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Messaggi del 18/11/2016

 

Indipendence day - rigenerazione

Post n°13468 pubblicato il 18 Novembre 2016 da Ladridicinema
 


Vent'anni dopo l'attacco massivo e distruttivo che ha falciato tre miliardi di persone sulla terra, David Levinson, specialista in telecomunicazioni ieri, direttore del settore Ricerca e Sviluppo oggi, scopre la minaccia di una prossima invasione aliena. Non ha bisogno invece di strumenti sofisticati per avvertire il nemico alieno, Thomas J. Whitmore, ex presidente degli States rimpiazzato dal presidente Lanford, una donna strategicamente incapace che si affida ai suoi generali. È Whitmore ad avvisare le nazioni in diretta mondiale e a gettarle nel più totale sconforto. Ma 'i nostri' non mancheranno di arrivare coalizzati e muniti di tecnologia extraterrestre, recuperata nella precedente invasione. Contro la monumentale forza dell'avversario si schierano due piloti rivali e un ex presidente eroico, disposto a tutto pur di preservare il suo pianeta e proteggere sua figlia.
Dopo Sotto assedio - White House Down, blockbuster pirotecnico che ha come unico decor la Casa Bianca, già attaccata da Roland Emmerich in Independence Day - The Day After Tomorrow e 2012, l'autore riprende le vecchie (e remunerative) abitudini realizzando il seguito di Independence Day. La versione del 1996, patacca votata alla gloria degli Stati Uniti, confrontata al suo epigono fa la figura del capolavoro. 
Vent'anni dopo, Emmerich e la sua cricca di alieni inscenano un come-back che non aggiunge niente, nemmeno il conforto consueto di vedere salvare, ancora una volta, il mondo. Sul piano ideologico poi si scivola da Bush a Trump. L'unico argomento progressista del film è una donna Presidente degli Stati Uniti ma il personaggio manca ovviamente di carisma e visione strategica e si fa ammazzare al primo attacco alieno. Il Capo di stato maggiore la rimpiazza mentre il presidente 'scaduto' lotta, cade e si rialza come Mazinga, che ha la mente di Bill Pullman "ma tutto il resto fa da sé". Al suo fianco combatte il pilota di Liam Hemsworth, che condivide col più celebre fratello (Thor) la discesa in picchiata sulla terra a 'miracol mostrare' e fanciulla salvare. Piaccia o no, il cinema di Emmerich ha conosciuto un successo planetario e refrattario alla peggior critica. Re indiscusso del catastrofico trash dopato con effetti speciali digitali, il regista tedesco traslocato a Hollywood ha prodotto una domanda alla quale nessuno come lui ha risposto e alimentato un genere a cui ha contribuito più di chiunque altro (Godzilla, The Day After Tomorrow, 2012). E la familiarità che il pubblico intrattiene oggi con il genere è la maledizione e la fortuna insieme di Independence Day: Rigenerazione
Maledizione perché non c'è più niente da inventare e praticamente più materia per impressionare, fortuna perché il film mantiene saldo il patto con lo spettatore, che non cerca più novità e incantamento ma prova riconoscenza. Forse perché nei film di Emmerich c'è sempre spazio (e amore) per la massa, una logica inclusiva in cui tutto il mondo trova il suo posto, come i bambini nello school bus condotto da Judd Hirsch. Una generosità genuina che trapela nei dialoghi di Jeff Goldblum, in ogni apparizione di Bill Pullman o nella relazione aerea tra Liam Hemsworth e Jessie T. Usher, che rimpiazzano con riverenza il carisma di Will Smith.

 
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Money Monster

Post n°13467 pubblicato il 18 Novembre 2016 da Ladridicinema
 

Quarta regia di Jodie Foster, 5 anni dopo l'interessante e intimista Mr. Beaver, che la vedeva anche coprotagonista, Money Monster è un film di impianto più classico che richiama alla memoria – fatte le debite proporzioni – i titoli degli anni Settanta in cui un signor Nessuno compiva un crimine e finiva improvvisamente sotto gli occhi delle telecamere, diventando ad un tratto visibile, scomodo e pericoloso. In questo caso il contesto e i tempi sono ovviamente diversi. A rubare in grande stile e impunemente non sono gli improvvisati rapinatori di turno, ma i grandi conglomerati finanziari. Anche se in fondo ben poco è cambiato per la gente comune: come Pinocchio seppellisce i suoi soldi nel Campo dei miracoli nella speranza di vederne crescere una pianta e raccoglierli centuplicati, oggi in tantissimi si affidano con la stessa ingenua fiducia a sconosciuti ben vestiti che li convincono a investire il loro denaro con la promessa di moltiplicarlo. Con gli anni, e con l'accelerata velocità delle comunicazioni, questi investimenti sono diventati un processo sempre più impalpabile, astratto. Chi gestisce i nostri risparmi opera per mezzo di algoritmi matematici arcani ai più e qualsiasi disastro nel mercato azionario viene attribuito a un bug, o meglio un glitch, di questi misteriosi procedimenti. Ma dietro ci può essere benissimo l'errore o meglio ancora l'avidità umana.

E' dunque attualissimo il tema affrontato - sia pure con qualche goffaggine - dagli sceneggiatori di Money Monster, prodotto da George Clooney che si ritaglia anche il ruolo da protagonista: è lui Lee Gates, consulente finanziario e titolare di un programma tv sull'argomento, dove con pacchianeria tutta americana, tra  balletti kitsch e demenziali inserti video, dispensa consigli e raccomandazioni a gente che lo ascolta e gli crede come farebbe con un qualsiasi imbonitore di pentole o materassi. Un giorno, durante una diretta tv, un ragazzo si introduce in studio: è armato e ha un gilet imbottito di esplosivo che fa indossare al conduttore. Minaccia di far saltare in aria il palazzo se non gli si dice chiaramente cosa è successo e perché la società caldamente raccomandata da Gates ha visto svanire in una sola giornata 800 milioni di dollari a lei affidati dai suoi investitori, inclusi tutti i suoi soldi.

Con le istruzioni della sua regista nelle orecchie, Gates, inizialmente terrorizzato, contribuisce alla ricerca di una soluzione, mentre la polizia e le forze speciali si introducono nell'edificio pronte ad intervenire. In poco più di un'ora e mezzo l'arcano viene svelato, perché per la prima volta una delle vittime del sistema, sia pure squilibrata, rivendica il proprio diritto di sapere come e da chi la sua vita è stata sconvolta e affronta persone abituate a scaricare su altri le proprie responsabilità, convinte come sono che sia impossibile, in questa catena infinita di operazioni delocalizzate, risalire alla verità.

Il pregio principale del film sta nei ritmi serrati della vicenda, che acquista maggior respiro quando i protagonisti escono dallo studio televisivo e attraversano New York tra ali di folla, sempre ripresi in diretta tv. La necessità di far svolgere la vicenda in tempo reale richiede una risoluzione della crisi troppo meccanica e semplicistica e alcuni personaggi (interpretati tra l'altro da egregi attori come Dominic West e Giancarlo Esposito) sono poco più che figure di cartone. La presenza di Clooney e Julia Roberts nei ruoli principali giova ovviamente all'appeal commerciale del film, ma la scelta di due attori meno caratterizzati come divi (e troppo riconoscibili come tali) avrebbe probabilmente aiutato il processo di identificazione dello spettatore. Comunque sia, Money Monster resta uno spettacolo godibile messo in scena con autorità da Jodie Foster e non privo di interesse, a partire della performance di Jack O'Connell nel ruolo del sequestratore, che è l'unico in tutto il cast a sudare veramente.

 
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L'Era Glaciale: in rotta di collisione

Post n°13466 pubblicato il 18 Novembre 2016 da Ladridicinema
 

Chi segue il mondo dell'animazione a trecentosessanta gradi, e quindi è abituato a gettare lo sguardo anche verso la ricchezza e complessità di quella occidentale, sa che alcuni titoli e personaggi molto amati godono di una saga animata che arriva a contare svariati titoli prodotti in periodi di tempo più o meno lunghi: insomma non serve essere Gundam in Giappone per tornare sullo schermo più e più volte. Non è lo stesso in occidente e i casi di saghe vere e proprie, capaci di durare nel tempo ed andare oltre l'abituale sequel sono piuttosto ridotti ed il traguardo di una serie di film come quella de L'era glaciale si può considerare considerevole, la più longeva con cinque titoli all'attivo in attesa del quinto shrek

L'era glaciale - In rotta di collisione: Una scena del quinto film della serie

E se c'è riuscita è stata per un paio di fattori determinanti: prima di tutto per l'immediatezza del suo umorismo, quelle situazioni e gag da cartone animato che lo riconducono alla tradizione di Bugs Bunny e gli altri eroi della Warner, capaci di divertire con genuinità gli spettatori; in secondo luogo per la riuscita composizione del gruppo di protagonisti, con Manny, Sid e Diego ad incarnare diverse tipologie di individui in cui tutti possono identificarsi. E soprattutto per Scrat, mina vagante e anima delirante di tutti i film della serie, simbolo indiscusso della saga creata da Blue Sky Studio al punto da entrare di prepotenza nel suo logo, al pari di Totoro per lo Studio Ghibli o la lampada per la Pixar.

If You Believe, They Put a Scrat on the Moon
L'era glaciale - In rotta di collisione: Scrat in versione spaziale

E proprio da lui, da Scrat, nasce lo spunto per la nuova avventura glaciale nelle sale dal 22 Agosto (dopo le anteprime estive del 16): L'era glaciale - In rotta di collisione va a scavare nella memoria storica della saga, ripesca un surreale ammiccamento inserito per scherzo e lo usa per dare il via all'azione. Ricordate il disco volante in cui si imbattono i protagonisti in una cava di ghiaccio? A distanza di quattordici anni da quel primo capitolo, e quattro film, a Scrat capiterà di disseppellirlo mentre è a caccia dell'ambita ghianda, per ritrovarsi a bordo del veicolo spaziale e catapultato in una odissea stellare fatta delle solite inconfondibili peripezie, tra tecnologia ostile del veicolo e collisioni con corpi celesti.

L'era glaciale - In rotta di collisione: Scrat a bordo del disco volante

Quasi un film nel film, una folle avventura spaziale che sarebbe potuta essere un corto autonomo, ma che fa da contrappunto a quanto avviene sulla Terra agli altri protagonisti de L'era glaciale 5. Ma non per questo slegato da queste ultime, perché Blue Sky ed il regista Mike Thurmeierriescono a collegare le due storyline con una trovata ulteriore: in qualche modo, quello che fa Scrat nello spazio influisce su quanto avviene sul nostro pianeta, causando collisioni tra corpi celesti che causano la pioggia di meteore che investe Manny, Sid, Diego e gli altri, ma dando anche il via alla rotto di collisione di un asteroide con la Terra. Compito dei nostri eroiè di trovare un modo per impedire questo contatto e nel farlo si ritrovano in un luogo suggestivo e violaceo, chiamato Geotopia.

Leggi anche: L'era glaciale 5 spedisce Scrat nello spazio

Geotopia e i suoi abitanti
L'era glaciale - In rotta di collisione: il fantastico Shangri Llama

Il rinnovamento di una serie di successo come Ice Age passa attraverso l'aggiunta di nuovi personaggi e il microcosmo di Geotopia serve anche a questo scopo. Non basta infatti l'inserimento del giovane mammuth Julian, fidanzato di Pesca che serve comunque ad alterare gli equilibri familiari di Manny, c'è bisogno di qualcosa in più per garantire la necessaria varietà, e follia, della saga. Geotopia è perfetta in tal senso con il pittoresco nucleo di individui un po' hippie ed esotici che ruotano attorno al loro leader spirituale, Shangri Llama. Dalla femmina di bradipo che sviluppa un'attrazione, ingiustificata, per Sid, ai conigli Teddy e Brooke, al furetto Neil deBuck, per una parentesi a tinta violacea in cui siamo sicuri che ci imbatteremo nuovamente in eventuali futuri capitoli della serie, così come incontriamo nuovamente il vecchio amico dei nostri, Buck, vera forza della natura grazie al travolgente doppiaggio di Simon Pegg (in italiano Massimo Giuliani).

Leggi anche: L'era glaciale 5: a Ischia con Claudio Bisio e le voci italiane del film

L'era glaciale - In rotta di collisione: un'immagine del film d'animazione
La forza dell'alternanza
L'era glaciale - In rotta di collisione: Julian e Peaches

Il viaggio di Sid e compagni, i loro incontri con i personaggi secondari, le vicissitudini private di ciascuno di essi, contribuiscono a rendere ricca e varia la parte di storia ambientata sul nostro pianeta, che ha qualche momento di stanca solo nella parte centrale del suo sviluppo e si alterna alle disavventure di uno Scrat che porta ad un livello superiore la sua disperata ricerca della ghianda. Un'alternanza che fornisce varietà anche visiva a L'era glaciale - In rotta di collisione che dal background spaziale ed dai toni violacei legati alla minaccia dell'asteroide ed a Geotopia riceve la possibilità di dare una svolta alla palette cromatica glaciale alla quale eravamo abituati. Non mancano anche sequenze molto elaborate e più propriamente action, dalla pioggia di meteore alla pirotecnica lotta tra Buck e la gang del villain Gavin, portata avanti tra mille acrobazie ed a suon di musica.

Leggi anche: Dai Minions ai Pinguini di Madagascar: quando i comprimari diventano protagonisti

Risate e semplicità
L'era glaciale 5:  i due simpatici opossum Crash e Eddie

Una varietà che dimostra la voglia di tener vivo il franchise aggiungendo elementi che possano dargli nuova linfa anche per il futuro, che si innestano su un impianto consolidato, e molto amato, ma che alla lunga potrà iniziare a stancare almeno una parte del suo pubblico: L'era glaciale 5 diverte quanto i suoi predecessori, a tratti anche più di alcuni di essi, ma conferma un umorismo più fisico e slapstick, che fa dell'immediatezza e semplicità la sua principale caratteristica. È in parte, come dicevano, una delle forze della serie, ma alla lunga rischia di dimostrarsi riduttiva rispetto ad una concorrenza che aggiunge complessità e livelli di lettura alle proprie produzioni. Insomma Blue Sky conferma il buon lavoro fatto con Manny, Sid, Diego e gli altri protagonisti de L'era glaciale e quella struttura narrativa che ancora riesce a divertire il suo pubblico, ma il rischio è che la visione risulti più leggera e superficiale di altre produzioni animate degli ultimi anni.

 
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Startrek beyond

Post n°13465 pubblicato il 18 Novembre 2016 da Ladridicinema
 

"Spazio, ultima frontiera. Questi sono i viaggi dell'astronave Enterprise. Diretta all'esplorazione di nuovi mondi. Alla ricerca di altre forma di vita e di civiltà. Fino ad arrivare dove nessun uomo è mai giunto prima”. Questa, con qualche variante, la traduzione italiana della mitica frase introduttiva della serie classica di Star Trek, ripresa anche in molti dei film della serie. È questa frase che ha fatto innamorare milioni di ragazzini dal 1966 ai giorni nostri, prima attraverso i telefilm, poi coi libri, i cartoni animati, i film e il merchandising che hanno ampliato e arricchito questo universo illustrando la filosofia liberal, accogliente e pacifista di Gene Roddenberry, che gli eredi hanno cercato in qualche modo di mantenere dopo la sua scomparsa.

Prima serie al mondo a presentare in un ruolo importante una donna di colore e un russo (ai tempi della Guerra Fredda e prima dell'assassinio di Martin Luther King, che si espresse in merito in termini positivi) e a mostrare il primo bacio interrazziale nella storia della televisione (tra Uhura e Kirk), Star Trek ha sempre rappresentato il volto democratico, ottimista e umanista della fantascienza, espresso dalle storie raccontate e dalle interazioni tra i personaggi. In netto contrasto con la politica interventista statunitense, la prima direttiva della Federazione dei Pianeti impone agli equipaggi in missione esplorativa di non interferire con le culture aliene, soprattutto se meno progredite, ma dà al tempo stesso loro l'incarico di prestare aiuto ai deboli in difficoltà, il che richiede a volte quella forzatura delle regole in cui l'astuto Kirk, novello Ulisse, è maestro. Tutti questi principi sono stati ripresi alla perfezione nei primi due episodi del reboot di J.J Abrams, dove i personaggi che conoscevamo sono stati sostuiti dalle loro  versioni più giovani e la cronologia è stata in un certo senso, anche se non del tutto, resettata. I fan sono stati più che entusiasti dei film precedenti e noi abbiamo condiviso questo sentimento.

Poi, com'è noto, J.J. è rimasto in veste di produttore per dedicarsi a Star Wars e ha affidato questo terzo capitolo a Justin Lin, noto per un'altra saga incentrata sull'amicizia in un mondo iperveloce, quella di Fast and Furious.Il film ha avuto tempi di lavorazione piuttosto stretti e ha subito l'impatto della scomparsa di Leonard Nimoy e in seguito quello, assai più tragico, dell'incredibile incidente che ha troncato la vita di Anton Yelchin.  Enrando nel merito, ricordiamo che l'uscita del primo trailer colmo di azione ha messo in allarme il fandom, e il cosceneggiatore Simon Pegg è subito intervenuto in difesa del film dichiarando che dentro c'era molto più di questo. A dire il vero, dopo averlo visto, pensiamo che l'impressione della prima ora fosse corretta: a colpire positivamente sono l'ottimo e fluido 3D, gli effetti speciali e tutto l'aspetto visuale, di grande impatto, ma a conti fatti le lunghe sequenze d'azione hanno il sopravvento su una storia semplice e senza sorprese (anche perché uno spot tv l'aveva bell'e spoilerata: sullo strano marketing del film ci sarebbe da aprire un capitolo a parte), che sembra presa di peso da un episodio della serie classica, ambientazione inclusa.

Non mancano ovviamente le consuete battute e le schermaglie tra i personaggi, ma si ride meno del solito, forse perché manca a fare da contrappunto quello spessore in più che ci si aspetterebbe da un film di Star Trek. Perfino la breve e molto dibattuta sequenza che rivela l'omosessualità di Sulu (su cui lo stesso interprete originale, da sempre gay dichiarato, ha sollevate delle legittime obiezioni), è un po' buttata lì. Gli attori ovviamente sono quelli che fanno la differenza: Pegg ritaglia un ruolo di primo piano al personaggio di Scott, che riceve ampio (e meritato) spazio, mentre il perfetto Spock di Zachary Quintointeragisce maggiormente con l'ottimo Bones McCoy di Karl Urban. I nuovi personaggi però sono bidimensionale e soprattutto Idris Elba risulta sacrificato (e lo sarà ancor più, per forza di cose, nella versione doppiata).

Star Trek Beyond non è certo è un brutto film, anzi, come opera di genere è decisamente interessante, ma è un passaggio intermedio nella mitologia trekkiana, che ha risentito della defezione di Abrams e non sarà ricordato come uno degli episodi più memorabili della lunga storia dell'Enterprise. Pur non violando la Bibbia dell'universo Trek – anche se l'insistitita amore tra Uhura e Spock ci fa sempre un certo effetto –, rivela qua e là delle goffaggini che lo fanno assomigliare più all'omaggio di un ragazzo che a un prodotto adulto a sé stante. Di sicuro può piacere anche a chi non è un fan di questo universo e che lo apprezzerà come action e film di fantascienza realizzato in modo ineccepibile.

Ma quando Spock apre la scatola che ha ricevuto e ci trova (SPOILER) una foto del “padre”, con tutti i suoi compagni d'avventura (in una scena un po' azzardata e ambigua che è quasi una rottura della quarta parete), un brivido corre in platea e ci fa capire che loro ci mancheranno comunque sempre, con i loro battibecchi, le improbabili avventure, quella colonna sonora così suggestiva e quel mitico incipit qua relegate alla fine. Ci mancano le lucine, i suoni dei phaser, dei comunicatori e dei computer di bordo, tutti i particolari anche un po' kitsch che sono parte di questo mondo, per non dire del dolore quasi fisico con cui assistiamo alla ennesima distruzione dell'Enterprise. Il film è costruito su questa dialettica tra il mondo di ieri e quello di oggi, i pionieri e gli eroi dello spazio, i padri e i figli, ma forse sarebbe meglio, anche per sottrarci a questa "nostalgia canaglia", lasciarsi decisamente alle spalle le nostalgie e gli omaggi e guardare avanti, se davvero si vuole arrivare là dove nessuno è mai giunto prima. Speriamo ne tengano conto per il quarto film, in cui James T. Kirk incontrerà il padre e dove mancherà un altro pilastro della serie, il personaggio di Chekov, che si è deciso di non affidare a un nuovo attore dopo la tragica scomparsa del suo protagonista. In fondo, prima o poi, bisogna pur diventare grandi. 

 
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Quel bravo ragazzo

Post n°13464 pubblicato il 18 Novembre 2016 da Ladridicinema
 

Poster

Cosa succede se un potentissimo boss mafioso sta per morire e vuole lasciare il comando della sua spietatissima cosca a un figlio che non ha mai riconosciuto? Ma, soprattutto, cosa succede se quel figlio è un innocuo, ingenuo e goffo ragazzotto di 35 anni che fa il chierichetto e che è vissuto in un orfanatrofio di un paesino del Sud Italia?

 
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La sindrome di Antonio

Post n°13463 pubblicato il 18 Novembre 2016 da Ladridicinema
 

Poster

Nel settembre del 1970, Antonio Soris, vent'anni e sessantottino convinto, parte da Roma con la cinquecento della madre alla volta di Atene. Pochi soldi in tasca e tanta voglia di conoscere il mondo. La meta non è stata scelta a caso, Antonio ha il mito di Platone ed è convinto, o almeno spera, che in Grecia troverà la caverna delle ombre di Platone, il luogo oltre il quale abita la conoscenza. Un viaggio di ricerca dunque che non lo porterà alla famosa caverna ma che gli darà la possibilità di vivere un grande amore per una ragazza greca di nome Maria. In giro tra templi, mare meraviglioso e coste mozzafiato, i due ragazzi vivranno un reciproco corteggiamento continuo, fatto di allegria e malcelata passione, di scambio sulla vita, sull'amore e sulla politica. Sullo sfondo, il sogno della rivoluzione, la liberazione dei costumi e la Grecia dei colonnelli. Alla fine però le cose assumeranno un altro volto e un altro senso.

  • PRODUZIONE: Imago Film, Draka production
  • DISTRIBUZIONE: Draka distribution
  • PAESE: Italia
  • DURATA116 Min

 
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Animali Notturni

Post n°13462 pubblicato il 18 Novembre 2016 da Ladridicinema
 

Titolo originale: Nocturnal Animals

Poster

Susan Morrow, una mercante d'arte di Los Angeles, conduce una vita agiata ma vuota insieme al marito Hutton Morrow. Durante un weekend, mentre Hutton è via per un viaggio di lavoro, Susan trova un pacco inaspettato nella cassetta delle lettere. È un romanzo intitolato Nocturnal Animals, scritto dal suo ex marito, Edward Sheffield, con cui Susan non ha contatti da anni. Insieme al manoscritto c'è un biglietto di Edward che incoraggia Susan a leggere il libro e a chiamarlo durante la sua visita in città. Sola nel suo letto, di notte, Susan si immerge nella lettura. Il romanzo è dedicato a lei ma il contenuto è violento e devastante. Susan è molto colpita dalla scrittura di Edward e non può fare a meno di ricordare i momenti più intimi della loro storia d'amore. Cercando di guardare dentro se stessa oltre la superficie patinata della sua esistenza, Susan vede sempre più chiaramente come quel libro sia il racconto di una vendetta, che la costringe a rivalutare le scelte fatte e risveglia in lei una capacità di amare che temeva di aver perso, mentre la storia procede verso una resa dei conti che riguarderà sia l'eroe del romanzo che lei.

NOTE:

Presentato in concorso al Festival di Venezia 2016.

 
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Animali Fantastici e dove trovarli

Post n°13461 pubblicato il 18 Novembre 2016 da Ladridicinema
 

Titolo originale: Fantastic Beasts and Where to Find Them

Poster

Animali Fantastici e dove trovarli ci porta alla scoperta di una nuova era del magico mondo di J.K. Rowling, ambientata decenni prima di Harry Potter, e dall'altra metà del globo, con protagonista Eddie Redmayne nel ruolo del Magizoologo Newt Scamander. Siamo nel 1926, il magico mondo Newyorkese è minacciato da pericoli sempre crescenti. Qualcosa di misterioso sta seminando la distruzione per le strade, rischiando di far uscire allo scoperto la comunità magica dinanzi ai No-Mag (termine americano per Babbani), tra cui i Secondi Salemiani, una fazione di fondamentalisti intenti al loro sradicamento. E il potente ed oscuro mago Gellert Grindelwald, dopo aver scatenato il caos in Europa, è sparito e ora è introvabile. Ignaro delle crescenti tensioni, Newt Scamander arriva in città quasi alla fine di un viaggio intorno al globo alla ricerca e al salvataggio di creature magiche, alcune delle quali vengono nascoste nella sua valigia in pelle apparentemente anonima, ma dalle dimensioni magiche. Ma il potenziale disastro incombe quando l'ignaro No-Mag Jacob Kowalski lascia inavvertitamente uscire dalla valigia alcune delle bestie di Newt, in una città già in subbuglio.

NOTE:

Basato su Gli animali fantastici: dove trovarli (Fantastic Beasts and Where to Find Them), il libro pubblicato da J. K. Rowling, autrice della saga di Harry Potter, nel 2001.

 
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