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Monicelli, senza cultura in Italia...
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Messaggi del 14/04/2014
Post n°11378 pubblicato il 14 Aprile 2014 da Ladridicinema
Box Office Italia Tutta nuova la vetta della classifica italiana: in testa si piazza Noah, classico film che funziona meglio nel resto del mondo che in America, con 2.6 milioni e che è anche l'unico film a stare sopra alla soglia psicologica del milione di euro. New entry subito dietro per Wes Anderson ed il suo Grand Budapest Hotel che incassa 733mila euro, un bel dato per un regista che non aveva mai sfondato nel nostro Paese (il film è anche il suo primo a superare quota 100 milioni worldwide). Piuttosto piatto il resto della top ten: il Cap perde la vetta ma supera quota 6 milioni, mentre Un matrimonio da favola si ferma a mezzo milione di euro. Ottima partenza per Oculus che sfrutta la fame di horror del pubblico: 400mila euro ed un'ottima media per sala. La prossima settimana arrivano Rio 2, sicuro leader, Gigolò per caso, Ti sposo ma non troppo e Transcendence.
Box Office Usa Nonostante una calo notevole, superiore al 50%, Captain America mantiene la vetta della classifica in America. Altri 41 milioni incassati gli permettono di arrivare a quota 159 (476 nel mondo, è il primo incasso dell'anno davanti a The Lego Movie) e sopravanzare il sequel di Rio, che con i suoi 39 milioni si attesta su valori simili a quelli del primo episodio. A vincere il weekend è l'horror Oculus, che con 12 milioni ha già raddoppiato i costi di produzione, mentre l'ultima new entry della settimana, Draft Day, si attesta poco sotto i 10 milioni. Crollano Noah, che dovrà puntare forte sul resto del mondo per andare in attivo (è a quota 246 milioni complessivi), i Muppets e Mr. Peabody & Sherman. Notevole il balzo fuori dalla top ten del sequel dell'action The Raid, undicesimo, anche se con una media per sala inferiore alle attese. La prossima settimana il titolo forte è Transcendence, con Depp, che arriva in sala assieme a A Haunted House 2, Heaven Is for Real, Bears e Gigolò per caso.
Post n°11377 pubblicato il 14 Aprile 2014 da Ladridicinema
L'attore napoletano sostituisce lo scomparso Tonino Accolla. Ma non tutti i fan della serie apprezzano di PAOLO DE LUCAHomer Simpson e Massimo Lopez La vigilia della prima di un suo qualsiasi altro spettacolo gli avrà forse causato meno ansia. Massimo Lopez ha debuttato lunedì su Italia 1, come nuova voce italiana di Homer Simpson, l'amatissimo padre indolente di Bart, Lisa e Maggie, nella celebre serie animata giunta alla 24esima stagione. L'attore napoletano (ma nato ad Ascoli Piceno) ha sostituito nel doppiaggio il grande Tonino Accolla, scomparso lo scorso luglio, e voce storica del personaggio per i 23 anni precedenti.
Un'eredità difficile da gestire, visti soprattutto i milioni di fan che la serie ha in Italia, da sempre legati alla precedente, insostituibile risata di Homer. "Mi sono attenuto alla scuola americana - spiega Lopez - Non volevo creare traumi ai telespettatori e ho cercato di mantenere un tono vocale il più simile possibile all'originale".
E, all'indomani della prima prova sulle reti in chiaro Mediaset, la rete si spacca nel verdetto. Il "nuovo" Homer è promosso o bocciato? Molti twittano i propri complimenti a Massimo Lopez: "Non era facile riprodurre una voce così difficile, bravo!", cinguetta Caterina da Roma. Altri su Facebook temporeggiano un po' di più: "Prima o poi ci faremo l'orecchio".
Ma, al di là dei post più edulcorati e di quelli dei soliti, immancabili puristi che esortano il pubblico a guardare gli episodi in lingua originale, è una vera e propria valanga di commenti negativi quella che invade la pagina italiana dei Simpson su Facebook (con più di un milione e trecento fan): "Ridoppiate la 24esima stagione, ma solo nella voce di Homer, questa è pessima" scrive Corrado. "Homer è morto con Tonino Accolla, non ci sarà più una voce degna, qualsiasi nuova ci venga proposta", aggiunge l'utente Frank Prunenson.
Gran parte del fronte più "nerd" dei fan, indica con insistenza Alberto Pagnotta come voce ideale di papà Simpson, giovane doppiatore, già cliccatissimo sul web. Ma la 20th Century Fox, casa produttrice del cartone, al momento non fa marcia indietro e conferma le sue scelte di doppiaggio per il resto della stagione televisiva. Riuscirà Massimo Lopez a convincere gli irreprensibili fan della serie?
Post n°11376 pubblicato il 14 Aprile 2014 da Ladridicinema
Il Cavaliere dei Sette Regni, di George R. R. Martin. Novant'anni prima de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco Il Cavaliere dei Sette Regni, di George R. R. Martin, è un volume che raccoglie i tre racconti lunghi ( novellas), per ora unici, ma in futuro ampliamento, della serie Tales of Dunk and Egg: The Hedge Knight, 1998, The Sworn Sword, 2003, e The Mystery Knight, 2010. In Italia The Hedge Knight (Il cavaliere errante) era già stato pubblicato in due antologie, Legends vol. 2, 2002, Sperling e Kupfer (Legends, 1998) e I Re di Sabbia, 2008, Mondadori (parte di GRRM: A RRetrospective, 2003, ristampata comeDreamsongs: A RRetrospective, 2006). Gli altri due racconti non erano mai stati pubblicati. A fumetti, invece, per Italycomics, era stato importato, non solo The Hedge Knight, ma anche The Sworn Sword (La Spada Giurata). Il terzo racconto era completamente inedito. Le novellas che, pur non costituendo un vero e proprio prequel de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, vi sono strettamente legate, si ambientano nei Sette Regni una novantina d’anni prima della saga. Narrano le vicende di Dunk ed Egg. Il primo è un cavaliere errante, il futuro Lord Comandante della Guardia Reale Ser Duncan l’Alto, il secondo è il suo giovane scudiero con la testa rasata; dietro il nomignolo buffo, si cela, in realtà, un giovane Targaryen in incognito, quello che diventerà Re Aegon V. The Hedge Knight racconta l’incontro tra i due e la prima avventura durante un torneo che si complicherà e che vedrà la morte di Baelor Spezzalancia Targaryen, il primogenito di re Daeron II. The Sworn Sword vedrà Dunk & Egg recarsi a Dorne e risolvere una controversia tra due nobili (*). La vicenda consentirà di approfondire la conoscenza del sistema feudale dei Sette Regni (*). The Mystery Knight racconterà di come i due protagonisti riusciranno a sventare una seconda ribellione del casato Blackfyre nei confronti della corona (*), detenuta, in quel momento, da Aerys I Targaryen. Nell’attesa che arrivi in Italia The World of Ice and Fire, l’attesissima enciclopedia sul mondo delle Cronache, in uscita, in America, a ottobre (che spiegherà molte coseanche del passato di Westeros) e dopo la visione del primo episodio della quarta stagione del bellissimo Game of Thrones, appena cominciata su HBO, introducing un Oberyn Martell che potrebbe dare delle soddisfazioni (anche se gli mancano gli cheveux du rôle), leggiamoci queste tre chicche martiniane! La sinossi ufficiale de Il Cavaliere dei Sette Regni così recita: Westeros, novant’anni prima degli avvenimenti narrati nelle “Cronache del Ghiaccio e del Fuoco”. Qui si muovono due nuovi grandi personaggi del pantheon di George R.R. Martin: Dunk, noto anche come ser Duncan, cavaliere errante poco avvezzo agli intrighi di corte ma abile nella lotta e nobile di cuore, e il suo giovane scudiero Egg, un soprannome dietro cui si nasconde, all’insaputa del mondo, Aegon Targaryen, principe della Casa dei Draghi e destinato un giorno a sedersi sul Trono di Spade. Alla morte del cavaliere di cui era scudiero, Dunk decide di prenderne le insegne e partecipare a un grande torneo che si svolgerà al Campo di Ashford. Sulla strada, in una locanda, incontra un ragazzino che afferma di essere orfano. Dopo un primo rifiuto, Dunk accetta di farne il suo scudiero: è il primo momento del sodalizio di una straordinaria coppia di eroi. Dal giudizio dei sette (una competizione in cui due gruppi di sette cavalieri si sfidano senza esclusione di colpi), passando per una storia di intrighi e tradimenti sul’Altopiano, fino alla misteriosa sparizione di un uovo di drago, Dunk ed Egg affrontano incredibili avventure attraversando i Sette Regni di Westeros dall’uno all’altro dei punti cardinali. Le loro gesta hanno luogo in un mondo più sereno rispetto a quello descritto nelle “Cronache del Ghiaccio e del Fuoco”, un mondo sfarzoso fatto di tornei, donne e cavalieri, in cui non mancano complotti e macchinazioni ma in cui c’è posto anche per un innocente eroismo. Eppure dietro lo splendore si mettono già in moto gli eventi che porteranno alla guerra e alla distruzione. Il cavaliere dei Sette Regni è un libro che si legge indipendentemente dalla saga, ma che al tempo stesso è a lei indissolubilmente legato, come un imperdibile prequel. Gli appassionati non mancheranno di trovare numerosi riferimenti (tra cui un cameo del’infido Walder Frey bambino) che illumineranno le pagine già note delle “Cronache del Ghiaccio e del Fuoco”. Un nuovo meraviglioso tassello nel grandissimo affresco epico costruito da George R.R. Martin, maestro indiscusso del fantasy contemporaneo.
Post n°11375 pubblicato il 14 Aprile 2014 da Ladridicinema
da fantasy magazine Come abbiamo visto nella prima parte di questo articolo George R.R. Martin ha impiegato tantissimo tempo per scrivere A Feast for Crows e A Dance with Dragons. Ma quando sarà Pubblicato The Winds of Winter? Domanda dalla risposta difficile, anche mettendo insieme tutto quel che si sa del prossimo romanzo delle Cronache del ghiaccio e del fuoco. Copertina non ufficiale per The Winds of Winter Quando, nel luglio del 2011, George R.R. Martin ha pubblicato A Dance with Dragons, il sesto romanzo delle Cronache del ghiaccio e del fuocoera già stato iniziato. Nell’estate del 2010 infatti Martin aveva certamente già terminato diversi capitoli che confluiranno al suo interno, capitoli incentrati su Sansa, Arya, Arianne (nel suo caso si tratta di due capitoli) e Aeron. Ne parleremo ora in un testo che comprende spoiler relativi anche alle parti iniziali di The Winds of Winter. L’ultima volta che abbiamo visto Sansa era alla fine di A Feast for Crows. Su suggerimento di Petyr Baelish detto Ditocorto, lord di Harrenhal e protettore della Valle di Arryn, Sansa stava nascondendo la sua vera identità dietro quella fittizia di Alayne Stone, figlia illegittima dello stesso Ditocorto. Fra i piani di Ditocorto c’è quello di fidanzare Sansa con Harrold Hardyng, secondo nella linea di successione al titolo di lord della Valle dopo il malaticcio Robert Arryn. Anche se Martin non ha rivelato nulla dei suoi piani per Sansa sappiamo che uno dei suoi capitoli è “ controversial”. La definizione è stata data da Elio Garcia, webmaster del sito westeros.org e vera e propria enciclopedia vivente del mondo creato da Martin. Garcia, che sta collaborando con lo scrittore alla realizzazione di un’enciclopedia dedicata alle Cronache del ghiaccio e del fuoco, è la fonte a cui si rivolge lo stesso George quando ha bisogno di inserire nella trama dettagli come il sesso di un cavallo o il colore degli occhi di un personaggio minore e non ricorda se ne ha già parlato. Visto che i due si sono conosciuti e sono diventati amici grazie alla saga, Martin gli ha fatto leggere in anteprima alcuni capitoli del romanzo che sta scrivendo in modo da avere un parere “esterno”. Non sappiamo cosa si siano detti, l’unica dichiarazione ufficiale di Garcia — Martin non he ha rilasciata nessuna — è quella semplice parola, controversial. Poco, ma già questo è bastato a scatenare i fan su internet con ipotesi che vanno dal suo matrimonio — e circolano ben due ipotesi sul possibile marito, Harrold Hardyng e Ditocorto — a un’eventuale rivelazione della sua identità o a un omicidio — e anche qui circolano due nomi, quelli di Robert Arryn e, ancora, di Ditocorto — magari eseguito da Sansa, che nel gioco del trono smetterebbe di essere una pedina per diventare un pezzo più importante. Eventuali violenze subite dalla ragazza farebbero parte del possibile scenario ma, visto quel che ha già passato Sansa, da sole non dovrebbero essere sufficienti a far definire controversial un suo capitolo. A differenza della sorella Arya è comparsa in tutti i romanzi. Ed è incentrato su di lei l’ultimo dei capitoli di The Winds of Winter già pubblicati da Martin. L’ultima volta che l’avevamo vista la ragazzina si trovava nella Casa del Bianco e del Nero di Braavos, dove aveva cambiato per la prima volta il viso e ucciso un uomo per volontà di coloro che la stanno addestrando. Se già prima sospettavamo che prima o poi sarebbe tornata nei Sette Regni — il legame con Nymerya e il fatto di aver nascosto Ago invece di buttarla via sono una chiara indicazione del fatto che non ha scordato la sua reale identità — il nuovo capitolo, Mercy, ci ricorda sempre più che lei è la figlia di Eddard Stark, e che è sopravvissuta a un bel po’ di esperienze terribili. Per buona parte del capitolo Martin non rivela chi sia davvero Mercy e si limita a presentarla come una giovane attrice impegnata nella realizzazione di un imminente spettacolo. Ma chi conosce bene le Cronache del ghiaccio e del fuoco non impiega molto a vedere oltre alla fragile maschera, e nel momento in cui vede comparire gli uomini con lo stemma del leone sa che qualcosa di importante sta per accadere. Il capitolo non mostra quali conseguenze avranno per Arya le sue azioni, non è possibile sapere se il suo addestramento continuerà o se verrà cacciata perché la sua vera identità è troppo forte per adattarsi all’annullamento totale che sembra vogliano insegnarle. Quello che è certo è che la lista dei nomi dell’odio ora si è un po’ accorciata. Come ha spiegato, Martin aveva scritto la prima versione di questo capitolo oltre dieci anni fa, per quello che doveva essere il ritorno in scena di Arya dopo l’intervallo di cinque anni inizialmente progettato dallo scrittore. In seguito è diventato, per un certo periodo di tempo, l’ipotetico ultimo capitolo di Arya di A Dance with Dragons. Ma, poco prima della pubblicazione del quinto romanzo, lui e la sua editor si sono ritrovati concordi sul fatto che queste pagine sembravano più l’inizio di qualcosa di nuovo che la conclusione di una vecchia esperienza, e così hanno deciso di spostarle il quel libro che deve ancora essere terminato. Naturalmente in questi anni il capitolo è stato continuamente rivisto e rifinito, cosa che lo scrittore intende continare a fare fino a quando non pubblicherà The Winds of Winter. Cosa che non avverrà domani. Arianne Martell Il primo dei due capitoli certamente scritti su Arianne Martell è stato pubblicato da Martin sul suo sito nel gennaio dello scorso anno. Al suo interno si vede la principessa di Dorne lavorare finalmente in accordo con il padre, e impegnata nello scoprire la verità che si cela dietro lo sbarco di Jon Connington al Posatoio del grifone. Al momento Doran Martell non sa che suo figlio Quentyn è morto, ucciso da uno dei draghi di Daenerys, e che quindi i suoi piani matrimoniali sono andati in fumo. Il progetto originario, nato dall’odio di Doran per i membri delle case Baratheon e Lannister a causa dell’uccisione di sua sorella Elia nella guerra di tanti anni prima, prevedeva il matrimonio fra Vyseris e Arianne e una nuova unione delle case Targaryen e Martell. Morto Vyseris in A Game of Thrones, Quentyn aveva sperato di poter ancora giungere a un accordo sposando Daenerys, ma alla fine di A Dance with Dragons anche questo progetto è andato in fumo. Cosa accadrà quando la notizia della sua morte raggiungerà il padre? Certamente ci sarà una reazione, quella alla quale Martin aveva già accennato anni fa. Non è da escludere che a questo punto, con la ricomparsa di Aegon — che al lettore viene presentato come il figlio di Raeghar Targaryen ed Elia Martell e il legittimo erede al trono di Aerys il Folle — Doran possa decidersi di allearsi con lui. In questo caso potrebbero essere fatti nuovi piani matrimoniali fra il supposto figlio di Elia e Arianne. Intanto Arianne, in un capitolo letto da Martin a una convention, decide di andare a incontrare Aegon e Connington, freschi conquistatori di Capo Tempesta. continua: http://www.fantasymagazine.it/rubriche/20930/aspettando-the-winds-of-winter-2-2/
Post n°11374 pubblicato il 14 Aprile 2014 da Ladridicinema
Post n°11373 pubblicato il 14 Aprile 2014 da Ladridicinema
Post n°11372 pubblicato il 14 Aprile 2014 da Ladridicinema
Post n°11371 pubblicato il 14 Aprile 2014 da Ladridicinema
In un'intervista rilasciata all'Ansa Massimo Lopez racconta la sua nuova avventura: "Mi sono attenuto alla scuola americana, evitando di creare un trauma nel telespettatore, soprattutto in quelli più affezionati, cercando di rimanere vicino all'originale, per quanto ovviamente la mia non sia un'imitazione. Sono molto curioso di vedere come verranno accolti i nuovi episodi della serie".
La decisione di Italia 1 di scegliere Lopez come voce di Homer ha scatenato anche qualche polemica su alcuni blog, ma l'attore ha preferito lasciar perdere, concentrandosi invece sulle somiglianze tra lui e il suo nuovo personaggio:"Ho sempre pensato che tra me e lui i punti in comune fossero diversi: una certa goffaggine, simpatico, politicamente scorretto, pigro, superficiale ma al tempo stesso molto apprensivo per la sua famiglia". Non resta che vederlo all'opera.
Post n°11370 pubblicato il 14 Aprile 2014 da Ladridicinema
Cristiana Paternò11/04/2014 Lech Majewski ha tratto ispirazione dalla Divina Commedia per Onirica Field of Dogs, in sala dal 17 aprile con CGHV Lech Majewski è ossessionato dalla Divina Commedia. Tanto da averne tratto ispirazione per un film dove il simbolo e il sogno prendono il sopravvento su una realtà mostruosa, addirittura apocalittica. Stiamo parlando di Onirica Field of Dogs, terzo capitolo di un trittico dell'artista polacco composto da Il giardino delle delizie (2004) e I colori della Passione The Mill & the Cross (2011). Coprodotto da Cecchi Gori Home Video, il film, che sarà in sala il 17 aprile in circa 20 copie dopo l'anteprima al Festival di Bari, ha un andamento pittorico e un'alta densità filosofica con citazioni non solo dalle pagine dantesche (affidate alla voce dell'attore italiano Massimiliano Cutrera) ma anche da Heidegger e Seneca, compagni di viaggio di un giovane studioso di poesia, Adam, che dopo aver perso la moglie e il suo miglior amico in un incidente d'auto, abbandona l'università per inseguire le sue ossessioni e vivere con i suoi fantasmi. Lavora come cassiere in un ipermercato ed è solo al mondo, a parte una zia che cerca di riportarlo alla vita attraverso la condivisa passione culturale, ma spesso si rifugia nel sonno e nei sogni. Intanto la Polonia - siamo nel 2010 - è devastata da catastrofi naturali e tragedie politiche.
Come nasce il suo rapporto con Dante Alighieri? Risale a molto tempo fa, all'inizio l'ho conosciuto attraverso i riflessi che ha lasciato nelle opere di altri artisti. Già da ragazzo ero affascinato e spaventato dalle illustrazioni della Divina Commedia di Gustav Doré e di Scaramuzza. Poi l'ho incontrato nelle pagine di T.S Eliot, di Ezra Pound. Dante faceva capolino lì dietro, come una figura misteriosa che getta la sua ombra attraverso i secoli. Quando finalmente l'ho letto in prima persona, in una fantastica traduzione inglese, non è stato facile, specialmente per le tante note a pie' di pagina che però sono fondamentali. La sua è una poesia semplice che richiede un glossario, quasi una guida del telefono del Trecento.
Come si conciliano Dante e il cinema? A 23 anni, quando stavo finendo la scuola di cinema a Lodz, decisi di dedicare la mia tesi al film che amavo da quando avevo 14 anni, 8 1/2 di Fellini, che mi aveva colpito come un viaggio astrale. Mi sono chiuso nella sala di montaggio e ci ho passato sei settimane analizzandolo fotogramma per fotogramma. Ho scritto anche un libro, intitolato Asa nisi masa, sul metalinguaggio di Fellini. Sapevo molto di quel film ma non sono riuscito a coglierne il cuore, che è quasi divino, finché non ho capito che Fellini è stato profondamente influenzato dalla Divina Commedia.
In che senso? Come diceva il grande critico John Ruskin, Dante poneva l'uomo al centro del suo mondo. Gli artisti del passato avevano la capacità di mettersi al centro del proprio mondo e così fece Fellini e ho cercato di farlo anch'io. Anche negli altri due film del mio trittico ne parlo: Bruegel fa questo con L'ascesa al calvario e Bosch con Il giardino delle delizie, mentre oggi i registi hanno paura di parlare con la propria voce e tendono, a parte qualche eccezione, a fare un cinema impersonale. Io ormai ho appreso la lezione dai maestri del passato, che mi hanno detto di non aver paura di parlare con la mia voce.
Tra le sue fonti di ispirazione c'è anche il connazionale Kieslowski, specie per i temi religiosi toccati? Rispetto Kieslowski ma le mie fonti d'ispirazione sotto tutte italiane, fin da quando ero giovane. Sono nato artisticamente a Venezia dove passavo lunghi periodi avendo mio zio sposato un'italiana. Ho iniziato come pittore e scrittore, ma passavo intere giornate alla Galleria dell'Accademia di fronte alla Tempesta di Giorgione che poi ho collegato a Blow up di Antonioni. Antonioni è un mio modello con Fellini e Tarkovskij, che non a caso finì la sua vita in Italia. Credo che le sue fonti fossero simili alle mie e la sua spiritualità anche.
Una spiritualità di cui il suo film è intriso e che produce nel protagonista una lotta perenne tra la fede e la disperazione. Gli esseri umani sono perfetti, Dio commette errori, si dice a un certo punto nel film. Ma chi è per lei Dio? Parlare di Dio è impossibile. Se lo spieghi svanisce, come dice il prete confessando Adam. Dio è il mistero supremo. E' come il sole, ci dà la vita, la possibilità di vedere, il nutrimento, ma se lo guardiamo ci brucia.
Perché ha scelto il 2010 per collocare questa vicenda se si vuole molto astratta? Amo le cronache medievali e credo di avere un modo di rappresentare la storia che è altrettanto simbolico. Il 2010, se visto dalla prospettiva di Dante, è stato per noi un anno di terribili calamità. C'è stato un inverno rigidissimo in cui il gelo ha ucciso moltissime persone, poi ci sono state cinque l'alluvioni che hanno portato via interi villaggi, allagando cimiteri, uccidendo il bestiame e avvelenando il cibo. Dopo c'è stato il disastro aereo in cui è morto il presidente Lech Kaczyński insieme a gran parte dell'elite del paese, l'aereo presidenziale è caduto a Smolensk, tra l'altro in un luogo simbolico per la Polonia, vicino a Katyn, dove durante la seconda guerra mondiale furono uccisi tutti gli ufficiali polacchi e la nostra classe dirigente, circa ventimila persone dai russi. Un massacro di cui, durante il regime comunista, non si poteva neppure parlare. Poi al funerale di Kaczyński avrebbero dovuto partecipare più di 80 presidenti ma è arrivata la nube vulcanica dall'Islanda che ha bloccato 6.000 voli in tutta Europa. E' vero che viviamo in un mondo in cui c'è una quantità tale di informazione che digeriamo tutto, ma immaginate se fosse stato Dante a descrivere questi eventi. Così nel film il dramma personale del mio eroe si sovrappone al dramma di un intero paese.
Se Dante fosse vivo, dove collocherebbe Giovanni Paolo II, che sta per essere santificato? So dove collocherebbe Berlusconi e anche Putin. Non so dove metterebbe Wojtyla. Io lo amavo molto, era un poeta e un poeta che diventa santo, suona molto medievale.
Post n°11369 pubblicato il 14 Aprile 2014 da Ladridicinema
redazione11/04/2014 S'intitola ‘Backstage at Cinecittà’ la mostra che verrà inaugurata il prossimo 14 maggio alla 67ª edizione del Festival di Cannes e che nasce dalla partnership tra Chopard, storico marchio dell’orologeria e gioielleria, partner ufficiale del Festival, Luce Cinecittà eCinecittà Studios. Un evento espositivo, con la collaborazione della Cineteca Nazionale, che attraverso memorabili scatti fotografici porta sulla Croisette immaginario e mito di Cinecittà. Un mito che Istituto Luce, che nel 2014 celebra i 90 anni dalla fondazione, conserva materialmente e con passione nel suo grande Archivio Storico, esaltato nella Mostra dai volti di attrici, attori, registi, immortalati nei set costruiti negli storici stabilimenti di via Tuscolana.
La mostra, prevista come un’esposizione itinerante che toccherà altre tappe internazionali, segna l’anticipazione pubblica di un accordo di partnership tra Chopard e Cinecittà che porterà nei prossimi anni ad iniziative in forme e contenuti di importanza strategica per l’immagine del cinema Italiano. Un progetto che affianca marchi storici, protagonisti di una tradizione di stile ammirata nel mondo, per dare nuova bellezza a una memoria inafferrabile, ma necessaria, come quella del nostro immaginario cinematografico.
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Inviato da: Mr.Loto
il 28/03/2022 alle 11:57
Inviato da: Mr.Loto
il 15/10/2020 alle 16:34
Inviato da: RavvedutiIn2
il 13/11/2019 alle 16:33
Inviato da: surfinia60
il 11/07/2019 alle 16:27
Inviato da: Enrico Giammarco
il 02/04/2019 alle 14:45