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Messaggi del 07/01/2014

 

I sogni segreti di Walter Mitty

Post n°10898 pubblicato il 07 Gennaio 2014 da Ladridicinema
 

I sogni segreti di Walter Mitty, quinto film alla regia di Ben Stiller, è un film sorprendente, non una semplice commedia, ma un viaggio a ritroso dentro di se attraverso i sogni. E' la storia di "qualcuno che sembra stia semplicemente passando attraverso la vita moderna e che in realtà ne stia vivendo una completamente diversa nella sua testa". Stiller trasforma il personaggio dell’eterno sognatore creato da Thurber, THE SECRET LIFE OF WALTER MITTY (oltre che remake de I sogni proibiti); e riesce ad inserirlo nella complessità della nostra società.

Walter Mitty lavora da una vita per Life, è l'archivista dei negativi. Quando arriva la notizia della chiusura della versione cartacea a favore di quella online ci si organizza per l'ultima copia, e soprattutto per l'ultima copertina. Per questa verrà scelta come immagine, il negativo del più grande fotografo del mondo, Sean O'Connell, che però sembra scomparso. Sarà proprio Walter Mitty, che non è mai uscito dalla sua città e che è abituato a vivere i suoi sogni lì, a doversi muovere per andare alla ricerca del fotografo e del suo negativo in alcuni dei luoghi più incredibili del pianeta, attraverso un viaggio che permetterà a Mitty di ritrovare se stesso, attraverso l'allontanamento da un ambiente opprimente, che prima poteva restare confinato solo alla dimensione mentale.

La "doppia vita" virtuale e reale di Mitty è un'idea interessante e ben riuscita attraverso un film pieno di significati e quindi di tappe da fare, che sono le tappe della vita. Favorito anche da una bellissima interpretazione di Ben Stiller stesso, bravo sia come attore che come regista.

Anche la scelta di cercare una profondità, anche a colpi di paesaggi che si susseguono è strabiliante. Un film capace di emozionare nonostante qualche squilibriatura a livello di narrazione, soprattutto nel rappresentare il personaggio principale, che cambia in maniera troppo repentina e radicale dalla prima alla seconda parte del film. Nonostante ciò il film ha grande ritmo e come detto prima il punto forte del film è sicuramente la centralità della fotografia, intesa sia come passione, quasi a voler ricordare la bellezza dell'analogico e della pellicola e il grido di rabbia contro l'abbandono della carta a favore del web; che intesa come immagine del film attraverso i paesaggi. I due mondi reale e virtuale, web e carta, analogico e digitale, vita reale e sogni sono raccontati in maniera romantica e ben adattata allo schermo.

Del resto nessuno sa realmente il potere che hanno i sogni nella nostra mente… se non nel momento in cui questi ispirano la nostra vita. 

Voto finale: 4-/5

I sogni segreti di Walter Mitty:

Walter Mitty è un uomo gentile e sognatore che lavora all’archivio e sviluppo negativi della rivista Life. A volte, qualunque cosa stia facendo, si incanta e sogna ad occhi aperti imprese eroiche che lo vedono protagonista. È innamorato di una donna che conosce a malapena e anche nei suoi confronti la fantasia lo porta a immaginare di salvarle il cane da un edificio in fiamme o di sedurla come un avventuriero tra i ghiacci. Un giorno i suoi sogni diventano realtà quando un importante negativo scompare e lui è costretto ad inseguire in giro per il mondo il forografo che l'ha scattato.


USCITA CINEMA: 19/12/2013
GENERE: Commedia, Drammatico, Avventura
REGIA: Ben Stiller
SCENEGGIATURA: Steve Conrad
ATTORI: 
Ben StillerKristen WiigSean PennAdam ScottKathryn HahnShirley MacLainePatton Oswalt,Terence Bernie HinesAdrian MartinezKelly Southerland


FOTOGRAFIA: Stuart Dryburgh
MONTAGGIO: Greg Hayden
MUSICHE: Theodore Shapiro
PRODUZIONE: Red House Entertainment, Twentieth Century Fox Film Corporation
DISTRIBUZIONE: 20th Century Fox
PAESE: USA 2013
DURATA: 125 Min
FORMATO: Colore


SOGGETTO: 
remake del film Sogni proibiti.
 
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Cari editori pubblicate meno Non si campa di soli bestseller da la stampa

Post n°10897 pubblicato il 07 Gennaio 2014 da Ladridicinema
 
Tag: news

La lettera aperta di uno scrittore contro l’anemia della lettura

Lo scrittore Antonio Scurati

ANTONIO SCURATI

E’ un collasso bulimico quello dell’attuale mercato editoriale. Una fame da bue lo ha generato, un occhio bovino lo ha supervisionato. Gli editori sono vittime del bisogno di immettere sul mercato spropositate quantità di libri cui non corrisponde nessun desiderio di leggere un qualche libro determinato. Il risultato è che il sistema vomita regolarmente milioni di copie che vanno al trogolo cantando. Entrate in una libreria – soprattutto se di catena – e avrete davanti agli occhi lo spettacolo osceno di un luogo in cui l’orgia si abbina al macello. La libreria è oggi, al tempo stesso, l’ultimo avamposto della moderna estasi delle merci e l’anticamera di una discarica. Vi risuonano orgasmi da disperazione e stridori di presse da macero.  

 

Metafore iperboliche? Pochi dati a conferma. Nel 2011, secondo l’Istat, tra gli italiani di età maggiore a sei anni soltanto il 46% avevano letto almeno un libro l’anno. Ciononostante si sono pubblicati 59.237 titoli. Considerando le tirature complessive, 4 copie per ogni cittadino. Stando ai dati IE, nello stesso anno, pur avendo perso il mercato 723.000 lettori, il numero dei titoli pubblicati sarebbe salito a circa 63.000 (più 4.5%). Insomma, si pubblicano troppi libri e ci sono troppo pochi lettori. Ma più questi diminuiscono, più la sproporzione rispetto al numero dei libri aumenta. Se, poi, si considera che più della metà dei titoli sono prime edizioni, appare chiaro che le strategie editoriali puntano sulle novità (moltissimi istant book), sulla ricerca del best seller (più che del long seller) e sul serrato turn over dei libri in scaffale. Tutti noi sappiamo, oramai, per esperienza che l’attenzione degli editori e degli addetti, stampa compresa, verso un nuovo titolo, ammesso che ci sia, dura al massimo quattro settimane dall’uscita. Salvo nel caso in cui divenga un best seller, ovviamente. Un mese. Non di più. Questo oggi l’emiciclo medio di vita commerciale di un libro. 

 

Spesso ho chiesto a dirigenti editoriali la ragione di questo sproposito tra il numero dei libri e quello dei lettori. Nessuno me ne ha saputa fornire una convincente. Fino a che una sera, a una cena di compleanno, sorseggiando un vino bianco fermo, una signora elegante e brillante, mi ha nominato la roulette. «Si getta una manciata di fiche sul tappeto – mi ha detto – e si spera che la pallina si fermi sul tuo numero». Più cartelle compri e più chance hai di vincere. La miriade di titoli è figlia della ricerca del best seller. L’editoria si è ridotta a tombola. 

 

Questa tattica suicida dura da anni e ha preparato la crisi del mercato – meno 10% circa nel 2013 – seguita alla contrazione dei consumi. Ha prodotto, soprattutto, una crisi culturale: la libreria da luogo di distinzione è divenuta regno dell’indistinto. La logica del device ha colonizzato anche le regioni del libro: conta solo il dispositivo, nella totale indifferenza dei contenuti. Quando cazzeggi con lo smartphone, fai esperienza dell’indifferenziazione tra un film, un videogioco, una conversazione leggera e le foto di tua figlia. Quel che stai facendo, in ogni caso, è cazzeggiare con lo smartphone. Con il dispositivo della libreria al collasso bulimico sta accadendo la stessa cosa: una pletora di titoli sommersi nelle successive ondate alluvionali delle novità editoriali. Gli unici salvati sono i best seller. E a quel punto l’unico criterio di giudizio è l’autocrazia del successo. 

 

Questa deriva riflette la concezione del libro quale bene di consumo e non quale bene durevole, e men che mai quale bene comune. (La legge Letta che rende detraibile il 19% delle spese in libri non inverte la tendenza: aiuta l’editoria non la cultura. Perché dovrei pagare tasse aggiuntive per chi detrarrà il costo dei ricettari cotto e mangiato o dei romanzi cotto e mangiato del re del cazzeggio Fabio Volo?) Questa deriva ignora, inoltre, le dinamiche storiche dell’offerta culturale che non saturano mai la domanda ma la creano (nel 1851 uno scrittore americano, dopo l’insuccesso del suo ultimo romanzo, smise di scriverne; lo scrittore era Melville e il romanzo era Moby Dick). Oggi ci si sforza, invece, solo di replicare il successo altrui dell’anno precedente. C’è bisogno a questo punto di aggiungere che, giù per questa china bulimica, il deperimento è assicurato?  

 

L’economia dei beni culturali richiede, per produrre valore, che essi siano socialmente valorizzati. Se si scende sul terreno del cazzeggio, la sconfitta è certa. Lì lo smartphone ha già vinto. O l’editoria del libro rimane un’impresa di cultura o fallirà. E se non fallirà, sarà comunque preferibile una pizzeria. 

 

Per ciò, cari editori, cominciate a pubblicare meno libri. E, soprattutto, ricominciate a credere che la lettura di un libro possa essere qualcosa di più, o comunque di diverso, dal cazzeggiare con lo smartphone o da una serata in pizzeria. Se non ci credete voi, non potete pretendere che ci credano i (non)-lettori. 

 
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The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca

Post n°10896 pubblicato il 07 Gennaio 2014 da Ladridicinema
 

In The Butler, Daniels racconta la storia di Cecil Gaines, maggiordomo alla casa bianca durante tutto il periodo della guerra fredda. Il regista ancora una volta analizza in maniera critica un ampio periodo della storia americana analizzando la questione razziale negli Usa della seconda parte del novecento. C'è nel film un conflitto importante tra chi crede saldamente in un riscatto sociale da conquistare a sprezzo della propria vita e chi, come Cecil, preferisce rimanere al proprio posto, lavorando duramente e conquistando la propria dignità e libertà. Entrambi in qualche modo rivoluzioneranno l'America di quegli anni. Un film che in realtà ha pochi guizzi per via di una struttura narrativa abbastanza immobile. E' mancata forse la capacità di commentare in qualche modo tutti quegli eventi trasmessi sullo schermo, quasi come se il regista non sia voluto prendere troppi rischi nell'affrontare una tematica così importante, finendo per assumere il punto di vista del protagonista, o meglio la sua volontà di agire senza porsi troppe domande

 
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Paulette da mymovies

Post n°10895 pubblicato il 07 Gennaio 2014 da Ladridicinema
 

 

Paulette è un'anziana vedova, che vive alla periferia di Parigi, con una pensione che non le dà abbastanza da mangiare. Ha un nipotino affettuoso, che però disprezza perché è figlio di un padre di colore, e una piccola cerchia di amiche che condividono la sua condizione. Una sera, osservando una compravendita di droga fuori dal suo palazzo, Paulette si mette in testa che l'unico modo per procurarsi del denaro sia entrare in quel traffico. Dotata di un buon senso degli affari e di un talento come pasticcera si mette a sfornare torte e pasticcini alla cannabis, assicurandosi presto una clientela in costante aumento e la stima del boss di quartiere. 
Sviluppata dal regista con alcuni allievi del suo corso di sceneggiatura all'ESEC, Paulette è una commedia della crisi e della precarietà, che ruota attorno al personaggio indovinato di una vecchia burbera e incattivita, pronta a lasciarsi alle spalle qualsiasi scrupolo morale pur di non rinunciare alla propria dignità. Bernadette Lafont, che ha lavorato con TruffautMiller e Chabrol tra gli altri, è la scelta migliore sulla quale Enrico potesse capitare, mentre lo stesso non si può dire di Carmen Maura e delle amiche, che non si alzano dallo spessore minimo di macchiette. 
Divertente quanto basta, il film ambienta, in un contesto descritto con sufficiente verosimiglianza, una vicenda però del tutto improbabile. Il confine è sottile, perché la commedia resti tale i passi a disposizione non erano molti, ma il regista e i suoi collaboratori non si allontanano per scelta dal sentiero più sicuro, con il risultato di non scontentare nessuno ma anche di appiattire il film su una medietà che non lo farà ricordare a lungo e non lo distingue da altri simili. 
Si percepisce una costruzione scolastica dell'insieme, senza inventiva né coraggio, che mira a servire al pubblico il pasticcino più dolce ed innocuo, come rivela il finale, decisamente troppo fiabesco per non contraddire le premesse. La denuncia sociale della condizione insostenibile dell'anziano solo e povero, scade allora al rango di puro pretesto, di cui ci si dimentica non appena non serve più lo scopo. E a poco vale cercare il paragone con la commedia italiana e amorale degli anni Settanta, come spingono a fare le dichiarazioni dell'autore, perché qui la morale c'è eccome e trasforma in un attimo la vecchia megera in una nonnina "comme il faut".

 
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Box Office Flop 2013 - la Top 10 delle delusioni dell'anno DA MOVIEPLAYER

Post n°10894 pubblicato il 07 Gennaio 2014 da Ladridicinema
 

Scritto da:  - mercoledì 25 dicembre 2013

A sette giorni dalla fine dell’anno il 2013 cinematografico rischia di diventare il più ricco di sempre. Almeno negli Usa. Dopo i 10 miliardi e 836 milioni di dollari rastrellati nel 2012, cifra mai raggiunta prima, quest’anno siamo già arrivati a quota 10 miliardi e 467 milioni. Segno che almeno il ’secondo posto’ di questa speciale classifica, davanti ai 10 miliardi e 595 milioni del 2009, è praticamente assicurato.

Eppure se in tanti brindano ai successi di una ricca stagione, c’è chi sta passando queste feste a leccarsi le ferite, causa flop più o meno inattesi, e in certi casi davvero clamorosi. Perché veri e propri tonfi da decine e decine di milioni di perdita sono andati in ‘onda’. Ma a chi dobbiamo assegnare la palma di ‘peggior flop’ dell’anno? Detto che due titoli sono clamorosamente ancora in corsa, ovvero l’appena uscito Walking with Dinosaurs della Fox, costato 80 milioni di dollari e disastroso al debutto americano nel weekend passato, e soprattutto lo sbertucciato 47 Ronindella Universal, costato 170 milioni di dollari e letteralmente distrutto dalla critica, questi sono i 10 film che più hanno deluso le aspettative una volta presentatisi al cospetto del botteghino internazionale. Da ricordare, ovviamente, che nessuno dei budget contemplati contiene al suo interno le ricche spese pubblicitarie, mentre tutti gli incassi totali dovranno poi essere dimezzati per estrarne ‘l’utile’, visto che circa il 50% rimane tra le mani degli esercenti. Assenti, ovviamente, anche i risultati home-video.

10) Beautiful Creatures

60 milioni di dollari di budget, l’incubo di essere considerato il ‘nuovo Twilight’ da dover digerire, e un risultato più che modesto da accettare. Appena 19 milioni di dollari d’incasso in America, 40 tondi tondi fuori dai confini a stelle e strisce. Totale: 60 milioni. Circa 30 quelli persi al box office. Doveva nascere una saga, ed è invece morta ancor prima di iniziare.

Incassi Usa: $19,452,138
Incassi esteri: $40,600,000
Incassi Worldwide: $60,052,138

9) Machete Kills

Un budget ridotto di appena 20 milioni per avere la ’sicurezza’ di far cassa. E invece. Solo 8 milioni di dollari incassati in America, da aggiungere ai 7 rastrellati all’estero. Totale di 15 milioni, ovvero poco più di 10 buttati una volta entrati in sala. Se recupero sarà in homevideo, cosa più che probabile, Robert Rodriguez potrà concludere la sua trilogia.

Incassi Usa: $8,008,161
Incassi esteri: $7,000,000
Incassi Worldwide: $15,008,161

8) Bullet to the Head

Il grande ritorno di Sly Stallone e Walter Hill, inspiegabilmente snobbato. 25 milioni di dollari di budget con meno di 10 milioni d’incasso in America più circa 8 raccolti all’estero. Totale sotto i 20 milioni. E’ la morte dell’action anni 80. Buttati quasi 15 milioni.

7) Il Quinto Potere

Bill Condon alla regia, Benedict Cumberbatch protagonista, e una storia celebre da poter tramutare in cinema. Con 28 milioni di dollari tra le mani. Ma è stato un fallimento. Poco più di 3 milioni d’incasso in America, ai quali aggiungerne altri 6 raccolti all’estero. Totale imbarazzante viste le premesse. Persi circa 25 milioni.

Incassi Usa: $3,255,008
Incassi esteri: $5,300,000
Incassi Worldwide: $8,555,008

6) Oldboy

Il remake più detestato e temuto. Il ritorno di Spike Lee alla regia, e disastro fu. 30 milioni di dollari di budget, appena 2 quelli incassati negli Usa, da aggiungere ai meno di 2 esteri. Totale ridicolo di 4 milioni. 28 quelli persi al cospetto del botteghino. Un massacro.

Incassi Usa: $2,181,290
Incassi esteri: $1,902,084
Incassi Worldwide: 4,083,374

5) Metallica Through the Never

Quando la terza dimensione incontra il mito. Addirittura 18 milioni di dollari di budget per l’atipico docu-concerto dei Metallica, con 3,419,967 di dollari d’incasso in America e circa 4 milioni raccolti all’estero. Totale deludente con meno di 8 milioni. Perdite attorno ai 15 milioni.

4) White House Down

Lo scivolone di Roland Emmerich. 150 milioni di dollari di budget per il Re dei disaster movie e un risultato a dir poco insoddisfacente. 73 milioni incassati in America, ai quali aggiungerne circa 132 esteri. Totale di 205 milioni, ovvero circa 50 ‘persi’ al botteghino. Decisiva, almeno negli Usa, la concorrenza di Olympus Has Fallen.

Incassi Usa: $73,103,784
Incassi esteri: $132,262,953
Incassi Worldwide: $205,366,737

3) The Lone Ranger

Il film che ha scritto la parola fine alla storica collaborazione Disney-Jerry Bruckheimer. Sarebbe dovuto diventare il nuovo Pirati dei Caraibi, e invece è naufragato miserabilmente. 215 milioni di dollari di budget, solo 90 milioni d’incasso in patria e circa 171 quelli ‘esteri’. Totale pari ai 260 milioni. Da dimezzare, ovviamente, con l’inevitabile conseguenza di aver lasciato sul campo di battaglia circa 90 milioni.

Incassi Usa: $89,302,115
Incassi esteri: $171,200,000
Incassi Worldwide: $260,502,115

2) Il Cacciatore di Giganti

Il ritorno kolossal di Brian Singer. Budget inspiegabilmente spropositato pari a 200 milioni di dollari, con risultati a stelle e strisce sconcertanti. Appena 65 milioni, da affiancare ai 132 esteri. Totale sotto i 200 milioni. Perdite di 100 milioni.
Incassi Usa: $65,187,603
Incassi esteri: $132,500,000
Incassi Worldwide: $197,687,603

1) R.I.P.D.

E fu così che arrivammo al trionfatore di stagione. Perché dove c’è Ryan Reynolds, vedi Lanterna Verde, c’è flop. 130 milioni di dollari affidati alle mani di Robert Schwentke, con un riscontro a stelle e strisce agghiacciante. Appena 33 milioni di dollari d’incasso, con 44 milioni rastrellati all’estero e un totale di 78 milioni. Anche qui siamo sui 100 milioni di perdita secca, ‘impreziosita’ dal disastroso riscontro al botteghino americano. Per questo motivo R.I.P.D. si può definire il vero sconfitto del 2013.

Incassi Usa: $33,618,855
Incassi esteri: $44,705,365
Incassi Worldwide: $78,324,220

 
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Box Office 2013 - i 20 film dai maggiori incassi mondiali, americani ed italiani

Post n°10893 pubblicato il 07 Gennaio 2014 da Ladridicinema
 

Un anno di incassi da snocciolare e rivivere insieme. Ecco i 20 film che meglio hanno fatto al botteghino italiano, americano ed internazionale (dalla Francia alla Russia passando per l'Inghilterra)

24 ore alla fine del 2013 ed è quasi doveroso tracciare una linea su quella che è stata la stagione dal punto di vista degli incassi. Dopo aver visto i flop dell’anno, i numeri generati dall’home-video e i film che più utili hanno fruttato in questi ultimi 12 mesi, chiudiamo questo dettagliato resoconto legato al botteghino andando a spulciare le Top 20 a noi più vicine. Quella italiana, passata alla Storia per l’exploit senza precedenti di Checco Zalone; ed ovviamente quelle americane ed internazionali, in entrambi i casi dominate da un unico titolo, ovvero Iron Man 3.

Nessuno ha fatto meglio del titolo Marvel in questo 2013, dopo il boom degli Avengers del 2012, confermando la forza di un genere che sembra non voler conoscere limiti. 409 i milioni di dollari incassati da Tony Stark sul suolo americano, diventati addirittura 806 nel resto del mondo. Totale pari a 1,215,439,994 dollari, ovvero il 5° maggiore incasso di sempre inflazione esclusa. Saltano ovviamente all’occhio i solo 2 film non in 3D presenti nella Top10 americana, leggi Hunger Games 2 Fast & Furious 6, rispetto ai 3 del 2012 e i 5 del 2011.

Solo un titolo tra i primi 10 a stelle e strisce è realmente ‘originale’, ovvero Gravity di Cuaron, senza attingere a libri, sequel, prequel, remake, reboot o quant’altro, con Cattivissimo Me 2 terzo incasso ‘animato’ di sempre grazie ai 918,607,660 dollari incassati in tutto il mondo. Solo Toy Story 3 e Shrek 2 sono riusciti a fare di meglio con 1,063,171,911 dollari e 920 milioni. Da considerare a parte i 936,743,261 dollari di Nemo, aumentati grazie alla riedizione in 3D dell’ultimo anno, così come i 987,483,777 dollari de Il Re Leone, anche in questo caso lievitati grazie all’abbraccio nei confronti della terza dimensione.

A salvare il box office italiano, come detto, il ciclone Zalone con Sole a Catinelle. San Checco è riuscito in poco più di un mese a trascinare 7.989.942 italiani al cinema, fruttando qualcosa come 51.747.917 euro. Record d’incassi per un film tricolore, secondo solo al ciclone Avatar che nel 2009, con 3D, volò oltre i 60 milioni. 3 film italiani in Top10 che diventano 7 in Top20, con alcune pellicole rimaste fuori per poco ma ben comportatesi, vedi La mafia Uccide solo d’Estate, Fuga di Cervelli, Indovina chi viene a Natale, Mai Stati Uniti e Stai lontana da me. Tutto questo, in cifre, vi attende nelle apposite ‘pagine’ con le maggiori Top20 internazionali, divise tra Italia, America, Francia, Inghilterra, Spagna, Cina, Giappone, Russia ed ovviamente punto di vista ‘worldwide’. Per un ricco 2013 che tutti noi ci auguriamo possa lasciare il testimone ad un ancor più ricco 2014.

 
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Cinema: box office 2013, in vetta la Warner Bros da adnkronos

Post n°10892 pubblicato il 07 Gennaio 2014 da Ladridicinema
 

ultimo aggiornamento: 03 gennaio, ore 17:09
Roma, 3 gen. (Adnkronos/Cinematografo.it) - Warner Bros., Disney e Universal Pictures sono le regine del mercato 2013, secondo le rilevazioni fornite dagli studios in merito all'anno appena trascorso. Forti dei loro prodotti ad alto tasso di commercializzazione (saghe, animazione, presenza di star) le 'tre sorelle' si sono accaparrate un bottino pari a quasi 13 miliardi di dollari.

 

 

Leader assoluta resta la Warner, con i suoi 5 e passa miliardi di dollari di ricavi globali tra incassi al botteghino domestico e a quello internazionale. Da 13 anni consecutivi gli studios Warner superano il miliardo d'incasso, e per ben nove volte negli ultimi 10 anni si sono posizionati o al primo o al secondo posto tra i leader di mercato.

 

 

La major ha avuto nel 2013 ben otto film capaci d'incassare oltre i 100 milioni di dollari, sei dei quali usciti in estate ('Il Grande Gatsby', 'Una notte da leoni 3', 'Pacific Rim', 'Man Of Steel', 'The Conjuring' e 'Come ti spaccio la famiglia'), e due che hanno dominato la stagione autunno-inverno: 'Gravity' (408 milioni di dollari totalizzati worldwide) e 'Lo Hobbit: La desolazione di Smaug' (450 milioni di dollari incassati nel mondo, in attesa di uscire nei ricchissimi territori dell'Estremo Oriente, Cina e Giappone).

 
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Trionfa Un boss in salotto

Post n°10891 pubblicato il 07 Gennaio 2014 da Ladridicinema
 

Box Office Italia
Nella seconda parte delle feste la vetta del box office cede il posto al film italiano di Luca Miniero Un boss in salotto, che si aggiudica 3,9 milioni di euro in poco più di 500 copie, per un totale di 5,4 milioni incassati dal debutto a Capodanno. Scende invece di una posizione il film d'animazione Disney Frozen - Il regno di ghiaccio, primo al box office nel weekend di Natale (15,7 milioni complessivi).
Seguono tre nuove uscite del giorno di Capodanno: Capitan Harlock 3D, in terza posizione con 2.031.200 euro, American Hustle, il film di David O. Russell con Christian BaleJennifer LawrenceAmy Adams e Bradley Cooper, che conquista la quarta posizione con 1.402.624 euro, mentre al quinto posto troviamo The Butler - un maggiordomo alla Casa Bianca, il film di Lee Daniels con protagonista Forest Whitaker, con un incasso di 1.187.024 euro.
A più di due settimane dall'uscita resiste bene Philomena (in sesta posizione), con altri 958.009 euro, arrivando a superare i 4 milioni d'incasso totale. Chiudono la classifica la commedia di Ben Stiller I sogni segreti di Walter Mitty (955.899 euro per superare i 5 milioni totali), il cinepanettone Colpi di fortuna (che arriva a oltre 10 milioni), il kolossal fantasy Lo Hobbit - La desolazione di Smaug (oltre 12 milioni) e infine il film di Natale di Pieraccioni Un fantastico via vai (oltre 8 milioni di incasso totale).

Box Office USA
Torna in vetta al box office statunitense il film Disney Frozen, successo di Natale USA, con un incasso di oltre 20 milioni di dollari nell'ultimo fine settimana (e 298 milioni di dollari di incasso totale). È invece al secondo posto il nuovo Paranormal activity: The Marked Ones, con 18,2 milioni di dollari nei suoi primi quattro giorni nelle sale. Si tratta di uno spin-off del film horror low budget del 2007 Paranormal activity, successo mondiale ai botteghini. Mentre resiste al terzo posto il fortunato Lo Hobbit - La desolazione di Smaug, con oltre 15 milioni di dollari nell'ultimo weekend, il quarto posto se lo aggiudica il nuovo film di Martin Scorsese The Wolf of Wall Street (da noi in uscita il 23 gennaio). A metà classifica troviamo anche in America American Hustle (oltre 12 milioni per un totale di quasi 88), Fotti la notizia di Adam McKay (che arriva quasi a 109 milioni totali) e al settimo posto Saving Mr. Banks, l'attesa storia (in uscita in Italia a febbraio) mai raccontata della nascita del classico Disney Mary Poppins. A fine classifica troviamo invece I sogni segreti di Walter Mitty (8.001.717 di dollari), Hunger Games - La ragazza di fuoco (7.051.309 di dollari, per un totale di oltre 400 milioni) e Il grande Match (5.325.423 di dollari), in uscita questa settimana in Italia, che visto il cast (StalloneDe Niro), potrebbe riservare ottimi risultati anche da noi. 

 
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