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Messaggi del 20/01/2014

 

E' morto Claudio Abbado da Il manifesto

Post n°10976 pubblicato il 20 Gennaio 2014 da Ladridicinema
 

Maestri. La sua direzione alla Scala, ha messo in atto un profondo rinnovamento. Aveva fondato, per valorizzare i giovani musicisti, la Mahler Jugendorchestra

↳ Claudio Abbado

È morto nella sua casa di Bolo­gna il mae­stro e sena­tore a vita Clau­dio Abbado. Malato da tempo, aveva 80 anni. Nato a Milano il 26 giu­gno 1933 e figlio di un inse­gnante di vio­lino, nel 1955 si era diplo­mato in pia­no­forte e dire­zione d’orchestra presso il Con­ser­va­to­rio di Milano. Il primo grande rico­no­sci­mento arriva nel 1958, quando Abbado con­qui­sta il primo posto al con­corso Kous­se­vi­tsky a Tan­glewood, nel Mas­sa­chus­sets, debut­tando poi negli Stati Uniti con la New York Philarmonic.

L’esordio alla Scala arriva nel 1960. Nel 1963 riceve il pre­mio Mitro­pou­los della New York Phi­lar­mo­nic, e Her­bert Von Kara­jan lo chiama a diri­gere i Wie­ner Phi­lhar­mo­ni­ker al Festi­val di Sali­sburgo. Nel 1968 è sul podio al Covent Gar­den di Lon­dra e alla Metro­po­li­tan Opera House di New York.

La dire­zione di Abbado alla Scala, durata fino all’86, ha messo in atto un pro­fondo rin­no­va­mento nella pro­gram­ma­zione e nelle scelte arti­sti­che del tea­tro mila­nese, recu­pe­rando autori e opere per lungo tempo dimen­ti­cati. Que­ste sue idee, lon­tane dalle tra­di­zio­nali logi­che del suo ambiente, furono oggetto anche di forti critiche.

Dall’86 al ’91 Abbado è stato diret­tore della Staa­tso­per di Vienna, quindi sino al 2002 ha diretto la Ber­li­ner filar­mo­ni­ker orche­stra, per poi dedi­carsi alla Cham­ber orche­stra of Europe (da lui isti­tuita nel 1978). Aveva fon­dato nel 1986, per valo­riz­zare i gio­vani musi­ci­sti, la Mahler Jugen­dor­che­stra, nel 2003 l’Orchestra del Festi­val di Lucerna e nel 2004 l’Orchestra Mozart di Bologna.

Il 30 ago­sto del 2013 era stato nomi­nato sena­tore a vita dal Pre­si­dente della Repub­blica Gior­gio Napolitano.

Abbado auspi­cava una stretta col­la­bo­ra­zione tra le varie arti, rite­neva depre­ca­bili i tagli alla cul­tura in nome della crisi («si deve col­pire il vero spreco ed eli­mi­nare le speculazioni»).

La Scala di Milano ricor­derà Clau­dio Abbado — che è stato suo diret­tore musi­cale dal 1968 al 1986 — con un con­certo. Il sin­daco Giu­liano Pisa­pia, che è pre­si­dente del tea­tro, ha spie­gato che chie­derà al sovrin­ten­dente Ste­phane Lis­sner di orga­niz­zare l’evento.

 
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Arriva in sala il vincitore della Quinzaine da cinecittànews

Post n°10975 pubblicato il 20 Gennaio 2014 da Ladridicinema
 

Ang20/01/2014
Esce in sala con Eagle il 23 gennaio Tutto sua madre (Les garçons et Guillaume, à table), il bel film di Guilleume Gallienne già vincitore a Cannes (nella Quinzaine) e al botteghino in Francia, e presentato in anteprima in Italia lo scorso ottobre durante il festival fiorentino France Odeon. Autobiografico, terapeutico, tratto da una pièce scritta dallo stesso autore, il film vede Gallienne raccontare il suo difficile rapporto con una madre oppressiva e l'accettazione della sua sessualità, con uno sviluppo decisamente poco prevedibile. ''Per fare un bel film, pare ci vogliano una donna e una pistola. Beh, in questo film c'è un uomo che fa la donna e la pistola...in realtà è una coperta - dice l'autore - Sarebbe stato frustrante lasciarlo solo sotto forma di pièce, perché l'ho sempre immaginato come un film. Bisogna poter guardare Mamma da vicino per capire ciò che l'anima. Per sentirla in modo ancora più profondo. E lasciare che il sorriso si confonda nell'osservazione dei dettagli che apparivano invisibili nella mera e semplice presenza scenica''. Gallienne, 41 anni, nato da una ricca famiglia parigina, delicato e gentile, viene visto con sospetto dal padre che lo vorrebbe maschio e sportivo. Ma lui non è così. Allo sport preferisce il pianoforte. 

E compensa lo scherno dei compagni e il disprezzo del padre con il certo amore della madre che lo ama anche in quanto unico, rispetto ai suoi fratelli. ''Volevo fare questo film perché ha una grande ricchezza emotiva e comica, tutto qui. Volevo riuscire a osservare me stesso e il mio percorso borghese con uno sguardo fantasioso, ludico, sensibile e condividere l'eleganza e l'inverosimile enormità di questo cambiamento. Come sono diventato attore, diventando mia madre per poi riuscire a diventare me stesso''.

 
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Mastandrea dirige film tratto da Zerocalcare

Post n°10974 pubblicato il 20 Gennaio 2014 da Ladridicinema
 

Ang20/01/2014
Annunciandolo tramite la consueta storia a fumetti che pubblica "ogni maledetto lunedì su due" Michele Rech, alias Zerocalcare, il fumettista italiano di maggior successo degli ultimi anni, annuncia la prossima uscita del primo film tratto da una sua opera: La Profezia dell'Armadillo. Il film, tratto dal libro omonimo ma ampiamente rivisto, corretto e ampliato nella trama rispetto all'originale cartaceo, è stato scritto da Zerocalcare stesso insieme a Valerio Mastandrea (che ne sarà anche regista), all'autore, scrittore e conduttore radiofonico Johnny Palomba e allo scrittore Oscar Glioti

A questo link l'annuncio, dato direttamente tramite una stria a fumetti: http://www.zerocalcare.it/2014/01/20/una-cosa-complicata/

 
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DiCaprio, il lupo della finanza azzanna l'Oscar

Post n°10973 pubblicato il 20 Gennaio 2014 da Ladridicinema
 

Cristiana Paternò20/01/2014
Quinta collaborazione tra Leonardo DiCaprio e Martin Scorsese, una partnership sempre più affinata ed esplosiva,The Wolf of Wall Street, coprodotto anche dai due con non poche difficoltà, arriva in sala il 23 gennaio in 400 copie con 01. Ha appena avuto cinque nomination all’Oscar e questa potrebbe essere la volta buona per l’attore, che non è ancora riuscito a portare a casa la statuetta già sfiorata, tra l’altro, con The Aviator. Ma certo, i giurati dell’Academy dovranno superare una dose di pruderie: il film è stato accusato da più parti di aderire fin troppo al mondo dissoluto che descrive (in Estremo Oriente la pellicola è stata addirittura bandita, in Nepal e Malesia è vietata, in India sottoposta a tagli), tanto che interprete e regista si sono affrettati ad affidare a qualche intervista mirata il concetto che raccontare la vita di Jordan Belfort non significa amarla né condividerla. 

Si stenta a credergli, però. Perché l’adesione di The Wolf of Wall Street alla materia che racconta in tre ore nette di sesso, droga e rock'n’roll è pressoché totale. Più vicino a Paura e delirio a Las Vegas di Terry Gilliam che a Wall Street di Oliver Stone, Scorsese declina la parabola di Jordan Belfort, broker imbroglione e sregolato, come una cavalcata inarrestabile e afrodisiaca. Anche con molti spunti di commedia, a partire dalla presenza di Jonah Hill nei panni di Donnie, il braccio destro di Belfort, compagno di sballi e di scopate, oltre che abile venditore di fuffa. Ancora giovanissimo, l’aspirante miliardario venuto su dal nulla viene istruito da un mentore sui generis (Matthew McConaughey in un’apparizione trascinante: e chissà che non sia proprio lui, candidato come protagonista per Dallas Buyers Club, a soffiargli l’Oscar) che, a colpi di smorfie e faccette, gli spiega che nel loro settore bisogna masturbarsi almeno due volte al giorno e fare abbondante uso di eccitanti e alcol per poter tenere il ritmo. Non si può fregare il mondo intero – e specialmente i poveracci a cui è fin troppo facile vendere penny stock, azioni spazzatura, con la promessa di guadagni improbabili che ne cambieranno le squallide esistenze - se non si è perennemente drogati, survoltati, eccitati. Non solo cocaina, ma soprattutto quaalude, un ipnotico che, assunto in dosi massicce, ha effetti allucinogeni e induce una sorta di paralisi con effetti per lo spettatore esilaranti. 
 
Jordan Belfort - che a 26 anni aveva guadagnato 49 milioni di dollari con i suoi sistemi fuori da ogni controllo e che era stato anche incoronato dalla rivista Forbes, che coniò per lui la calzante definizione di “lupo della finanza”, homo homini lupus – caricava a pallettoni i broker raccogliticci della sua Stratton Oakmont con una propaganda martellante: orge sfrenate, stipendi da favola e ignobili trovate, come il lancio di un nano contro un bersaglio da freccette o l’umiliazione pubblica di un collega non in linea con il mood aggressivo del gruppo. “Il protagonista di questa storia mi sembra un Caligola moderno – spiega DiCaprio – lussuria e depravazione si trasferiscono dalla Roma antica a New York, che alla fine degli anni ’80 sembrava il selvaggio West”. Il lusso e lo spreco sono all’ordine del giorno: Belfort, che oggi fa conferenze come motivatore, ha raccontato la sua vicenda in un’autobiografia senza peli sulla lingua pubblicata in Italia da Rizzoli (Bur, pp.582, 17 €). Quando era sulla cresta dell’onda possedeva uno yacht di 50 metri un tempo appartenuto a Coco Chanel che aveva regalato alla splendida seconda moglie (l’attrice emergente Margot Robbie), spendeva cifre astronomiche in prostitute, sfasciava auto di lusso senza battere ciglio, abitava in una villa faraonica che nel film ricorda quella di Gatsby. E come Gatsby – o come i gangster di Quei bravi ragazzi – il personaggio riesce a esercitare un fascino che va oltre le sue azioni. “Mi affascina – prosegue Leo – l’assoluta onestà con cui parla del suo comportamento sregolato. Non ha omesso nulla, non ha cercato di difendersi. Non voleva scusarsi della sua passione per la ricchezza o le dipendenze folli. E alla fine ha dovuto pagare un prezzo”. Gli dà manforte il cineasta, pronto a dire che “la storia di Jordan coglie perfettamente l’attrazione che provano gli americani verso le storie di ascesa e caduta, come dimostra la tradizione dei gangster”. In più, in questo caso, in molti sono pronti a sottoscrivere, dopo il crollo del 2008 e immersi in una crisi che non ha molto da invidiare a quella del ’29, che nella finanza senza pregiudizi si annida il male assoluto.

 
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Lezione online di Sorrentino su MYmovies.it

Post n°10972 pubblicato il 20 Gennaio 2014 da Ladridicinema
 
Tag: eventi, news

Ang20/01/2014
MYmovies.it e la Scuola d’Arte Cinematografica “Gian Maria Volontè” della Provincia di Roma, presentano un ciclo di lezioni con i principali protagonisti del panorama cinematografico italiano trasmesso in diretta streaming sulla piattaforma MYMOVIESLIVE!. 

Ad aprire la rassegna di appuntamenti in programma sarà Paolo Sorrentino, trionfatore ai Golden Globe e in corsa per gli Oscar con La grande bellezza. Sorrentino incontrerà gli studenti della Scuola lunedì 27 Gennaio alle ore 15:00 e l’ attesissima lezione sarà mostrata in diretta streaming gratuita su MYMOVIESLIVE! per i primi 300 utenti che ne faranno richiesta. Un’occasione imperdibile per scoprire ed approfondire il percorso autoriale di uno dei cineasti italiani più talentuosi e apprezzati a livello internazionale.   

La Scuola d’Arte Cinematografica “Gian Maria Volontè”, pubblica e gratuita, nasce dal progetto di un Comitato tecnico-scientifico presieduto dall’attore Valerio Mastandrea, di cui fanno parte importanti pesonalità del cinema italiano, dai registi Francesca Comencini ed Ettore Scola, agli attori Elio Germano e Alba Rohrwacher. La direzione artistica è affidata al regista Daniele Vicari. Per assistere alla visione dell’incontro con Paolo Sorrentino in diretta streaming basta collegarsi alla paginahttp://www.mymovies.it/film/2014/incontroconpaolosorrentino/live/, registrarsi e attivare un profiloFree oppure Unlimited. I film di MYMOVIESLIVE! simulano fedelmente le visioni al cinema, iniziano a un orario preciso ed è possibile fare amicizia con gli altri utenti presenti in sala, condividendo opinioni ed emozioni sui film in programma anche tramite accesso diretto dal proprio account Facebook. 

 
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In testa vola The Counselor

Post n°10971 pubblicato il 20 Gennaio 2014 da Ladridicinema
 

Box Office Italia
Quattro film sopra al milione di euro questa settimana in Italia. In testa vola The Counselor, confermando la tendenza degli spettatori italiani a premiare "i nomi" del cast. 1.7 milioni per un film andato malissimo ovunque sono un ottimo dato. Resiste al secondo posto Il capitale umano, arrivato a 3.3 milioni, mentre registra cifre record Peppa Pig, al cinema solo per due settimane e solo nei weekend, che raccoglie 2.6 milioni complessivi, confermando la popolarità del personaggio. Scende Un boss in salotto, che però arriva a ben 11 milioni, mentre altre new entry sono Angry Games, con 800mila euro e Carrie, con 600mila. Scende The Butler, che supera i 4 milioni, mentre scompaiono tutti i film di Natale, con Frozen che chiude con oltre 18 milioni di euro e Capitan Harlock che sfiora i 5 milioni. Fuori dalla top ten Nebraska e C'era una volta a New York. La prossima settimana arrivano The Wolf of Wall StreetLast VegasI, Frankenstein e A spasso con i dinosauri 3D

Box Office Usa
Grosse sorprese al box office americano. In testa vola inaspettatamente Ride Along, commedia d'azione con Ice Cube che ottiene ben 41 milioni di dollari con una media strepitosa di oltre 15mila dollari per sala. Altrove forse leggerete che "è il miglior incasso di sempre per un film a gennaio": in realtà, per quanto ottimo, il dato gli permette di arrivare "solo" al terzo posto in questa particolare classifica, almeno tenendo conto dell'inflazione (gli stanno davanti l'edizione speciale di Star Wars e Cloverfield). Il film è costato appena 25 milioni, quindi in Universal è (ancora) tempo di brindare. Resiste benissimo Lone Survivor, snobbato agli Oscar, ma premiato dal pubblico con ben 74 milioni in due settimane (è costato 40). Altre new entry della settimana sono il film animato The Nut Job e Jack Ryan - L'iniziazione, quest'ultimo un mezzo flop, visto che viaggia con una media per sala piuttosto insoddisfacente, anche se il costo "contenuto" di 60 milioni dovrebbe essere coperto almeno a livello worldwide. Quinto posto per l'eterno Frozen, arrivato a 332 milioni in America e 759 in tutto il mondo. Ottima performance perAmerican Hustle, che fino agli Oscar dovrebbe vivere di rendita, arrivato a 116 milioni (è costato 40). Ultima new entry è La stirpe del male che apre con 8 milioni, ovvero il suo costo di produzione. In coda si intravede I segreti di Osage County, mentre scendono The Wolf of Wall Street e Saving Mr.Banks. Da segnalare il crollo verticale di Hercluse - La leggenda ha inizio, passato dalla terza alla quattordicesima posizione (ha incassato 14 milioni a fronte di una spesa di 70). Saluta la top ten anche Lo Hobbit, che è arrivato a ben 833 milioni worldwide, quarto incasso del 2013. La prossima settimana l'unica uscita di rilievo sarà l'action horror I, Frankenstein

 
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Virzì: "Da quel che intravedo la Grande Bellezza ha già vinto" da rainews24

Post n°10970 pubblicato il 20 Gennaio 2014 da Ladridicinema
 

Salvatores: "Ha tutte le chance per vincere". Per il premio Oscar Ennio Morricone: "È stata capita la raffinatezza del film di Sorrentino" mentre l'attrice Sabrina Ferilli promette: "Se vince l'Oscar lo spogliarello questa volta lo fa Sorrentino"
Sabrina Ferilli in una scena del filmdi Roberta Rizzo16 gennaio 2014"Ah no, questa volta lo spogliarello lo fa Sorrentino!". Una Sabrina Ferilli raggiante commenta a caldo la notizia della nomination de "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino nella cinquina dei candidati per l'Oscar al miglior film straniero. "Sono felice" - dice l'attrice che nella pellicola interpreta la nostalgica spogliarellista Ramona - E mi auguro che in tanti lo siano, perchè è un momento che ci accomuna tutti". E conclude "Queste sono vittorie che a pioggia cadono su tutti e mi auguro che ci unisca tutti quanti".

Virzì: "Da quel che intravedo la Grande Bellezza ha già vinto"
Già premiato in casa con i Nastri d'argento e appena qualche giorno fa con il Golden Globe, in pochi si sarebbero aspettati che il film di Sorrentino arrivasse fin qui. Tra i primi a commentare la notizia dell'ingresso nella cinquina del miglior film straniero il regista Paolo Virzì, che lascia un suo commento su Twitter al film in odore di statuetta:



Salvatores: "Ha tutte le chance per vincere"
"Bellissimo film. L'ho visto e ha tutte le possibilita per vincere l'Oscar" assicura il regista Gabriele Salvatores commentando la nomination agli Academy Award del collega Paolo Sorrentino. Salvatores, che ha vinto la statuetta per il miglior film straniero nel 1992 con Mediterraneo, dà poco peso alle critiche: "Anche il mio film e quello di Tornatore Nuovo Cinema Paradiso (premio Oscar 1990, ndr) hanno ricevuto critiche negative". Del mio film, spiega "dicevano che presentava soldati italiani non valorosi", mentre del lungometraggio di Tornatore si era detto che "dava l'immagine della povertà di un Paese". Salvatores ha lanciato oltreoceano il suo incoraggiamento: "Faccio il tifo per lui e per l'Italia insieme", augurando a Sorrentino "un grande in bocca al lupo".


Morricone: "Capita la raffinatezza del film di Sorrentino"
Per Ennio Morricone "è stata capita la raffinatezza del film di Paolo Sorrentino". Un film, spiega il compositore premio Oscar che "merita moltissimo soprattutto per le novità che rappresenta cinematograficamente. Sono contento perchè era difficile che se ne accorgessero in un contesto in cui si è abituati a buoni film, ma di cui è ovvia la premiazione. La vera novità del film di Sorrentino è che non c'è un vero racconto cronologico". 

Pier Silvio Berlusconi: "Con Sorrentino più fiducia all'Italia"
Il  vicepresidente di Mediaset, Pier Paolo Berlusconi, commenta: "è il riconoscimento internazionale di un talento e di un impegno tutti italiani. Talento nel raccontare una storia decisamente locale, Roma e la romanità, che è riuscita a rappresentare valori universali". Il film è una produzione firmata Mediaset-Medusa: "Ringraziamo Sorrentino e tutto il meraviglioso cast. L'apprezzamento mondiale di 'La grande bellezza', la vittoria ai Golden Globes e la nomination agli Oscar sono un segnale di fiducia per il paese e un orgoglio per le capacità ideative e realizzative di noi italiani". 
 

- See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/ContentItem-63462090-3c16-4c04-977c-2af71cbd6c2b.html#sthash.KsiTwi0v.dpuf

 
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The Winds of Winter - Traduzione del primo capitolo

Post n°10969 pubblicato il 20 Gennaio 2014 da Ladridicinema
 

 da http://tronodispade.blogspot.it/2013/01/thewindsofwinter.html


i primi due capitoli su questa paginaTheon

La voce del re era sconvolta dall’ira. “Sei un pirata peggiore di Salladhor Saan”.
Theon Greyjoy aprì gli occhi. Le spalle gli dolevano e non poteva muovere le mani.
Per la metà di un battito di cuore temette di essere ritornato nella sua vecchia cella sotto Forte Terrore, e che il miscuglio di ricordi nella sua testa non fosse altro che il residuo di un sogno febbrile. Stava dormendo, realizzò.
Quello, oppure era era morto dal dolore. Quando tentò di muoversi, si limitò a oscillare da un lato all’altro, la schiena che grattava contro la pietra.
Era appeso a un muro in una torre, coi polsi incatenati a un paio di anelli di ferro arrugginito.

L’aria puzzava di torba bruciata. Il pavimento era completamente ricoperto di sporcizia. Scale di legno a chiocciola dentro i muri sin al soffitto. Non vide nessuna finestra.
La torre era umida, buia e priva di ogni conforto, la sua unica mobilia erano uno scranno dall’alto schienale e un tavolo coperto di segni, poggiato su tre gambe.
Non c’era un bagno, ma Theon vide un pitale in un’alcova buia. La luce arrivava unicamente dalle candele sul tavolo. I suoi piedi dondolavano a quasi due metri d’altezza.

“I debiti di mio fratello”, mormorò il re. “Anche di Joffrey, nonostante quell’abominio della natura non sia mio consanguineo." Theon si rigirò nelle catene. Conosceva quella voce. Stannis.

Theon Greyjoy ridacchiò. Una punta di dolore lo colpì alle braccia, dalle spalle ai polsi. Tutto quello che aveva fatto, tutto quello che aveva sofferto, Moat Cailin, Barrowton e Grande Inverno, Abel e le sue lavandaie, Cibo di Corvo e i suoi Umber, il percorso attraverso la neve, tutto ciò era servito solo per cambiare il suo aguzzino con un altro.

“Vostra Grazia” una seconda voce disse dolcemente. “Mi scusi, ma il suo inchiostro si è congelato”. Il Braavosiano, Theon lo conosceva. Ma qual era il suo nome? Tycho… qualcosa del genere… “Forse con un po’ di calore…?”

“Conosco una maniera più rapida”. Stannis estrasse il suo coltello. Per un istante pensò che stesse per colpire il banchiere. "Non otterrai una sola goccia di sangue da quello, mio Signore" gli avrebbe voluto dire. Il re appoggiò la punta del coltello contro il polpastrello del suo pollice sinistro, e si tagliò. “Qui. Firmerò col mio stesso sangue. Questo dovrebbe fare felici i tuoi padroni”.

“Se questo fa felice Vostra Grazia, farà felice anche la Banca di Ferro di Braavos”.

Stannis intinse la penna nel sangue che sgorgava dal suo pollice e impresse il suo nome sul documento. “Partirai domani. Lord Bolton ci sarà presto addosso. Non voglio che tu venga coinvolto nella battaglia”.

“Cosa che eviterei volentieri anch’io” Il Braavosiano infilò il documento in un tubo di legno. “Spero di poter avere di nuovo l’onore di contattarvi, quando sarete seduto sul vostro trono di spade”.

“Speri di prendere il tuo oro, vorrai dire. Risparmiami i convenevoli. Sono soldi che mi servono da Braavos, non vuote cortesie. Dì alla guardia qui fuori che mi serve Justin Massey”.

“Sarà mio piacere. La Banca di Ferro è sempre felice di poter essere d’aiuto”. Il banchiere s’inchinò.

Come lui uscì, un altro entrò; un cavaliere. I cavalieri del re erano andati e venuti per tutta la notte, Theon ricordava vagamente. Questo sembrava un parente del re. Snello, capelli neri, occhi duri, la faccia butterata e segnata da vecchie cicatrici, vestiva una sopravveste sbiadita ornata con tre falene. “Sire”, annunciò, “Il maestro è qui fuori. E Lord Arnolf ha fatto sapere che sarebbe lieto di fare colazione con Voi”.

“Anche il figlio?”

“E i nipoti, anche. Lord Wull vorrebbe avere anch’esso un’udienza, Vorrebbe…”

“Lo so cosa vuole”. Il re indicò Theon. “Lui. Wull lo vuole morto. Flint, Norrey, tutti loro lo vorrebbero morto. Per i ragazzi che ha assassinato. Vendetta per il loro prezioso Ned”.

“E glielo acconsentirete?”

“Per ora, il voltagabbana mi è più utile da vivo. Conosce delle cose che mi possono servire. Fate entrare il maestro”. Il re spazzò via dal tavolo una pergamena e la fissò di malo modo. Una lettera. Il suo sigillo rotto era di cera nera, dura e splendente. So cosa c’è scritto, pensò, sorridendo tra sé e sé.

Stannis guardò in alto. “Il voltagabbana si sta agitando”.

“Theon. Il mio nome è Theon”. Si deve ricordare il mio nome.

“Conosco il tuo nome. So quello che hai fatto”.

“L’ho salvata”. Il muro esterno di Grande Inverno era alto quasi due metri e mezzo, ma nel punto in cui aveva saltato, le nevi avevano riempito una cavità che altrimenti sarebbe stata molto più profonda. Un freddo, bianco cuscino. La ragazza aveva preso la botta peggiore. Jeyne, il suo nome è Jeyne, ma non lo dovrà mai dire.Theon era atterrato sopra di lei, rompendole alcune costole. “Ho salvato la ragazza”, disse. ”Abbiamo volato”.

Stannis sbuffò. “Tu sei caduto. Umber l’ha savata. Se Mors Cibo di Corvo e i suoi uomini non fossero stati fuori dal castello, Bolton vi avrebbe ripresi in pochi momenti”.

Cibo di Corvo. Theon ricordò. Un vecchio, grosso e potente, con un viso rubicondo e un’ispida barba bianca. Era a cavallo, avvolto nella pelliccia di un gigantesco orso delle nevi, la cui testa era il copricapo. Sotto di esso indossava una benda di cuoio tinto di bianco, che a Theon ricordava suo zio Euron. Avrebbe voluto strapparla di faccia da Umber, per accertarsi che sotto ci fosse solo una cavità vuota, e non un occhio nero scintillante di malizia. Invece mormorò attraverso i suoi denti rotti, e disse:”Io sono…”

“Un voltagabbana e un parenticida”, finì Cibo di Corvo. “Tieni a freno quella lingua, o la perderai”

Ma Umber aveva guardato la ragazza da vicino, strizzando il suo unico occhio buono. “Sei la figlia più giovane?”

E Jeyne annuì. “Arya. Il mio nome è Arya”.

“Arya di Grande Inverno, aye. L’ultima volta che sono stato tra quelle mura, il vostro cuoco ci ha servito una bistecca e pasticcio di rene. Fatti con la birra, credo, i migliori che io abbia mai mangiato. Qual era il nome di quel cuoco?”

“Gage”, Jeyne disse a sua volta. “Era un bravo cuoco. Preparava torte al limone per Sansa ogni volta che aveva limoni a sua disposizione”.

Cibo di Corvo si accarezzò la barba. “Morto ora, suppongo. Come quel vostro fabbro. Un uomo che sapeva come si lavora l’acciaio. Qual era il suo nome?”

Jeyne stava esitando. Mikken, pensò Theon. Il suo nome era Mikken. Il fabbro del castello non fece mai torte al limone per Sansa, il che lo rese molto meno importante del cuoco del castello nel piccolo dolce mondo che aveva condiviso con la sua amica Jeyne Poole. Ricordati, cazzo. Tuo padre era il maggiordomo, era a capo di tutta la servitù del palazzo. Il nome del fabbro era Mikken, Mikken, Mikken. L’ho fatto giustiziare davanti a me!

“Mikken”, disse Jeyne.

Mors Umber grugnì. “Aye”. Che cosa avesse detto o fatto dopo, Theon non lo seppe mai, in quanto quello fu il momento in cui il ragazzo corse su, brandendo una lancia e urlando che le porte dell’ingresso principale di Grande Inverno si stavano spalancando. E come sorrise Cibo di Corvo alla notizia.

Theon si rigirò nelle catene, e si rivolse al re sotto di lui, “Cibo di Corvo ci ha trovati, va bene, ci ha mandati qui da voi, ma sono stato io a salvare lei. Chiedeteglielo voi stesso”. Lei lo avrebbe detto. “Mi hai salvata”, Jeyne aveva sussurrato, mentre lui la trasportava di peso attraverso la neve. Era pallida dalla paura, ma gli aveva strofinato una mano sulla sua guancia e aveva sorriso. “Ho salvato Lady Arya”, Theon le sussurrò in risposta. E a quel punto in un unico momento le lance di Mors Umber erano tutt’attorno a loro. “È questo il mio ringraziamento?” Chiese a Stannis, scalciando debolmente contro il muro. La sua spalla era dolorante.. Per quanto tempo era stato appeso lì? Era ancora notte fuori? La stanza era senza finestre, non aveva modo di saperlo.

“Slegatemi, e vi servirò”

“Così come hai servito Roose Bolton e Robb Stark?”. Stannis sbuffò. “Non penso. Abbiamo un bel progetto in mente per te, voltagabbana. Ma non finchè non avremo finito con te”.

Vuole uccidermi. Il pensiero fu stranamente confortante. La morte non spaventava Theon Greyjoy. La morte avrebbe significato la fine del dolore. “Fatela finita con me, quindi”, sollecitò il re. “Staccatemi la testa e infilzatela su una lancia. Ho assassinato i figli di Lord Eddard, mi merito di morire. Ma fatelo in fretta. Sta arrivando”.

“Chi sta arrivando? Bolton?”

 
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“La caduta di Artù”, un inedito di Tolkien da sulromanzo.it

Post n°10968 pubblicato il 20 Gennaio 2014 da Ladridicinema
 

 

Bentornati cari lettori in questo antro gastrico di approfondimento fantasy. È con grande piacere cheNella pancia del drago e Sul Romanzo vi offrono una chicca di Natale: l’ultimo inedito niente meno che di John Ronald Reuel Tolkien, La caduta di Artù, da poco pubblicato dalla Bompiani.

Si tratta di un poema epico incompiuto, ricostruito dagli appunti di Tolkien dal suo ormai miglior editor, il figlio Christopher; pubblicato questo maggio 2013 in Inghilterra dalla HarperCollins e dedicato al Ciclo ArturianoIl poema è composto nei versiallitterativi dell’antica letteratura norrena che tanto furono cari a Tolkien e che il lettore potrebbe ricordare in certi canti lirici all’interno de Il Signore degli Anelli, nel Lay of the Children of Húrin e nel dialogo drammatico The Homecoming of Beorhtnoth.

La genesi e l’evoluzione dell’opera non risultano chiare dalle carte personali di Tolkien ma, tramite alcune corrispondenze epistolari, il poema si può datare tra il 1931e il 1934, anno in cui probabilmente fu abbandonato. Era il periodo in cui Tolkien ricopriva già la cattedra di Anglo-Sassone a Oxford, e il figlio Christopher attribuisce l’abbandono dell’opera ai numerosi impegni accademici, ma soprattutto al mutamento artistico che dopo The Hobbit diede vita al mito di Númenor e pose le basi per la grande epopea della Terra di Mezzo in The Lord of the Rings.

Prima ancora che per l’epica cavalleresca, il poema è frutto dell’amore di Tolkien per il metro allitterativo del Beowulf a cui dedicò parte della sua carriera accademica, e della sua intenzione di asservirlo all’inglese moderno. Il risultato è straordinario: un poema narrativo che, in soli cinque canti, risulta di grande potenza evocativa, eleganza e leggerezza. A leggere Tolkien in originale, e in versi, si ha la sensazione di leggere il vero Tolkien, il Tolkien filologo, il Tolkien filosofo.

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Tolkien, La caduta di ArtùIl lettore si troverà di fronte una bellissima edizione con testo originale affiancato a una non meno elegante traduzione di Sebastiano Fusco. Nei cinque canti, il poema rielabora il mito arturiano concentrandosi sulla figura di Mordred, sulla guerra intestina scatenata in Britannia, su Artù lontano a portare battaglia ai Goti di Mirkwood (Schwarzwald, Foresta Nera, che diede poi il nome al Bosco Atro nella Terra di Mezzo), e in maniera minore sull’amore tra Ginevra e Lancillotto. Il lettore non appassionato del Ciclo Arturiano potrebbe avere qualche difficoltà nell’apprezzare la chiave interpretativa offerta da La caduta, ma il sistema di note e le appendici di approfondimento aiutano nel ripasso del corpus della Leggenda Arturiana attraverso i secoli, anche tramite le sinossi redatte dallo stesso Tolkien per supportare la creazione dei canti.

La pubblicazione merita davvero, ma il lettore deve considerare che il poema interrotto rappresenta non più di un terzo del libro, che per il resto è un’opera di approfondimento bibliografico e filologico. La caduta di Artùnon è per i lettori del Tolkien più “mainstream”, ma è di certo imperdibile per gli amanti del Tolkien poeta più ispirato, per chi è alla ricerca della genesi etica, concettuale ed estetica di ciò che sarebbe stata la grandezza della Terra di Mezzo (specialmente in relazione a il Silmarillion), e per tutti coloro che sono appassionati di epica e del Ciclo Arturiano.

 
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