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Monicelli, senza cultura in Italia...
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Messaggi di Gennaio 2017
Post n°13603 pubblicato il 31 Gennaio 2017 da Ladridicinema
Non ce l’hanno fatta le nuove uscite a sconfiggere Ficarra e Picone: è L’Ora Legale a vincere per il secondo weekend consecutivo al box-office italiano. Con 2.4 milioni di euro e una media di circa 4mila euro, la pellicola si piazza al primo posto grazie agli ottimi risultati di sabato e domenica, e sale a 6.6 milioni di euro. Premio di consolazione per La La Land e Split: le due nuove uscite si piazzano al secondo e terzo posto, ma sono rispettivamente al primo e al secondo posto se si guarda alle medie. Il musical nominato a 14 Oscar incassa due milioni di euro in quatto giorni e ottiene quasi 5.400 euro di media, mentre il thriller di M. Night Shyamalan raccoglie 1.9 milioni di euro con una media di oltre 4.800 euro per sala. Scende al quarto posto Arrival, con 684mila euro e 2.1 milioni complessivi, mentre al quinto posto Sing incassa 613mila euro e sale a 7.7 milioni complessivi. Debutta al sesto posto Fallen, con 605mila euro, mentre al settimo posto Allied incassa 581mila euro e sale a 4.4 milioni complessivi. Scivola all’ottavo posto xXx: il Ritorno di Xander Cage con 521mila euro e 1.9 milioni complessivi. Chiudono la top ten Collateral Beauty, con 514mila euro e 8.9 milioni complessivi, e Proprio Lui?, che debutta con 470mila euro (diventano 537mila se si includono le anteprime). Al tredicesimo posto troviamo Doraemon il Film, che apre con 293mila euro.
Post n°13602 pubblicato il 28 Gennaio 2017 da Ladridicinema
COMUNICATO STAMPA - IL NASTRO D’ARGENTO A GIANNI MINÀ Dopo il Berlinale Kamera a Berlino nel 2007, Nastro d’argento alla carriera per Gianni Minà per premiare il suo lungo viaggio nella realizzazione di documentari, special cinematografici e racconti storici per immagini, iniziato oltre mezzo secolo fa. Così ha deciso l’SNGCI (Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani) per premiare anche il più recente scoop giornalistico realizzato da Minà: “L’ultima intervista di Fidel”, una testimonianza concessagli dal leader cubano nel settembre del 2015 e che ora rappresenta un documento di grande importanza storica.
In questa stagione, che lo ha visto premiato al Festival di Toronto lo scorso settembre a coronamento di un’attività giornalistica ancora una volta attenta all’attualità, Minà ha raccolto consensi anche con il lungometraggio “Papa Francesco, Cuba e Fidel” nel quale sono presenti tutti i protagonisti della controversa storia dell’embargo a Cuba: Da Barack Obama e Raul Castro all’ex Presidente Jimmy Carter, dal Sostituto Segretario di Stato Vaticano Mons.Becciu, all’ex arcivescovo de La Habana Jaime Ortega, al teologo della Liberazione Frei Betto, fino allo stesso Santo Padre. La cerimonia di consegna dei premi, alla Casa del Cinema di Roma, è prevista per il 3 marzo.
Post n°13601 pubblicato il 28 Gennaio 2017 da Ladridicinema
Giornalisti contro Juventus: sono molti i professionisti dell’informazione che si scagliano contro la Vecchia Signora dimenticando deontologia e rispetto di verità e lettore. La caccia alla notizia viene rimpiazzata con il “confezionamento” della stessa, ad uso e consumo di una strategia economica e strategica ben chiara. In tutto questo, a pagare è la verità. Il vero scandalo dietro alle recenti rivelazioni di un giornale nazionale, noto per le posizioni giustizialiste che sovente strabordano nell’analfabetismo giuridico funzionale, non è quello legato alla notizia in sé (nell’occasione: “Agnelli incontrava mafiosi”), ma nel modo in cui essa è stata confezionata e nelle ripercussioni deontologiche che questo comporta. PUBBLICITÀ I fatti vengono palesemente distorti, le carte processuali vengono diffuse con malizia, tagli e cuciture “sinergiche”, manca totalmente la presunzione di imparzialità nei giornalisti che seguono la vicenda, così come quella di innocenza. Raramente si assiste a mancanze tanto gravi: non parliamo di gente giovane, inesperta e ambiziosa. Parliamo di vecchie cariatidi rancorose che fanno dell’antijuventinismo e del colpevolismo un valore non solo d’opinione, ma anche e soprattutto economico. Il tutto con il silenzio assenso del sistema, che si nasconde dietro la libertà di dare le notizie, anche se sono confezionate su misura per infangare qualcuno e (soprattutto) a fini di lucro. La Juventus non è esente da colpe nella vicenda: pesa di sicuro la mancanza di un sistema di security che garantisca e tuteli chi comanda in Juventus da incontri “sconvenienti”. Un sistema di security che a Milano, ad esempio, sventò lo scandalo legato a certe frequentazioni mafiose di giocatori e dirigenti dell’Inter all’epoca di Mancini (anche in questo caso vale la presunzione di innocenza, per quanto in galera per ndrangheta qualcuno che all’epoca frequentava la Pinetina ci finì sul serio). Tornando però all’oggetto di questo editoriale, cosa resta della verità, in tutta questa facenda? Dove sta la notizia? C’è una sola notizia che in questa storia dovrebbe fare rumore: il sistema ha sventato il tentativo di una infiltrazione mafiosa nella curva della Juventus. Il sistema ha quindi funzionato e vanno fatti i complimenti alle forze dell’ordine. Ce n’è poi un’altra, che rumore non dovrebbe fare, ma che deve essere ben chiara: il sistema Juventus per la vendita dei biglietti non funziona. Lo dico come azionista da sei anni, lo ribadisco da giornalista dopo essermi informato con fonti attendibili. Serve un cambiamento radicale, chi oggi gestisce il sistema deve essere licenziato perchè inadeguato. Resta infine una notizia che non è una notizia: siamo nelle mani di giornalisti che in barba alla deontologia professionale, in nome di una prevenzione ben radicata, organizzano campagne mediatiche di fango senza essere puniti da un sistema che tende a privilegiare la casta piuttosto che la verità e l’onorabilità della nostra professione. Eppure tutti se ne fregano o (peggio ancora) invocano la libertà di opinione. Auguri. Giornalisti contro Juventus – Postilla: Se il sistema del giornalismo italiano è messo male, sicuramente è colpa di mancanze da parte dei giornalisti, ma anche di lettori che fanno petizioni se Pistocchi scrive le sue pirlate su twitter, mentre il vero problema sta altrove. Essere giornalisti contro Juventus non significa cazzeggiare sui social network. Sveglia.
Post n°13600 pubblicato il 28 Gennaio 2017 da Ladridicinema
Ci sono i “giornalisti” (molti come ha rilevato il collega tedesco da poco deceduto, Udo Ulfkotte, a libro paga della Cia) stipendiati per citare “fonti che vogliono restare anonime” all’interno del Pentagono o del Dipartimento di Difesa con l'obiettivo di preparare l’opinione pubblica alle prossime, scellerate, scelte di politica estera degli Stati Uniti, quindi dell’Unione Europea, quindi dell’Italia. “Notizie” che tutti i giornali italiani rilanciano poi come un mantra.
Poi c’è chi per dare un tono allo “scoop” aggiunge un aggettivo davanti alla “fonte che vuole restare anonima”. Tipico del New York Times o del Washington Post (veline del Dipartimento di Stato Usa il primo, della Cia il secondo). E per i giornali spesso le loro fonti diventano: “un alto funzionario” o “un parlamentare del Congresso con importanti poteri decisionali”, oppure ancora “un rango di altissimo livello nell’intelligence”. L'obiettivo? Sempre lo stesso, leggi sopra.
Tutto per giustificare un racconto che con il giornalismo ha spesso pochissimo a che fare. Del resto, che credibilità hanno giornali o giornalisti che hanno sbagliato tutto, ma proprio tutto negli ultimi vent’anni, ogni previsione, ogni analisi, ogni “violazione di diritti umani”, ogni “arma di distruzione di massa presente nel territorio” e potremmo continuare per ore?
Quello che fa oggi il Corriere della Sera con la telefonata tra Grillo e Virginia Raggi va anche oltre.Il “giornalista” non cita il rango, l’aggettivo, ma tra due trattini scrive: “— racconta la fonte —“. Leggendo quello che sembra più un fotoromanzo di bassa qualità (con tanto di Raggi distrutta nel volto al telefono) che il resoconto giornalistico, viene da domandarsi come faceva quella “fonte” a conoscere nel dettaglio le azioni svolte dal sindaco di Roma all'interno del suo ufficio. “Poi entra nel suo ufficio, posa la borsa sulla scrivania e dentro la borsa inizia a squillare il cellulare”, scrive.
La fonte era dentro l’ufficio? Il numero dei possibili sospettati si assottiglia, tanto da rivelarla la fonte e renderla per questo assolutamente non credibile. Allora il giornalista intercetta contemporaneamente il telefono di Grillo e della Raggi? Quel “— racconta la fonte —“ sa tanto di un classico "c'era una volta".
Quello che è certo, ma non è ancora del tutto chiaro alle corporazioni mediatiche che non controllano più l’opinione pubblica, è che le persone hanno smesso di credere alle menzogne delle “fonti che vogliono restare anonime” con aggettivi altisonanti, figuriamoci a quelle del Corriere della Sera.
Alessandro Bianchi
Post n°13599 pubblicato il 27 Gennaio 2017 da Ladridicinema
Cinecittà, gli Studios torneranno pubblici: i privati hanno fallito ROMA – Questo articolo di Vincenzo Vita è apparso anche sul quotidiano Il Manifesto di mercoledì 25 gennaio, con il titolo “A Cinecittà il privato ha fallito, ora torni il pubblico”. Ribaltone in vista a Cinecittà. Gli “Studios”, privatizzati con la legge n.346 dell’ottobre 1997, verranno presto “ripubblicizzati”. Non solo e non tanto per un doveroso ripensamento politico o culturale. Si tratta, piuttosto, di un repentino salvataggio dalla china fallimentare della componente commerciale del gruppo, cui la sintassi liberista guardava come al faro dell’intera industria culturale italiana. Intendiamoci. L’Istituto luce, che ha l’onere di rimettere un po’ d’ordine in una vicenda non commendevole, fa bene a intervenire. La gestione della cordata che prese possesso della gloriosa struttura di via Tuscolana si è rivelata assai inadeguata. Persino l’affitto ha visto un arretrato consistente. Nel 2012 fu operata una ristrutturazione pesante, dagli effetti nefasti sull’occupazione: ricorso ai contratti di solidarietà e la cessione all’esterno di rami societari. Con un approccio finalmente depurato di fardelli del passato –urlavano i capitani coraggiosi- ecco che si sarebbe dischiuso un futuro luminoso. Venne ipotizzata una parziale edificazione della vasta area (antico oggetto del desiderio), con la proposta di costruire un mega albergo all’interno delle mura. Era forse l’inizio di una vera e propria strategia di trasformazione del gioiello del cinema in un’altra cosa. Del resto, sulla via Pontina –una delle zone di maggior traffico del paese – nasceva con luccichio mediatico il parco giochi di “Cinecittà world”, rivelatosi un ulteriore flop. E tutto questo, naturalmente, veniva accompagnato da lezioni di capitalismo e dal rifiuto di confrontarsi con le maestranze. Non a caso si rese indispensabile una lunga e appassionata occupazione, seguita con interesse all’estero ma purtroppo sottovalutata in Italia, e dallo stesso Ministero dei beni culturali. L’associazione degli autori, in testa Citto Maselli ed Ettore Scola, diede il massimo sostegno. Anzi. Fino all’ultimo Scola si prodigò, con prese di posizioni e comunicati. Nonché appelli a Dario Franceschini. Ora forse si volta pagina. Il ritorno nell’alveo pubblico degli studios non sia, però, un mero espediente finanziario. Può, al contrario, divenire l’avvio della ricostruzione di una moderna politica pubblica. Per contrastare la deriva verso l’appiattimento super commerciale in atto, neppure premiato –se non in pochissimi casi, come raccontano i dati annuali sugli incassi- dai cittadini-fruitori, è necessario intraprendere una strada coraggiosa e innovativa. Il cinema era e rimane la cifra qualitativa del sistema, soprattutto se si investe nei e sui settori indipendenti. Sul documentario e sulle opere “difficili”, di cui è un felice esempio “Fuocoammare”. E se si scommette in modo rigoroso sull’intreccio con la creatività digitale della rete. Si riapra la discussione pubblica su Cinecittà, il ministero emani un indirizzo specifico, un aggancio si trovi nei decreti attuativi della recente legge di riforma. In un rinnovato polo pubblico potrebbe riaprirsi il capitolo del rapporto con la Rai, cui la nuova concessione potrebbe imporre l’obbligo di produrre proprio a Cinecittà. Anche il cinema e l’audiovisivo sono sottoposti, infatti, alla tragedia della delocalizzazione, dell’utilizzo massivo del precariato, della morte del lavoro vivo. Come è noto, in giro per il mondo Cinecittà è un brand forte e prestigioso di un paese in crisi e in declino. Non solo. Le stesse molteplici piattaforme tecnologiche, capaci di moltiplicare canali e forme di fruizione, hanno disperato bisogno di contenuti. Il messaggio è il mezzo.
Post n°13598 pubblicato il 26 Gennaio 2017 da Ladridicinema
Post n°13597 pubblicato il 26 Gennaio 2017 da Ladridicinema
Anche se Kevin (James McAvoy) ha mostrato ben 23 personalità alla sua psichiatra di fiducia, la dottoressa Fletcher (Betty Buckley), ne rimane ancora una nascosta, in attesa di materializzarsi e dominare tutte le altre. Dopo aver rapito tre ragazze adolescenti guidate da Casey (Anya Taylor-Joy, The Witch), ragazza molto attenta ed ostinata, nasce una guerra per la sopravvivenza, sia nella mente di Kevin – tra tutte le personalità che convivono in lui – che intorno a lui, mentre le barriere delle le sue varie personalità cominciano ad andare in frantumi.
Post n°13596 pubblicato il 26 Gennaio 2017 da Ladridicinema
Durante le vacanze, Ned, un iperprotettivo ma amorevole padre, va a visitare insieme alla famiglia sua figlia a Stanford, dove incontra il suo più grande incubo: il suo benintenzionato ma socialmente imbarazzante ragazzo miliardario della Silicon Valley, Laird. La rivalità cresce e il livello di panico di Ned raggiunge le stelle quando si trova perso nello scintillante mondo tecnologico e capisce che Laird ha intenzione di farle la fatidica proposta.
Post n°13595 pubblicato il 26 Gennaio 2017 da Ladridicinema
Post n°13594 pubblicato il 26 Gennaio 2017 da Ladridicinema
Quelli della compagnia Davaï Théâtre - una turbolenta tribù di artisti nella quale il lavoro, i legami familiari, l'amore e l'amicizia si mescolano con veemenza, scavalcando i confini tra la finzione del palcoscenico e la vita reale - vanno di città in città, con una tenda in spalla e il loro spettacolo a tracolla. E mettono in scena Cechov. Nelle nostre vite portano il sogno e il disordine. Sono degli orchi, dei giganti e ne hanno mangiato di teatro e di chilometri... Ma l'imminente arrivo di un bambino e il ritorno di un ex amante faranno rivivere le ferite che si pensava fossero ormai dimenticate. E allora... che la festa cominci!
Post n°13593 pubblicato il 26 Gennaio 2017 da Ladridicinema
Post n°13592 pubblicato il 26 Gennaio 2017 da Ladridicinema
La La Land racconta un'intensa e burrascosa storia d'amore tra un'attrice e un musicista che si sono appena trasferiti a Los Angeles in cerca di fortuna. Mia è un'aspirante attrice che, tra un provino e l'altro, serve cappuccini alle star del cinema. Sebastian è un musicista jazz che sbarca il lunario suonando nei piano bar. Dopo alcuni incontri casuali, fra Mia e Sebastian esplode una travolgente passione nutrita dalla condivisione di aspirazioni comuni, da sogni intrecciati e da una complicità fatta di incoraggiamento e sostegno reciproco. Ma quando iniziano ad arrivare i primi successi, i due si dovranno confrontare con delle scelte che metteranno in discussione il loro rapporto. La minaccia più grande sarà rappresentata proprio dai sogni che condividono e dalle loro ambizioni professionali. - DATA USCITA: 26 gennaio 2017
- GENERE: Commedia, Drammatico, Musicale, Sentimentale
- ANNO: 2016
- REGIA: Damien Chazelle
- ATTORI: Ryan Gosling, Emma Stone, J.K. Simmons, Finn Wittrock, Sonoya Mizuno, Rosemarie DeWitt, Josh Pence, Jason Fuchs
NOTE: Film d'apertura del Festival di Venezia 2016. Vincitore di sette premi ai Golden Globes 2017: miglior film commedia o musicale, regia, attore protagonista di film commedia o musicale, attrice protagonista di film commedia o musicale, sceneggiatura, canzone e colonna sonora. Candidato a 14 Premi Oscar.
Post n°13591 pubblicato il 26 Gennaio 2017 da Ladridicinema
Post n°13590 pubblicato il 26 Gennaio 2017 da Ladridicinema
Il film ci accompagna nella vita di Mitsuha e Taki. Mitsuha è una studentessa che vive in una piccola città rurale e desidera trasferirsi a Tokyo, nella grande metropoli dove ogni sogno si può realizzare. Taki è uno studente di liceo che vive proprio a Tokyo, ha un lavoro part-time in un ristorante italiano, ma vorrebbe lavorare nel campo dell'arte o dell’architettura. Una notte, Mitsuha sogna di essere un giovane uomo, si ritrova in una stanza che non conosce, ha nuovi amici e lo skyline di Tokyo si apre dinnanzi al suo sguardo. Nello stesso momento Taki sogna di essere una ragazzina che vive in una piccola città di montagna che non ha mai visitato. Ma quale sarà il segreto che si cela dietro questi strani sogni incrociati? - PRODUZIONE: CoMix Wave Inc.
- DISTRIBUZIONE: Nexo Digital e Dynit
- PAESE: Giappone
Post n°13589 pubblicato il 26 Gennaio 2017 da Ladridicinema
- DATA USCITA: 23/01/2017
- GENERE: Animazione
- NAZIONALITA': Giappone
- ANNO: 2016
- DATA USCITA: 25/01/2017
- GENERE: Documentario
- NAZIONALITA': Germania
- ANNO: 2016
- REGIA: Sergei Loznitsa
Doraemon Il Film - Nobita e la nascita del Giappone Doraemon: Nobita no Nippon tanjo 2016 - DATA USCITA: 26/01/2017
- GENERE: Animazione, Avventura, Commedia
- NAZIONALITA': Giappone
- ANNO: 2016
- REGIA: Shinnosuke Yakuwa
- DATA USCITA: 26/01/2017
- GENERE: Fantasy, Drammatico, Thriller
- NAZIONALITA': USA
- ANNO: 2016
- REGIA: Scott Hicks
- CAST: Addison Timlin, Jeremy Irvine, Harrison Gilbertson
Il viaggio di Fanny Le voyage de Fanny - DATA USCITA: 26/01/2017
- GENERE: Drammatico
- NAZIONALITA': Francia
- ANNO: 2016
- REGIA: Lola Doillon
- CAST: Léonie Souchaud, Fantine Harduin, Juliane Lepoureau
- DATA USCITA: 26/01/2017
- GENERE: Commedia, Drammatico, Musicale, Sentimentale
- NAZIONALITA': USA
- ANNO: 2016
- REGIA: Damien Chazelle
- CAST: Ryan Gosling, Emma Stone, J.K. Simmons
- DATA USCITA: 26/01/2017
- GENERE: Drammatico
- NAZIONALITA': Francia
- ANNO: 2015
- REGIA: Léa Fehner
- CAST: Adèle Haenel, Marc Barbé, François Fehner
- DATA USCITA: 26/01/2017
- GENERE: Commedia
- NAZIONALITA': USA
- ANNO: 2016
- REGIA: John Hamburg
- CAST: James Franco, Bryan Cranston, Zoey Deutch
Riparare i viventi Réparer les vivants - DATA USCITA: 26/01/2017
- GENERE: Drammatico
- NAZIONALITA': Francia
- ANNO: 2016
- REGIA: Katell Quillévéré
- CAST: Emmanuelle Seigner, Tahar Rahim, Anne Dorval
- DATA USCITA: 26/01/2017
- GENERE: Thriller
- NAZIONALITA': USA
- ANNO: 2017
- REGIA: M. Night Shyamalan
- CAST: James McAvoy, Haley Lu Richardson, Brad William Henke
- DATA USCITA: 26/01/2017
- GENERE: Documentario
- NAZIONALITA': USA
- ANNO: 2016
- REGIA: Alex Gibney
A German Life A German Life - DATA USCITA: 27/01/2017
- GENERE: Documentario, Biografico
- NAZIONALITA': Australia
- ANNO: 2016
- REGIA: Christian Krönes, Olaf Storm
- CAST: Brunhilde Pomsel
Post n°13588 pubblicato il 25 Gennaio 2017 da Ladridicinema
Ray Kroc, venditore di frullatori si imbatte nei fratelli Mac e Dick McDonald che hanno avviato a San Bernardino nel Sud della California una hamburgeria con un metodo rivoluzionario. Kroc comprende subito che si tratta di un metodo innovativo di preparazione, cottura e vendita al minuto e tenta prima di convincere i fratelli ad aprire ad un franchising e poi molto altro... fino a creare l'impero che oggi conosciamo. The founder è il sogno americano, ovvero di come l'ingegno possa portare a qualsiasi cosa, dove tutto è possibile, a discapito anche di qualsiasi etica e morale. The founder è di conseguenza la storia di Ray Kroc, interpretato da un magnifico Micheal Keaton, e di come creò un impero e seppe truffare e sottrarre da squalo autentico un'idea geniale ai due ingenui fratelli McDonald. Perchè si Crok ha avuto la genialità di comprendere come il "metodo mcdonald" nella preparazione degli hamburger e la qualità delle materie prime avesse tutte le carte in regola per imporsi; ma allo stesso tempo per far fuori gli scomodi fratelli che non volevano toccare tra l'altro la qualità delle materie prime, usò un escamotage sulle proprietà immobiliari. Un film sul capitalismo moderno in cui qualità e dipendenti vengono sempre e solo dopo il Dio profitto, e il successo è da agguantare attraverso la propria determinazione. Costi quel che costi. La perseveranza di Kroc e il suo cuore nero sono coadiuvati dalla splendida sceneggiatura di Robert Siegel, che copre alcune pecche della regia e permette a Keaton di annoverarsi finalmente nell'alveo dei grandi attori americani Voto finale: 4+ The Founder racconta l'incredibile storia vera di Ray Kroc, un rappresentante di frullatori americano con poche prospettive che, negli anni 50, imbattutosi in un chiosco di hamburger nel bel mezzo del deserto sud-californiano, ha creato l'impero mondiale della ristorazione "fast food" che noi tutti conosciamo come McDonald's. Un film sull'ambizione, sulla tenacia e sul prezzo da pagare per ottenere il successo.
Post n°13587 pubblicato il 25 Gennaio 2017 da Ladridicinema
Il musical La La Land da record anche nelle nomination Oscar 2017, ben 14. Candidato anche Fuocoammare di Rosi tra i documentari. Da Hollywood sono state annunciate, per la prima volta in streaming, le nomination ai premi Oscar 2017, con La La Land (leggi la recensione in anteprima) che ha realizzato un altro record. Il musical diretto da Damien Chazelle, dopo il trionfo ai Golden Globe (leggi l’articolo), ha infatti ottenuto dall’Academy ben 14 candidature, eguagliando il record detenuto da Eva contro Eva (1950) e Titanic (1997). Il film è presente in tutte le categorie principali, con film, regia e sceneggiatura (entrambe a Chazelle), attore e attrice protagonisti (Ryan Gosling ed Emma Stone), fino alle 3 nomination personali ottenute dal giovane compositore Justin Hurwitz per la colonna sonora e i due brani Audition e City of Stars. Alle spalle di La La Land troviamo, staccatissimi, il drammatico Moonlight di Barry Jenkins e il fantascientifico Arrival di Denis Villeneuve con 8 nomination a testa, tra cui film, regia e sceneggiatura. Per Moonlight candidature anche per attore e attrice non protagonisti, mentre per Arrival esclusione a sorpresa di Amy Adams dal lotto delle attrici protagoniste. 6 nomination per i drammatici Manchester by the Sea di Kenneth Lonergan e Lion – La strada verso casa di Garth Davis, oltre al war movie La battaglia di Hacksaw Ridge di Mel Gibson. Candidatura come miglior film per le tre pellicole, mentre tra i registi resta fuori Garth Davis (al pari di Martin Scorsese, con Silence che ottiene solo la nomination per la fotografia di Rodrigo Prieto). Tra gli attori di questi tre film, nominati Casey Affleck e Andrew Garfield tra i protagonisti, oltre al giovane Lucas Hedges, a Dev Patel, Nicole Kidman e Michelle Williams tra i non protagonisti. Nomination come miglior film anche per il drammatico Barriere (4 totali tra cui i due protagonisti Denzel Washington e Viola Davis), il biopic black Il diritto di contare (3 tra cui la non protagonista Octavia Spencer) e il crime Hell or High Water, con il grandissimo Jeff Bridges nominato come attore non protagonista al pari del fantastico Michael Shannon di Animali notturni, unica candidatura per il film di Tom Ford, che vede escluso oltre al regista/stilista anche Aaron Taylor-Johnson, che si era aggiudicato il Golden Globe. Stessa sorpresa tra i film in lingua straniera, dove il Globe l’aveva preso Elle di Paul Verhoeven, lasciato fuori dalla cinquina finale in cui figura per la prima volta un film australiano, Tanna. L’Italia, come ricorderete, aveva inopinatamente candidato Fuocoammare di Gianfranco Rosi, escluso sin da subito dalla shortlist dei film stranieri e rientrato dalla porta di servizio grazie alla candidatura come miglior documentario, arrivata tra l’altro un po’ a sorpresa. Per chiudere, immancabile la 20a nomination per Meryl Streep, protagonista di Florence, e lab14a per Thomas Newman, autore della colonna sonora di Passengers e mai vincitore dell’ambita statuetta (che non prenderà neanche stavolta). Due nomination tecniche, infine, per Rogue One: A Star Wars Story (sonoro ed effetti visivi) e Animali fantastici e dove trovarli (scenografie e costumi), mentre i supereroi restano praticamente a secco, con una sola candidatura per Doctor Strange (effetti visivi) e Suicide Squad (trucco & acconciature). La cerimonia di premiazione si terrà come di consueto al Dolby Theatre di Los Angeles il 26 febbraio, condotta per la prima volta da Jimmy Kimmel, già al timone degli Emmy Awards nel 2012 e nel 2016. Di seguito l’elenco completo delle nomination agli Oscar 2017. Ivan Zingariello Tutte le nomination degli Oscar 2017Miglior film Arrival Barriere La battaglia di Hacksaw Ridge Il diritto di contare Hell or High Water La La Land Lion – La strada verso casa Manchester by the Sea Moonlight Miglior regia Denis Villeneuve – Arrival Mel Gibson – La battaglia di Hacksaw Ridge Damien Chazelle – La La Land Kenneth Lonergan – Manchester by the Sea Barry Jenkins – Moonlight Miglior attore protagonista Casey Affleck – Manchester by the Sea Andrew Garfield – La battaglia di Hacksaw Ridge Ryan Gosling – La La Land Viggo Mortensen – Captain Fantastic Denzel Washington – Barriere Miglior attrice protagonista Isabelle Huppert – Elle Ruth Negga – Loving Natalie Portman – Jackie Emma Stone – La La Land Meryl Streep – Florence Miglior attore non protagonista Mahershala Ali – Moonlight Jeff Bridges – Hell or High Water Lucas Hedges – Manchester by the Sea Dev Patel – Lion – La strada verso casa Michael Shannon – Animali notturni Miglior attrice non protagonista Viola Davis – Barriere Naomie Harris – Moonlight Nicole Kidman – Lion – La strada verso casa Octavia Spencer – Il diritto di contare Michelle Williams – Manchester by the Sea Miglior sceneggiatura originale Hell or High Water La La Land The Lobster Manchester by the Sea 20th Century Women Miglior sceneggiatura non originale Arrival Barriere Il diritto di contare Lion- La strada verso casa Moonlight Miglior film straniero Land of Mine – Sotto la sabbia A Man Called Ove Il cliente Tanna Vi presento Toni Erdmann Miglior film d’animazione Kubo e la spada magica Oceania La mia vita da Zucchina La tartaruga rossa Zootropolis Miglior montaggio Arrival La battaglia di Hacksaw Ridge Hell or High Water La La Land Moonlight Miglior fotografia Arrival La La Land Lion – La strada verso casa Moonlight Silence Miglior scenografia Arrival Animali fantastici e dove trovarli Ave, Cesare! La La Land Passengers Migliori costumi Allied – Un’ombra nascosta Animali fantastici e dove trovarli Florence Jackie La La Land Miglior trucco e acconciature A Man Called Ove Star Trek Beyond Suicide Squad Miglior colonna sonora originale Jackie La La Land Lion – La strada verso casa Moonlight Passengers Miglior canzone Audition – La La Land Can’t Stop the Feeling! – Trolls City of Stars – La La Land The Empty Chair – Jim: the James Foley Story How Far I’ll Go – Oceania Migliori effetti visivi Deepwater – Inferno sull’oceano Doctor Strange Il libro della giungla Kubo e la spada magica Rogue One: A Star Wars Story Miglior sonoro Arrival La battaglia di Hacksaw Ridge La La Land Rogue One: A Star Wars Story 13 Hours: The Secret Soldiers of Benghazi Miglior montaggio sonoro Arrival Deepwater – Inferno sull’oceano La battaglia di Hacksaw Ridge La La Land Sully Miglior documentario Fuocoammare I am not your negro Life Animated O.J.: Made in America 13th Miglior documentario cortometraggio Extremis 4.1 Miles Joe’s Violin Watani: My Homeland The White Helmets Miglior cortometraggio Ennemis Intérieurs La Femme et le TGV Silent Nights Sing Timecode Miglior cortometraggio d’animazione Blind Vaysha Borrowed Time Pear Cider and Cigarettes Pearl Piper
Post n°13586 pubblicato il 25 Gennaio 2017 da Ladridicinema
da cinemaitaliano.infoIl film di Gianfranco Rosi è nella cinquina finale dell'Academy. " Fuocoammare" di Gianfranco Roaisè nella cinquina dei candidati in gara per l’ Oscar al Miglior Documentario. La cerimonia dell'Academy si terrà a Los Angeles (USA) il prossimo 26 febbraio. Gli altri 4 documentari in lizza sono: " O.J: Made in America" di Ezra Edelman, " Life Animated" di Roger Ross Williams, " 13th" di Ava DuVernay e" I Am Not Your Negro" di Raoul Peck. " Fuocoammare", oltre che vincitore dell'Orso d'Oro della Berlinale, è stato premiato come Migliore Documentario agli EFA, gli European Film Awards. E tra i tanti riconoscimenti si è aggiunto ieri quello al 37/mo Critics Circle Film Award come miglior documentario.
Post n°13585 pubblicato il 25 Gennaio 2017 da Ladridicinema
Regia: Ken Kwapis
Trama iniziale Uno scrittore si avvia suo malgrado verso il tramonto della sua esistenza. Nato in Iowa, la grande fortuna della sua vita è stata l'aver potuto viaggiare in lungo e in largo il mondo, diventando pure famoso grazie ai racconti dei suoi itinerari. La vecchiaia però avanza e, affranto dopo un funerale, si concede una passeggiata nel verde che circonda la sua abitazione. Scopre così con suo grande stupore che proprio lì vicino passa il sentiero che percorre tutta la catena degli Appalachi. Decide cosi, in barba a tutto il resto della famiglia, di rimettersi in gioco e di percorrerla interamente.
La moglie, preoccupata, accetta alla condizione che trovi un compagno di viaggio. L'unico che a quell'età si fa avanti è un tale che non ha invitato neanche lui direttamente e che non vedeva da mezzo secolo, per più di una buona ragione..
Recensione no-spoiler La storia è stata tratta dal racconto umoristico dello stesso Bill Bryson (il protagonista interpretato da Robert Redford), in cui narra il viaggio assieme all'amico Stephen. Voglio dire, se si capisce che non è interessante per ovvi limiti, ma perché diavolo qualcuno pensa che sia materiale fertile per un buon film? Sinceramente, e una buona parte della colpa va anche al trailer, A Spasso Nel Bosco mi ha deluso sotto molti punti di vista.
Uno si aspetterebbe di vedere panorami mozzafiato, ambienti naturali e magari di imparare qualche trucchetto noto solo ai più esperti: nulla di tutto questo! I nostri avventurieri sembrano quasi alle prime armi, nonostante una decantata esperienza decennale; per non parlare delle scenografie: quasi la metà del film si trovano in un ambiente urbano o comunque al chiuso fino al punto che, nella scena finale in cui precipitano in uno spiazzo senza la possibilità di una via di uscita pure un cieco vedrebbe che è stata girata in uno studio chiuso con una parete di roccia fintissima. Insomma, un film che attira la tua attenzione per la presunta storia nel verde, quando poi scopri che ha poco a che fare con ciò, come dovrebbe lasciarti?
Direte voi: 'eh, guarda che l'oggetto del film è il viaggio interiore dei due personaggi!'. Beh, spiace dirlo ma fa acqua anche lì. I protagonisti li ho trovati scritti male, tuttavia l'aspetto che più mi ha lasciato amareggiato è stato lo scoprire le recitazioni penose che ci hanno regalato Redford e Nolte, attori di cui nutrivo la massima stima. Il primo vabbè è ormai tintissimo e con la dentiera, però in alcune scene sembrava davvero alla lezione 0 di recitazione da tanto aveva un'espressione inutile. Il secondo invece, nella solita parte dell'alcolizzato che gli è valsa un mio applauso per Warrior, anche lui non è che mi abbia convinto fino in fondo, forse qui ha invece nociuto un doppiatore scarsino. Siccome il valore di questi due mostri sacri è fuori di discussione, a chi devo dare la colpa di un così scarso risultato? Al regista? Allo sceneggiatore? Alla storia originale priva di stimoli? Non saprei con certezza.
Un altro aspetto terribile l'ho constatato infatti nella pochezza della trama: nonostante vengano introdotti lungo il percorso personaggi interessanti che avrebbero meritato un maggiore approfondimento, questi improvvisamente spariscono senza lasciare alcuna traccia. Insomma, se siete alla ricerca di un film che tratti del tema della vecchiaia, vi suggerisco molto più caldamente Quartet, il debutto alla regia di Dustin Hoffman, che in confronto a questo sembra una pellicola ispirata da una divinità.
Consigliato solamente agli amanti dell'escursionismo all'americana, ovvero tanta inesperienza, facilità di percorso e tante tante arie inutili; sconsigliato a chi, come noi italiani, abbiamo la fortuna di sapere che cos'è la vera montagna e il vero escursionismo, anche in terza età.
Post n°13584 pubblicato il 25 Gennaio 2017 da Ladridicinema
Vincenzo è un imprenditore pugliese che ha raggiunto il successo a Milano. Sua moglie è morta da qualche anno e i tre figli sono cresciuti nella sua assenza, ma anche in quella bambagia di cui i soldi di papà (e il suo senso di colpa) li ha circondati. Matteo, il primogenito, tracima idee "da un milione di dollari" e progetti "innovativi" insensati; Chiara frequenta locali alla moda e si intrattiene con Loris, detto da Vincenzo "il coglione", PR di ristoranti trendy e reinventore della Milano da bere; Andrea è iscritto a filosofia e in due anni non ha dato nemmeno un esame, ma in compenso si è portato a letto metà della facoltà over 50. Vincenzo decide allora di inscenare il fallimento della sua ditta per costringere i figli a rimboccarsi le maniche e provare un'esperienza nuova: lavorare per vivere. Non solo, si trasferisce con loro in Puglia, nella casa fatiscente dei suoi defunti genitori, allontanando i ragazzi dalle comodità della Milano vicina all'Europa. Belli di papà ha una premessa comica potente, una sceneggiatura (del regista Guido Chiesa e di Giovanni Bognetti) ricca di battute gustose, ed è ben servito da un cast azzeccato che può contare sul peso massimo Diego Abatantuono nel ruolo di Vincenzo e sui pesi leggeri (ma non inconsistenti) Andrea Pisani, Matilde Gioli e Francesco Di Raimondo in quelli dei figli. Ciò che difetta al film, purtroppo, è la regia: le inquadrature sono convenzionali, i tagli di montaggio eccessivi e zeppi di errori di continuità, gli scambi di battute non vengono mai interrotti "in levare", col risultato che l'effetto comico "collassa". Per citare il film stesso, è una regia curiosamente "inerte", che invece di sostenerla sminuisce tutta la comicità insita nella sceneggiatura. Ciò che manca è il ritmo, ahimé l'elemento essenziale di ogni buona commedia: un ritmo che i singoli interpreti (soprattutto Abatantuono, Gioli e un inedito Francesco Facchinetti) possiedono istintivamente e cercano di amministrare nello spazio loro assegnato. Ma è uno spazio dilatato in cui gli attori si perdono, vanificando il loro impegno e talento. C'è anche, in Belli di papà, una componente sgradevole che non ha nulla a che spartire con la cattiveria esilarante della commedia classica all'italiana, e molto con il disagio del regista nel sentirsi un pesce fuor d'acqua davanti a un testo che non solo non origina con lui ma che è il remake di una commedia messicana, Nosotros los nobles. Di qui le battute sessiste, il termine "pezzente" usato ripetutamente, i vaffanculo, gli sputi nei piatti, la cena famigliare filmata come uno spot del Mulino Bianco. Nulla di tutto questo fa parte dello stile o del talento di Guido Chiesa, la cui cifra comica è semmai quella di Lavorare con lentezza: sbullonata, anarchica e deliziosamente retrò.
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il 28/03/2022 alle 11:57
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