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Messaggi del 13/05/2014
Post n°11459 pubblicato il 13 Maggio 2014 da Ladridicinema
Pubblicato il 09 maggio 2014 Aggiornato il 10 maggio 2014 Ritrovato il debutto del grande regista con il cinema di verità dedicato all'eccidio. Ne parla il professore che lo ha riportato in ItaliaIl primo film documentario realizzato da Luchino Visconti ha ritrovato la via di casa. Una "chicca" scovata negli Stati Uniti da Luciano Martini, endocrinologo appassionato di musica, cinema e storia e acquistata per pochi dollari. Con il titolo Il Debutto cinematografico di Luchino Visconti - 20 settembre 1944 è stato proiettato a Roma, all'Accademia dei Lincei. Legato all'eccidio delle Fosse Ardeatine, venne girato nel 1944 proprio a Palazzo Corsini, attuale sede dell'Accademia dei Lincei. Il primo film documentario realizzato da Luchino Visconti ha ritrovato la via di casa. Una 'chicca' scovata negli Stati Uniti da Luciano Martini, endocrinologo, appassionato di musica, cinema e storia che l'ha acquistato per un pugno di dollari. Il filmato fa è parte del lungometraggio “Giorni di Gloria” del 1945, che colleziona materiali firmati da Luchino Visconti, Giuseppe De Santis e Marcello Pagliero. Luchino Visconti aveva ripreso su incarico dell'esercito anglo-americano il processo contro l'ex questore di Roma Pietro Caruso, svoltosi nell’attuale sede dell’Accademia dei Lincei, la fucilazione che ne seguì dello stesso Caruso, del delegato Scarpato e di Pietro Koch. Quest'ultimo responsabile della Pensione Jaccarino, conosciuta anche come “villa tristezza”, famosa prigione fascista per le sevizie e i maltrattamenti, dove lo stesso Visconti era stato imprigionato per un breve periodo. Luciano Martini, 87 anni, professore all’Università di Milano per 40 anni, attraverso attente e lunghe ricerche ha ritrovato il nastro originale e lo ha acquistato da una piccola società americana.Leggi su Repubblica.it Il filmato è parte del lungometraggio Giorni di Gloria del 1945, realizzato per conto del governo di allora, film che colleziona materiali firmati da Luchino Visconti, Giuseppe De Santis e Marcello Pagliero per raccontare gli avvenimenti che portarono alla liberazione di Roma. Luchino Visconti aveva ripreso su incarico dell'esercito anglo-americano il processo contro l'ex questore di Roma Pietro Caruso, svoltosi proprio nell'attuale sede dell'Accademia dei Lincei, la fucilazione che ne seguì dello stesso Caruso, del delegato Scarpato e di Pietro Koch. Quest'ultimo responsabile della Pensione Jaccarino, conosciuta anche come "villa tristezza", famosa prigione fascista per le sevizie e i maltrattamenti, dove lo stesso Visconti vi era stato imprigionato per un breve periodo. Luciano Martini, 87 anni, professore all'Università di Milano per 40 anni, uno dei fondatori a livello internazionale della neuro-endocrinologia, socio dei Lincei, attraverso attente e lunghe ricerche ha recuperato il nastro originale e ci ha raccontato come ha fatto ad entrarne in possesso. "L'ho ritrovato con i miei mezzi. Non c'è niente di sporco ho una fattura che testimonia l'acquisto. Ho fatto delle ricerche enormi coadiuvato da un amico che si occupa di cinematografia e ho scoperto che si trovava negli Stati Uniti, ed era di proprietà di una piccola società. Con quel che ho vissuto durante l'epoca fascista, le angherie dei tedeschi, amici uccisi, e con la coincidenza che il processo si svolse nell'aula che è ora la Sala principale dell'Accademia, ho fatto di tutto per averlo e poterlo regalare al presidente dei Lincei". Ma quanto tempo ha impiegato per riuscire ad averlo?"Ho cominciato in novembre quando ho contattato la piccola società degli Stati Uniti che lo voleva vendere. Non troppo tempo fa, ma per me è stato un tormento perché lo avrei voluto il giorno dopo: le cose le voglio non solo in ordine perfetto, ma subito. Poi, mi chiedevano di pagarli con il PayPal, che io non avevo e nel formulario per attivare questo sistema di pagamento veniva richiesta la mia nazionalità, ma "Italy" non si riusciva ad inserire, non era nella lista che presentava solo gli Stati americani. Fortunatamente ho trovato persone molto cortesi che hanno accettato che io pagassi in altro modo, e la cifra è stata molto modesta". Posso chiederle quanto ha pagato il nastro?"Sono un pensionato senza tanti mezzi, costretto a prendere l'aeroplano per andare a Roma perché sono in carrozzina e il treno non è attrezzato per farmi viaggiare. Quando ho acquistato il biglietto per recarmi a alla presentazione, mi sono arrabbiato perché ho pagato il volo Milano-Roma 173 euro, di cui 51 per il biglietto e il resto tasse. A parte ciò, le dico che il prezzo del biglietto nella sua interezza è molto superiore al prezzo del nastro". Ci è voluta tutta la sua tenacia per arrivare alla presentazione e alla proiezione all'Accademia dei Lincei, soddisfatto?"Molto, non potevo farmi sfuggire un documento tale, con un grande nome, Luchino Visconti, nome illustre per tutta la sua filmografia e anche la sua opera teatrale. E' un documento prezioso, ma molto crudo. C'è una scena tremenda, in cui si vede la faccia di un papà che riconosce dal vestito il corpo del suo figliolo morto nella rappresaglia e recuperato mesi dopo; le ricordo che la fucilazione alle Fosse Ardeatine è stata il 24 marzo e il processo si è svolto a settembre. Ho dedicato la presentazione del documentario ad un collega scomparso da parecchi anni che era stato torturato dai fascisti, preso proprio da Koch e da lui tormentato. Queste cose non si devono dimenticare".
Post n°11458 pubblicato il 13 Maggio 2014 da Ladridicinema
"Yoani Sánchez pensa solo ai soldi, a Cuba è libera di fare ciò che vuole". Lo sfogo del traduttore italiano della blogger Yoani Sánchez ha disdetto il contratto con La Stampa e ha fatto di me un uomo libero, ché fino a ieri non potevo dire quel che pensavo, visto che la traducevo. Adesso che non ho più alcun legame e che gli interessi della blogger più ricca e premiata del mondo vengono gestiti dalla sua agente, Erica Berla, posso togliermi i sassolini dalle scarpe. Mi stavano facendo un male… Comincia così la lettera aperta in cui Gordiano Lupi, scrittore ed editore toscano, si scaglia contro Yoani Sanchez, la famosa blogger cubana anticastrista, che in Italia aveva un blog su La Stampa e Internazionale. Lupi è stato biografo e traduttore italiano della Sanchez; insieme a lei ha scritto due libri. Ora che il contratto con La Stampa non c'è più, offre ai suoi lettori una descrizione della blogger molto diversa da quella di paladina della libertà. "Fa tutto per i soldi", a Cuba ha estrema libertà di movimento e fa tutto ciò che vuole. "In realtà lo scopo di Yoani Sánchez è sempre stato quello di diventare ricca e famosa", scrive Lupi. "Adesso l’ha raggiunto. Adesso stia lontano da me, che ho perduto persino il diritto di rientrare a Cuba, mentre la principessa delle blogger entra ed esce come se fosse un moscone che un po’ ronza all’Avana, un po’ a Miami". L'autore italiano, sposato con una donna cubana, spiega di essere rimasto estremamente deluso da Yoani. Fin qui abbiamo viaggiato insieme, cara Yoani. Adesso basta. Il mio viaggio prosegue da solo, lontano dalle tue mire. Tocca anche Cuba, certo, che fa parte della mia vita, anche se molti cubani mi hanno deluso. Proverò a non pensarci, per rispetto a mia moglie, che è una cubana del popolo e non ha niente a che vedere con la tua alterigia borghese. E poi, l’ha detto anche Fidel Castro che sarà la storia a decidere. Vediamo chi assolverà. E ancora: Ho avuto il torto di credere nella lotta di Yoani Sánchez ritenendola una lotta di David contro Golia, una lotta che partiva dal basso per colpire il potere, una lotta idealista per la libertà di Cuba. Mi sono dovuto rendere conto – a suon di cocenti delusioni – che l’opposizione di Yoani era lettera morta, per non dire di comodo, come per far credere al mondo che a Cuba esiste libertà di parola. Ho cominciato a dubitare che Yoani fosse non tanto un’agente della Cia – come dicevano i suoi detrattori – quanto della famiglia Castro, stipendiata per gettare fumo negli occhi. Ma anche se non fosse niente di tutto questo, basterebbe il fatto che mi sono reso conto di avere a che fare con una persona che mette al primo posto interessi per niente idealistici. Una blogger che conduce la sua vita tranquilla, che a Cuba nessuno conosce e che nessuno infastidisce, che non viene minacciata, imprigionata, zittita, che non ha problemi a entrare e uscire dal suo paese. Per la sua bella faccia mi sono preso offese e minacce di castristi e comunisti italiani, per aver condiviso una lotta inesistente, un sogno di libertà sperato da molti, ma non certo da lei, che pensava solo al denaro proveniente da premi e contratti. A questo punto non lo so se Yoani Sánchez è un’agente della Cia o della Rivoluzione Cubana. Non lo so e non m’interessa neppure di saperlo. So solo che non è la persona che credevo. Tanto mi basta. Lupi racconta anche un episodio familiare che lo ha particolarmente deluso: Un episodio su tutti avrebbe dovuto farmi aprire gli occhi sulla realtà, oltre un anno fa, quando mandai mia suocera a casa di Yoani per chiederle chiarimenti sul viaggio italiano. Ebbene, la fecero attendere sulle scale. Non la fecero passare neppure in sala. Un comportamento molto strano per un cubano del popolo. Avrei dovuto credere a mia suocera quando mi diceva: “Quella gente non lotta per la libertà di Cuba. A loro interessa solo riempirsi le tasche”. Non l’ho fatto e ho sbagliato. Ho creduto in una lotta ideale che non esisteva. Poi attacca il nuovo progetto editoriale che vede coinvolta la blogger cubana: Adesso Yoani Sánchez aprirà un periodico farlocco, come li chiamiamo qui in Italia, qualcuno dei servizi glielo traduca in cubano, io non lo so fare. Un periodico farlocco come L’Avanti di Lavitola, con tutto il rispetto per Lavitola. Aprirà un giornale, insieme ai suoi amichetti, che a Cuba non leggerà nessuno, perché consultabile on line. Ma a Yoani cosa importa? A lei basta che qualcuno lo finanzi, che si legga a Miami, tanto tanto in Spagna, che la comunità cubana continui a illudersi per una paladina inesistente.
Post n°11457 pubblicato il 13 Maggio 2014 da Ladridicinema
![Locandina The Amazing Spider-Man](http://pad.mymovies.it/filmclub/2009/03/117/imm.jpg) All'età di sette anni, Peter Parker viene affidato alle cure di zia May e zio Ben dai genitori che non rivedrà mai più. Un decennio dopo, è un liceale solitario con una cotta per la compagna di classe Gwen Stacy, figlia del capitano della polizia. La scoperta, in soffitta, di una valigetta di suo padre contenente dei documenti secretati porta Peter a fare la conoscenza del dottor Curt Connors, vecchio amico di famiglia e collega del padre presso la Oscorp. È nel suo laboratorio, dove si studia la possibilità di innesti tra cellule umane e animali, che Peter viene morso da un ragno e si ritrova dotato di nuovi e straordinari poteri. A Marc Webb l'arduo compito del reboot di un prodotto cinematografico del quale eravamo già pienamente soddisfatti, grazie alla recente trilogia di Raimi: inutile mettersi a farne un calco, difficile evitare le sovrapposizioni, dato il comune testo di partenza. Che fare? Forse la risposta va cercata nel poster di Einstein che campeggia in casa di Peter Parker e reca la famosa frase secondo la quale "l'immaginazione è più importante della conoscenza". Poco importa, sembra dire Webb, se la storia è nota, si può ancora reinventare ogni cosa. Verso la fine il film tornerà su questo concetto, durante una lezione scolastica, quando si premurerà di ricordare che c'è chi sostiene che al mondo esistano solo dieci storie ma forse ce n'è addirittura una soltanto, che coincide con la domanda identitaria: chi sono io. Webb e sceneggiatori immaginano dunque un Peter diverso, non più un emarginato ma un ribelle, quasi uno snob in erba, che non viene morso per caso ma va di sua iniziativa là dove l'impossibile può accadere, quasi sperandolo, e non teme la propria trasformazione ma ne è immediatamente soddisfatto e consapevole. Non sono sfumature: proprio perché ridefiniscono l'identità del protagonista di fatto ridisegnano completamente il quadro. Al romanticismo, all'aspetto ludico e all'immaginario cartaceo dei film di Raimi (nel senso della carta dei fumetti ma anche di quella fotografica e di giornale) si sostituisce una visione attualizzata, meno tormentata ma più realistica, il cui immaginario di riferimento è esclusivamente cinematografico e nemmeno rétro. Sfortunatamente, le idee visive scarseggiano, se si eccettua il passaggio forse volontariamente ridicolo dalle squame del branzino alla pelle di Lizard, il gigante distruttore, o la scena dell'infilata di gru, che vorrebbe dare un senso al 3D, ma occorre accantonare ogni confronto col pregresso o non si uscirà dalla spirale ingannevole della falsariga (e qualcosa c'è, di obbligato, come il "non è una scelta, è una responsabilità" a rimpiazzo di "grandi poteri, grandi responsabilità"). Amazing è una parola grossa, che non calza bene al film in questione, ma Spider-Man ha avuto tante vite e il suo giro dentro il costume rosso e blu, in fondo, se lo è meritato anche Andrew Garfield.
Post n°11456 pubblicato il 13 Maggio 2014 da Ladridicinema
![Locandina Broken City](http://pad.mymovies.it/filmclub/2011/08/013/imm.jpg) Billy Taggart è un ex poliziotto di Brooklyn, convertito per necessità a detective privato. Quando il sindaco Hostetler lo ingaggia, in piena campagna elettorale, per indagare sulla moglie che sospetta di adulterio, Billy s'infila senza accorgersene in una trappola che lo porterà a fare i conti con le lusinghe e i ricatti del potere ma anche con il proprio passato e con i debiti rimasti in sospeso. La sproporzione tra la qualità delle performances attoriali in gioco e quella del copione salta agli occhi e inficia il film nella sua interezza. Come se i due contributi funzionassero a velocità diverse: mature e sofisticate le prove di Mark Wahlberg e Russell Crowe, potenzialmente perfette per dar vita ad uno scattante e imperdibile incontro sul ring, ma ingenua e perennemente in ritardo sullo spettatore la sceneggiatura. E purtroppo la dose d'ingenuità che si può attribuire al personaggio di Wahlberg, accecato da qualche pregiudizio iniziale di troppo, non è sufficiente a giustificare il gap, che permane troppo esteso e inverosimile. L'intento, chiaro e apprezzabile, è quello di inscrivere su uno sfondo alla Ellroy (il ritratto di Billy corrisponde perfettamente all'autoritratto dello scrittore, americano religioso eterosessuale di destra) una vicenda di redenzione, o meglio ancora di coscienza, e può venire alla mente, per affinità tematica, il capolavoro di Spike Lee, La 25° ora, ma è un paragone che è meglio accantonare, perché schiaccia inutilmente e senza pietà il film di Hughes. L'aspetto più interessante di Broken City è però sicuramente quello, ovvero l'arco di trasformazione del personaggio principale, perfettamente aderente al modello del detective hardboiled e dunque ai margini rispetto alla polizia ufficiale ma al centro del bersaglio quando si tratta di ammaccature dell'automobile e dell'arcata sopraccigliare, che muta da duro fuori a duro dentro, da giustiziere fai da te -incline all'abuso di potere quando serve- ad essere umano che riconosce il valore di una legge uguale per tutti e va coraggiosamente incontro al destino. È questa anche l'unica linea narrativa credibile: lo stesso non si può dire dell'affresco sulla corruzione cittadina né dei rapporti o delle dinamiche che legano le pedine dello scacchiere sociale tra loro.
Post n°11455 pubblicato il 13 Maggio 2014 da Ladridicinema
Box Office Italia In Italia la (brutta) notizia della settimana è il crollo verticale degli incassi nella settimana della Festa del Cinema durante la quale il biglietto costa 3 euro (5 euro per i film in 3D). La cosa non ci sorprende, visto che i film in uscita questo week-end erano debolissimi, ma constatare che basta mezzo milione di euro per ottenere il primo posto (Spider-Man, arrivato a 8.3 totali, un ottimo risultato) e appena 300mila per il secondo (Un fidanzato per mia moglie) lascia un po' perplessi. Ci aspettano quattro mesi di magra? Pauperismo a parte, in classifica si fanno notare Miyazaki, col capolavoro Principessa Mononoke, che raccoglie 117mila euro, Parker, 140mila euro con una buona media per sala (il film è uscito un anno fa in America) e Brick Mansions che passa il milione. Davvero poco altro da aggiungere stavolta, se non l'elenco delle prossime uscite: le tre uscite forti della settimana prossima sono Ghost Movie 2, Grace di Monaco (in contemporanea con Cannes) e ovviamente Godzilla.
Box Office Usa In America, come avevamo previsto la settimana scorsa, parte fortissimo la commedia Cattivi vicini, che incassa ben 51 milioni di dollari, nel solco di Ted, che l'anno scorso superò agevolmente quota 200 milioni. Il film è partito bene anche fuori dagli States ed è già la "commedia estiva" di riferimento per il 2014. Perde lo scettro Spider-Man, che a livello mondiale è già arrivato a superare quota 400 milioni, mentre in America è a 147. Il dato è significativo, perché in casa il brand sta perdendo interesse velocemente e Sony potrebbe trovarsi nelle condizioni di dover dipendere solo dal mercato estero per i prossimi film della saga, già preannunciati. Perdite contenute per The Other Woman, Heaven is for Real e Captain America - The Winter Soldier, che guida sia la classifica annuale americana (244 milioni), che quella mondiale (quasi 700). Partono malissimo le altre due entry: Moms'Night Out e Legends of Oz. Quest'ultimo in particolare, con i suoi miseri 3,7 milioni, è il quinto peggior incasso di sempre per un film distribuito in almeno 2500 sale. Grand Budapest Hotel è intanto diventato il miglior incasso di sempre per Wes Anderson. La prossima settimana iniziano le grandi "sfide" di maggio: si comincia con Godzilla contro Million Dollar Arm, nelle prossime settimane vedremo gli X-Men contro Insieme per forza e Maleficent contro Un milione di modi per morire nel West. L'estate americana, insomma, è iniziata per davvero.
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Inviato da: Mr.Loto
il 28/03/2022 alle 11:57
Inviato da: Mr.Loto
il 15/10/2020 alle 16:34
Inviato da: RavvedutiIn2
il 13/11/2019 alle 16:33
Inviato da: surfinia60
il 11/07/2019 alle 16:27
Inviato da: Enrico Giammarco
il 02/04/2019 alle 14:45