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Messaggi di Settembre 2015

 

La prima luce

Post n°12615 pubblicato il 27 Settembre 2015 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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#iostoconerri La parola o è libera oppure non è parola

Post n°12614 pubblicato il 27 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

da https://www.change.org/p/iostoconerri-la-parola-o-%C3%A8-libera-oppure-non-%C3%A8-parola?recruiter=38232593&utm_source=share_petition&utm_medium=facebook&utm_campaign=autopublish&utm_term=mob-xs-no_src-no_msg&fb_ref=Default

Erri De Luca si è messo contro il potere dello Stato, ecco perché è sotto processo per le sue parole.

La procura di Torino - che ha chiesto otto mesi di reclusione per istigazione al sabotaggio - ha costituito un pool soltanto per la Tav, come per il terrorismo, come per la mafia. Questo fa pensare a interessi nei rapporti tra Italia e Francia che vanno oltre quello privato delle società che fanno i lavori.

Erri si è messo là in mezzo, facendo quello che uno scrittore deve fare: mettersi in mezzo alle cose con la parola. E, come sempre, ha centrato: ecco perché è letto da milioni di persone e non da qualche decina, ecco perché è processato per le sue parole. Ovvio è che altri andrebbero processati per istigazione a delinquere: basta pensare a tutto l'odio sociale che i leghismi generano per un voto in più (non di certo per la gratuità di un pensiero).

Ma è processato soltanto lui: ed è un bene per la parola libera, la sua, e quindi quella di tutti.

La parola o è libera - e quindi potente - oppure non è, è chiacchiera ininfluente, e muore come viene pronunciata.

Alla notifica del provvedimento giudiziario, lo scorso giugno, Erri De Luca aveva commentato: “Da scrittore, essere denunciato per aver espresso pubblicamente le mie convinzioni, rappresenta un riconoscimento, una sorta di premio letterario. Si tratta di un procedimento che ribadisce la giustezza delle mie convinzioni”.

Da cittadini, non possiamo permettere d'essere condannati per la parola, per il nostro pensiero. Non possiamo lasciare che il diritto inalienabile alla personale libertà di pensiero venga silenziato.

Io, da scrittore, mi faccio promotore di questa petizione perché, come ogni lettore, riconosco il peso terribile della parola, che soltanto ha il potere di farci liberi: solo nell'esercizio della parola risiede la nostra libertà.

Da utilizzatore del potere della parola scritta, sento il dovere di farmi partigiano e non tacere: una condanna per Erri De Luca è una condanna per tutti. La privazione della libertà di uno (il solo, sessantacinquenne, che ha parlato) è privazione della libertà di tutti.

Il silenzio da parte degli scrittori non mi stupisce, e men che meno, credo, ha stupito Erri: sempre, nel nostro Paese, quando uno scrittore nomina l'abisso - ovvero fa il suo lavoro - viene isolato dai più. Ci vogliono spalle forti per reggere il peso tremendo della libertà.

 
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Erri De Luca, una sentenza di condanna non sarà mai in nome del popolo italiano da il fatto quotidiano

Post n°12613 pubblicato il 27 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

Il pubblico ministero ha appena chiesto otto mesi di reclusioneper Erri De Luca. Non si può tutelare chi istiga all’illegalità, ha detto. Mi interrogo su quante volte io abbia istigato a commettere illeciti penali. Primo tra tutti, il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, che ho commesso io stessa ben più di una volta. Inutile dire che ne vado fiera.

Erri de Luca in Tribunale a Torino

La Tav va sabotata, aveva detto Erri in un’intervista. E – certo non evitarsi la galera, ma per continuare a esercitare quel diritto di parola che gli si vorrebbe togliere e che invece esige di spiegare le proprie stesse parole contrarie a chi non è in grado o colpevolmente finge di non comprenderle – ci ha raccontato nel suo libro (dal titolo, appunto, “La parola contraria”) i tanti significati del verbosabotare e come l’esercizio di grammatica non c’entri nulla con un processo nel quale lo Stato neanche si degna di entrare quale parte civile, lasciando a una ditta privata francese tutto l’onere di difendere un’opera pubblicamente definita quale strategica. Se condannato, Erri dovrà risarcire dei privati cittadini francesi. E perché non lo Stato italiano, che tanto sostiene essere essenziale per il Paese l’alta velocità per raggiungere Lione?

Ma mi faccia il piacere. I cittadini italiani non sono così idioti da farsi prendere in giro. E infatti a restare sola questa volta è stata l’accusa. La solidarietà a Erri De Luca è arrivata in massa lungo tutto questi mesi. E continuerà ad arrivare anche sotto le finestre di una galera. Ribellarsi a ordini ingiusti è la cosa più giusta che si possa fare, e la storia ce lo ha insegnato tante volte. Avere sempre in bocca la propria parola, e non quella di qualcun altro, è ciò che ci fa persone. E, se capita che questa sia una parola contraria, non ci faremo spogliare della dignità di uomini nel farcela zittire.

Ci dispiace che le energie e i costi della giustizia debbano essere usati per mettere a tacere le opinioni della gente invece che per fini più seri. Una sentenza di condanna per Erri non sarà mai in nome del popolo italiano. In tantissimi nei mesi scorsi hanno organizzato proteste, maratone di lettura, pagine web a sostegno di De Luca e della libertà di pensiero.

Il codice penale del 1930 va sabotato. E adesso processatemi.

 
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Perché sbagliano i sindaci che si oppongono alle riprese di Gomorra 2 da la stampa

Post n°12612 pubblicato il 27 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

Gli amministratori temono che le loro realtà siano condannate a essere ricordate come terre della malavita. Ma la realtà è peggio della fiction

Una scena della serie tv Gomorra

«Siamo nel pieno di una battaglia per ripristinare la legalità. Ho i miei vigili urbani, impegnati nei controlli, aggrediti per strada. Associare Giugliano a Gomorra 2 sarebbe sbagliato. Mia figlia è stata avvicinata da un suo coetaneo: “Tuo padre il sindaco ha impedito di girare Gomorra? Gli tirerei un calcio in bocca...”». Si sfoga Antonio Poziello, uno dei sindaci che ha detto no alle riprese della seconda serie di Gomorra, la fiction andata in onda su Sky. Ieri pomeriggio il primo ciak a Scampia, Napoli. Il presidente della Municipalità, Angelo Pisani (il legale amico di Diego Armando Maradona), arriva a dire che la fotografia di Scampia scattata da Gomorra «è vecchia di dieci anni. Oggi Scampia è liberata. Gomorra 2 è solo una operazione di marketing. Con l’aggravante che la serie TV ha prodotto e produrrà un effetto emulativo. Un ritorno al passato».  

 

Anche il sindaco di Afragola, Mimmo Tuccillo, paesone alle porte di Napoli, ha detto no alle riprese a Salicelle, un quartiere dormitorio nato con il post-terremoto del 1980. «La camorra? Certo che c’è. Ma non ho voluto condannare Salicelle al marchio di Gomorra. Proprio questa amministrazione - si giustifica - è impegnata in quel quartiere in un progetto di recupero, riqualificazione e integrazione e questo sforzo va rispettato». Insomma, niente Gomorra (2). Del resto quando il presidente dell’Antimafia, Rosy Bindi, ha parlato di camorra come elemento costitutivo di Napoli è partita un’autodifesa della città troppo interessata. 

 

 

 

È sempre stato così. La Napoli del sottoproletariato viveva di espedienti e contrabbando di sigarette negli anni Settanta. Ed era tollerata dal ceto politico amministrativo e dagli imprenditori impegnati in ben altre illegalità. Oggi arrestano imprenditori, amministratori locali, politici regionali per collusioni con Gomorra (e altre retate clamorose si annunciano). Tutto questo avviene nei comuni dell’area metropolitana di Napoli. La realtà è ben più grave della fiction. I territori dell’area metropolitana sono un immenso supermarket di droga. Lo Stato fa arresti e retate. E gli spazi lasciati vuoti diventano pretesto per guerre di potere con morti e feriti. Solo a Napoli, dall’inizio dell’anno ci sono stati 21 omicidi di camorra. 

 

Questa è una criminalità, per dirla con un pm antimafia, «deideologizzata e destrutturata». Una forma di gangsterismo urbano unito a un cartello diffuso di spacciatori di droga. L’ala militare della camorra legata a Cosa Nostra, i Casalesi, è stata sconfitta. Ma è riuscita a clonarsi. Ha passato il testimone a un gruppo di imprenditori mafiosi che a loro volta hanno cooptato amministratori locali, politici e funzionari pubblici. Sparare contro Gomorra 2 è un po’ voler nascondere quel buco nero che sempre di più sta diventando una voragine. 

 
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Tav e libertà. Lettera di Ascanio Celestini per Erri De Luca da http://giornaledellospettacolo.globalist.it

Post n°12611 pubblicato il 27 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

Lettera aperta di Ascanio Celestini al Pm Rinaudo.

 

di Ascanio Celestini


Erri De Luca se ne va in galera?

È un bravo scrittore o un incitatore di violenti?


E quale peso hanno le parole?


E quanto ci si accanisce contro di esse per paura di confrontarsi con la realtà?


Qualche giorno fa scriveva "lunedì prossimo, 21 settembre, entra l'autunno e io rientro nell'aula del processo" questo scriveva quello scrittore qualche giorno fa.

Oggi il pm Rinaudo ha chiesto 8 mesi di galera perché "nelle interviste rilasciate pubblicamente ha commesso incitazione a commettere il sabotaggio" e "quando De Luca parla, le sue parole hanno un peso determinante soprattutto sul movimento".

Allora le scrivo io caro Rinaudo.

Signor pm lei ha letto i libri che doveva leggere per passare gli esami. Certamente era uno bravo e si è preso una laurea importante.

Ma davvero crede che una rete venga tagliata perché Erri De Luca dice che non è un reato farlo? È così che si gioca con la legge? Sono giochi di parole?

Io scrivo e vorrei che le parole degli scrittori fossero davvero così tanto potenti, ma purtroppo non è così. I poeti possono dire quel che vedono, ma non prevedono molto e tanto meno muovono le masse. E per fortuna!

Ora vada a farsi un giro in valle (non la sto mandando a quel paese, ma solo in quella valle). Vada a parlare con quelli che ci vivono e comprenderà che in quella valle si tagliano le reti perché gli abitanti si sentono derubati della loro terra, non perché glielo dice Erri De Luca.

Ci vada. Non ci stia a ragionare troppo. I libri con le leggi li conosce a memoria. Ora porti le sue leggi tra le persone vive e non le applichi come se fossero teorie equilibristiche buone per passare gli esami e portarsi un pezzo di carta a casa.

Sappia che gli scrittori possono raccontare la realtà, ma difficilmente riescono a provocarla. Lei vuole condannare De Luca e si dimentica (o non lo sa e non lo vuole sapere) che ha detto semplicemente ciò che accade. Ma quale paura c'è dietro la sua richiesta di condanna? Ci pensi. Lo faccia per un minuto, poi torni alle sue sacre scritture penali. Ha paura della realtà o delle parole che la raccontano? Baci!

Ascanio Celestini.


Fonte: http://www.notav.info/post/ascanio-celestini-erri-de-luca-due-parole-sul-bisogno-di-mandare-in-galera-gli-scrittori-pericolosi/.

 
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Arianna

Post n°12610 pubblicato il 26 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

Poster

Arianna ha diciannove anni ma ancora non ha avuto il suo primo ciclo mestruale. Gli ormoni che il suo ginecologo le ha prescritto non sembrano avere effetto sul suo sviluppo, a parte un leggero ingrossamento del seno che però le provoca fastidio. All'inizio dell'estate, i suoi genitori decidono di riprendere possesso del casale sul lago di Bolsena dove Arianna era cresciuta fino all'età di tre anni e in cui non era ancora tornata. Durante la permanenza nella casa, antiche memorie cominciano a riaffiorare, tanto che Arianna decide di rimanere anche quando i genitori devono rientrare in città. I pomeriggi passano lenti e silenziosi, mentre Arianna comincia a indagare sul proprio corpo e sul proprio passato; l'incontro con la giovane cugina Celeste - così diversa e femminile rispetto a lei - e la perdita della verginità con un ragazzo della sua età, spingono Arianna a confrontarsi definitivamente con la vera natura della propria sessualità.

 
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Genitori

Post n°12609 pubblicato il 26 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

Poster

 

Una famiglia con un figlio disabile è una famiglia disabile? Genitori è un film documentario che si permette la libertà di entrare, immaginare e comprendere la realtà di famiglie che vivono l'esperienza con un figlio disabile. Negli ultimi sedici anni un gruppo di genitori (12 madri e 2 padri) si sono incontrati ogni quindici giorni per parlare della loro vita quotidiana e per trovare soluzioni al miglioramento della vita dei loro figli. Dopo tanti anni, il gruppo è diventato una micro-società con un suo equilibrio. Il gruppo è diventato anche una famiglia. Aiutare se stessi per prendersi cura degli altri è il concetto fondante di questo gruppo. Rimorso, paura, senso di colpa, gioia, rabbia, ricerca continua di soluzioni realizzabili, sono gli ingredienti dell'incontro eccezionale e quotidiano con queste persone che siedono in cerchio e identificano nel confronto e nella condivisione, beni comuni che possono contribuire a migliorare la loro vita...

  • FOTOGRAFIAAlberto Fasulo
  • MONTAGGIOJohannes Nakajima
  • PRODUZIONE: Nefertiti Film, Rai Cinema
  • DISTRIBUZIONE: Istituto Luce Cinecittà
  • PAESE: Italia
  • DURATA81 Min

 
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Un mondo fragile

Post n°12608 pubblicato il 26 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

Titolo originale: La tierra y la sombra

PosterIl film narra la storia di Alfonso, un vecchio contadino che, dopo diciassette anni, torna dalla sua famiglia per accudire il figlio Gerardo, gravemente malato. Al suo ritorno, ritrova la donna che era un tempo la sua sposa, la giovane nuora e il nipote che non ha mai conosciuto, ma il paesaggio che lo aspetta sembra uno scenario apocalittico: vaste piantagioni di canna da zucchero circondano la casa e un'incessante pioggia di cenere, provocata dai continui incendi per lo sfruttamento delle piantagioni, si abbatte su di loro. L'unica speranza è andare via, ma il forte attaccamento a quella terra rende tutto più difficile. Dopo aver abbandonato la sua famiglia per tanti anni, Alfonso ora cercherà di salvarla.
  • FOTOGRAFIAMateo Guzman
  • MONTAGGIOMiguel Schverdfinger
  • PRODUZIONE: Burning Blue, Ciné-Sud Promotion, Preta Portê Filmes, Topkapi Films
  • DISTRIBUZIONE: Satine Film
  • PAESE: Colombia
  • DURATA97 Min
NOTE:

Vincitore della Camera d'Oro per la miglior Opera Prima al Festival di Cannes 2015

 

 
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Staliking eva

Post n°12607 pubblicato il 26 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

Poster

Eva, ragazza dell'est straordinariamente bella appena arrivata a Milano per cercare successo come modella, viene subito a contatto con una serie di personaggi più interessati al suo corpo che al suo talento. Dopo un traumatico evento per cui Eva chiederà aiuto alla sua amica Cindy, la ragazza si ritroverà invischiata in una catena di omicidi perpetrati in nome di un antico rito occulto, dalle cui maglie dovrà cercare di sfuggire.

 
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La prima luce

Post n°12606 pubblicato il 23 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

Poster

Marco, giovane e cinico avvocato rampante, vive a Bari con la sua compagna Martina e il loro piccolo Mateo di 8 anni. Martina, latino americana, si è trasferita in Italia dopo aver conosciuto Marco. La nostra storia inizia quando il rapporto tra i due è ormai alla fine. Martina vuole tornare a vivere nel suo paese con Mateo ma questa scelta escluderebbe Marco e lui non glielo consente, troppo profondo è l'amore e il legame con suo figlio. Dopo un periodo lacerante, Martina decide di scappare insieme a Mateo e si reca nel suo paese facendo perdere ogni traccia. Il tempo per Marco inizia a scorrere più lento, non ha nessuna notizia di suo figlio e dopo un periodo di angoscia e sbandamento decide di andare a cercarlo. Una volta arrivato in Sud America si ritrova in una metropoli di 6 milioni di persone, indifferente e indecifrabile. Dopo lunghe e inconcludenti ricerche Martina e Mateo sembrano davvero essere svaniti nel nulla, ma...

  • MONTAGGIOSara PetraccaJacopo Quadri
  • PRODUZIONE: Paco Cinematografica S.r.l.; in collaborazione con Rai Cinema
  • DISTRIBUZIONE: BIM
  • PAESE: Italia
  • DURATA108 Min

 
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Sicario

Post n°12605 pubblicato il 23 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

Poster

Al confine tra Stati Uniti e Messico, in una zona dove non esiste la legge, Kate, un'agente dell'FBI idealista è arruolata da un agente del governo in una task force d'elite impegnata nella sempre più difficile guerra al traffico di droga. Guidati da un consulente dal passato discutibile, la squadra parte per una missione segreta che costringerà Kate a mettere in discussione tutto ciò in cui credeva, per poter sopravvivere.

NOTE:

Presentato in concorso al Festival di Cannes 2015.

 
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Ritorno alla vita

Post n°12604 pubblicato il 23 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

Titolo originale: Every Thing Will Be Fine

Poster

Il film racconta dodici anni nella vita di Tomas, uno scrittore americano in piena crisi creativa: la sua relazione con Sara, una ragazza dolce e convenzionale che poco capisce del suo mondo interiore; quella con l’editrice Ann e sua figlia Mina; il difficile rapporto con la scrittura, il successo critico e il riconoscimento intellettuale; il legame misterioso e indissolubile con la bellissima Kate, giovane madre di due bambini che vive negli spazi sconfinati del lago Ontario.

  • FOTOGRAFIABenoît Debie
  • MUSICHEAlexandre Desplat
  • PRODUZIONE: Neue Road Movies
  • DISTRIBUZIONE: Teodora Film
  • PAESE: Canada, Germania, Norvegia
  • DURATA100 Min

 
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Ghostbusters II

Post n°12603 pubblicato il 23 Settembre 2015 da Ladridicinema
 


Non servono molte presentazioni per i Ghostbusters; chi non conosce i 3 + 1 (in quota nera) acchiappa fantasmi di New York city che, durante una delle tante recessioni del sistema capitalistico statunitense, hanno deciso di mettersi in proprio e scacciare gli spettri dalle camere da letto e dai frigoriferi di mezza città?


Beh, nonostante nel primo capitolo abbiano catturato centinaia di fantasmi e distrutto un omino mash mellow alto 15 piani nel bel mezzo di New York, dopo 5 anni nessuno se li caca più, nessuno crede al paranormale e devono fare i conti con una serie di accuse, denunce e querele da cui non possono difendersi.

Fortuna vuole che un nuovo dio multidimensionale si appresta a venire in questo mondo, preceduto da un fiume sotterraneo di fluido carico di energie negative emanate dai newyorkesi...

...dio mio, ma chi cazzo li scrive questi film?

Ah, certo... Dan Aykroyd.
Perché non tutti sanno che il fan numero uno di Ghostbusters è proprio quello che l'ha scritto, il nostro Dan, ovvero il blues brother secco; grande indagatore dell'occulto e maniaco di tutto ciò che è assurdo, Dan se n'è uscito con una storia pazzesca, non nel senso buono del termine, su cui i produttori americani hanno felicemente versato dindini sperando di incassare finché il ferro era caldo (ricordiamoci che Ghostbusters fu un clamoroso botto al botteghino).

Il risultato è un misto di déjà vu (in pratica l'intero film è una copia spudorata del primo capitolo, scena per scena, situazione per situazione) e di un conato di vomito di zucchero: lo zucchero è buono e non dispiace mai, ma era meglio se non lo vomitavi.

Ci sono qua e là delle buone scene (l'intera scena iniziale di Egon sperimentatore su cavie umane è bellissima) e degli ottimi dialoghi, ma il totale è minore della somma e alla fine si rimane un po' indecisi su come giudicare un film che è la copia di un classico e che quindi viene spontaneo mettere nei classici quando invece, preso singolarmente, starebbe bene sullo scaffale alto, quello che devi prendere la scala e quindi non lo vedi mai.

Ecco, Ghostbusters II è quell'oggetto che hai preso in preda ad un temporaneo momento di euforia da shopping e che poi hai constatato essere una cincischia qualunque.

Forse questo è quello che succede quando incroci i flussi: esce un seguito ciofeca.

Titolo originale: Ghostbusters II
Regia: Ivan Reitman
Anno: 1989
Durata: 108 minuti

 
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Pecore in erba

Post n°12602 pubblicato il 23 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

Poster

Luglio 2006. Leonardo Zuliani è scomparso. Da Trastevere la clamorosa notizia diventa vera e propria emergenza nazionale mentre un innumerevole gruppo di seguaci si accalca davanti alla casa del giovane attivista. La mamma è disperata, il quartiere paralizzato. Alla televisione ogni canale parla di lui, tutte le autorità esprimono la loro solidarietà alla famiglia. Molti non vogliono crederci, forse sperano sia un'altra delle sue trovate. Genio della comunicazione, fumettista di successo, stilista visionario, scrittore di grido, attivista dei diritti civili: ma chi è veramente Leonardo?

NOTE:

Presentato al Festival di Venezia 2015 nella sezione Orizzonti.

 
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L'esigenza di unirmi ogni volta con te

Post n°12601 pubblicato il 23 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

Poster

Giuliana conduce una vita normale. E' sposata da dieci anni con Martino, un marito poco passionale e più preoccupato del lavoro che di rendere felice sua moglie. Una mattina, due malviventi armati irrompono nel supermercato in cui lavora. Giuliana e la sua collega sono terrorizzate dalle minacce dei rapinatori, fino a quando Leonardo, un affascinante poliziotto che ha conosciuto da poco, non arriva a salvarle la vita. Da quel momento, nonostante il disperato tentativo di resistere alla passione, tra i due nasce un'attrazione senza limiti, che li porta a scelte estreme pur di rimanere insieme. Così, i due dovranno rispondere a una domanda fondamentale: fino a che punto ci si può spingere per vivere il proprio amore?

  • FOTOGRAFIADario Germani
  • MONTAGGIOAndrea Gagliardi
  • PRODUZIONE: Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC), Apulia Film Commission, Atalante Film
  • DISTRIBUZIONE: Microcinema
  • PAESE: Italia
  • DURATA90 Min

 
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Film nelle sale da domani

Post n°12600 pubblicato il 23 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

 
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Ghostbusters

Post n°12599 pubblicato il 23 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

Locandina Ghostbusters - Acchiappafantasmi

Peter Venkman, Raymond Stantz ed Egon Spengler sono tre ricercatori esperti di fenomeni paranormali espulsi dall'Università. Non resta loro che mettersi in proprio e fondare un'impresa specializzata come 'acchiappafantasmi'. La prima cliente è Dana Barrett che nel proprio appartamento di West Central Park è stata oggetto di visite terrificanti di cui non sa darsi una spiegazione. È solo l'inizio di un'avventura che porterà i ghostbusters a dover cercare di salvare la città da una minaccia che proviene dall'antichità. 
Rivedere Ghostbusters a trent'anni dalla sua apparizione sugli schermi di tutto il mondo dove si trasformò (il gioco di parole è obbligato) in un assoluto blockbuster produce un effetto nostalgia in chi all'epoca era già uno spettatore attivo e ancora in gran parte 'cinematografico' (nel senso che le Vhs erano sul mercato da circa 8 anni e le sale erano ancora il luogo di fruizione privilegiato dei film). Perché non c'è dubbio che quegli effetti speciali oggi facciano un po' sorridere ma è altrettanto vero che il team di menti che aveva presieduto alla produzione era di un'eccellenza davvero fuori dal comune. Qualche esempio? John De Cuir, lo scenografo, aveva alle spalle 3 Oscar vinti e 11 nomination; Richard Edlund aveva curato gli effetti speciali di film come Poltergeist eIndiana Jones. I predatori dell'Arca perduta; Sheldon Kahn aveva montato Qualcuno volò sul nido del cuculo.Per non parlare di Elmer Bernstein al soundtrack e di Ray Parker jr. autore di una delle hits più famose della storia del cinema (una di quelle, per intenderci, che quando l'hai sentita una volta non la scordi più). Se la prima mezzora, nonostante l'inizio che a un giovane spettatore odierno potrebbe far venire in mente Harry Potter, scorre con lentezza a causa di qualche dialogo che oggi appare come decisamente troppo lungo, bisogna però pensare che la terminologia pseudoscientifica utilizzata all'epoca divenne un cult e molti appassionati ancora la ricordano senza dover ricorrere a un ripasso. 
Ci sono poi gli attori: un Bill Murray che la fa da padrone con uno stralunamento controllato che non vuole e non può nascondere lo sguardo assassino dello sciupa femmine contrapposto a un Rick Moranis nerd a tutto tondo destinato a demoniache imprese. Con loro un Dan Aykroyd e un Harold Ramis (attori e sceneggiatori) che si ritagliano ruoli che non sono mai di spalla. Alcune scene (una in particolare: quella dell'omino dei Marshmallows trasformato in un colosso pericolosamente sorridente) sono diventate dei cult. Tutto ciò fa sì che Ghostbusters (in 28^ posizione nella classifica delle 100 migliori commedie americane) meriti una ri/scoperta.

 
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Teorema

Post n°12598 pubblicato il 23 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

Io difendo il sacro perché è la parte dell'uomo che resiste meno alla profanazione del potere, che è la più minacciata dalle istituzioni delle Chiese". "Una storia religiosa: un Dio che arriva in una famiglia borghese: bello, giovane, affascinante, con gli occhi celesti. E ama tutti: dal padre alla serva. "Teorema, come indica il titolo, si fonda su un'ipotesi per absurdum. Il quesito è questo: se una famiglia borghese venisse visitata da un giovane dio, fosse Dioniso o Jehova, che cosa succederebbe? Parto dunque da una pura ipotesi".

Ecco come Pasolini spiega il titolo di questo film del '68 che è la versione cinematografica di un suo romanzo dello stesso anno.

Il film inizia con un'anticipazione dove un padrone ha donato la fabbrica ai suoi operai e il giornalista chiede: " l'ipotesi sarebbe questa un borghese in qualsiasi modo agisce sbaglia.... se la borghesia finisce per identificare tutta l'umanita coi borghesi, non ha più davanti a se una lotta di classe da vincere, ha davanti a sè delle nuove domande". Il film appunto mostra queste ipotesi e conferma il teorema di Pasolini (ricordiamo come per lui il cinema fosse qualcosa con una forte valenza sociale e politica) sulla costante e perpetua perdita della borghesiasulla perdità di sè nell'uomo moderno.

Si passa poi alla descrizione di un gruppo di famiglia dell'alta borghesia milanese col padre di famiglia (Massimo Girotti) che esce dalla sua fabbrichetta, il figlio Pietro che esce dal liceo Parini, la ragazza Odetta, "una vergine educanda" che esce di scuola tenendo nel quaderno la foto del padre e la moglie (Silvana Mangano) donna casta e pia che passa le sue giornate a leggere nella grande villa di famiglia.

Questa tranquillo quadretto familiare viene sconvolto dall'arrivo di un Ospite enigmatico, silenzioso ed affascinante che passa le giornate a leggersi le opere di Rimbaud.

Questo ragazzo finisce col sedurre ad uno ad uno tutti i membri della casa a partire dalla serva (interpretata splendidamente da Laura Betti) che cerca di suicidarsi con la canna del gas per resistere alla tentazione. L'Ospite la salva e si unisce a lei. Così poi con il figlio, la madre, la figlia e il padre. Queste unioni però hanno un sapore di qualcosa di tenero: sono i personaggi della famiglia che sono attratti dal giovane e loro che chiedono a lui di possederli, l'atteggiamento dell'Ospite non è malizioso, seduttivo ma è un atteggiamento paterno, che accarezza i famigliari e Pasolini aggiunge:"è il messaggero del Dio, di Jehovah che toglie i mortali dalla loro falsa sicurezza,che distrugge la buona coscienza, acquisita a poco prezzo, al riparo della quale vivono o piuttosto vegetano i benpensanti, i borghesi, in una falsa idea di sé stessi". Il rapporto fra autenticità e inautenticità è impossibile sul piano della comunicazione linguistica: infatti il giovane ospite non parla agli altri personaggi, non cerca di convincerli con le parole, bensì ha con tutti loro un rapporto d'amore."

Un bel giorno giunge una missiva, portata dal solito messaggero (Ninetto Davoli), che annuncia a tutti la partenza dell'Ospite. Tutti personaggi sono sconvolti e trasformati da quest'esperienza e strappa la maschera che copriva il niente, il vuoto, la falsa sicurezza di questi personaggi: il venire a contatto con la parte più sacra di sè, con l'amore, con la parte autentica dell'umano lascia questi personaggi in profonda crisi.

La figlia Odetta si rinchiude in una paralisi isterica che la isola dalla realtà finendo i suoi giorni in un sanatorio. La moglie si dà a rapporti promiscui con ragazzi che sembrano avere delle fattezze simili all'Ospite, mentre il figlio si da all'arte cercando di riprodurre, di rappresentare qualcosa che non è più presente finendo per pisciare sulle sue tele astratte e concludere che "l'artista non vale niente, è un essere inferiore che si contorce e striscia per sopravvivere"(credo che con questo Pasolini volesse attaccare un certo tipo di cultura che non si proponeva degli obiettivi etici e politici).

L'unica che riesce a cogliere il senso sacrale di questa visitazione è la serva che abbandona la villa e ritorna al paese natio, sacrificando tutta sè stessa alla speranza di ritorno dell'Ospite fino alla morte, trasformandosi in acqua sacra, che salva, che risana.Qui Pasolini ci aiuta ancora:"la società contadina (rappresentata nel film dalla serva), la quale possedeva in proprio il senso del sacro. Successivamente, questo sentimento del sacro si è trovato legato alle istituzioni ecclesiastiche, ed è talvolta degenerato fino alla ferocia, specie quando alienato dal potere. Ecco, in ogni caso il sentimento del sacro era radicato nel cuore della vita umana.

Il padre invece cerca di seguire il messaggio, la verità rivelata e dona la fabbrica ai suoi dipendenti e si spoglia di tutte le infrastutture finendo appunto nel deserto per gridare (sembra L'Urlo di Munch) la disperazione dell'uomo moderno che, spogliato delle sue cose superficiali acquisite col potere e il benessere, vede il suo niente, la sua inconsistenza.

Non voglio dare troppe spiegazioni al film ma credo che il grande Pasolini intendesse mostrare come gli uomini d'oggi, ormai schiacchiati nelle loro abitudini, con la maschere di sicurezza calate sul volto se venissero a contatto con qualcosa di sacro, di religioso in senso assoluto (e con questo termine credo Pasolini intenda forse la parte più autentica dell'esser umano...l'amore, l'Es, o non so...) non saprebbero cogliere questo sapere, entrando irrimediabilmente in crisi a differenza delle società passate.

Il film è un capalavoro in quanto lo trovo denso di poesia sia nelle splendide immagini ( la scena della contadina al tramonto ricorda i quadri di Millet) sia nelle musiche ( lo splendido Requiem di Mozart) che nella semplicità di raccontare anche attraverso le immagini di uno dei più grandi poeti italiani. Perfette le interpretazioni degli attori.

 
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Giovani ribelli

Post n°12597 pubblicato il 23 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

 
Locandina Giovani ribelli - Kill Your Darlings

Allen Ginsberg, figlio di un poeta e di una madre affetta da un disturbo mentale, entra alla Columbia University con una borsa di studio. Matricola sensibile e curiosa, incontra Lucien Carr, uno studente 'benestante' di stordente bellezza. Colpito dal singolare e rivoluzionario pensiero di Allen, Lucien lo conduce nel cuore della notte a Manhattan e nella casa di David Kammerer, 'bidello' col talento della scrittura. Amante âgée di Lucien, David ospita nel suo appartamento bohémien giovani scrittori col vizio della ribellione, da cui emergono Jack Kerouac e William Seward Burroughs. Decisi a cambiare la storia della letteratura e ignari di fare quella storia giorno dopo giorno, verso dopo verso, Allen e compagni sperimentano la vita e i loro romanzi preferiti. La gelosia di David per Lucien insinua però nel gruppo un'oscura inquietudine, costringendo i suoi membri a confronti diretti. Separati in seguito a un evento traumatico, i 'giovani poeti' impareranno fare i conti nella vita e sulla pagina con la loro coscienza.
Opera prima di John Krokidas, Kill Your Darlings ha il volto e l'urgenza di una generation che voleva cambiare il mondo e lo ha cambiato, creandone un altro e un canale di espressione 'altro' per dirlo. Archiviando l'elaborazione piatta e convenzionale di On the RoadKill Your Darlings coglie la generazione beat prima che diventi un movimento e prima che interpreti il movimento dell''andare'. Chiusi in appartamenti fumosi o nelle aule universitarie, troppo piccole e perbeniste per il loro eccezionale immaginario, Ginsberg, Kerouac e Burroughs 'stanno', muovendosi soltanto in viaggi lisergici che colgono il momento magico della creazione. 
Eludendo trappole e pericoli del genere biografico, John Krokidas realizza un noir che pesca nelle derive allucinogene dei suoi protagonisti, bravi ragazzi alle prese con l'atto creativo e sprofondati nelle proprie personali ambiguità. A partire dal Lucien di Dane DeHaan, (s)oggetto del desiderio conteso dall'Allen di Daniel Radcliffe e dal David di Michael C. Hall. Bionda fiamma del peccato, senza alcun talento se non la propria perfetta bellezza, Lucien è corpo che si offre e che tradisce, mantenendo fino alla fine tutta la sua enigmaticità di tentazione erotica. Poeta dozzinale, teme di sprofondare nella mediocrità per la mancanza di talento, a cui rimedia 'innamorando' poeti ed 'estorcendo' parole come fossero baci. 
Di lui si invaghisce il Ginsberg 'glabro' di Daniel Radcliffe, che 'uccide' l'adolescenza magica di Hogwarts e reprime il fascino divistico di Harry Potter, interpretando il vertice di un triangolo omosessuale. A Michael C. Hall, serial killer dibad guy per la Fox (Dexter) e corpo incombente nel debutto di Krokidas, spetta il compito di sottolineare la durezza antisentimentale del dark boy, aprendo una porta proibita ai corpi sottili dei giovani protagonisti, sporchi di inchiostro e attraversati da un'indeterminatezza eversiva. Ai limiti dell'alterazione onirica e alcolica si muovono invece il Kerouac di Jack Huston e il Burroughs di Ben Foster, semi eccentrici della ribellione esistenziale americana attecchiti nel cuore di New York. Ugualmente accecati dalla luce (Lucien) e affetti dalla 'nevrosi' da cui sono stati tentati, i predestinati alla gloria 'commetteranno' un crimine ideale per affermare il loro desiderio e le loro parole. L'iniziale esuberanza giovanile scivola così nel conflitto tra legge e desiderio, realtà e sogno, vecchio e nuovo che dice bene (anche) della lotta generazionale. 
Perché Kill Your Darlings è tutt'altro che l'origine del movimento beat, è piuttosto l'espressione di una nuova voce che cova la fantasia di morte dei propri padri ma contempla e applica la categoria di responsabilità. La pulsione vitalistica e la potenza anarchica di Ginsberg troveranno di fatto un senso e un 'padre' in un racconto che 'riprende' il passato, costituisce il suo autore e diventa esperienza soggettiva dell'eredità.

 
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3 days to kill

Post n°12596 pubblicato il 22 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

Locandina Three Days To Kill

Ethan è un agente della CIA vicino ai 60 anni. Quando scopre di avere una malattia terminale e quindi ancora pochi mesi di vita, cerca disperatamente di rimediare ai propri errori e riconciliarsi con la sua famiglia, da troppo tempo trascurata. Ma una agente dei servizi segreti ha in mente un'ultima missione per lui: Ethan, di fronte alla prospettiva di una cura miracolosa e segreta per il suo male, sarà costretto ad accettare. 
Sulla carta Three Days to Kill qualche motivo di interesse lo aveva: la curiosità di verificare le doti di action hero di Kevin Costner, in una versione matura e contemporanea del pilota di Revenge, in un mix con l'universo di Luc Besson, co-autore di una sceneggiatura vicina a Taken e affidata qui alla regia di McG (Charlie's Angels,Terminator: Salvation). Fatta salva l'apertura, però, con una sparatoria ben coordinata (notevole lo scontro a fuoco attraverso il pavimento dell'hotel), degna di un action di Dante Lam, il senso generale di Three Days to Kill si smarrisce subito, scisso tra la volontà di girare un film d'azione, la parodia dello stesso o una sentimentale "ultima missione" di un uomo che ha sbagliato tutte le priorità della vita e cerca goffamente di rimediare. Dominato dalla prevedibilità in tutte le sue forme, dal colpo di tosse di Kevin Costner che significa da subito malattia terminale incipiente al rapporto pervaso di sensi di colpa e grande affetto con la figlia Zooey - cult assoluto il montaggio parallelo tra Ethan che insegna a Zooey ad andare in bici e una seduta di psicoanalisi filiale melodrammatica - Three Days to Kill non riesce, nella sua confusa sceneggiatura, ad amalgamare gli stili, finendo per creare imbarazzanti contrasti. Lo stile caricato e fumettistico di Besson, così figlio del postmoderno e degli anni Novanta, non ha saputo adeguarsi e ricontestualizzarsi, specie nelle maglie strette di una produzione come Three Days to Kill. Le connotazioni etniche finiscono quindi per sembrare un insulto all'intelligenza - il turco e l'italiano visti solo attraverso gli stereotipi più vetusti, musiche e spaghetti - così come le scene di tortura inframmezzate da intermezzi ironici, che forse vorrebbero rappresentare un audace tentativo di épater les bourgeois ma risultano solo pretestuose (e in fondo innocue). Ancora più ambigua la sequenza del tentato stupro ai danni di Zooey, sventato il quale Ethan sembra quasi voler accusare la ragazza di connivenza.
L'esilità narrativa, mescolata alla volontà di provocare senza possedere gli strumenti di linguaggio per poterlo fare, provoca fatalmente effetti sgradevoli: Three Days to Kill ne è purtroppo costellato.

 
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