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Messaggi del 11/05/2016

 

Chi è Ezio Bosso da huffington post

Post n°13182 pubblicato il 11 Maggio 2016 da Ladridicinema
 

 

del 12-02-2016
Pubblicato: 11/02/2016 08:46 CET Aggiornato: 11/02/2016 11:00 CET
BOSSO

 

Ezio Bosso, l’ospite che ieri sera ha incantato Sanremo, è pianista, direttore d'orchestra di fama internazionale. Ha 44 anni ed è torinese. Ha imparato a leggere lo spartito prima delle lettere, e a 4 anni già suonava. Da ragazzino per 3 anni è stato bassista degli Statuto, presto abbandonati per la musica classica.

A 16 anni il debutto come solista. Compositore, direttore (anche della London Symphony), ha firmato anche la colonna sonora di "Io non ho paura", di Gabriele Salvatores. Nel 2011 ha dovuto sottoporsi ad un intervento al cervello, per l’asportazione di una neoplasia che lo ha precipitato, parole sue, in "una storia di buio". Dopo l’intervento infatti è stato colpito da una malattia autoimmune. Aveva disimparato a parlare e a suonare, ha dovuto riapprendere tutto. Ma non si è fermato.

Solo nel 2015 ha inciso il primo disco "The 12th Room", doppio cd per piano solo registrato con il pubblico in sala a Gualtieri (Reggio Emilia).

Il maestro Bosso si emoziona

Cosa gli è successo. L’aveva raccontato tempo fa a La Stampa. “A un certo punto avevo perso tutto, il linguaggio, la musica: la ricordavo, ma non la capivo. Suonavo e piangevo, per mesi non sono riuscito a far nulla. La musica non faceva parte della mia vita, era lontana, non riuscivo ad afferrarla. Ho scoperto così che potevo farne a meno. E non è stato brutto. È stato diverso, è stata un’altra esperienza. Ho imparato che la musica è parte di me, ma non è me. Al massimo, io sono al servizio della musica”.

Gli inizi. Ezio è stato precoce. Grazie ad una prozia pianista ha cominciato lo studio della musica a quattro anni. Poi ha studiato a Vienna, sotto la guida di Streicher e Österreicher e Schölckner.

Dove ha suonato. Sia come solista, che come direttore o in formazioni da camera si è esibito nelle più importanti stagioni concertistiche internazionali. Per citarne alcuni: Royal Festival Hall, Southbank Center London, Sydney Opera House, Palacio de las Bellas Artes di Mexico city, Teatro Colon di Buenos Aires, Carnegie Hall NYC, Teatro Regio di Torino, Houston Symphony, Auditorium Parco della Musica Roma. 
Col basso. Nel 1985 è entrato a far parte degli Statuto, con cui ha suonato per tre anni. Poi ha deciso di abbandonare la musica pop per la classica.

"La musica è una vera magia, è la nostra vera terapia"

I premi. Vincitore di importanti riconoscimenti, come il Green Room Award in Australia (unico non australiano a vincerlo) o il Syracuse NY Award in America, la sua musica viene richiesta nella danza dai più importanti coreografi come Christopher Wheeldon, Edwaard Lliang o Rafael Bonchela, nel teatro da registi come James Thierrèe e nel cinema ha collaborato con registi di fama internazionale tra cui Gabriele Salvatores.

Al cinema. Per Salvatores ha composto la famosa e innovativa colonna sonora per quartetto d'archi del film “Io non ho paura”. Ma anche per Quo Vadis baby? e per Il ragazzo Invisibile.

Il suo stile. Da anni è ormai considerato uno dei compositori e musicisti più influenti della sua generazione.
Ha compiuto un approfondito lavoro sugli strumenti ad arco, conosce diversi linguaggi musicali, e soprattutto la sua ricerca sul concetto di musica empatica sono riconosciuti da pubblico e critica in tutto il mondo.

Bosso: "La musica come la vita si può fare solo in un modo. Insieme"

Il suo primo disco. The 12th room/ 12 stanze è il titolo del suo primo album. Lo racconta così:

“Si dice che la vita sia composta da 12 stanze. 12 stanze in cui lasceremo qualcosa di noi che ci ricorderanno. 12 le stanze che ricorderemo quando saremo arrivati all’ultima. Nessuno può ricordare la prima stanza dove è stato, ma pare che questo accada nell’ultima che raggiungeremo. Stanza, significa fermarsi, ma significa anche affermarsi. Ho dovuto percorre stanze immaginarie, per necessità. Perché nella mia vita ho dei momenti in cui entro in una stanza che non mi è molto simpatica detto sinceramente.

E’ una stanza in cui mi ritrovo bloccato per lunghi periodi, una stanza che diventa buia, piccolissima eppure immensa e impossibile da percorrere. Nei periodi in cui sono lì ho dei momenti dove mi sembra che non ne uscirò mai. 
Ma anche lei mi ha regalato qualcosa, mi ha incuriosito, mi ha ricordato la mia fortuna. Mi ha fatto giocare con lei. Si, perché la stanza è anche una poesia".

Come conoscerlo meglio. 12 stanze è il suo album, da qui è tratta la musica che ha portato al festival. Sul suo canale youtube è possibile vedere e ascoltare il backstage “Roots” che racconta il lavoro condotto con Mario Brunello. È ricco d’atmosfera.

Cosa farà ora. Il tour nei teatri italiani è in partenza. Il 27 febbraio a Collegno a Le Lavanderie a Vapore, l’8 aprile a Cagliari, il 12 Roma, il 19 a Firenze. Il primo aprile a Torino invece una lezione speciale alle persone affette da neurodiversità a Palazzo Barolo.

 
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Con gli occhi di Peppino Impastato

Post n°13181 pubblicato il 11 Maggio 2016 da Ladridicinema

 

Pubblicato: 09/05/2016 12:30 CEST Aggiornato: 09/05/2016 13:17 CEST
PEPPINO IMPASTATO

 

Se c'è una cosa che non sfugge a tutti noi, è lo sguardo dell'eroe, fiero ma tenero, lucido di speranza e velato appena di tristezza, talvolta proiettato oltre l'azione del presente per contemplare da lontano l'importanza del coraggio, la potenza dell'ironia, la transitabilità del pensiero, la delicatezza della bellezza.

L'eroe è una persona che si assume le responsabilità degli indifferenti, traendone magicamente una forza che prima era codardia, inettitudine all'impegno.

Ogni persona che lotta contro un sistema perverso di corruzione sa, in cuor suo, di poterlo fare in virtù di un talento, di un atteggiamento mentale aperto al mondo, di una coscienza superiore messa al servizio degli umili.

La voce di Peppino Impastato: "Don Tano è un uomo di grande fede"

Peppino esercitava un'arte che liberava una forza pari a quella di Anteo: l'onnipotenza della Mafia e l'arroganza dei burocrati, a questa asserviti, ne venivano sistematicamente ridimensionate.

Peppino non aveva potenti gruppi editoriali alle spalle, non ha scritto un'apologia della criminalità, non aveva una scorta, non ha fatto soldi votandosi a vittima di un potere delinquenziale.

Peppino non ha fatto della sua missione un marketing di successo e giammai avrebbe indossato i panni della vittima privilegiata, tanto più che non si sentiva minacciato nemmeno quando il pericolo lambiva tangibilmente la sua incustodita e vulnerabile esistenza. Chi doveva proteggerlo, non lo ha fatto.

Gli eroi come lui muoiono lasciando molto più di un ricordo, o di un esempio da prendere a modello. E agli uomini del suo stampo non si addice la liturgia di rituali celebrativi post mortem.

Peppino Impastato è entrato di diritto nella memoria collettiva di un popolo poiché ne ha preso in qualche modo le sembianze, offrendo i suoi occhi a chi non poteva vedere oltre, e restituendoli, dopo la morte, al prossimo suo. Con quegli occhi, solo con quegli occhi, noi oggi possiamo guardare alla verità e perseguirla con l'intensità e la naturalezza di uno sguardo senza paure, che sapeva essere leggero, gaio, colmo di vita.

 
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PERCHÉ VOTARE NO! IL MANIFESTO DI GUSTAVO ZAGREBELSKY

Post n°13180 pubblicato il 11 Maggio 2016 da Ladridicinema

Anche chi tira in ballo l’Europa trova nel testo risposte nette, così come chi usa strumentalmente il tema della “governabilità” dell’Italia cui devono contrapporsi, semmai, “partecipazione e governo”. Entra nel gorgo dei nodi costituzionali, il giurista, contestando alla radice l’esistenza di un “governo costituente” che definisce di per sé “espressione ambigua”, degna dei “governi dei caudillos e dei colonnesi sudamericani”. Perché il popolo e la sua rappresentanza, in democrazia, possono essere “costituenti”.

Mentre i governi? I governi sono l’espressione di una parte del Paese e della politica, e “devono stare sotto la Costituzione, non sopra”.

 
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