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E' IL GIORNO DEI GOLDEN GLOBES, SORRENTINO SPERA da rainews

Post n°10925 pubblicato il 12 Gennaio 2014 da Ladridicinema
 
Tag: eventi, news

A Los Angeles appuntamento con i premi "anticamera" degli Oscar. "La grande bellezza" candidato tra i film stranieri sfida "La vita di Adele". Nelle categorie maggiori parata di stelle
Paolo Sorrentino all'Egyptian Theatre a Hollywood, 11 gennaio 201412 gennaio 2014L'Italia spera in questa edizione dei Golden Globes che si terranno come sempre a Los Angeles perché "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino è tra i cinque film candidati come miglior film straniero. Un fatto davvero eccezionale per questo premio, considerato un apripista agli Oscar. I Golden Globes vengono infatti considerati come un riconoscimento di peso anche se, ormai non è più un segreto, chi vota, un manipolo di giornalisti stranieri riuniti sotto la Hollywood Foreign Press Association, ha un occhio più attento alla presenza alla cerimonia di star di grossa caratura piuttosto che al valore del film. Famigerata è stata, due anni fa, la candidatura di un film quantomeno discutibile come "The Tourist", con Angelina Jolie e Johnny Depp, solo per assicurarsi la presenza dei due famosi divi alla serata di premiazione. Quest'anno la cinquina del miglior film drammatico non contiene specchietti per le allodole.

Sfida fra giganti
I cinque candidati sono film di spessore come "12 anni schiavo" di Steve McQueen, che racconta di unfreeman rapito e ridotto in schiavitù nell'America pre-guerra civile, "Captain Phillips - Attacco in mare aperto" di Paul Greengrass, racconto della storia vera di un abbordaggio dei pirati moderni, "Gravity" di Alfonso Cuaron, che vede Sandra Bullock e George Clooney perdersi nello spazio, "Philomena" di Stephen Frears, storia di una madre in cerca del figlio e "Rush" di Ron Howard, il racconto della rivalità fra Niki Lauda e James Hunt sulle piste di Formula 1 negli anni 70. Il favorito è "12 anni schiavo", ma chiunque vinca non sfigurerà.

Fra le commedie sfida fra Russell e i Coen
I Golden Globes, però, presentano due categorie di miglior film, oltre ai drammi vengono candidate anche cinque commedie o musical e i contendenti di quest'anno sono "American Hustle - L'apparenza inganna", "Inside Llewyn Davis" dei fratelli Coen, "The Wolf of Wall Street", storia di un finanziere senza scrupoli, di Martin Scorsese, "Her", contemporanea storia d'amore tra uno scrittore solitario e la voce di un sistema operativo raccontata da Spike Jones e infine "Nebraska", il roadmovie di Alexander Payne. Difficile fare previsioni sul vincitore, anche se il film di Scorsese è quello che forse più di altri potrebbe attrarre i voti dei novanta membri dell'Hfpa. "La grande bellezza" di Sorrentino è uno dei cinque film candidati come miglior film straniero: gli altri sono il francese "La vita di Adele", già vincitore a Cannes, il danese "Il sospetto", "Il passato", altro film d'oltrecortina firmato Asghar Farhadi e il film d'animazione di Hayao Miyazaki "Si alza il vento".

Miglior attore e miglior attrice, parata di stelle
L'Italia una volta tanto ha buone possibilità di vincere perché il ritratto di una Roma bellissima, contemporanea e decadente e dei suoi personaggi è piaciuto molto a Hollywood. Fra le attrici la favorita è Cate Blanchett per "Blue Jasmine" di Woody Allen. La Blanchett, nel film una nevrotica ereditiera, dovrà vedersela con Sandra Bullock, Judi Dench, Emma Thompson per la sua interpretazione della scrittrice P.L. Travers in "Saving Mr. Banks", che racconta la nascita del film "Mary Poppins", e Kate Winslet per "Un giorno come tanti" di Jason Reitman. Fra gli uomini Matthew McConaughey, già vincitore a Roma per "Dallas Buyers Club", dovrà vedersela con Robert Redford, suo principale avversario con "All Is Lost - Tutto è perduto". Redford regge da solo tutto il film, che racconta la storia di un naufragio.

I favoriti
Gli altri contendenti della cinquina sono Chiwetel Ejiofor per "12 anni schiavo", Idris Elba che interpreta Mandela nel film sulla vita del presidente sudafricano recentemente scomparso "Long Walk to Freedom" e Tom Hanks in "Captain Phillips". Per i ruoli brillanti i favoriti sono Amy Adams e Christian Bale, entrambi protagonisti di "American Hustle - L'apparenza inganna". Potrebbero vedersi soffiare il globo d'oro, lei, da Julie Delpy per "Before Midnight", Greta Gerwig per "Frances Ha", Julia Louis-Dreyfus per "Non dico altro" e l'onnipresente Meryl Streep per "I segreti di Osage County". Lui da Bruce Dern per "Nebraska", Leonardo DiCaprio per "The Wolf of Wall Street", Oscar Isaac per "Inside Llewyn Davis", Joaquin Phoenix per "Her".

Serata condotta dal duo Fey-Poehler
A condurre questa edizione della cerimonia saranno due donne, Tina Fey e Amy Poehler, che già lo scorso anno avevano presentato la serata dopo aver scalzato Ricky Gervais, conduttore dei due anni precedenti. Le battute di Gervais, davvero taglienti, non erano state apprezzate dai componenti dell''Hfpa.

- See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/golden-globe-sorrentino-f70e030b-9592-4d88-a8fe-a03cdae0e521.html#sthash.3zFk451U.dpuf

 
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E' morto Arnoldo Foà da today

Post n°10924 pubblicato il 12 Gennaio 2014 da Ladridicinema
 
Tag: news, STORIA

Il grande protagonista della cultura italiana del '900 si è spento questo pomeriggio a Roma per un'improvvisa crisi respiratoria. Il 24 gennaio avrebbe compiuto 98 anni

Redazione11 Gennaio 2014

ROMA - E' morto a Roma Arnoldo Foà. Grande protagonista della cultura italiana del '900 era nato a Ferrara il 24 gennaio 1916. L'artista, morto questo pomeriggio per un'improvvisa crisi respiratoria, avrebbe compiuto 98 anni fra qualche giorno. 

Una vita spesa sul palcoscenico e nelle sale di doppiaggio quella di Foà, attore di teatro, di cinema, tv, regista ma anche scultore pittore e poeta. Dopo avere superato la vergogna delle leggi razziali - visse per qualche tempo sotto falso nome - ha raggiunto il massimo successo con la partecipazione alle più importanti produzioni televisive italiane. 

Foà aveva sempre affiancato alla sua attività artistica un concreto impegno nella vita civile e politica e qualche anno fa il suo nome era stato proposto per la nomina di senatore a vita.

 
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Golden Globes 2014, la cerimonia di premiazione a partire da questa notte su SkyUno da everyeye.it

Post n°10923 pubblicato il 12 Gennaio 2014 da Ladridicinema
 
Tag: eventi, news

Inviato da Luca Rosati
Notizia | 12/01/2014 ( ore 21:10 ) : Anche quest'anno è arrivato il momento della cerimonia di premiazione della nuova edizione dei Golden Globes, i premi consegnati ai migliori prodotti e attori sia televisivi che cinematografici. Gli appassionati italiani di film e serie tv che hanno intenzione di fare le ore piccole non abbiano paura di perdersi questo evento perché SkyUno trasmetterà il tutto a partire da questa notte alle ore 1,00 con l'arrivo degli ospiti per poi iniziare con la cerimonia vera e propria dalle 2,00. A condurre i Golden Globes 2014 saranno Amy Poehler e Tina Fey.

 
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Gian Maria Volontè: l’attore contro. Vent’anni fa moriva uno dei più grandi interpreti del cinema mondiale da dazebaonews

Post n°10922 pubblicato il 12 Gennaio 2014 da Ladridicinema
 
Tag: news, STORIA

Gian Maria Volontè: l’attore contro. Vent’anni fa moriva uno dei più grandi interpreti del cinema mondiale

“Io accetto un film o non lo accetto in funzione della mia concezione del cinema. E non si tratta qui di dare una definizione del cinema politico, cui non credo, perché ogni film, ogni spettacolo, è generalmente politico. Il cinema apolitico è un'invenzione dei cattivi giornalisti. Io cerco di fare film che dicano qualcosa sui meccanismi di una società come la nostra, che rispondano a una certa ricerca di un brandello di verità. Per me c'è la necessità di intendere il cinema come un mezzo di comunicazione di massa, così come il teatro, la televisione”.

Parlare di Gian Maria Volontè significa affrontare il significato del mestiere di attore, significa ripercorrere la vita di un artista inquieto, rigoroso, rissoso e soprattutto straordinariamente umano. Sicuramente uno dei più grandi interpreti del cinema mondiale.

Volontè nasce a Milano il 9 aprile del 1933 ma cresce a Torino. Il padre è un milite della Repubblica di Salò, la madre appartiene ad una benestante famiglia di industriali milanesi. La sua è un’infanzia difficile: il padre è arrestato dai partigiani e le condizioni economiche della sua famiglia diventano improvvisamente precarie. Gian Maria a soli 14 anni è costretto ad abbandonare la scuola per poter lavorare e aiutare la madre. In questo periodo nasce nel ragazzo il profondo amore per la letteratura in particolare per le opere di Camus e Sartre. A 16 anni lavora in una compagnia teatrale itinerante ricoprendo i ruoli di aiuto guardarobiere e segretario. Il giovane Volontè si appassiona al teatro e nel 1954 si iscrive all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma. Durante gli studi si fa notare ben presto come il giovane allievo dotato di maggiore talento. Nel 1957 avviene il suo debutto a teatro per la regia di Franco Enriquez. La sua attività diventa subito frenetica: lavora moltissimo per la televisione e per il teatro recitando testi di Dostoevskij, Shakespeare e Goldoni. Anche la critica ufficiale si accorge delle sue indubbie qualità recitative. Nel 1960 debutta per il cinema con “Sotto dieci bandiere” di Duilio Coletti. Poi lavora con Luigi Comencini, Valerio Zurlini e nel 1962 ottiene il ruolo da protagonista in “Un uomo da bruciare” di Valentino Orsini e i fratelli Taviani. Volontè interpreta con grande partecipazione emotiva il sindacalista Salvatore Carnevale. Nel 1964 arriva la consacrazione grazie alla sua partecipazione al western di Sergio Leone “Per un pugno di dollari”. Volontè disegna con straordinaria efficacia la figura di un bandito messicano sadico, dedito ad alcol e droghe. L’anno seguente è sempre con Leone nel seguito “Per qualche dollaro in più”. Ormai è un attore famoso e richiesto e può permettersi di scegliere con cura ruoli e film.

Il suo impegno politico e civile è noto ed “esplode” con prepotenza nel 1969 grazie a “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” di Elio Petri. La situazione politica e sociale italiana è allarmante: dalla bomba di piazza Fontana, all’autunno caldo, al movimento studentesco, il Paese sembra sull’orlo della guerra civile.

Il film di Elio Petri - “Volevo fare un film sulla polizia, ma a modo mio”-  è un colpo durissimo ad uno dei simboli del potere: le forze dell’ordine. E proprio in quel periodo il commissario Luigi Calabresi era nel mirino di Lotta Continua per la vicenda della controversa morte dell’anarchico Pinelli. Il regista e lo sceneggiatore Ugo Pirro disegnarono la figura di un commissario di polizia molto simile a quella di Calabresi.

Il successo del film è straordinario, la caratterizzazione di Volontè è probabilmente la più celebre della sua carriera. Il film si aggiudica due Oscar per il miglior film straniero e per la sceneggiatura originale. Inoltre riceve dei riconoscimenti a Cannes, due David di Donatello, un Golden Globe e tre Nastri d’Argento. Gian Maria Volontè è ormai un divo del cinema italiano.

La carriera dell’attore entra nella fase della maturità. I più grandi registi lo vogliono a tutti i costi. Volontè lavora con Francesco Rosi in “Uomini contro” (1970), un lucido affresco sulla barbarie della guerra e nello straordinario e commovente “Sacco e Vanzetti” (1971) di Giuliano Montaldo. In questo dramma, Volontè raggiunge un altro vertice recitativo della sua carriera con il personaggio di Bartolomeo Vanzetti che, insieme con Nicola Sacco, fu ingiustamente condannato a morte negli Stati Uniti nel 1927.

Nel 1972 con “Il caso Mattei” di Francesco Rosi, Gian Maria Volontè tocca probabilmente l’apice artistico e creativo della sua professione. L’attore si cala totalmente nella figura di Enrico Mattei da impressionare la critica internazionale. Ogni particolare della personalità del fondatore dell’Eni è riprodotta dal genio dell’attore: espressioni, toni della voce, aspetti del carattere e delle sue gestualità. La galleria dei personaggi non si ferma e sempre nel 1972 lavora per Marco Bellocchio in “Sbatti il mostro in prima pagina”, una dura critica al mondo del giornalismo; torna con Francesco Rosi per “Lucky Luciano” (1973) e con Giuliano Montaldo in “Giordano Bruno” (1973). Gian Maria Volontè è considerato dalla critica progressista come il miglior attore drammatico del momento.

Negli anni Settanta lascia il segno partecipando a film come 

“Il sospetto” (1975) di Maselli, “Todo modo”(1976) di Elio Petri, in cui interpreta la figura dell’onorevole Aldo Moro e altre due pellicole di impegno politico e civile: “Cristo si è fermato ad Eboli” (1979) di Francesco Rosi e “Ogro” di Gillo Pontecorvo.

La sua iper-attività - nel 1975 si era iscritto al Partito Comunista, i suoi lavori teatrali uniti al crescente impegno politico di vicinanza con la sinistra extraparlamentare – cominciò ad intaccare la sua salute sino ad una serie di crisi cardiache.

Negli anni Ottanta soffre anche di una profonda depressione: il cinema non sembra offrirgli parti degne della sua arte. Partecipa al mediocre “Il caso Moro” (1986) di Giuseppe Ferrara, in cui la sua interpretazione dello statista Dc è straordinaria; al debole “Cronaca di una morte annunciata (1986) di Francesco Rosi e in “Tre colonne in cronaca” (1987) di Luigi Comencini.

Il suo ultimo capolavoro recitativo rimane “Porte aperte” (1990) di Gianni Amelio, tratto dal romanzo di Leonardo Sciascia. Nonostante i frequenti litigi con il regista, Gian Maria Volontè interpreta magistralmente il ruolo di un giudice che si batte contro la pena di morte durante il fascismo.

Nel 1991 riceve il Leone d’Oro alla carriera a coronamento di oltre 35 anni di impegno per il cinema e per il teatro. Nel 1993 è contattato dal regista The Angelopoulos per il film “Lo sguardo di Ulisse”. Durante le lavorazioni è colpito da un infarto e deve rinunciare alla parte. Al suo posto è chiamato l’attore statunitense Harvey Keytel.

Gian Maria Volontè muore a Florina, in Grecia, il 6 dicembre del 1994. I suoi funerali si sono svolti a Velletri, a non molti chilometri da Roma, sua ultima dimora.

 
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