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Messaggi del 30/08/2016

 

ADDIO A GENE WILDER da ciak

Post n°13346 pubblicato il 30 Agosto 2016 da Ladridicinema
 
Tag: news, STORIA

L'attore americano di "Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato" e "Frankenstein Jr" si è spento a 83 anni

Addio a Gene Wilder, l'attore feticcio di Mel Brooks, il dottor Frankenstein di Frankenstein Jr. e Willy Wonka nel primo, mitico Willy Wonka in Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato del 1971. L'attore americano è morto a 83 anni: da tempo era affetto dal morbo di Alzheimer. Con i suoi occhi sgranati, i capelli biondi costantemente arruffati e un'imbattibile verve comica, però, resta uno dei volti più popolari del cinema anni '70 e '80.

Wilder era nato a Milwaukee l'11 giugno 1933 e aveva iniziato col cinema nel 1967, con un piccola parte in Gangster Story di Arthur Penn. L'incontro di svolta però era già avvenuto nel 1963 quando, grazie ad Anne Bancroft, sua collega in teatro, aveva conosciuto Mel Brooks, all'epoca fidanzato dell'attrice. L'anno dopo Gene è già nell'opera prima del regista, Per favore non toccate le vecchiette, e agguanta subito una nomination all'Oscar come migliore attore non protagonista. Se Per favore non toccate le vecchiette era stato un successo, Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato invece andò male al botteghino e fu osteggiato sia dalla critica che dallo scrittore Roald Dahl, autore del romanzo dal quale il film è tratto. Uno "scult", insomma, destinato però a entrare nel cuore del pubblico soprattutto grazie alla televisione, che lo inserisce tra le programmazioni tradizionali del palinsesto natalizio.

L'idea di Frankenstein Jr., la parodia horror che nel 1974 invece sbancò i botteghini, fu proprio di Wilder, che lo propose a Mel Brooks mentre erano impegnati in un altro film, il westernMezzogiorno e mezzo di fuoco. E sarà sua anche l'idea di affidare al volto quasi picassiano di Marty Feldman il ruolo di Igor e suggellare la battuta di una delle scene comiche più esilaranti del cinema: "Lupo ululà, castello ululì". Wilder è stato anche regista: c'era lui dietro la macchina da presa di La signora in rosso, film icona degli anni '80, con Kelly LeBrock vestita di rosso che imita Marilyn facendo svolazzare la gonna sulla grata della metropolitana.

Wilder ha lavorato anche con Woody Allen, in Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso (ma non avete mai osato chiedere) nell'episodio Che cos'è la sodomia?, dove interpreta un uomo innamorato di una pecora, Stanley Donen (il piccolo principe), Sidney Poitier (Nessuno ci può fermare e Hanky Panky - Fuga per due) Arthur Hiller (in un altro cult: Non guardarmi: non ti sento dove l'attore e Richard Pryor interpretano un sordo e un cieco unici testimoni di un omicidio). E Wilder ha lavorato molto anche in televisione: il suo ultimo ruolo, coronato da un Emmy come miglior attore ospite in una serie o commedia, è in Will & Grace.

 
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Post n°13345 pubblicato il 30 Agosto 2016 da Ladridicinema
 

Un giovane disoccupato ed aspirante scrittore di nome Bill, ha una particolare ossessione: quella per gli estranei. Iniziando pericolosamente a pedinarle, spera di poter ottenere del materiale d'ispirazione per il suo romanzo. Le cose si complicano quando Bill incontra Cobb, ladro di professione, e viene catapultato nel suo mondo di furti d'appartamento. La situazione non sembra certo migliorare dopo che Bill decide di iniziare una liasion con una vittima dei suoi furti...

Lungometraggio noir d'esordio del 28enne Christopher NolanFollowing si presenta fin da subito come un vero e proprio diamante grezzo, carico di tutti i tratti distintivi della poetica del regista. La pellicola, realizzata nel modo più economico possibile perché finanziata dallo stessoNolan, che fino ad allora aveva girato solo alcuni cortometraggi, si caratterizza per la durata estremamente limitata (si tratta appunto di appena 69 minuti di film) e per la scelta fondamentale del bianco e nero.

L'intreccio della trama è tutto fuorché lineare, e pertanto richiede una certa attenzione nella visione: il protagonista, sottoposto ad un interrogatorio, con la narrazione della propria storia dà origine ad un vortice adrenalinico di flashback sparsi, vortice che contribuisce a rendere il tutto particolarmente coinvolgente nella sua caoticità. La narrazione in prima persona ci porta inevitabilmente ad assumere il punto di vista del protagonista, e sicuramente la scelta di non collocare le scene di flashback in ordine cronologico non aiuta alla comprensione immediata dell'intera vicenda: tale collocazione atipica dei flashback diventerà un topos nella poetica di Nolan, e sarà presente in altri lungometraggi successivi, specie nel meraviglioso Memento. Qui Bill, giovanissimo disoccupato ed aspirante scrittore, prova un interesse morboso per le persone, tanto da arrivare a pedinarle per scoprire informazioni su di loro e sperare di raccogliere materiale per il suo libro. Tale interesse però diventa ben presto pericoloso: uno sconosciuto si accorge di essere stato seguito, e lo ferma ad un bar. Egli rivela di chiamarsi Cobb, e di aver scelto d'essere un ladro di professione proprio perché, come lui, interessato alle persone e ad una vita adrenalinica.

Ben presto Bill si troverà totalmente assoggettato alla sua personalità carismatica e si lascerà trascinare in diversi furti d'appartamento: si può ben notare l'insicurezza dello scrittore e l'importanza conferita ai giudizi dell'amico/collega già nel momento in cui lo induce a svaligiare il proprio appartamento - ad insaputa di Cobb -, e questo si rifiuterà di continuare l'operazione, perché affermerà di non voler "succhiare il sangue ad un povero disoccupato sfigato." Perché, in effetti, i furti di Cobb sono decisamente anomali: ruba sì oggetti di valore, ma purché non diano troppo nell'occhio e siano facilmente trasportabili, e, soprattutto, è particolarmente interessato agli oggetti più intimi e personali delle sue vittime. La scena chiave dell'intero lungometraggio è proprio questa: Cobb mostra a Bill una scatola di oggetti di valore personale dei proprietari dell'appartamento e la svuota a metà, affermando che "quando sottrai, gli mostri quello che avevano."

Parallelamente ai flashback della vicenda del Bill scrittore, s'intreccia anche quella del Danny ladro, che altri non è se non lo stesso Bill. Lo vediamo però sbarbato, coi capelli tagliati, vestito elegantemente, e decisamente più sicuro di sè: offrendo da bere ad una signora in un bar, si presenta appunto come Danny. La donna, con cui Danny inizierà una liaison, si scoprirà essere piuttosto misteriosa. A Danny non sarà mai chiaro se lei abbia o meno una relazione con quello che lei dice essere il precedente compagno, un uomo molto pericoloso e invischiato in affari di droga e pornografia. Con successivi intrecci di flashback, veniamo a sapere che Bill s'è appropriato di una carta di credito appartenente ad un certo Danny (ecco il perché, dunque, del nome "nuovo"), e che, sotto suggerimento di Cobb, si decide a cambiare look e modo di fare: si assiste quindi alla scena del taglio di capelli e della rasatura della barba, scena che fa un po' da ricongiungimento della matassa nell'intreccio dei flashback. La trasformazione è dunque compiuta: Bill, da scrittore disoccupato, perdente ed insicuro, è diventato il carismatico Danny, un elegante ladruncolo sicuro di sè.

La mutazione di Bill in tutt'altra persona, Danny, non fa altro che rimarcare l'importanza della scena chiave della scatola: proprio come alle vittime dei furti venivano sottratti oggetti personali affinché soltanto con la loro assenza si accorgessero del loro valore, esattamente allo stesso modo Bill, privato della sua vita da disoccupato e aspirante scrittore, onesta e tranquilla, si trasforma in Danny, criminale ed assassino coinvolto in affari estremamente pericolosi, e si accorge di quello che ha perso, ovvero del valore della sua libertà, della sua ambizione, dei suoi sogni,solo nel momento in cui questo gli viene brutalmente sottratto (ed è perfino condannato al carcere). L'interesse per le ossessioni umane, così caro a Nolan, affezionato in generale all'esplorazione - se non all'esasperazione vera e propria - di aspetti tipici della psiche umana (quali quello dellla memoria in Memento, o quello dei sogni in Inception), qui è brillantemente sviluppato e narrato, e l'attenzione per una colonna sonora piuttosto semplice ma martellante ed incisiva, ricorda molto l'altrettanto ottimo thriller b/n "π - Il Teorema Del Delirio" di Aronofsky; il prodotto finale è un senza dubbio grezzo ma ottimamente prodotto lungometraggio di un giovanissimo regista (allora) in erba.

da storiadeifilm.it

 
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LUPIN III - Green Vs Red da http://ilbuonaseradicarlo.blogspot

Post n°13344 pubblicato il 30 Agosto 2016 da Ladridicinema
 

Quanto segue non ha nulla a che fare con il tenore classico dei pezzi che inserisco quotidianamente su questo blog. E’ infatti una recensione di un film che ho visto di recente.

Lupin III – Green Vs Red. Un lungometraggio incredibilmente complesso e dalle molteplici chiavi di lettura. Da un lato, perciò, lo consiglierei ai soli fans del ladro gentiluomo, dall’altro però mi sentirei di invogliarne la visione anche a tutti coloro che amano i film un po’ particolari, filosofici (la trama parte infatti dall’assunto che non esista un unico Lupin, ma che diventi Lupin nel momento in cui chi ti conosce ti creda lui) e che ti spingono a rimetterti a guardarli non appena sono scorsi i titoli di coda per capire cosa sia veramente accaduto.
Insomma, nonostante sia un cartone animato, chi vuole guardarlo deve mettersi nell’ordine di idee che, per goderselo veramente, va seguito con attenzione dal primo all’ultimo minuto e che, probabilmente, andrà visto più volte per essere sicuri di averlo capito. Personalmente, credo di aver fatto un po' di chiarezza solo alla terza volta.

Premesso che possono esistere molteplici chiavi di lettura, nessuna necessariamente 'giusta' e 'sbagliata', penso che Green Vs Red possa essere interpretato anche così:

c’è un Lupin in giacca verde, misterioso e ombroso, che vive tra i ricordi de Il Castello di Cagliostro e vuole rubale l’Ice Cube, un oggetto misterioso che fa gola a molti. E’ il Lupin primordiale.

C’è un Lupin in giacca rossa, più divertente e scanzonato, che scopre che il Lupin in verde è l’unico alla sua altezza. Lo stesso Jigen lo dice e afferma che lavorare con lui è stato divertente quasi come lavorare con Lupin rosso. E’ il Lupin nato dopo.

Lo scontro è solo e soltanto tra loro due. Perché da quarant’anni i fans si dividono tra i sostenitori di Lupin verde e Lupin Rosso. Il primo però è Yasuo.
Per non dare torto a nessuno, infatti, gli sceneggiatori introducono Yasuo. Lui chi è? Non è né il Lupin verde, né il Lupin rosso.
E’ il nuovo Lupin.
Questo perché Lupin non vive più tramite le serie animate, ma solo attraverso gli special televisivi.
Dunque non si può certo affermare che il Lupin di oggi sia quello verde o rosso degli anni ‘70.
Yasuo è una terza risposta e tutti i gli altri (ovvero i Lupin sciocchi e maldestri che si fanno arrestare in massa) sono… i Lupin così come sono stati interpretati negli OAV a cadenza annuale. Forse da parte degli sceneggiatori c’è pure l’intenzione di affermare che molti dei lungometraggi prodotti sono qualitativamente scadenti ed hanno prodotto solo una gran quantità di “brutte copie”.
Yasuo diviene Lupin indossando la giacca verde per poi passare a quella rossa, seguendo quindi l’evoluzione del personaggio originale. Quasi volessero dimostrare che Lupin verde e rosso sono la stessa persona e sono contemporaneamente anche Yasuo, cioè il Lupin del futuro.
Alla fine, infatti, vince Yasuo, come se fosse una promessa: “Lupin tornerà grande come un tempo. Tuttavia non sarà il Lupin che conoscete. Sarà un Lupin moderno al passo con i tempi”.
Promessa purtroppo non mantenuta dall’ultimo special incentrato sulla lampada di Aladino, ma questa è un’altra storia…

Resta da capire chi sia e cosa significhi la figura del vecchio. E’ lui che sprona Yasuo a diventare Lupin. E’ lui che lo battezza. E’ il maggior esperto di Lupin eppure non si è mai visto prima. Vive in una piccola casa di color rosso. La stessa dove vive Lupin rosso. E Lupin è un mago dei travestimenti… che sia lo stesso Lupin rosso a passare il testimone a Lupin/Yasuo, allora?

L’Ice Cube? All’inizio mi sembrava una storia mal e poco sviluppata. Alla terza visione ho invece capito che potrebbe essere il pretesto che Lupin rosso usa per capire se Yasuo ha davvero le capacità per succedergli. Lupin rosso sa fin dall’inizio che non è un gioiello, tant’è che quando è alle strette gli punta contro la Walter P38. E’ insomma un oggetto inutile, però era super sorvegliato. La sfida ideale per capire anche chi dei due fosse il più intelligente.


Ciò detto, il mio giudizio personale:
Green Vs Red è un cartone incredibilmente poliedrico. Come Lupin. C’è tanta carne al fuoco e solo apparentemente sembra essere sconclusionato. Occorre guardarlo tante volte e ogni volta con la massima attenzione per capire che in realtà la trama è completa ed interessante. Riassume infatti tutta la quarantennale storia del ladro gentiluomo. Questo restando comunque nei canonici 90 minuti.
C’è la solita multinazionale senza scrupoli, l’eterna paura del Giappone di un futuro post-nucleare, il disprezzo comune, che unisce Lupin a Zenigata, nei confronti di qualsiasi stato, che sono visti come enti disposti a far del male ai propri cittadini pur di proteggere i propri interessi.
C’è Fujiko che come al solito gioca per conto suo, ci sono Jigen e Goemon che, anziché avere due squallide nemesi avversarie, tornano finalmente nell’originario ruolo di spalla. Si vedono poco, ma quel poco in cui compaiono piacciono.
Ci sono gli inseguimenti, ci sono le sparatorie, c’è un robottone che strizza l’occhio al regista Miyazaki (e al suo episodio della seconda serie Anche i ladri amano la pace), un Lupin folle che ride di continuo che ricorda il nemico pazzoide de L’Uovo di Colombo (anche lui compariva alla guida di un elicottero da combattimento ed aveva una risata insopportabile), e anche un Lupin dalla folta capigliatura che sembra quasi un tributo a Spike di Cow Boy Bebop, cartone incredibilmente carismatico che è a sua volta un tributo a Lupin.
C’è anche il solito Lupin che ruba il cuore alla ragazza di turno. Lo fa Yasuo con la sua bella. Arriva a travestirsi da Zazzà pur di farle capire che è bene che lasci perdere l’idea di amare un criminale. E c’è uno Zenigata alle prese con i noti dilemmi morali.
Insomma, di più non si poteva proprio chiedere.
E poi dove lo vogliamo mettere il disegno? Parlando del character design siamo dalle parti della prima serie, sapientemente mescolata però con quella della seconda. E’ persino più curato di Episodio 0 ed una spanna (anche due o forse tre) sopra gli ultimi prodotti (Un diamante per sempre, Le tattiche degli Angeli, Tutti i tesori del mondo, La lacrima della Dea…).
Infine le musiche. Anche sotto questo versante il prodotto può dirsi completo. Questa volta è la quarantennale carriera di Yuji Ohno (compositore della serie) a dipanarsi lungo i novanta minuti della pellicola. Il main theme è riprodotto varie volte nelle altrettanto varie versioni e remix di cui ha beneficiato in questi anni: jazz, pop, funky… Non poteva mancare “Love Squall” e drizzando le orecchie non mancano neppure i rimandi ai Lupin più giovani: nel negozio in cui un Lupin è sorpreso a taccheggiare, infatti, si sente diffuso per radio il tema finale del bel Lupin III - $1 Money Wars (Per un dollaro in più) del 2000. Apre e chiude il magico tema “Treasures of Time” de Il Castello di Cagliostro, ennesimo inchino nei confronti di Miyazaki.
Elencare tutti i rimandi, musicali e non, sarebbe impossibile.
Nonostante l’intelaiatura incredibilmente complessa, la visione risulta fluida e piacevole. Infilare tutto Lupin in soli novanta minuti è roba per pochi geni. Ma la missione può dirsi completata con successo. In più regala così tanti spunti filosofici che i più cerebrali si divertiranno nel trarre tutte le chiavi di lettura ipotizzabili.
Insomma: CA-PO-LA-VO-RO!
UPIN III - Green Vs Red
Quanto segue non ha nulla a che fare con il tenore classico dei pezzi che inserisco quotidianamente su questo blog. E’ infatti una recensione di un film che ho visto di recente.

Lupin III – Green Vs Red. Un lungometraggio incredibilmente complesso e dalle molteplici chiavi di lettura. Da un lato, perciò, lo consiglierei ai soli fans del ladro gentiluomo, dall’altro però mi sentirei di invogliarne la visione anche a tutti coloro che amano i film un po’ particolari, filosofici (la trama parte infatti dall’assunto che non esista un unico Lupin, ma che diventi Lupin nel momento in cui chi ti conosce ti creda lui) e che ti spingono a rimetterti a guardarli non appena sono scorsi i titoli di coda per capire cosa sia veramente accaduto.
Insomma, nonostante sia un cartone animato, chi vuole guardarlo deve mettersi nell’ordine di idee che, per goderselo veramente, va seguito con attenzione dal primo all’ultimo minuto e che, probabilmente, andrà visto più volte per essere sicuri di averlo capito. Personalmente, credo di aver fatto un po' di chiarezza solo alla terza volta.

Premesso che possono esistere molteplici chiavi di lettura, nessuna necessariamente 'giusta' e 'sbagliata', penso che Green Vs Red possa essere interpretato anche così:

c’è un Lupin in giacca verde, misterioso e ombroso, che vive tra i ricordi de Il Castello di Cagliostro e vuole rubale l’Ice Cube, un oggetto misterioso che fa gola a molti. E’ il Lupin primordiale.

C’è un Lupin in giacca rossa, più divertente e scanzonato, che scopre che il Lupin in verde è l’unico alla sua altezza. Lo stesso Jigen lo dice e afferma che lavorare con lui è stato divertente quasi come lavorare con Lupin rosso. E’ il Lupin nato dopo.

Lo scontro è solo e soltanto tra loro due. Perché da quarant’anni i fans si dividono tra i sostenitori di Lupin verde e Lupin Rosso. Il primo però è Yasuo.
Per non dare torto a nessuno, infatti, gli sceneggiatori introducono Yasuo. Lui chi è? Non è né il Lupin verde, né il Lupin rosso.
E’ il nuovo Lupin.
Questo perché Lupin non vive più tramite le serie animate, ma solo attraverso gli special televisivi.
Dunque non si può certo affermare che il Lupin di oggi sia quello verde o rosso degli anni ‘70.
Yasuo è una terza risposta e tutti i gli altri (ovvero i Lupin sciocchi e maldestri che si fanno arrestare in massa) sono… i Lupin così come sono stati interpretati negli OAV a cadenza annuale. Forse da parte degli sceneggiatori c’è pure l’intenzione di affermare che molti dei lungometraggi prodotti sono qualitativamente scadenti ed hanno prodotto solo una gran quantità di “brutte copie”.
Yasuo diviene Lupin indossando la giacca verde per poi passare a quella rossa, seguendo quindi l’evoluzione del personaggio originale. Quasi volessero dimostrare che Lupin verde e rosso sono la stessa persona e sono contemporaneamente anche Yasuo, cioè il Lupin del futuro.
Alla fine, infatti, vince Yasuo, come se fosse una promessa: “Lupin tornerà grande come un tempo. Tuttavia non sarà il Lupin che conoscete. Sarà un Lupin moderno al passo con i tempi”.
Promessa purtroppo non mantenuta dall’ultimo special incentrato sulla lampada di Aladino, ma questa è un’altra storia…

Resta da capire chi sia e cosa significhi la figura del vecchio. E’ lui che sprona Yasuo a diventare Lupin. E’ lui che lo battezza. E’ il maggior esperto di Lupin eppure non si è mai visto prima. Vive in una piccola casa di color rosso. La stessa dove vive Lupin rosso. E Lupin è un mago dei travestimenti… che sia lo stesso Lupin rosso a passare il testimone a Lupin/Yasuo, allora?

L’Ice Cube? All’inizio mi sembrava una storia mal e poco sviluppata. Alla terza visione ho invece capito che potrebbe essere il pretesto che Lupin rosso usa per capire se Yasuo ha davvero le capacità per succedergli. Lupin rosso sa fin dall’inizio che non è un gioiello, tant’è che quando è alle strette gli punta contro la Walter P38. E’ insomma un oggetto inutile, però era super sorvegliato. La sfida ideale per capire anche chi dei due fosse il più intelligente.


Ciò detto, il mio giudizio personale:
Green Vs Red è un cartone incredibilmente poliedrico. Come Lupin. C’è tanta carne al fuoco e solo apparentemente sembra essere sconclusionato. Occorre guardarlo tante volte e ogni volta con la massima attenzione per capire che in realtà la trama è completa ed interessante. Riassume infatti tutta la quarantennale storia del ladro gentiluomo. Questo restando comunque nei canonici 90 minuti.
C’è la solita multinazionale senza scrupoli, l’eterna paura del Giappone di un futuro post-nucleare, il disprezzo comune, che unisce Lupin a Zenigata, nei confronti di qualsiasi stato, che sono visti come enti disposti a far del male ai propri cittadini pur di proteggere i propri interessi.
C’è Fujiko che come al solito gioca per conto suo, ci sono Jigen e Goemon che, anziché avere due squallide nemesi avversarie, tornano finalmente nell’originario ruolo di spalla. Si vedono poco, ma quel poco in cui compaiono piacciono.
Ci sono gli inseguimenti, ci sono le sparatorie, c’è un robottone che strizza l’occhio al regista Miyazaki (e al suo episodio della seconda serie Anche i ladri amano la pace), un Lupin folle che ride di continuo che ricorda il nemico pazzoide de L’Uovo di Colombo (anche lui compariva alla guida di un elicottero da combattimento ed aveva una risata insopportabile), e anche un Lupin dalla folta capigliatura che sembra quasi un tributo a Spike di Cow Boy Bebop, cartone incredibilmente carismatico che è a sua volta un tributo a Lupin.
C’è anche il solito Lupin che ruba il cuore alla ragazza di turno. Lo fa Yasuo con la sua bella. Arriva a travestirsi da Zazzà pur di farle capire che è bene che lasci perdere l’idea di amare un criminale. E c’è uno Zenigata alle prese con i noti dilemmi morali.
Insomma, di più non si poteva proprio chiedere.
E poi dove lo vogliamo mettere il disegno? Parlando del character design siamo dalle parti della prima serie, sapientemente mescolata però con quella della seconda. E’ persino più curato di Episodio 0 ed una spanna (anche due o forse tre) sopra gli ultimi prodotti (Un diamante per sempre, Le tattiche degli Angeli, Tutti i tesori del mondo, La lacrima della Dea…).
Infine le musiche. Anche sotto questo versante il prodotto può dirsi completo. Questa volta è la quarantennale carriera di Yuji Ohno (compositore della serie) a dipanarsi lungo i novanta minuti della pellicola. Il main theme è riprodotto varie volte nelle altrettanto varie versioni e remix di cui ha beneficiato in questi anni: jazz, pop, funky… Non poteva mancare “Love Squall” e drizzando le orecchie non mancano neppure i rimandi ai Lupin più giovani: nel negozio in cui un Lupin è sorpreso a taccheggiare, infatti, si sente diffuso per radio il tema finale del bel Lupin III - $1 Money Wars (Per un dollaro in più) del 2000. Apre e chiude il magico tema “Treasures of Time” de Il Castello di Cagliostro, ennesimo inchino nei confronti di Miyazaki.
Elencare tutti i rimandi, musicali e non, sarebbe impossibile.
Nonostante l’intelaiatura incredibilmente complessa, la visione risulta fluida e piacevole. Infilare tutto Lupin in soli novanta minuti è roba per pochi geni. Ma la missione può dirsi completata con successo. In più regala così tanti spunti filosofici che i più cerebrali si divertiranno nel trarre tutte le chiavi di lettura ipotizzabili.
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Box office, L'era glaciale vince il weekend

Post n°13343 pubblicato il 30 Agosto 2016 da Ladridicinema
 

Box office Italia 
L'era glaciale: In rotta di collisione vince il weekend e il suo incasso totale tocca quota 3,7 milioni di euro. Il brand oramai è alla frutta, visto che nemmeno a livello mondiale ha superato i 400 milioni, ma dovrebbe riuscire a superare i 5 milioni nel nostro Paese. Sempre spettacolare invece è il successo riscontrato da Suicide Squad, che arriva a ben 9,3 milioni complessivi e si candida per un posto nella top ten finale di stagione: il superamento dei 10 milioni è cosa certa e il film potrebbe superare anche il "collega" Batman V Superman. In classifica la migliore new entry è quella di Paradise Beach, che dal giorno della release ha ottenuto 775mila euro e dovrebbe passare il milione nella settimana entrante. 3 milioni totali per Il drago invisibile, poco incisive le altre pellicole uscite in settimana fatta eccezione per Escobar. Otto film in arrivo questa settimana, che segna anche l'inizio del Festival di Venezia. L'uscita forte è ovviamente Jason Bourne, ma attenzione anche a Io prima di te, che potrebbe inserirsi nelle prime posizioni.

Box office USA
Negli States il weekend si chiude col botto di Don't Breath che parte fortissimo con 26 milioni di dollari, uno dei migliori incassi di esordio degli ultimi tempi per quanto riguarda una pellicola horror. Finisce così, dopo tre settimane di dominio incontrastato la leadership di Suicide Squad, che termina il weekend con 282 milioni complessivi in casa e ben 636 milioni di dollari a livello mondiale. Dalla terza alla settima posizione troviamo cinque film compresi in un delta inferiore a 1 milione di dollari, evento che a memoria non si era mai verificato prima nella top ten. Così capita che Kubo and the two Strings risalga di una posizione e centri il podio con 7,9 milioni di dollari e faccia meglio della new entry Mechanic: Resurrection che si ferma a 7,5, davanti a Il drago invisibile. Trafficanti perde invece quattro posizioni, ma il totale di 27 milioni non è disprezzabile. A picco Ben-Hur, già ultimo nella top ten con appena 19 milioni di incasso e ben 100 di costo: a naso, il peggior flop dell'estate 2016. Fuori dalle prime dieci posizioni si fermano Southside with you e Hands of Stone, le altre new entry settimanali. Il prossimo weekend, che pone fine ufficialmente all'estate americana, è anche il più povero dell'anno e infatti l'unica uscita di un certo rilievo, in appena 2000 sale è Morgan, thriller sci-fi con Kate Mara. Attenzione però anche a The Light Between Oceans col superterzetto composto da FassbenderVikander e Weisz

 
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L'Era Glaciale: in rotta di collisione

Post n°13342 pubblicato il 30 Agosto 2016 da Ladridicinema
 

L'Era Glaciale: in rotta di collisione

Titolo originale: Ice Age: Collision Course

Poster

Sempre all'inseguimento della mitica ghianda, Scrat verrà catapultato nello spazio dove, accidentalmente, darà origine ad una serie di eventi cosmici che trasformeranno e minacceranno il mondo dell'Era Glaciale. Per salvarsi Sid, Manny, Diego e il resto del gruppo dovranno abbandonare la loro casa e intraprendere un'avventura ricca di comicità, viaggiando attraverso nuove terre esotiche e incontrando nuovi e coloratissimi personaggi.

 
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Escobar

Post n°13341 pubblicato il 30 Agosto 2016 da Ladridicinema
 

Escobar

Titolo originale: Escobar: Paradise Lost

Poster

Nick pensa di aver trovato il paradiso quando raggiunge il fratello in Colombia. Una laguna turchese, una spiaggia d'avorio, onde perfette - è un sogno per questo giovane surfista canadese. Poi incontra Maria, una splendida ragazza colombiana. I due si innamorano follemente e tutto va benissimo fino a quando Maria presenta Nick a suo zio: Pablo Escobar.

 
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