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Messaggi del 07/05/2019

 

Wikileaks racconta delle condizioni di Julian Assange in carcere da sputnik

Post n°15102 pubblicato il 07 Maggio 2019 da Ladridicinema
 

Il caporedattore del sito Wikileaks Kristinn Hrafnsson dice che Assange è in stato di repressione, ma non distrutto.

“È una persona molto forte. Lotterà. Sa di essere innocente, di non aver fatto niente di male”, dice Hrafnsson.

Secondo il giornalista, Assange ha bisogno del sostegno della società. Inoltre, continua, quello che sta accadendo al fondatore di Wikileaks non si può chiamare giustizia.

“È stato uno choc vedere il mio amico, un intellettuale, un editore, un giornalista e una persona che con il suo lavoro ha cambiato il mondo del giornalismo, in un carcere a regime duro”, racconta Hrafnsson.

Julian Assange dopo l'arresto a Londra
© REUTERS / HENRY NICHOLLS

Nella prigione di Belmarsh, vicino a Londra, Assange ha ricevuto anche la visita dell’attrice Pamela Anderson, sua amica. Pamela ha ammesso che vedere il suo amico dietro le sbarre è stato difficile.

“Non deve stare in un carcere a regime duro, non ha commesso azioni violente, è innocente. Non ha accesso alla biblioteca, al computer, è completamente tagliato fuori dalle informazioni. Non può neanche parlare con i figli”, ha detto. L’attrice ha inoltre chiesto di sostenere Assange in tutti i modi possibili.

Il caso Assange

Julian Assange è diventato famoso grazie alle pubblicazioni che smascheravano le azioni degli Stati Uniti durante le operazioni militari in Afghanistan e Iraq, tra cui l’uccisione di civili. Inoltre Assange ha pubblicato materiali sulle condizioni di reclusione nel campo di prigionia americano di Guantánamo, a Cuba.

Le proteste davanti alla corte dov'è stato portato Assange.

Nel 2010 in Svezia Assange è stato accusato di molestie e violenze sessuali. Il giornalista ha negato le accuse e detto che le donne che lo hanno denunciato agivano per desiderio di vendetta e sotto l’influenza delle autorità.

Nel 2012 il fondatore di Wikileaks a cominciato a nascondersi presso l’Ambasciata dell’Ecuador a Londra. La mattina dell’11 aprile del 2019 Assange è stato arrestato secondo un ordine emesso nel 2012 a causa della sua assenza in tribunale e su richiesta delle autorità svedesi e statunitensi.

Il 1 maggio in Gran Bretagna, dove è recluso, Assange è stato condannato a 11,5 mesi di prigione per aver violato le condizioni di uscita sotto cauzione.

 
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Giornalismo acquiescente e Ramadan di sangue in Palestina da antidiplomatico

Post n°15101 pubblicato il 07 Maggio 2019 da Ladridicinema
 

Giornalismo acquiescente e Ramadan di sangue in Palestina
 Di Patrizia Cecconi

Giornalismo acquiescente e Ramadan di sangue in Palestina

Domani inizia il Ramadan, il mese sacro di purificazione per i musulmani. I palestinesi sono in maggioranza musulmani e l’augurio festoso che normalmente anticipa il Ramadan, quest’anno, nella Striscia di Gaza, è spento dal sangue dei bombardamenti israeliani. Noi che abbiamo seguito l’evoluzione di questo nuovo bagno di distruzione e di morte  non possiamo accettare in silenzio, né tanto meno schierarci con la lettura parziale e distorta che i media main stream hanno dato di quanto sta avvenendo a Gaza. 
Abbiamo esaminato alcuni organi d’informazione accreditabili come democratici e abbiamo, ancora una volta constatato, che Gaza non è solo sotto le bombe israeliane, ma anche sotto un bombardamento mediatico che ne oscura le ragioni.

“Gaza, Hamas lancia centinaia di razzi. Morti tre israeliani. Nove le vittime palestinesi”. Così titola “La Repubblica” uno dei giornali più autorevoli in Italia. Si ignora completamente il pregresso lasciando intendere che ci sia una criminale follia in Hamas e che, come scritto nel corpo dell’articolo, Israele sta solo provando a difendersi. Addirittura nel titolo sembra che i morti siano tutti dovuti ai razzi di Hamas. E’ un pubblicista di primo pelo a scrivere? No, è un valletto – forse inconsapevole -  del sionismo e quindi usa la manipolazione della verità, che è cosa più seria della bugia tout court, per indirizzare e “formare” l’opinione pubblica.

“Gaza, centinaia di razzi verso Israele. Colpito un ospedale ad Ashkelon”. Questo invece è il titolo di un altro autorevole quotidiano, “Il Sole24ore” che nell’articolo espliciterà che “Durante i duri bombardamenti palestinesi di oggi un razzo sparato da Gaza ha centrato l'ospedale israeliano di Ashkelon” aggiungendo che  “Israele da parte sua ha replicato con raid verso diverse decine di obiettivi di Hamas e della Jihad islamica.” Raid delicati e mirati verrebbe da dire, se non ci fossero foto e video che lasciano senza fiato e senza parole.

“Il fatto quotidiano” la mette su un piano che ricorda un duello impari in cui una parte, cioè Hamas, lancia un’offensiva ingiustificata al povero Stato ebraico, titolando “Medio Oriente. Centinaia di razzi di Hamas  contro Israele.” Per inciso spieghiamo che quando si parla di Gaza spesso si sostituisce il nome della regione sotto assedio con il nome del partito al potere nella regione, riducendo in tal modo Gaza a un dominio di Hamas contro il quale “a noi democratici” tutto è concesso in quanto Hamas è stato iscritto nel ruolo delle formazioni terroriste. E’ una confusione tra resistenza e terrorismo ma non è cosa nuova. In Italia questa “confusione” la facevano già i nazisti chiamando banditi i partigiani. Poi, Il fatto quotidiano, seguendo la stessa velina degli altri media spiega che Israele “risponde” con raid aerei sulla Striscia.

Poi prendiamo “Il Messaggero” il quale, sempre in totale ignoranza del pregresso, cioè delle uccisioni e dei bombardamenti israeliani “pre-lancio razzi” titola “Oltre 200 razzi da Gaza su Israele, nuovi raid di Netanyahu: uccise neonata e donna incinta nella Striscia. Accuse alla Jihad” dove quel “accuse alla Jihad” dopo la notizia di un’uccisione che emotivamente colpisce perché riguarda una neonata e una donna incinta, lascia qualche dubbio circa i responsabili dell’infanticidio e dell’omicidio. L’ha capito molto bene Israele che l’assassinio della piccola e della donna incinta è una cosuccia che può tornargli contro e così stamattina, utilizzando senza vergogna la menzogna, tramite il suo più democratico quotidiano, Haaretz, ha dichiarato: “Pregnant Gazan and Infant Were Killed by Hamas Explosives”, cioè sarebbe stato Hamas ad uccidere la piccola Saba di un anno e sua mamma incinta di sei mesi. Fantastici questi israeliani, compresi i democratici! Teniamo fuori alcuni giornaisti quali Amira Hass o Gideon Levy e pochi altri e andiamo avanti. Haaretz parla di donna incinta e di bambina senza specificare che sono mamma e figlia che – come sa chi della comunicazione conosce qualcosa – avrebbe un impatto ben diverso sul lettore. Anche il Messaggero, per sciatteria o per servilismo, questo non ci è dato saperlo, scrive nel suo articolo che  “hanno perso la vita anche una bambina di 14 mesi e una donna incinta che era con lei.” Non ci è dato sapere neanche  se la “donna incinta” fosse una vicina, una passante, una zia o, per caso, proprio sua madre.
Poi l’articolo prosegue dicendo di “ Nuovi venti di guerra che spezzano un periodo di calma, seppur precaria”. Allora ci chiediamo se si chiama calma ogni aggressione israeliana senza risposta palestinese, oppure se l’articolista del messaggero proprio non sa che “anche” in questi giorni Israele ha sequestrato pescherecci rimangiandosi la promessa di allargare l’area della pesca ed ha ferito e arrestato gli sventurati pescatori. Non sa che Israele due giorni fa ha ucciso una ragazzina di 16 anni che sventolava la sua bandiera nella sua terra sotto assedio. Non sa dei ragazzi ammazzati al border “anche” tre giorni fa mentre a mani nude invocavano la libertà. Non sa che sempre tre giorni fa ha lanciato missili contro ragazzi che stavano confezionando (così ha dichiarato Israele) dei palloncini con la coda accesa, considerando, peraltro,  armi pari il palloncino che tutt’al più dà fuoco alle stoppie, con i missili che hanno ucciso due di questi ragazzi e ferito altri due.

Non sa tante cose l’articolista del Messaggero o, forse, finge di non saperle. Stessa cosa vale per gli altri giornali (fa eccezione il Manifesto, ça va sans dire) e vale per il vergognoso servizio televisivo in cui la RAI ignora completamente quanto sopra, che poi non è neanche tutto ma solo un minuscolo spicchio dei crimini israeliani di questi ultimi tre giorni, cioè quelli che hanno preceduto il lancio di missili da parte della Resistenza palestinese. Rainews-mondo, per esempio,  mentre informa di centinaia di razzi lanciati da Gaza su Israele - cioè, aggiungiamo noi, oltre il confine dell’assedio -  mostra le terribili devastazioni dei missili israeliani senza specificare che quelle devastazioni riguardano Gaza e non Israele! Inoltre si fa severa portavoce del messaggio  dell’Unione Europea che intima a Gaza “Stop subito al lancio dei razzi contro Israele”.

A questa intimazione, che neanche Gesù Cristo accetterebbe in quanto il porgere l’altra guancia ha un limite e il limite Israele lo ha abbondantemente superato, fa eco il nostro fantastico ministro degli esteri Enzo Moavero il quale, con la sua onorevole imponenza, esattamente la stessa che risponde all’immagine stereotipata del maggiordomo di classe “condanna con fermezza il lancio di razzi verso il territorio israeliano, ribadisce che Israele, al pari di ogni Stato, ha diritto all’autodifesa …”.

Ma chi mette in discussione il diritto all’autodifesa di ogni Stato? Non certo noi! Restano però due domande, la prima è: “solo uno Stato riconosciuto come tale ha diritto all’autodifesa mentre le comunità non riconosciute come Stato possono essere regolarmente massacrate?” e la seconda è “ma possibile che nessuno dei giornalisti ‘democratici’ dell’informazione main stream che manifestano per la libertà d’informazione abbia il coraggio di alzare la fronte e dire all’opinione pubblica la verità, e cioè che Israele è uno Stato che naviga nell’illegalità e che conduce da oltre 70 anni una politica criminale contro i palestinesi e, ciò nonostante, riesce a farsi vittima mentre, a partire già da prima dalla sua autoproclamazione di 71 anni fa e continuando negli anni, commetteva e commette stragi paragonabili a quelle naziste di Marzabotto o Sant’Anna di Stazzema?”

Ci sono stragi peggiori nel mondo lo sappiamo, ma sappiamo anche che l’acquiescenza verso Israele, il suo costante calpestare il Diritto internazionale e il Diritto umanitario universale rende gli operatori dell’informazione complici del disfacimento dei valori democratici che vengono quotidianamente corrotti anche grazie al rovesciamento di ruoli e a narrazioni che rendono Israele intoccabile, mentre quintali di pagine che riguardano l’operato del suo esercito e dei suoi governanti dovrebbero finire presso la Corte penale internazionale.

Forse solo questo, con le conseguenti sanzioni, porterebbe a una pace giusta e di conseguenza a quell’autodifesa, prima di tutto da se stesso, che viene strumentalmente invocata per giustificare i crimini israeliani.
Notizia del: 05/05/2019

 
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Intervista allo storico Franco Cardini da antidiplomatico

Post n°15100 pubblicato il 07 Maggio 2019 da Ladridicinema
 

Intervista allo storico Franco Cardini: «L'Occidente ha dato sostegno a movimenti “fondamentalisti” islamici per scalzare organizzazioni politiche laiche»

Franco Cardini, professore ordinario di Storia medievale presso l’Università di Firenze, professore emerito dell’Istituto italiano di Scienze umane alla Scuola Normale Superiore di Pisa e autore di numerosi libri sull’Islam (“L’islam è una minaccia? Falso!”, “L'ipocrisia dell'Occidente Il Califfo, il terrore e la storia”…). Lo abbiamo incontrato al Festival delle Lezioni di Storia e, considerando il titolo della sua “Lezione” (“Terribile islam: dal Saladino a Bin Laden”) l’intervista non poteva che partire dalle bombe (messe in tre hotel di lusso e in tre chiese) nello Sri Lanka subito addebitate dai media al “fanatismo dell’Islam”.


«I misteri che continuano ad ammantare moltissimi attentati, a partire da quella dell’11 settembre, dovrebbero spingere alla cautela prima di pronunciarsi sui perché e sui veri autori di questo eccidio. Nonostante ciò, a quel che leggo sui giornali, la cosiddetta opinione pubblica, legando la questione terrorismo a quella dell’immigrazione, già si sta schierando su due fronti: il primo che invoca “Il pugno duro contro l’Islam” (arrivando a proporre una limitazione della libertà religiosa dei sempre più numerosi Mussulmani in Europa); il secondo pretende di “reindottrinarli” sbandierando i supposti valori morali dell’Occidente quali 'i diritti dell’Uomo'.»


E, invece?


«Il problema non è culturale o religioso, ma politico. Molti pensano che la contrapposizione tra Islam e Occidente risalga alle Crociate. Ma (finché il termine non fu importato nei libri di Storia imposti dalle potenze coloniali) quasi nessuno nell’Islam dava peso alle Crociate; spedizioni militari che, tra l’altro, non influirono affatto sugli scambi commerciali e sulla osmosi di culture che si si sono protratti per secoli tra Islam e Occidente. No il punto di rottura avviene con la Prima guerra mondiale quando le potenze occidentali, per meglio spartirsi le spoglie dell’Impero Ottomano, impongono – con l’Accordo Sykes-Picot - la creazione di Stati: entità mai esistiti nell’Islam dove, non a caso, neanche si conosceva quel termine utilizzando, invece, il concetto di “umma” e cioè comunità senza alcun significato etnico-linguistico-culturale.

Il passo successivo del colonialismo è stato assimilare culturalmente le elites (che, non a caso, si laureano nelle più prestigiose università occidentali) delle “nazioni” arabe create artificialmente. Si aggiunga a questo il supporto che l’Occidente ha dato a movimenti “fondamentalisti” islamici (soprattutto in Egitto e in Palestina) per scalzare organizzazioni politiche laiche e si capirà il perché, per molti arabi, la rivendicazione ad un Islam “puro” ha finito per soppiantare una genuina lotta anticolonialista e rivendicazioni sociali.»

 


Poi c’è il “divide et impera”: le guerre imposte dall’Occidente tra vari “stati arabi”.


«Vede, c’è un termine arabo che i mass media occidentali, dal 2001 tanto occupati a denunziare i ‘fondamentalisti’, hanno nascosto: fitna. E cioè guerra fratricida, discordia, disordine. Ed è la fitnaalimentata oggi dall’Occidente e dai suoi Emirati arabi, la sorte attuale dei fedeli all’Islam: una sterminata comunità di un miliardo e mezzo di persone che si estende dall’Africa occidentale fino al Sud est asiatico. Perseverare attraverso la fitna per continuare a depredare le ricchezze di questa comunità (prima tra tutte il petrolio) vendendo ad essa la nostra produzione di armi è una follia. Altro che “lotta al terrorismo islamico”. Come se le vittime di attentati terroristici ascritti al “fanatismo islamico” non fossero, nella stragrande maggioranza persone di fede islamica.

 

Francesco Santoianni

 

P.S.

La conferenza tenuta a Napoli, il 27 aprile, dal Professor Cardini sarà visionabile al sito Festival delle Lezioni di Storia

Da una delle poche ricerche (“Deadly Vanguards: A Study Of al-Qaida's Violence Against Muslims”) sul credo religioso delle vittime del terrorismo “islamico” nel mondo risulta che il 98% delle vittime erano di religione mussulmana. Si veda anche questo articolo.

 
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