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Messaggi del 14/07/2012

 

UN. DUE, TRE. STELLA....ECCO IL LIBRO DI CLAUDIO ZULIANI E MASSIMO PAVAN da Tuttojuve

Post n°8181 pubblicato il 14 Luglio 2012 da Ladridicinema
 
Tag: libri, news

14.07.2012 13:00 di Redazione TuttoJuve   articolo letto 2526 volte

Esce oggi in tutta Italia, una nuova avventura editoriale. Claudio Zuliani, la voce della Juventus insieme a Massimo Pavan, vicedirettore di Tuttojuve, hanno unito le forze e i "pensieri" per raccontare un anno di Juve.

Oggi è il 14 luglio, data della presa dalla Bastiglia nel 1789, potrai scoprire i pensieri, gli avvenimenti, giorno per giorno, dall'insediamento di Antonio Conte, fino all'ultima sfida della stagione, attraverso le prescrizioni, le non decisioni, le lacrime e le fatiche. Cosa è successo il 14 luglio 2011? Scoprilo..

Ecco come descrive Claudio Zuliani la sua opera prima:  "Insieme a Massimo Pavan di Tuttojuve abbiamo realizzato qualcosa di cui andare orgogliosi: "1-2-3 Stella !!!" E' un diario su...lla stagione della Juventus appena vissuta;
un racconto da sfogliare per recuperare dati, nomi, commenti e stati d'animo personali che abbiamo condiviso.
1-2-3 stella è anche un almanacco, il primo di una lunga serie , destinato ad accompagnare i nostri successi".

 Massimo Pavan: "Questo non è solo un libro che racconta i miei pensieri day by day e quelli di Claudio, è un libro che svela le passioni di chi vive giorno dopo giorno di Juve, di chi scrive sempre, anche nel cuore della notte, di chi non vi lascia mai soli nemmeno a Natale. In tre anni ho scritto più di mille articoli per tuttojuve e Claudio raccontato centinaia di partite, questo scudetto ci ha spinti a mettere nero su bianco le nostre emozioni genuine, bianconere, nate da chi ha il cuore a strisce."

Se volete potete trovarlo in tutte le librerie (anche qui a Chatillon) oppure averlo online cliccando qui di seguito

IBIS http://www.ibs.it/code/9788896184721/pavan-massimo/stella-vincere-unica.html

oppure qui AMAZON: http://www.amazon.it/1-2-3-stella-Vincere-lunica-Conte/dp/889618472X/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1341913725&sr=8-1

 
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Post n°8180 pubblicato il 14 Luglio 2012 da Ladridicinema

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VOTATECI!!!

Post n°8179 pubblicato il 14 Luglio 2012 da Ladridicinema

classifica

 
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Primo trailer per Il grande e potente Oz da comingsoon

Post n°8178 pubblicato il 14 Luglio 2012 da Ladridicinema
 

 


 

È cominciato il Comic Con 2012 ed ecco uno dei primi e più attesi trailer tra quelli dei film che verranno presentati in questi giorni a San Diego: quello de Il grande e potente Oz, sorta di origin story del Mago che abita la Città di Smeraldo diretta da Sam Raimi e interpretata da James Franco nel ruolo del protagonista e daMila KunisRachel Weisz e Michelle Williams in quelli di tre streghe che gli daranno filo da torcere. 

Pronti per il viaggio nel Regno di Oz? 
Follow the Yellow Brick Road: ovvero, guardate il trailer.

 

 

http://www.comingsoon.it/News_Articoli/News/Page/?Key=15032

 
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Rai: Giulietti, chi pagherà i danni dopo sentenza Tar? da Articolo21

Post n°8177 pubblicato il 14 Luglio 2012 da Ladridicinema
 

rai-sky

“Il Tar ha dichiarato illegittima la decisione della Rai di impedire la visione dei propri canali sulla piattaforma Sky. Per altro questa decisione era stata assunta nonostante il voto contrario, ampiamente motivato, dal presidente Garimberti, e dai consiglieri De Laurentis, Rizzo Nervo, Van Straten”. Lo afferma il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti. “Eppure si decise di proseguire comunque, forse perché, in quella fase, anche Sky e Murdoch erano entrati nel mirino del conflitto di interessi, perché avevano osato disturbare il polo Raiset. Chi pagherà gli eventuali danni e soprattutto chi risarcirà cittadini ai quali è stato inflitto un danno ed un disagio? Speriamo che, con la nomina della presidente Tarantola e del nuovo gruppo dirigente, si possa definitivamente chiudere anche questa brutta pagina”.

12 luglio 2012

 
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Se la Russia imbavaglia la rete

Post n°8176 pubblicato il 14 Luglio 2012 da Ladridicinema
 

censurainternet

Mentre in Italia si è appena concluso il grottesco balletto di nomine per i vertici della RAI, con l’azienda appesa alle decisioni del Cavaliere “rieccolo” e dei suoi uomini, nella Russia dell’amico Putin hanno scelto di portarsi avanti col lavoro. La Duma (il Parlamento russo), infatti, ha votato un provvedimento che mette sotto controllo internet, così come avviene in Cina e in tutte le false democrazie sparse per il mondo.
Ciò è avvenuto nel silenzio quasi generale, come se questi temi non ci riguardassero da vicino, come se la libertà della rete non fosse una priorità assoluta, specie in un mondo sempre più globale e connesso, nel quale davvero un battito d’ali di una farfalla in Brasile può provocare un tornado in Texas. Ora, al netto dell’affascinante intuizione del matematico americano Edward Lorenz, pioniere dellaTeoria del caos, ci indigna assistere all’acquiescenza di numerose forze politiche, anche in ambito internazionale, di fronte a derive autoritarie delle quali, evidentemente, non si percepisce fino in fondo la pericolosità.

Bene ha fatto, a tal proposito, l’europarlamentare Debora Serracchiani a chiedere al ministro degli Esteri europeo, Catherine Ashton, di far sentire con vigore tutto il disappunto dell’Unione Europea nei confronti di un simile sopruso, ma abbiamo dei seri dubbi che il suo auspicio, che è ovviamente anche il nostro, avrà un seguito in un’Europa così tecnocratica e attenta solo ai vincoli di bilancio.
Questa è una delle circostanze nelle quali si avverte maggiormente l’assenza di un’unione politica, di una vera comunione d’intenti, di un’entità sovranazionale in grado di far sentire con autorevolezza la propria voce all’indirizzo di paesi che stanno compiendo un autentico scempio delle regole democratiche.

Non è la prima volta che accade, anzi. Basti pensare a quel che sta avvenendo in Ungheria, dove l’estrema destra sta facendo strame di tutti i diritti, a cominciare da quello all’informazione e ad una libera stampa. Basti pensare agli imbarazzanti silenzi che hanno avvolto per anni l’anomalia berlusconiana, considerata tale solo quando la sua permanenza al potere rischiava di far saltare l’intera Eurozona, aprendo così scenari apocalittici. Basti pensare a quanto poco spazio venga dedicato a questi temi dalle trasmissioni televisive e da quasi tutti i giornali. Basti pensare a tutte le volte che il conflitto d’interessi (di Berlusconi e non solo) è stato derubricato a questione secondaria perché prima vengono il lavoro, le pensioni e tutto il resto, senza accorgersi che un diritto non esclude gli altri e che non ha senso stilare classifiche di priorità perché i diritti vanno sostenuti, rivendicati e difesi tutti insieme, sempre, altrimenti è fin troppo semplice calpestarli e cancellarli uno dopo l’altro.

Come sempre, Articolo 21 ci sarà. E non saremo soli, come non eravamo soli lo scorso 11 gennaio sotto l’ambasciata ungherese, durante il sit-in di protesta organizzato dall’FNSIcontro i gravi attacchi sferrati dal governo di Viktor Orbán al pluralismo delle opinioni e all’indipendenza dei giornalisti magiari; come non lo siamo stati nel corso della lunga battaglia contro l’ACTA, recentemente vinta grazie alla bocciatura della norma liberticida ad opera del Parlamento europeo; come non ci siamo mai sentiti soli nel decennio di lotta contro tutto ciò che il berlusconismo rappresenta, a cominciare dalla Legge Gasparri e dalle vicende cui abbiamo assistito in questi giorni nel servizio pubblico (anche e soprattutto a causa della Legge Gasparri).

Saremo al fianco di tutti i giornalisti, gli intellettuali, i blogger e i semplici cittadini russi che vogliono continuare ad esprimere liberamente le proprie idee. Ci saremo perché siamo convinti che ogni idea, comprese quelle che respingiamo con sdegno, debbano comunque avere spazio. Ci saremo, infine, per tener viva la memoria di Anna Politkovskaja e per denunciare con la dovuta fermezza il degrado morale di quest’epoca nella quale sembra che gli unici argomenti degni di attenzione siano lo spread e l’affidabilità economica dei singoli stati. Non è così, non deve essere così perché altrimenti il sogno di un’Europa unita e coesa, capace di opporsi alla barbarie e ai soprusi, rimarrà, per l’appunto, soltanto un sogno.

13 luglio 2012

 
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Russia. Per Anna, Natasha e le altre vittime innocenti: noi non dimenticheremo

Post n°8175 pubblicato il 14 Luglio 2012 da Ladridicinema
 

annapol

Due anni fa, in occasione del primo anniversario dell’omicidio di Natasha Estemirova, scrissi un articolo per Articolo21 immaginando che per una volta le autorità russe facessero il loro dovere e arrestassero colpevoli e mandanti. Mi ero ispirato all’introduzione scritta da Adriano Sofri della raccolta di scritti di Anna Politkovskaja “Proibito parlare”, nel quale raccontava una presenza di tutti i potenti russi (e del mondo) alle esequie della giornalista russa: in realtà non vi partecipò nessun vip della Russia di Putin (né del mondo cosiddetto libero, salvo il buon Marco Pannella).
Due anni fa, non solo le autorità russe non fecero il loro dovere, ma misero in moto la macchina della propaganda: il principale collaboratore di Putin, Dmitri Medvedev (gli ha tenuto in caldo la seggiola al Cremlino per quattro anni) annunciò infatti al mondo che erano stati “individuati i killer della Estemirova”.

Io rimasi allibito. Quale presidente di un “paese normale” annuncia che sono stati individuati dei killer di una giornalista e attivista dei diritti umani senza averli prima arrestati (anzi, fatti arrestare)?
La mossa appariva solo come una macchinazione propagandistica per non interrompere il sogno della “nuova Russia” di Medvedev che tanto è piaciuta in Occidente (come non dimenticare il surreale “patto del sandwich” con Obama?).
In realtà Medvevev bluffava, ma tutta la stampa mondiale gli diede corda titolando acriticamente, proprio il giorno dell’anniversario, 15 luglio 2010, “Individuati i killer della Estemirova”.

Sono passati altri due anni, e le indagini devono essersi perse per strada. Eppure non dovrebbe essere difficile per un regime che fa della forza militare e poliziesca il suo biglietto da visita, individuare chi rapì in Cecenia l’esponente dell’ong Memorial, attraversò con lei a bordo cinque posti di blocco e un confine per lasciarla, qualche ora dopo, in Inguscezia, uccisa a colpi di pistola.

Ma cosa si può pretendere da questa Russia odierna?
Medvedev è tornato a guidare il governo e quindi continua a eseguire gli ordini di Putin. Questo d’altronde, mentre il mondo è più distratto del solito dalla crisi economica e sta stringendo i bulloni di una repressione che assomiglia sempre più a una tirannide personale: prima le limitazioni alla libertà di manifestare, poi ai finanziamenti stranieri alle Ong (che molti russi hanno timore a sostenere per rischi di ritorsione) e infine maggiori controlli alla libertà di navigare in rete. Questi tre sono d’altronde i principali strumenti con cui si muove la sempre più forte opposizione (politica e sociale) al putinismo (che tra poco tornerà in piazza, dopo gli incidenti del 6 maggio).
Chiedere a questo governo, a questa giustizia, a questa classe politica che governa la Russia, da tre lustri, giustizia per Anna Politkovskaja, Natasha Estemirova e per tutte le vittime innocenti della Russia di Putin sembra un inutile esercizio di stile.
La speranza è che, quando il regime crollerà, qualcuno vorrà occuparsi di tutti questi casi, vorrà dare nomi e volti agli assassini. E sopratutto ai loro mandanti.
Noi comunque non ci dimenticheremo chi ha finto di fare indagini, chi ha finto di dimenticare quelle coraggiose e quei coraggiosi che si esposero e che pagarono con la vita.

www.andreariscassi.it

13 luglio 2012

 
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Cinecittà, come sempre si scambia la bellezza con la speculazione da Il fatto quotidiano

Post n°8174 pubblicato il 14 Luglio 2012 da Ladridicinema
 
Tag: news

La chiusura di Cinecittà e la trasformazione degli storici studi nell’ennesima speculazione fondiariaforniscono la migliore chiave interpretativa del profondo tunnel in cui è piombata l’Italia.

Il primo elemento riguarda il disvelarsi della nefandezza dell’ideologia della privatizzazione a tutti i costi, che ha dominato la cultura di questi due ultimi decenni. Non che non ci fosse il bisogno di dismettere pezzi di attività che non attengono a una moderna concezione dello Stato. Il problema è che in questo caso, come in quello della Telecom, delle Autostrade, dell’Alitalia e tanti altri ancora, la privatizzazione è servita per creare un monopolio privato o per lanciare nuovi “capitani coraggiosi” che si sarebbero poi rivelati come modesti speculatori. Nel 1997 la proprietà di Cinecittà passa a una holding guidata da Luigi Abete, famiglia di imprenditori romani con grandi presenze nel sistema creditizio. Non si fanno investimenti e i gloriosi studi cinematografici declinano verso un inevitabile fallimento.

E qui arriva la secondo pilastro su cui questa irresponsabile classe dirigente ha pensato e pensa di trovare la base per il futuro italiano: la speculazione fondiaria. Un futuro dal cuore antico se si pensa che la storia dell’Italia unita – a iniziare dallo scandalo della Banca Romana del 1887-88 – è stato caratterizzato da ignobili speculazioni e scempi del territorio. I due edifici gemelli di piazza Esedra a Roma, ad esempio, versavano proprio negli stessi anni della privatizzazione di Cinecittà in condizioni di degrado. Il maggior industriale alberghiero italiano, Boscolo, si candida per trasformarne uno in un albergo di prestigio ma pretende un regalo in termini speculativi: aumentare l’altezza dell’edificio di un piano per costruirvi piscina e spazi comuni. L’amministrazione comunale guidata da Francesco Rutelli accolse entusiasticamente la proposta e così la prima piazza della Roma piemontese che ebbe vita da un concorso internazionale vinto dall’architetto Koch nel 1888 è stata sfregiata per sempre.

Si perdono bellezza e memoria in cambio di modesti risultati. Come a Cinecittà, dove un’attività di oltre settanta anni di produzione aveva creato una rete importante di piccole aziende specializzate, di tecnici di grande bravura e professionalità; di maestranze in grado di dare soluzione alle richieste dei più grandi registi del mondo. Questa straordinaria cultura del lavoro e della qualità delle risorse umane viene cancellata per creare l’ennesima (Roma ha otre 100 mila posti letto in alberghi) struttura ricettiva in cui lavoreranno al gradino più basso della specializzazione, addetti alle pulizie e inservienti. La ricchezza dei saperi e dei mestieri sacrificata alla speculazione.

E qui si apre l’ultimo capitolo dell’incapacità della classe dirigente italiana a delineare un futuro possibile. La monocultura del mattone ha funzionato per oltre un secolo, ma oggi non ha più alcuna possibilità. Gli operatori più avveduti e le ricerche di settore più autorevoli ci dicono che il numero degli alloggi invenduti in ogni parte d’Italia rischia di creare una bolla immobiliare come quella che ha travolto l’economia spagnola e che sta sfiorando persino la solida Olanda. A Roma le stime più prudenti parlano di centomila alloggi invenduti, ma basta girare per l’intero paese per vedere una selva di alloggi vuoti, di capannoni abbandonati e di cartelli con la scritta “vendesi”.

Ma se esiste questa situazione di squilibrio di mercato, perché i dirigenti di Cinecittà o delle tante operazioni speculative che punteggiano il paese danno vita a nuove iniziative edilizie? Se non c’èmercato non si vende: quindi il cemento si dovrebbe fermare. Invece non si ferma: la risposta sta nella condizioni strutturali. Le leve dell’economia urbana sono nelle mani delle grandi istituti di credito che negli anni scorsi si sono esposti oltre misura nel finanziare la comoda speculazione edilizia. Devono oggi rientrare a tutti i costi delle loro esposizioni: ecco il motivo del progetto Cinecittà o della scandalosa legge sugli “stadi” approvata ieri alla Camera dei Deputati che consente alle società di calcio, indebitate fino al collo con le banche, di costruire in deroga rispetto a qualsiasi regola urbanistica, alberghi, centri commerciali e quant’altro. Come a Cinecittà.

Nella guerra senza quartiere che caratterizza questa convulsa fase di crisi economica e finanziaria ciascuno cerca di scamparla o di ridurre le perdite. Se si perde la storia produttiva, se si cancella una città intera o un’economia intera non interessa più. Lo sguardo di quella che fu classe dirigente si ferma al breve periodo, a speculazioni che denunciano soltanto un tragico vuoto di prospettive.

 
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Studi di Cinecittà, la cultura e il lavoro devono essere salvaguardati da http://giornaleilreferendum.com

Post n°8173 pubblicato il 14 Luglio 2012 da Ladridicinema
 
Tag: news

di Francesco Pirillo

L’imprenditore Luigi Abete

Cinecittà non può e non deve chiudere. Il polo culturale per eccellenza della cultura cinematografica italiana e mondiale sta rischiando di trasformarsi in un resort con bar, alberghi e ristoranti limitando al massimo le zone per la produzione e lo svolgimento delle pellicole. Tra le righe di questo giornale già se ne era parlato, avendo cari i temi di diritti, giustizia e lavoro, ed ora che da dieci giorni gli operatori di Cinecittà hanno occupato i tetti e la zona adiacente la via Tuscolana è impossibile non dare loro voce.

I 220 dipendenti, tutti operai, muratori, elettricisti e fonici hanno deciso di intensificare il loro dissenso manifestando quotidianamente contro la chiusura, o comunque il restyling, del loro luogo di lavoro. Il progetto di Luigi Abete, che attraverso la società privata Cinecittà Studios detiene la maggioranza del pacchetto azionario, prevederebbe un lento smantellamento della struttura e lo “spacchettamento” dei lavoratori, che si vedrebbero venduti ad altre società che lavorano a contratti temporanei e stagionali.

Dal tetto di Cinecittà occupata i lavoratori non intendono scendere e l’occupazione non si fermerà fino a quando non avranno ricevuto delle conferme circa il loro futuro e quello di Cinecittà. La cultura non può sparire così facilmente, la tenacia dei lavoratori e di tutto il mondo culturale e non deve essere pressante. Ettore Scola, giunto nei giorni scorsi insieme ad una delegazione di registi a sostegno dei lavoratori, ha dichiarato: “Ai cittadini bisogna far capire che qui si parla di loro, dei loro interessi. Che se si smantella Cinecittà e si lascia sbriciolare Pompei, quello che si sgretola è il loro stesso patrimonio, qualcosa che viene tolto ai loro figli. La crisi è una copertura per un disegno politico che coincide con un impoverimento del cittadino, con la definizione di un pensiero unico, privo di capacità critica”.

Le sorti di Cinecittà devono stare a cuore a tutti; Alemanno con il suo silenzio-assenso avrebbe dato già per conclusa la questione e insieme a lui tutti i vari politici ed ex sindaci della capitale, ed è per questo che in qualsiasi modo, attraverso iniziative, dibattiti, stand, è doveroso mostrare solidarietà sia ai lavoratori in lotta che alla cultura. La location di Ben Hur (11 oscar), di Gangs of New York, il Teatro 5 caro a Fellini e tutti gli edifici che hanno reso grande Cinecittà e l’Italia intera hanno il diritto di continuare ad esistere.

Gli studi di Cinecittà

Una proposta della Rete 2018 di Leoluca Orlando promuoverebbe una petizione popolare per “mettere gli Studios sotto il vincolo paesaggistico di monumento storico in modo che non
sia possibile fare speculazioni edilizie”. Il giornale Il Romanista, noto nella capitale per l’indiscusso avvicinamento alla squadra giallorossa, ha promosso un triangolare di calcio per raccogliere fondi da donare ai lavoratori e per “dare un calcio alla speculazione”, sensibilizzando le persone del quartiere di Cinecittà-Quadraro e l’intera Urbe.

L’interesse a salvaguardare le sorti di Cinecittà andrebbe promulgato per tutto lo stivale, soprattutto perché in tempi di crisi oltre alla cultura è anche il lavoro delle persone a pagare il caro conto.

 
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CINECITTA’:ABETE,MESSAGGIO FALSO,COSI’ RISCHIO CHIUSURA da primaonline.it

Post n°8172 pubblicato il 14 Luglio 2012 da Ladridicinema
 
Tag: news

 

13/07/2012

PRESIDENTE, POSTI NON SI TOCCANO MA TRASFORMAZIONE SERVE

(di Alessandra Magliaro) (ANSA) - ISCHIA (NA), 13 LUG - “Sta venendo fuori un messaggio esattamente opposto a quello reale, ed è assolutamente falso.” Luigi Abete, il presidente di Cinecittà Studios per la prima volta interviene sulla questione del discusso piano industriale sugli studi cinematografici di Roma che dopo l’appello firmato da decine di registi da Ettore Scola a Ken Loach, da Lelouch a Costa Gavras, la mozione bipartisan alla Camera e le difficoltà di mediazione ammesse ieri dal Mibac ha trovato eco anche in Francia e in America. In un’esclusiva all’ANSA Abete, da Ischia Global Fest - replica nel dettaglio rammaricandosi per quella che a suo giudizio è una strumentalizzazione “che fa un danno a tutto il paese”. “Cinecittà Studios in questo momento sta facendo due cose positive: riorganizza l’azienda e amplia i servizi utilizzando aree limitrofe agli studi su terreni dello Stato in disuso e che allo Stato restano al termine della concessione. I sindacati sono contrari, ci accusano di voler fare una speculazione edilizia ma è falso. Finora - dice Abete piuttosto furioso - non sono intervenuto trattandosi di problemi sindacali ma quando ho visto l’appello, l’eco su Variety e le Figaro e ricevuto telefonate preoccupate ho pensato fosse meglio fare chiarezza per evitare un danno commerciale enorme oltre che all’Italia”. Abete spiega che Cinecittà dovrà trasformarsi in un grande hub per la produzione internazionale considerando la sempre più limitata produzione cinematografica italiana, la riduzione di fiction e programmi tv da realizzarsi negli studi. “Per stare sul mercato e attirare le produzioni internazionali bisogna ampliare i servizi come fanno altri studi, penso alla Paramount con il suo slogan the town in the town. Costruire, su un terreno che è e resta dello stato, un albergo a tre quattro stelle di 150-200 camere per chi viene a girare qui un film, non parlo della star che va in centro a 5 stelle ma di tutti gli altri, sembra così negativo? Nel progetto c’é quello, l’area fitness annessa e un’ area uffici oltre alla costruzione di un nuovo grande teatro come il 5. Vogliamo continuare ad essere il più importante studio di area mediterranea o continuare a cedere quote all’est dove ormai vengono delocalizzate le produzioni anche italiane? Non si può ritardare una modernizzazione per di più senza tagliare salari né posti di lavoro in un contesto italiano di licenziamenti e chiusura aziende. La posizione dei sindacati è assurda, si dimostra una arretratezza, una stagnazione culturale che pensando di tutelare lo status quo non consente affatto di salvaguardare il futuro. In Italia ormai stiamo andando verso un nuovo luddismo”. Ma i sindacati parlano di un piano di spostamenti di personale a società terze dunque con meno tutele. “Già ora il reparto scenografia per l’80% lavora fuori gli studios, il lavoro proseguirà allo stesso modo per una migliore organizzazione, a 15 km da lì, così come i servizi di post produzione e mezzi tecnici saranno in partnership internazionali. Il caso scoppiato sulla speculazione edilizia è vecchio di un anno e mezzo fa, è stato chiarito allora ma ora strumentalizzando è stato ricacciato fuori oggi, ma noi a Cinecittà andremo fino in fondo. O si va avanti e si sta al passo con il mondo fuori, oppure ci si trincera in un mondo mentre fuori tutto cambia e si rischia per davvero di chiudere”.

 
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Le foto di Cinecittà occupata da Il post.it

Post n°8171 pubblicato il 14 Luglio 2012 da Ladridicinema
 
Tag: news

Con tanto di neve artificiale: lavoratori e sindacati protestano contro il piano industriale dell'azienda che gestisce gli studi
9 luglio 2012

Un gruppo di lavoratori di Cinecittà, complesso romano di teatri di posa e studi cinematografici, ha occupato da due giorni parte degli stabilimenti, per protestare contro il piano industriale predisposto dalla Italian Entertainment Group, la società di Luigi Abete che gestisce Cinecittà Studios SPA. Alcuni operai si trovano su uno dei tetti dei locali e tre hanno minacciato lo sciopero della fame. Le manifestazioni dovrebbero durare in tutto cinque giorni: ieri sera i lavoratori hanno sparato della neve finta davanti all’ingresso degli studi.

Il piano prevede l’esternalizzazione di alcune attività, il licenziamento di 20 lavoratori e il parziale trasferimento delle maestranze in un parco tematico di prossima costruzione. Gli occupanti chiedono di continuare a lavorare nel settore cinematografico e insieme con i sindacati accusano l’azienda di non avere un vero piano industriale e di volere di fatto trasformare Cinecittà in un centro ricreativo, con parcheggi, piscine e centri fitness, riducendo molto il settore cinematografico. Luigi Abete e la sua società gestiscono Cinecittà Studios dal 1997: i terreni però sono di proprietà dello Stato, prima del ministero del Tesoro, dal 2011 di Fintecna. I principali azionisti della società presieduta da Abete sono, oltre allo stesso Abete, Diego e Andrea Della Valle, Aurelio De Laurentiis e la famiglia Haggiag.

 

 
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Johnny Depp torna in Edward Mani di forbice: farà un cameo ne "I Griffin" da http://it.ibtimes.com/

Post n°8170 pubblicato il 14 Luglio 2012 da Ladridicinema
 

 

Di Luca Marra | 13.07.2012 18:00 CEST

Ritorna Edward mani forbice: non si tratta di un sequel del bel film di Tim Burton ma di un cameo cheJohnny Depp, protagonista del film, farà nei panni del personaggio di fantasia che gli ha dato fama all'interno dell prossima stagione de I Griffin, la famiglia scorretta dei cartoni made in USA concorrente agguerrita sul piccolo schermo de I Simpson.

La notizia è stata riportata da Entertainment Weekly che racconta di un Depp preoccupato in cabina di doppiaggio. Il divo, fan dello show che guarda insieme ai figli Lily Rose e Jack,  non ha trovato subito la voce per entrare in parte. Mark Hentemann, produttore esecutivo della serie, ha dichiarato che l'attore «ha detto che non aveva più riprodotto la voce da allora, comunque è bastato rivedere qualche clip del film ed è subito ritornato in parte. Inoltre - aggiunge Hentermann - è stato bravo a gestire e a mostrare pazienza con tutte le donne che gli 'giravano intorno' in ufficio»

I Griffin giungono all'undicesima stagione, il creatoreSeth MacFarlane ha debuttato al cinema poche settimane fa con Ted storia di un orsetto di peluche sessuomane e sboccato. La commedia irriverente conMark Whalberg e Mila Kunis ha subito sbancato il botteghino appena uscito scalzando Magic Mike diSoderberg che pure aveva registrato ottime performance.

 

 
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