattative, racconta a l'Espresso che, anche se nessuno lo ha reso noto, «per ragioni tecniche che hanno a che fare con il Wto, noi sappiamo che il Tisa punta a investire tutti i servizi e i paesi che stanno negoziando sono molto espliciti sul fatto che vogliono occuparsi di tutti i servizi». Perfino quelli nel settore militare che «sempre più fa ricorso al privato», spiega Bertossa, sottolineando quanto sia problematica la riservatezza intorno ai lavori del trattato e il fatto che sia condotto al di fuori del Wto, che,«pur con tutti i suoi problemi, perlomeno permette a tutti i paesi di partecipare alle negoziazioni e rende pubblico il testo delle trattative». Invece, per sapere qualcosa del Tisa c'è voluta WikiLeaks. Ai signori del mercato, stavolta, è andata male.
 
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CHINATOWN: 40 ANNI DI UN CAPOLAVORO da movieplayer

Post n°11580 pubblicato il 23 Giugno 2014 da Ladridicinema
 
Tag: news, STORIA

 

Esiste un oscuro connubio tra fascinazione e repulsione nell'indagine sul Male che costituisce il fulcro del cinema diRoman Polanski, fin dagli esordi del regista polacco.

Un Male da indicare non a caso con la lettera maiuscola, in quanto si tratta inesorabilmente di un Male metafisico, che da un principio di concretezza - e cosa vi è di più concreto di una detection poliziesca? - si trasfigura nell'impalpabilità della pura astrazione: le allucinazioni di Catherine Deneuve inRepulsion (un titolo rivelatore) e dello stesso Polanski ne L'inquilino del terzo piano, la minaccia invisibile de L'uomo nell'ombra (dove perfino il ghostwriter diEwan McGregor è un "fantasma" privato del nome), oltre ovviamente aRosemary's baby, film sulla personificazione del Male assoluto - Satana - ma senza che ce ne vengano mai mostrate le fattezze.

Perché il Male, e Polanski lo sa bene, si annida nelle profondità dell'animo umano, e si manifesta solo negli occhi di chi ha l'ardore (o la fatale imprudenza?) di osservarlo dritto in faccia: lo sguardo terrorizzato di Rosemary / Mia Farrow al cospetto della culla maledetta, per esempio, o quello del detective Jake Gittes (e il detective, in inglese, è chiamato private eye, "occhio privato") nella sequenza finale di Chinatown, il massimo capolavoro nella carriera del cineasta nato a Parigi nel 1933.

Un capolavoro fuori dal tempo
Chinatown: Faye Dunaway e Jack Nicholson in un momento del film

Partorito dalla formidabile penna di Robert Towne, il quale si aggiudicò il premio Oscar per la miglior sceneggiatura (su un totale di ben undici nomination), Chinatown, ultima produzione americana di Polanski, è uno di quei film che non soltanto si sono rivelati capaci di penetrare nell'immaginario cinematografico (obiettivo riuscito del resto ad innumerevoli pellicole nate durante l'irripetibile decennio della New Hollywood), ma che di fatto hanno riscritto i codici di un genere ormai cristallizzato quale il noir, innervandolo di pulsioni inedite e modernissime. Inserito puntualmente dall'American Film Institute in cima alle classifiche dei migliori film di sempre, a quarant'anni dalla sua uscita originaria Chinatown ha mantenuto inalterata tutta la sua cupa bellezza, insieme a quell'aura quasi mitica che ben si addice ad un'opera "fuori dal tempo", in grado di stupire, coinvolgere ed ammaliare ancora oggi come quattro decenni fa. Un'opera nella quale si esprimono al massimo grado la poetica e l'estetica proprie di un autore per il quale la "cognizione del dolore", l'intrinseca sfiducia per le sorti di un'umanità soggiogata da istinti autodistruttivi, rappresentano il fondamentale punto di partenza per qualunque racconto, nel segno di una negazione del determinismo che coincide piuttosto con il suo radicale rovesciamento: la presa di coscienza dell'ineluttabilità del Male.

Jack Nicholson: lo sguardo del detective
Chinatown: Jack Nicholson in una scena del film

Parlavamo dello sguardo: in Chinatown l'occhio, e di conseguenza il punto di vista privilegiato, è quello di Jake Gittes, rude detective privato la cui figura, fra pragmatismo e tagliente ironia, pare ricalcata su quella degli eroi archetipici del genere hard boiled, come Sam Spade o Philip Marlowe. A prestare il volto a Jake Gittes, ingaggiato per quello che sembrerebbe un banale caso di infedeltà coniugale e poi trascinato in un intrigo assai più complesso, è un memorabile Jack Nicholson, attore-simbolo del grande cinema americano degli anni Settanta (Cinque pezzi faciliL'ultima corvè,Qualcuno volò sul nido del cuculo), che per la maggior parte del film presenta una vistosa fasciatura sul naso, dovuta alla ferita infertagli da un sicario impersonato dallo stesso Polanski (in un gustoso cameo). Già a partire dalle sequenze iniziali, in più occasioni la cinepresa aderisce alla prospettiva di Jake, arrivando ad adoperare delle soggettive - o pseudo-soggettive - che riflettono sul piano visivo la focalizzazione dello spettatore a livello narrativo. In fondo, nella sua natura di detective story,Chinatown è anche un film sullo sguardo come principale veicolo dell'azione cognitiva messa in atto dall'investigatore nel suo sforzo di decifrare la realtà: in numerosi casi Jake osserva, legge, spia - emblematica l'immagine della coppia da lui pedinata riflessa nell'obiettivo della macchina fotografica - ma non sempre riesce a vedere veramente, a penetrare oltre il velo illusorio delle menzogne e degli inganni.

Faye Dunaway: la femme fatale
Chinatown: Faye Dunaway in una scena

Al fianco di Jack Nicholson, l'altra indimenticabile protagonista diChinatown è una stupenda Faye Dunaway, attrice dal carisma magnetico, fortemente voluta da Polanski (i produttori avrebbero preferito Jane Fonda) per il ruolo dell'affascinante Evelyn Mulwray, moglie dell'uomo che Jake Gittes è stato incaricato di seguire. Ma la Dunaway, interprete in quegli stessi anni di altri due capolavori seminali (Gangster Story e Quinto potere), non si limita a ricalcare l'archetipo della femme fatale o della "donna in pericolo" così ricorrente nel noir: la sua Evelyn è invece una dark lady misteriosa e sfuggente, che dietro una fredda eleganza - si veda la scena in cui indossa l'abito nero e il cappellino con veletta - nasconde indicibili abissi di tormento. Come la maggior parte dei personaggi femminili del cinema di Polanski (Rosemary, la Carol di Repulsion e molti altri ancora), Evelyn cela inquietudini inconfessabili e convive con un passato troppo mostruoso affinché possa prendere forma, anche solo verbalmente; e infatti, nella scena madre del film Evelyn rivelerà il suo sconvolgente segreto attraverso un procedimento dialettico che agisce quasi come un sillogismo, ma senza nominare in maniera esplicita l'orrore alla radice della propria sofferenza.

"Il futuro, Mr. Gittes"
Chinatown: John Huston in una scena del film

L'altro personaggio che si staglia con forza indelebile nella Los Angeles che fa da cornice alla vicenda di Chinatown è Noah Cross, l'ambiguo milionario legato in qualche modo all'omicidio del marito di Evelyn, Hollis Mulwray (Darrell Zwerling), ingegnere capo del Dipartimento per l'acqua e l'energia elettrica della città. A calarsi in questo ruolo breve ma estremamente significativo è un'autentica leggenda della Hollywood del passato: John Huston, regista fra l'altro, nel lontano 1941, del film capostipite del filone hard boiledIl mistero del falco, e occasionalmente anche attore, qui nella sua prova più celebre. Pacato, affabile, addirittura mellifluo, Noah Cross incarna l'essenza del Male, declinato in un duplice aspetto: la corruzione, strumento di un'avidità sfrenata che ha letteralmente prosciugato la San Fernando Valley, fino a trasformarla in un'ampia distesa arida e desolata; e la violenza applicata alla sfera privata, in cui i vincoli familiari - come nella tragedia greca - sono all'origine di un misfatto destinato a segnare irrevocabilmente le vittime di turno, secondo una concezione dell'ereditarietà del peccato che richiede di essere espiato nel sangue. E paradossalmente, in una dimensione narrativa in cui il tempo pare sospeso e annullato (il passato è soggetto ad una rimozione, tanto per Jake quanto per Evelyn), il mefistofelico Noah Cross è l'unico a proiettarsi verso una temporalità altra; alla sprezzante domanda di Jake, "Che cosa può comprarsi che già adesso non abbia?", Cross risponde senza esitare: "Il futuro, Mr. Gittes... il futuro".

Il mistero dell'acqua
Chinatown: una scena con Jack Nicholson

Ancora una volta, l'acqua nel cinema di Polanski assume un'imprescindibile connotazione simbolica; ma non, come accade in genere, in senso vivificante, come un corrispettivo del liquido amniotico, e quindi elemento di purificazione e di (ri)nascita. Al contrario, per Polanski l'acqua è associata al suo stato liquido, e pertanto risulta qualcosa di mutevole, indefinibile ed incontrollabile: il perfetto contrappunto di tutto ciò che afferisce alla sfera del misterioso, e spesso perfino della morte. Una relazione metaforica già impostata dal regista fin dal suo lungometraggio di debutto, Il coltello nell'acqua del 1962 (e ripresa successivamente anche in Frantic e ne L'uomo nell'ombra), che ritorna in Chinatown in una molteplicità di occorrenze. Innanzitutto, l'acqua è fin dall'inizio la chiave del mistero sul quale sta indagando Jake Gittes: Hollis Mulwray è al centro del clamore mediatico per la sua ferma opposizione al progetto per un nuovo bacino idrico nella San Fernando Valley, e ad innescare il plot è proprio la siccità che ha colpito Los Angeles; l'appostamento di Jake, per cogliere in flagrante Mulwray con la sua giovane amante, ha luogo nel laghetto di un parco pubblico; l'unica occasione in cui Polanski ci mostra un primissimo piano del volto di Mulwray è quando il cadavere dell'uomo viene ripescato dalle acque del fiume (l'acqua come elemento mortifero, appunto); l'indizio che offre la soluzione all'omicidio verrà ritrovato nello stagno della villa di Mulwray; oltre ai rimandi biblici (il diluvio universale) insiti nel nome Noah. Non stupisce dunque che l'acqua compaia più volte nelle conversazioni fra i personaggi; interrogato sulla presunta onestà di un polizotto, Jake replica serafico: "Deve nuotare anche lui nelle stesse acque in cui nuotiamo tutti".

Rileggere il noir
Chinatown: un momento del film con Faye Dunaway e Jack Nicholson

In Chinatown, l'eclettico Polanski si confronta con le regole e gli stilemi di un genere, il noir, ancorato ad un universo cinematografico solidamente classico: quello dei film polizieschi degli anni Quaranta, ispirati alla narrativa di Dashiell Hammett e Raymond Chandler e interpretati da attori come Humphrey Bogart. L'operazione polanskiana, tuttavia, non si può racchiudere entro i confini di un mero - e magari anacronistico - omaggio cinefilo alle vestigia del passato, benché l'ambientazione della pellicola sia la Los Angeles del 1937 (come quella di molti noir d'annata, insomma) e l'intreccio recuperi diversi cliché di quell'antico filone ormai in disuso. Ogni singola sequenza di Chinatown appare contrassegnata dalla consapevolezza che tale sistema di riferimenti e di stereotipi debba essere ricondotto necessariamente alla visione del suo autore: quello spaventoso conglomerato di ossessioni ed atrocità che si agitano appena al di sotto di una superficie di struggente romanticismo. Un romanticismo - lontano anni luce da qualunque sospetto di maniera - al quale forniscono un contributo essenziale la fotografia di John A. Alonzo, fra esterni assolati e sbiaditi e sequenze notturne immerse nella tenebra più nera, e la meravigliosa colonna sonora di Jerry Goldsmith, scandita da note di ineffabile malinconia. Appena un anno prima, un altro grande maestro della settima arte, Robert Altman, aveva deciso di cimentarsi con il noir (e più precisamente con la letteratura chandleriana) con Il lungo addio, altro magistrale esempio di rilettura di un genere, ma in una direzione assai differente rispetto a quella di Polanski - laddove l'obiettivo di Altman consisteva in una decostruzione squisitamente postmoderna e ferocemente iconoclasta di un modello canonico.

"Lascia stare, Jake... è Chinatown"
Chinatown: l'affascinante Faye Dunaway in una scena del film

La ricerca di una verità frastagliata e dalle sembianze ingannevoli, il tentativo di imporre un ideale di giustizia in un mondo depravato e marcescente, culminano negli ultimi minuti del film in una climax a dir poco sublime nella sua implacabile crudeltà. Un epilogo di straziante crudezza, in cui il proverbiale pessimismo polanskiano ebbe la meglio sul finale previsto dal copione originale di Towne (che infatti litigò furiosamente con il regista). D'altra parte, è solo nella sezione conclusiva del film che i percorsi di Jake Gittes e degli altri personaggi convergono nel quartiere di Chinatown, evocato in precedenza nei dialoghi, alla stregua di un funesto presagio, e ora teatro dell'impossibile risoluzione di conflitti che non saranno mai davvero rimarginati. Chinatown, microcosmo in cui le pretese di legalità non hanno più nessun vigore, nelle parole di Jake assurge alla condizione di "non luogo": non un autentico spazio fisico, quanto piuttosto un angolo della memoria confinato in un passato da obliterare. È anche per questo che il finale del film assume quasi i contorni di un incubo, con i volti di cinesi senza nome che emergono dal sipario della notte, confondendosi gli uni agli altri, spettatori silenziosi dell'ultimo atto della tragedia a cui stiamo assistendo. Una tragedia al termine della quale non trapela alcun barlume di speranza, ma solo la dolorosa constatazione di un fallimento connaturato alla nostra stessa esistenza. Come ci suggerisce Polanski, di fronte alle rovine lasciate dal Caos non ha più senso provare ad opporsi: "Lascia stare, Jake... è Chinatown".

 
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20 personaggi dei Simpson che forse non vedrete più

Post n°11579 pubblicato il 23 Giugno 2014 da Ladridicinema
 

edna caprapall

Il personaggio della maestra Caprapall sarà ritirato dopo la morte della doppiatrice, e non è la prima volta che succede

I personaggi dei Simpson non crescono né invecchiano. Negli anni però sono stati introdotti personaggi e storie secondarie che hanno man mano arricchito la trama orizzontale della serie, fornendole una qualche continuità temporale (il matrimonio e la paternità di Apu, il commesso del Jet Market; i continui riferimenti all’omosessualità di Waylon Smithers, l’assistente di Mr. Burns; il rapporto di Krusty il Clown con il padre e di Bart Simpson con Telespalla Bob, e così via). La maggior parte degli episodi tende a ricreare la situazione di partenza – Bart frequenta la quarta elementare da 25 stagioni – ma alcuni eventi e situazioni vengono portati avanti nella trama complessiva: è il caso della morte o del ritiro di alcuni personaggi, la cui scomparsa viene solitamente rispettata negli episodi successivi.

Quelli che seguono sono 20 personaggi rilevanti che – per un motivo o per l’altro – sono morti durante la serie oppure sono stati ritirati: una lista più completa, che comprende cioè anche i personaggi molto più che secondari, la trovate qui.

 
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Oliver Stone, il suo nuovo film sarà la storia della “talpa” Edward Snowden da il fatto quotidiano

Post n°11578 pubblicato il 20 Giugno 2014 da Ladridicinema
 

Il regista adatterà The Snowden Files: The Inside Story of the World’s Most Wanted Man, il puntuale resoconto dello scandalo NSA firmato dal giornalista del Guardian Luke Harding
Oliver Stone, il suo nuovo film sarà la storia della “talpa” Edward Snowden

E chi se non lui, Oliver Stone? Se Ken Loach a Cannes ne aveva tessuto le lodi, “è un eroe”, il collega d’Oltreoceano fa di più: Edward Snowden lo porta al cinema. È una notizia, ma non lo è: Stone è l’occhio dell’America contro, il guastatore dietro la macchina da presa, la talpa del Sistema. Dunque, come non considerare Snowden un fratello, un exemplum da inserire nella propria impegnata, appassionata – e arrabbiata – filmografia?

Dopo aver raccontato, con esiti alterni, il Vietnam (Platoon), Kennedy (JFK), l’11 settembre (World Trade Center) e Bush figlio (W.), dopo aver ritratto in doc Fidel Castro e Hugo Chavez, dopo aver ricostruito in tv la Untold History of the United States, poteva esimersi dal consegnare al buio in sala la gola profonda della National Security Agency stelle & strisce, di cui Snowden consegnò migliaia di documenti riservati all’ex editorialista del Guardian Glenn Greenwald nel giugno 2013? Il quotidiano britannico è della partita, perché con il fido produttore Moritz Borman Stone adatterà The Snowden Files: The Inside Story of the World’s Most Wanted Man, il puntuale resoconto dello scandalo NSA firmato dal giornalista del Guardian Luke Harding: “È una delle storie più importanti del nostro tempo. Una vera sfida”, l’ha salutata il regista. Per alcuni (la maggioranza) un traditore, per altri un patriota, Snowden ha incassato l’asilo temporaneo in Russia, ma starebbe considerando l’opzione Brasile: certo, viceversa, è che negli Usa lo attendono 30 anni di galera.

Eppure, da Repubblicano insofferente del programma di sorveglianza della NSA, avrebbe agito per amor di patria, e il “suo” regista certifica: “Per me, Snowden è un eroe. Ha rivelato segreti – diceva già l’anno scorso – che tutti dovremmo conoscere, ha dimostrato che gli Stati Uniti hanno ripetutamente violato il quarto emendamento”. Leaks chiamano leaks, e in cantiere c’è un altro film su Snowden , tratto dal libro di Greenwald No Place to Hide e patrocinato dai produttori di James Bond Michael Wilson e Barbara Broccoli, ma noi rimaniamo negli States, il cui cinema hollywoodiano e non si conferma il migliore antidoto agli Usa stessi, e Putin ci perdoni. Allargando le maglie dello showbiz, ibridando indagine ed entertainment, puntando alla testa e insieme alla pancia (e al cuore), l’America si racconta per quel che è, scandali, fallimenti e autopsie di una nazione compresi. Stone non è il solo a portare la croce sullo schermo, anzi. Dopo lo sminatore in Iraq diThe Hurt Locker, dopo la caccia a Osama bin Laden di Zero Dark ThirtyKathryn Bigelow non molla la presa sull’America oggi: dal libro del giornalista del New York Times Anand GiridharadasThe True American: Murder and Mercy in Texas, affiderà all’ottimo Tom Hardy il misconosciuto e famigerato Mark Stroman, l’autoproclamato “American terrorist” e “Arab slayer” che per “vendicare” l’11 settembre uccise due commessi, un pachistano e un indiano, e sparò in faccia al bengalese Raisuddin Bhuiyan. Sopravvissuto, l’uomo chiese invano una condanna più mite per Stroman, che venne giustiziato nel 2011. Abissi e redenzione made in the USA, che la Bigelow, unica regista donna ad aver vinto l’Oscar, porterà al cinema con il sodale sceneggiatore Mark Boal. E non è finita: archiviato il musical Jersey Boys, l’84enne Clint Eastwood presto trasformerà l’originario progetto di Steven Spielberg American Sniper, un’altra storia vera. Quella del Navy SEAL Chris Kyle (Bradley Cooper), il meglio cecchino nella storia dell’esercito Usa: dopo aver eliminato 160 nemici, “il diavolo di Ramadi”, come lo apostrofarono gli iracheni, è stato ammazzato l’anno scorso da un marine affetto da disturbo post-traumatico da stress. Fuoco amico, quello del cinema americano.

 
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