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Dunkirk

Post n°13946 pubblicato il 23 Agosto 2017 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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Cattivissimo Me 3

Post n°13945 pubblicato il 23 Agosto 2017 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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Dunkirk

Post n°13944 pubblicato il 23 Agosto 2017 da Ladridicinema
 

Titolo originale: Dunkirk

Dunkirk è un film drammatico di guerra del 2017 della durata di 107 minuti, diretto da Christopher Nolan, con Tom Hardy, Cillian Murphy, Mark Rylance e Kenneth Branagh, al cinema dal 31 agosto 2017, distribuito da Warner Bros. Pictures Italia. Il film, ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, racconta la drammatica evacuazione verso la Gran Bretagna di centinaia di migliaia di soldati alleati dalla spiaggia di Dunkerque sotto la minaccia dell'esercito tedesco.

Poster

Con il suo nuovo film DunkirkChristopher Nolan accantona per un attimo le contorsioni psicologiche e fantascientifiche degli ultimi anni, per dirigere un colossal di guerra ispirato a fatti realmente accaduti: la nota Operazione Dynamo, effettuata tra il 27 maggio e il 4 giugno del 1940, fu uno degli  avvenimenti più significativi della Seconda Guerra Mondiale e contribuì a spostare le sorti del conflitto in favore degli Alleati.  
Dunkirk racconta dunque l'incredibile evacuazione verso la Gran Bretagna di migliaia di soldati belgi, francesi e britannici, bloccati sulle spiagge di Dunkerque dall'avanzata dell'esercito tedesco, durante la cosiddetta Battaglia di Francia. Le truppe britanniche e alleate si trovano circondate da un lato dalle forze nemiche, e dall'altra dal mare, con il Canale della Manica come unica via di fuga possibile. Le operazioni di imbarco richiedono più tempo del previsto, e vengono ulteriormente rallentate da un violento bombardamento nemico che getta i soldati nel panico e nella disperazione più totali. L'intera cittadina portuale viene coinvolta nei preparativi della spedizione di salvataggio e molti civili si mobilitano per partecipare. Così dopo giorni di attesa, gli uomini vengono tratti in salvo, ma da una flotta improvvisata di imbarcazioni di vario genere, navi da pesca, da diporto e addirittura scialuppe di salvataggio. Nel cast troviamo Tom Hardy, Mark Rylance, Kenneth Branagh, Cillian Murphy, Fionn Whitehead e al suo debutto cinematografico, il cantante degli One Direction Harry Styles.

Le storie sentite da bambino restano impresse nella memoria per tutta la vita; succede anche ai registi come Christopher Nolan, normalmente abituato all'invenzione di mondi e tempi non lineari. Questa volta, con il film Dunkirk (la cui uscita al cinema in Italia è prevista per il 31 agosto 2017), si è fatto coinvolgere da uno dei momenti fondanti della storia europea del XX secolo: la ritirata controllata degli eserciti alleati, soprattutto britannico e francese, al di là della Manica per sfuggire alla tenaglia brutale dei panzer nazisti. In poche settimane, fra la fine di maggio e i primi di giugno del 1940, 400.000 soldati lasciarono in salvo le spiagge della città francese di Dunkerque con ogni mezzo, non solo militare. Un momento cruciale della Seconda Guerra Mondiale che il londinese Nolan ha custodito nelle memorie di famiglia: un'occasione per concentrarsi nel racconto di un periodo molto circoscritto, pochi giorni, senza balzi indietro e in avanti nel tempo, come nell'affresco fantascientifico Interstellar, o nello spazio, come nell’amato e discusso Inception. 
Per farlo gli sono bastati 107 minuti (questa la durata annunciata del film), a partire da una sceneggiatura di sole (per lui) 112 pagine; tanto dura infatti il film, il più corto della sua carriera, superato in brevità solo dall'esordio Following. L'ossessione per i dettagli del regista britannico è nota, così come il suo amore per la pellicola: questa volta ha girato in 65mm mista a IMAX. Per aumentare il realismo ha cercato dai collezionisti di tutto il mondo aerei, navi d guerra e armamenti originali, e si è affidato a seimila comparse, girando il più possibile sui luoghi reali, ricostruendo il senso di accerchiamento di così tanti militare assediati in riva al mare. Tre i punti di vista scelti, corrispondenti ai tre rami delle forze armate: aria per l'Aeronautica, terra per l'Esercito e acqua per la Marina. 
Il cast riunisce un gruppo di grandi attori britannici, di diverse generazioni. Su tutti Tom Hardy, aviere spericolato, poi il pescatore inglese Mark Rylance (Il ponte delle spie), che interviene con la sua barca come altri centinaia di eroici volontari, oltre all’alto ufficiale della Marina interpretato da Kenneth Branagh e il soldato di terra Cillian Murphy
Nolan si è ispirato a molti film, non solo di guerra, come lui stesso ha riconosciuto organizzando, insieme al British Film Institute, una rassegna degli 11 film in questione, diffondendo alcune note. Fra questi Aurora (1927) di Murnau ("mi ha aiutato a esplorare le possibilità di un racconto puramente visivo"); Niente di nuovo sul fronte occidentale (1930) di Lewis Milestone, che Nolan definisce una pietra miliare; La battaglia di Algeri, capolavoro di Gillo Pontecorvo del 1966, che per il regista britannico rimane "un film verità senza tempo ed emozionante, che genera empatia nei confronti dei personaggi nella maniera meno cinematografica possibile"; meno attesa la scelta di Alien (1979) di Ridley Scott, "un classico della tensione". 
Parlando di tensione, è ormai difficile pensare al cinema di Nolan senza vederlo scandito dalle note musicali di Hans Zimmer, che per la sesta volta ha composto la colonna sonora di un suo film; questa volta con meno bassi della trilogia del Cavaliere oscuro, ma con un ritmo che aumenta la tensione, come si evince dall'appassionante trailer del film. 
Dopo la collaborazione vincente di Interstellar (e il successo personale in Spectre), il direttore della fotografia olandese Hoyte van Hoytema torna a collaborare con Nolan, con il compito di creare la luce di un affresco così epico come Dunkirk
Esiste un solo altro film dedicato a questi fatti, il britannico Dunkirk del 1957 diretto da Leslie Norman e con John Mills, Richard Attenborough e Bernard Lee.

CRITICA DI DUNKIRK:

Cinema purissimo, intimo e spettacolare allo stesso tempo: Dunkirk è un film-organismo che respira, che batte, che non si ferma mai, come le onde, come la marea. Christopher Nolan distilla in meno di due ore tutte le sue ossessioni cinematografiche e filosofiche (il Male e il Bene, il Tempo, il Sogno, l'Illusione e la Realtà) e le incarna in movimenti, spazi, masse, dettagli. Un film dove non esistono eroi e vincitori, ma solo sopravvissuti, dove conta l'orgoglio, il resistere, il continuare a vivere ma a modo proprio. (Federico Gironi - Comingsoon.it) SCENEGGIATURA: Christopher Nolan

  • MUSICHEHans Zimmer
  • PRODUZIONE: RatPac-Dune Entertainment, Syncopy, Warner Bros.

 
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Cattivissimo Me 3

Post n°13943 pubblicato il 23 Agosto 2017 da Ladridicinema
 

Titolo originale: Despicable Me 3

Cattivissimo Me 3 è un film di genere animazione, commedia, avventura, family del 2017, diretto da Kyle Balda, Pierre Coffin, con Max Giusti e Arisa. Uscita al cinema il 24 agosto 2017. Durata 96 minuti. Distribuito da Universal Pictures.

Poster

Cattivi si nasce, non si diventa. Semmai si ritorna. E infatti Gru (Max Giusti), protagonista di Cattivissimo me 3, dopo aver voltato pagina e seguito l'adorata Lucy (Arisa) tra le fila della Lega Anti Cattivi, si lascia stuzzicare ancora una volta dal fascino della malvagità. Soprattutto dopo la grande rivelazione: il desiderio di predare, conquistare, comportarsi in maniera meschina e disonesta con il prossimo, è scritto nel suo DNA; il fiuto per le macchine corazzate e i missili a lunga gittata è una dote ereditaria che ha scoperto di condividere con il facoltoso fratello gemello Dru, recentemente ritrovato. Dru è identico al cattivissimo originale, ma con una setosa chioma bionda e una risatina civettuola che non manca di sfoderare per ottenere quel che vuole. E lui vuole formare un duo di cattivissimi che sia in grado di rubare un diamante rubato, strappandolo dalle grinfie del perfido Balthazar Bratt (Paolo Ruffini), ex bambino prodigio, adulto ossessionato dal personaggio che interpretava negli anni 80. Gru dovrà così scegliere se percorrere la retta via mostrata dalla moglie Lucy e dalle figliolette adottive Margo, Edith e Agnes, o abbracciare il retaggio familiare appena riemerso. Non serve dire per quale delle due ipotesi fanno il tifo, quel piccolo concentrato di appetito e malvagità che sono i Minions.

Ora sono cattivissimi in due, da quando Gru ha scoperto di avere un gemello uguale a lui, ma con ardito capello biondo e seducente perfidia, dal nome Dru. In realtà nel corso del secondo capitolo della saga di Cattivissimo me Gru era passato al lato nobile della forza, con l'adorata Lucy a spingerlo verso il bene, oltre alle figlie adottive. In questo terzo capitolo la natura genetica della sua perfidia lo spingerà di nuovo verso territori cupi e malvagi. I Minions, reduci da un film tutto per loro, non resteranno certo a guardare, così come un nuovo antagonista, cattivo fra i cattivi, Balthazar Bratt, bambino prodigio rimasto con atteggiamenti e abbigliamento agli anni 80, che ha la voce in originale del co-creatore di South Park Trey Parker, doppiato in italiano di Paolo Ruffini. Parlando del cast di voci, sono ovviamente confermati in questo nuovo capitolo Steve Carell, per l'originale di Gru e Dru, in italiano Max Giusti, e Arisa, che presta voce nella nostra versione alla Lucy nobilitata negli States da Kristen Wiig. La sceneggiatura è affidata agli stessi autori dei primi due film, Cinco Paul and Ken Daurio. 
Per la prima volta la regia è firmata da Piere Coffin, ma non da Chris Renaud, impegnato negli ultimissimi anni con il film dedicato interamente ai Minions e Pets - Vita da animali, successo dello scorso anno da 875 milioni di dollari in tutto il mondo. 
La saga di Cattivissimo me è nata nel 2010 come collaborazione fra la tradizione francese nell'animazione rappresentata da Coffin (anche voce dei buffi Minions, scagnozzi gialli di Gru) e la Illumination Entertainment, diventata con la spinta del presidente e produttore Chris Meledandri la filiale d'animazione CGI del colosso Universal. L'arrivo del primo Despicable me, in italiano Cattivissimo me, fu un successo tanto roboante quanto inatteso: costato 69 milioni di dollari, ne ha incassati più di mezzo miliardo al box office in tutto il mondo. La Illumination ha poi realizzato Hop (2011), Lorax - il guardiano della foresta (2012), Cattivissimo me 2 (2013), Minions (2015), Pets - Vita da animali (2016) e Sing (2016), e in futuro già si annuncia un sequel tutto per i Minions, Pets 2 e Sing 2. 
Insomma, in soli sette anni la Illumination/Universal è diventata una temibile concorrente per la Pixar e la Dreamworks Animation, arricchendo sempre di più la proposta di film d'animazione per famiglie, genere che non sembra conoscere crisi. 
Per riconoscere il contributo francese alla serie Cattivissimo Me 3 (La cui uscitanei cinema in Italia è prevista per il 24 agosto 2017), ottavo film Illumination e primo girato in formato panoramico 2.39:1, è stato presentato in anteprima mondiale all'Annecy International Animated Film Festival il 14 giugno 2017.

CRITICA DI CATTIVISSIMO ME 3:

Più che un film, Cattivissimo Me 3 è un parco a tema da attraversare seduti in poltrona al cinema. Con tutta la famiglia, per identificarsi e divertirsi con la famiglia presente sullo schermo, abbastanza varia e allargata da garantire l'immedesimazione a chiunque. Lo spazio tra i personaggi è calibrato con cura, ma l'accontentare il pubblico sembra essere più importante di un racconto coeso. Si sente inoltre la necessità di un passo avanti ulteriore per entusiasmare davvero, modificando le dinamiche interne tra i personaggi in modo deciso: più che un'evoluzione, Dru rappresenta un reboot di Gru, un po' sacrificato nel suo buonismo. (Domenico Misciagna) SCENEGGIATURA: Ken DaurioCinco Paul

  • MUSICHEHeitor Pereira
  • PRODUZIONE: Illumination Entertainment, Universal Pictures

 
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Film nelle sale da giovedi prossimo

Post n°13942 pubblicato il 23 Agosto 2017 da Ladridicinema
 

 
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Film nelle sale da domani

 

Atomica Bionda vince comodamente il weekend

Post n°13940 pubblicato il 23 Agosto 2017 da Ladridicinema
 

Nessun cambiamento nella top ten italiana questo weekend, fatta eccezione per il fatto che c'è un nuovo leader, Atomica Bionda, che dopo un paio di anteprime andate bene, ottiene il primo posto con un incasso complessivo dal giorno della distribuzione di oltre 500mila euro, un dato decente, ma solo visto il periodo. Resistono bene La Torre Nera e Annabelle 2: Creation, con quest'ultimo in particolare che si sta lentamente avvicinando alla soglia dei 3 milioni di euro complessivi, una cifra che in pochi avrebbero previsto alla vigilia. L'assenza di concorrenti ha contribuito. Ultima settimana per molti titoli in giro da inizio estate, come Spider-Man: Homecoming (guarda la video recensione), che chiude con poco più di 8 milioni di euro, The War - Il Pianeta delle scimmie (guarda la video recensione) e per quelle poche release agostane recenti quali Monolith, deludente, e Diario di una Schiappa: Portatemi a casa. Finalmente questa settimana il roster delle uscite è "normale". Arriva Cattivissimo Me 3 (guarda la video recensione), che dovrebbe ottenere senza problemi il primo posto e almeno una mezza dozzina di milioni di euro nel suo primo weeeknd. Prima dei Minions però, arrivano in sala anche Amityville: Il risveglio e Overdrive, che potrebbero ritagliarsi qualche spazio. Insomma, la stagione ricomincia, anche se le incertezze non mancano, anzi. Ieri su MYmovies.it 447.332 visitatori: +176,05% vs Comingsoon.it. Fonte Audiweb - dati della giornata di domenica 20 agosto 2017. 

 
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Film nelle sale da oggi

 

La torre nera senza rivali: vince facilmente il weekend

Post n°13938 pubblicato il 17 Agosto 2017 da Ladridicinema
 

La torre nera vince facilmente il weekend con un incasso complessivo di circa 700mila euro, un dato buono per il periodo ma oggettivamente non molto esaltante. Continua invece su buoni ritmi la marcia di Annabelle 2: Creation, che arriva a 2 milioni di euro e si conferma miglior titolo di questo loffio inizio di stagione. 
Scarso successo per Monolith, che viene superato sia da Spider-Man: Homecoming, che ha raggiunto e superato quota 8 milioni di euro, sia da Diario di una schiappa - Portatemi a casa!, che si attesta sui 150mila euro complessivi. 
In coda saluti finali per Prima di domaniUSS Indianapolis e Transformers - L'ultimo cavaliere, che chiude la sua corsa italiana con 4,8 milioni di euro, peggior dato di sempre per la saga.
L'unica uscita di questa settimana ferragostana é Atomica bionda, che non dovrebbe faticare troppo per ottenere la prima posizione, visto il deserto che la circonda. 

 
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Film nelle sale da giovedi scorso

 

Dunkirk e l’abisso: una flebile speranza agli avamposti della disumanità da auralcrave

Post n°13936 pubblicato il 08 Agosto 2017 da Ladridicinema
 


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Silenzio. Cinque soldati visti di spalle, le uniformi logore, avanzare barcollando allontanandosi dall’osservatore in una strada deserta. Un unico rumore: quello di fogli colorati che fluttuano cadendo dall’alto, in un turbine al rallentatore, mentre tutt’intorno lo scenario somiglia sempre più all’apocalisse. Un soldato raccoglie uno dei fogli caduti sul selciato e lo apre. È un volantino, con tinte nere e rosso sangue e caratteri aggressivi, inviato da un mandante senza volto. “Dunkirk. Vi abbiamo circondati.”

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È così che ha inizio Dunkirk, la discesa nell’abisso firmata Christopher Nolan. Comincia nel silenzio, ed è nel silenzio che mostra i suoi artigli più affilati. Perché la guerra è da sempre il luogo più lontano dove l’essere umano può arrivare, e nella guerra l’uomo scopre gli estremi più pericolosi delle emozioni possibili. Passeggiando lungo un confine pericoloso, dalla quale spesso non si torna più indietro. E in quel silenzio da avamposto dell’umanità e della disumanità, il male piomba dal cielo ed esplode così vicino al punto di vista della cinepresa. Il silenzio amplifica. Ed è l’alleato migliore di Hans Zimmer, che nel silenzio fa emergere la sua colonna sonora più asciutta, acida e corrosiva come un liquido che sgorga dai motori dei bombardieri.

È uno dei meriti principali dell’incursione di Christopher Nolan nel cinema di guerra: quella di farti cadere nel vivo della battaglia. Di farti entrare dritto negli aerei, nelle navi attaccate, nelle spiagge ormai diventate un bersaglio costante. Di farti sentire fratello di sangue coi protagonisti, anche tu in quella trappola per topi che la punta all’estremo Nord della Francia era diventata nel 1940. Sotto il mirino del nemico. E il nemico – altra scelta stilistica forte di Nolan – un volto non ce l’ha. Nessuna identità. Il nemico è solo una valanga senza fine di granate e piombo che cade dal cielo. La disumanità all’ultimo stadio.

 

 

Con questa tensione, con l’amore per i silenzi, la claustrofobia delle stive delle navi che affondano e lo stremo dei soldati costretti a contendersi il posto della sopravvivenza, Dunkirk trascina lo spettatore nell’orrore della guerra come solo i migliori film di genere sanno fare. Potranno anche esserci i detrattori (si facciano avanti e ci dicano le loro ragioni), ma questa resterà in ogni caso una delle prove più riuscite di Nolan regista e di Zimmer compositore. Un attraversamento pericolante nell’avamposto dell’umanità, per andare a osservare la speranza e il modo come anche lì può ancora esistere. Le vicende raccontate nel film sono quelle accadute realmente circa il miracolo di Dunkirk (ve le abbiamo raccontate qui) e la resa estetica è forte. Guardatela con fiducia e non abbiate paura di restarne atterriti.

 
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Ecco da dove arrivano le fake news sul Venezuela da antidiplomatico

Post n°13935 pubblicato il 08 Agosto 2017 da Ladridicinema
 

Ecco da dove arrivano le fake news sul Venezuela
 
Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti finanzia media e giornalisti stranieri in funzione dei suoi piani d'intervento

da Mision Verdad
 

Organi di governo come il Dipartimento di Stato, il Dipartimento della Difesa, la USAID e la NED finanziano lo «sviluppo dei media» in oltre 70 paesi, specificamente organizzazioni non governative straniere (ONG), associazioni di giornalisti, mezzi d’informazione e spazi accademici di giornalismo. 

 

Le corporation e i governi vogliono che l’esercizio della propaganda sia coperto con l’estetica e linguaggi apparentemente neutrali con elementi di rapidità e reattività, così il ricevitore dell’informazione può giudicare come ragionevole la viralizzazione del messaggio senza valutare l’interesse o l’intenzione che c’è dietro i dati forniti, lasciando come unico fattore di mediazione tra la ‘verità’ e il suo consumo le proprie emozioni e i sentimenti. 

 

Dollari per un difficile contesto operativo 

 

L’obiettivo di finanziare la destabilizzazione per favorire un contesto di guerra non convenzionale è portato avanti dal Dipartimento di Stato, come dimostra il Congressional Budget Justification o CBJ, presentazione annuale che l’organizzazione tiene davanti al Congresso degli Stati Uniti sulle operazioni che realizza all’estero.

 

Finanziando i mezzi di comunicazione venezuelani, gli Stati Uniti rafforzano una delle armi più potenti contro il chavismo. Mark Weisbrot, economista del Center for Economic and Policy Research, un think thank di Washington, ha affermato che «in un certo numero di paesi, tra cui Venezuela e Bolivia, l’USAID sta operando come un’agenzia coinvolta in operazioni segrete, come la CIA, piuttosto che un’agenzia per lo sviluppo», i nomi delle organizzazioni straniere che ricevono fondi non vengono rivelati in quanto segreti di Stato, esattamente come nel caso della CIA. 

 

Nei casi in cui vengono richieste informazioni sulle organizzazioni beneficiarie, l’USAID risponde che non può «confermare o negare l’esistenza di documenti».

 

Canali incrociati, finanziamento efficiente e diretto

 

Tra il 2007 e il 2009, il Dipartimento di Stato ha versato almeno 4 milioni di dollari (US$4MM) a giornalisti in Bolivia, Nicaragua e Venezuela attraverso la Fondazione Panamericana per lo Sviluppo (PADF) con sede a Washington, creata dal Dipartimento di Stato nel 1962 e affiliata all’OSA. 

 

Secondo il giornalista Jeremy Bigwood questo importo è stato destinato al finanziamento dei migliori mezzi di comunicazione venezuelani e al reclutamento di giovani giornalisti. I risultati di Bigwood si evincono da un documento del Dipartimento di Stato denominato ‘requisiti’ che attualmente non è disponibile online, dove vengono nominate le ONG Espacio Público e Instituto Prensa y Sociedad.

 

Un rapporto pubblicato nel maggio del 2014 dal think thank europeo di centrodestra FRIDE (rimosso dal sito web poco dopo la pubblicazione) ha rivelato il finanziamento statunitense al giornalismo venezuelano, dal 2002 gli Stati Uniti hanno investito tra 3 e 6 milioni di dollari ogni anno in «piccoli progetti con partiti politici e ONG». 

 

Secondo un rapporto ancora non completato dall’USAID, il finanziamento alle ONG, partiti e media venezuelani è calato dai 14 milioni del 2009 ai 5 del 2016. Questo importo rappresenta poco più della metà di quanto investito negli ultimi 15 anni. Quei fondi, che sicuramente sono stati dilapidati dall’opposizione, sono stati concentrati sull’attacco mediatico, che ha generato i maggiori risultati.

 

Menzogne potenziate e ampliate

 

Uno degli obiettivi nel 2016, secondo il CBJ, è stato potenziare « i media indipendenti, liberi e professionali». Durante quest’anno (2016) e il precedente è stato notevole l’emergere di nuovi media digitali così come il rafforzamento di altri già esistenti il cui dispiegamento nelle reti sociali continua a essere massiccio e crescente. Media come EL Pitazo, Caraota Digital, Efecto Cocuyo ed El Estimulo, tutti che in misura maggiore o minore, cercano di accreditarsi come «media indipendenti». 

 

Il Dipartimento di Stato afferma che le sue attività in Venezuela «non di parte», cercano di promuovere i valori della democrazia rappresentativa e i diritti umani, oltre a migliorare l’accesso del pubblico all’informazione.

 

(Traduzione dallo spagnolo per l’AntiDiplomatico di Fabrizio Verde)

Fonte: http://misionverdad.com/

 
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Box office in ripresa, ottima partenza per Annabelle 2

Post n°13934 pubblicato il 08 Agosto 2017 da Ladridicinema
 

In lentissima ripresa rispetto ai dati a dir poco disastrosi delle ultime settimane, Annabelle 2: Creation chiude il box office del weekend con un'ottima partenza, confermando l'uscita - seppur lenta - da un inizio stagione decisamente sotto le aspettative. L'horror di David F. Sandberg guadagna quasi un milione di euro in quattro giorni di programmazione, confermandosi l'uscita migliore del periodo con 930 mila euro. 
Nonostante i risultati siano comunque sotto le aspettative di stagione e rispetto a questo stesso periodo del 2016, con il primo fine settimana di agosto che ha segnato un introito complessivo delle sale intorno ai 2 milioni e duecento mila euro (contro i due milioni e seicento mila dell'anno passato), l'attesa è adesso per l'uscita ufficiale in sala di Atomica bionda (guarda la video recensione) con Charlize Theron, il 17 agosto, e per La torre nera, in arrivo giovedì 10 agosto. I due titoli, secondo le analisi, dovrebbero riportare al cinema tanto di quel pubblico che in queste ultime settimane ha abbandonato le sale, complice il caldo torrido e la scarsità di uscite di rilievo. 
Anche Spiderman: Homecoming (guarda la video recensione) chiude il weekend con un buon risultato, al secondo posto della classifica con un incasso complessivo di 228 mila euro, e raggiunge i sette milioni e 700 mila euro totali dall'uscita in sala. 
In linea con la scorsa settimana, The War - Il pianeta delle scimmie (guarda la video recensione), si aggiudica il terzo posto con 208 mila euro. Il terzo capitolo della saga chiude staccando di quasi centomila euro Prima di domani, il teen movie quarto nella classifica del weekend di poco sopra USS indianapolis, entrambi in discesa rispetto alle prime due settimane d'uscita. 
L'anteprima estiva di Atomica bionda fa guadagnare all'agente Lorraine Broughton il sesto posto in classifica con 98 mila euro, con un incasso che mantiene le aspettative in attesa della distribuzione ufficiale. Alla settima posizione - di un altro fiacco weekend - troviamo Transformers - L'ultimo cavaliere (guarda la video recensione) con 39 mila euro. I robot alieni dal pianeta Cybertron superano di soli 9 mila euro il fenomenale Baby Boss, che rientra in classifica forte dei sette milioni guadagnati dall'uscita in sala. In coda 2:22 - Il destino è già scritto e il cartone animato russo Savva, cui bastano 25 mila euro d'incasso totale per guadagnare la decima posizione.
Ieri su MYmovies.it 410.973 visitatori: +163,47% vs Comingsoon.it  - Fonte Audiweb - dati della giornata di domenica 6 agosto 2017. 

 
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IL MONDO DE IL TRONO DI SPADE, IL LIBRO CHE RIVELA SEGRETI E MISTERI DEI SETTE REGNI da justnerd

Post n°13933 pubblicato il 05 Agosto 2017 da Ladridicinema
 

  
“Il mondo de Il trono di spade – Eroi, guerrieri e simboli dei Sette Regni”, è un dettagliato manuale che ci accompagna alla scoperta di segreti, dettagli, personaggi, storie e legami dell’universo fantasy creato da Gerorge R.R. Martin

Alzi la mano chi riesce, senza alcuna esitazione, a districarsi tra personaggi, casate, eventi, successioni a trono, regioni e continenti che caratterizzano l’universo fantasy di Game of Thrones creato da George R.R. Martin.

La show TV HBO, nonostante sia giunto alla sua settima stagione, pur semplificando e rendendo “visibili” gli accadimenti narrati nella serie di romanzi Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, non sempre ha aiutato tutti ad avere una visione completa e dettagliata di tutto quello che la saga racconta e descrive.

 

Cosa rappresenta il metalupo per gli Stark e perché la simbologia animale è così presente? Chi sono veramente gli Immacolati e chi li ha ispirati? E la piramide di Meereen? Cosa è stato cambiato nella trasposizione della saga in serie TV?

A tutto questo e a tanto altro ancora, la risposta la fornisce il libro di Chiara Poli, giornalista e collaboratrice delle reti Fox, Il mondo de Il trono di spade – Eroi, guerrieri e simboli dei Sette Regni, un manuale che esplora a fondo i Sette Regni, ne sviscera gli avvenimenti, ricerca e ricostruisce leggi non scritte, descrive i retroscena narrativi e racconta la storia dei personaggi più amati.

Un mondo fantasy ma legato anche a realtà storiche

L’autrice rintraccia persino le insospettabili fonti storiche e letterarie (dalla Guerra dei Cent’anni alla Divina Commedia) perché, parafrasando il buon vecchio George R. R. Martin: “Tutte le idee sono cheap, è l’esecuzione che conta”.

La lotta per la supremazia, lo scontro fra l’intelligenza e la forza, fra l’ambizione e la giustizia; la passione, a volte d’amore, più spesso per il potere. E poi ancora duelli, alleanze e improvvisi voltafaccia, intrighi di cortigiane e consiglieri, e la minaccia che aleggia dall’inizio: “L’inverno sta arrivando”.

Tutto questo e molto di più è Il Trono di Spade, la saga fantasy che ha conquistato milioni di lettori e telespettatori in tutto il mondo. Ogni dettaglio ha un significato preciso, a partire dai simboli delle casate e dalla suggestione di colori e numeri ricorrenti, dai riferimenti letterari, storici e iconografici, da Omero alla Divina Commedia, da Tolkien alla Guerra dei Cent’anni.

Ogni personaggio è grande e fragile, memorabile perché dietro le sue azioni si nascondono sempre motivazioni profonde. Quale tarlo rode Petyr Baelish? Quale forza spinge Daenerys Targaryen? Perché Jaime Lannister aiuta il fratello Tyrion? Chi ha davvero diritto a rivendicare il trono?

Chiara Poli, esperta di linguaggi narrativi e televisivi, ci accompagna in un viaggio nei Sette Regni alla scoperta degli intrecci, delle fonti, delle leggi non scritte e delle leggende che animano Westeros. Mette a confronto romanzi e serie tv, svelando i retroscena della trasposizione, della scelta del cast e delle ambientazioni. Un viaggio intrigante e ricco di curiosità, perché un universo complesso come quello creato da George R.R. Martin poggia su meccanismi sottili e perfetti, affascinanti quanto la saga stessa.

Il mondo de Il trono di spade – Eroi, guerrieri e simboli dei Sette Regni, 264 pagine con copertina rigida (disponibile su Amazon a 12,67 euro) è soprattutto un viaggio che, regalando al lettore una pausa dai ritmi incalzanti della serie TV, oppure troppo riflessivi legati alla lettura dell’intera saga letteraria, permette di conoscere gli aspetti fondamentali e anche più particolari della genesi del mondo fantastico che tanti lettori e spettatori ha rapito e continua a rapire.

 
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“Trono di spade”, cosa succederà nel prossimo capitolo? da liberiamo.it

Post n°13932 pubblicato il 05 Agosto 2017 da Ladridicinema
 

 

Il prossimo capitolo de “Il trono di spade” si intitolerà “Venti d’inverno”. Ancora non è uscito ma i fan hanno già iniziato a chiacchierare di possibili teorie …

MILANO – Sul “Trono di spade” la questione del suo adattamento televisivo è piuttosto controversa visto che ormai lo show sembra essere più in avanti rispetto alla stesura dei libri. Per alcuni fan la questione è molto sentita visto che in molti non sono amanti delle anticipazioni ma i due media sono talmente tanto divergenti che a questo punto si sta ripercorrendo più o meno la stessa storia. Ora come ora, George Martin sta per pubblicare e ultimare “Venti dell’Inverno” sempre appartenente alla saga de “Le cronache del ghiaccio e del fuoco”. Bustle ha deciso di raccogliere tutto quello che potrebbe succedere nel prossimo capitolo de “Il Trono di Spade”.

Jon Snow sarà un fantasma

Jon Snow è stato accoltellato dai suoi compagni, sanguinando sulla neve e mormorando poco dopo la parola “fantasma”. Il fantasma potrebbe essere una sorta di doppio di Jon che nel prologo di Una danza coi draghi abbiamo visto un warg selvaggio impossessarsi del suo lupo nel momento in cui lui è morto. Quando Melisandre sta fissando il suo fuoco, vede anche qualcuno che cambia dall’uomo al lupo. Che forse Jon si trasformi in un lupo per qualche istante? Per quanto ne sappiamo potrebbe anche essere plausibile ma sappiamo anche che rimanere troppo a lungo in un corpo animale può cominciare a danneggiare la propria umanità.

LEGGI ANCHE: Le saghe fantasy da leggere in attesa del nuovo capitolo de “Il Trono di Spade

Shireen sarà sacrificata per riportare in vita Jon

Nella serie televisiva, Melisandre brucia Shireen per far sciogliere la neve e riportare Jon in vita. Ma nei libri, Melisandre ha generalmente bisogno del sangue del re per fare la sua magia e Shireen è l’unica reale al momento. Quindi se vuole resuscitare Jon potrebbe usare lei soddisfando anche la profezia di Azor Ahai di “svegliare i draghi di pietra”. Jon è, senza saperlo, un Targaryen e Shireen ha una malattia che trasforma tutti in pietra.

Qualcosa di brutto potrebbe succedere al piccolo Robert Arryn

Martin ha affermato che Venti d’Inverno sarà caratterizzato da un controverso capitolo su Sansa. Molte persone pensano che ciò significhi che Ditocorto potrebbe unirsi proprio a lei. Secondo altri, invece, il maledetto e piccolo Robert potrebbe essere dato a Lyn Corbray, un cavaliere pericoloso che, in apparenza, ama i suoi giovani ragazzi.

Tyrion dormirà con la propria figlia

Non abbiamo nessuna prova che Tyrion abbia anche una figlia, ma la moglie del marinaio di Braavos si adatta a quella che potrebbe essere l’età di una sua papabile figlia. D’altronde si chiama Lanna che richiama “Lannister”. Giovane Lanna è una prostituta e quindi è possibile che un playboy come Tyrion possa aver dormito con la sua figlia segreta. L’altra teoria è che, invece, possa essere Penny sua figlia; nana e molto più giovane, quindi ancora più plausibile.

Howland Reed finalmente apparirà

Ha lasciato i suoi figli, Jojen e Meera, correre oltre il Muro per aiutare Bran per sfruttare i propri poteri psichici. Ma ancora non si è presentato per aiutare i suoi figli e quelli di Ned. I fan pensano che Howland potrebbe finalmente mostrarsi in Venti d’inverno e potrebbe avere anche un ruolo piuttosto importante visto che è l’unico che conosce la verità sui genitori di Jon Snow.

Draghi nella Cittadella?

Qualcosa sta per arrivare alla Cittadella. Una teoria suggerisce che Euron Greyjoy ha dato agli uomini senza volto un uovo di drago in cambio dell’omicidio di suo fratello, Balon. Euron aveva un uomo di drago e, quindi, forse l’uomo senza volto è lì per scoprire come aprire il suo uovo di drago, usando un libro della sezione limitata della cittadella?

Cersei perderà il resto dei suoi figli

Cersei ha già fatto esplodere in aria un bel po’ di persone nello show televisivo. Ma nei libri il piccolo Tommen è ancora re, Myrcella è ancora a Dorne e Cersei non è ancora diventata una regina completamente folle. Ma sappiamo tutti che a Cersei è stato profetizzato che avrebbe perso tutti e tre i suoi figli e che sarà il suo fratello più piccolo ad ucciderla. Cersei è qualche minuto più vecchia di Jaimi quindi.. potrebbe essere lui ad ucciderla?

Sansa sposerà un Targaryen

La gente continua a cercare di sposarla – persino Tyrion c’è riuscito anche se per breve tempo. E’ stata fidanzata con Joffrey Baratheon e Willas Tyrell, sposata con Tyrion Lannister e ora è nuovamente impegnata con Harry Hardying. A causa di tutto ciò, alcuni fan pensano che Sansa sarà finalmente sposata con Aegon Targaryen. O, forse, Jon Snow/Targaryen che è in realtà suo cugino e non suo fratello.

Potremmo scoprire come mai le stagioni sono sballate

Se non l’avete notato, le stagioni ne Il trono di spade sono un po’ strane. L’inverno e l’estate possono durare fino a un decennio e il cambio stagione avviene a caso. Perché? Questo, al momento, è ancora un mistero ma George R.R. Martin ha promesso che una ragione c’è e ce lo farà sapere. Ci sono molte teorie sulle stagioni; da un asse planetario sconnesso fino ad un antico scontro tra i camminatori bianchi e i draghi. Ma forse dovremo aspettare ancora prima di scoprirlo.

 
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La Ribellione di Robert e la caduta dei Targaryen: Cosa accadde davvero? da tele-film.org

Post n°13931 pubblicato il 05 Agosto 2017 da Ladridicinema
 

 

 

trident battaglia got
  
  

La ribellione di (re) Robert è stata più volte citata in Game of Thrones come il punto di non ritorno di una nuova era di Westeros. L’ascesa al potere di Robert Baratheon ha infatti segnato il destino di molti, non soltanto quello dei Targaryen, che persero il trono e qualsiasi ricchezza (fisica o mentale) avessero potuto vantare fino a quel momento. Danaerys esclusa, naturalmente.

Ma ci sono tanti eventi che hanno segnato la ribellione di Robert Baratheon. Nella serie tv quello più spesso citato è la Battaglia del Tridente, in cui perse la vita il primogenito del re folle Aerys II, il principe Rhaegar, erede al trono dei Sette Regni. Non è tuttavia l’unica battaglia che merita di essere ricordata nelle travagliate vicende che hanno portato alla quasi completa estinzione dei Taragaryen. Così come Robert Baratheon, Eddard Stark e il principe Rhaegar non ne furono gli unici protagonisti.

LA RIBELLIONE DI ROBERT BARATHEON: PROTAGONISTI E FAZIONI

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Come molti (giustamente) sapranno, la ribellione che portò al regno di Robert Baratheon iniziò al Torneo di Harrnehal. In quell’occasione il principe Rhaegar vinse, sconfiggendo Ser Barristan Selmy (che probabilmente ricorderete come capo della Guardia Reale di Robert Baratheon e, successivamente, consigliere di Danaerys). Era usanza che il vincitore incoronasse una queen of love and beauty, sua moglie o promessa sposa. Incoronare qualcun’altra era motivo di grande scandalo, che indubbiamente scaturì dalla decisione di Rhaegar di posare in grembo a Lyanna Stark una corona di rose blu, invece che donarlo alla moglie Elia Martell.

Al torneo erano altresì presenti gli altri fratelli Stark – Brandon, il fratello maggiore, seguito da Eddard, Lyanna e Benjen. Jon Arryn (marito di Lysa Arryn) e Howland Reed (padre di Meera e Jojen Reed) erano presenti. Mace Tyrell (il padre di Loras e Margaery) era lì, proprio come Robert Baratheon, Arthur Dayne e sua sorella Ashara (per la quale l’allota celibe Eddard Stark provava più di una semplice simpatia) ed il fratello della regina, Oberyn Martell. Per la prima volta da tantissimo tempo anche il re Aerys II aveva lasciato Approdo del Re per partecipare all’evento, benchè sua sorella-moglie Rhaella fosse rimasta alla fortezza con il figlio Viserys.

Malgrado l’evento in sè resti famoso per lo scandalo causato dalla scelta di Rhaegar di incoronare Lyanna e non sua moglie – ricordato da Ned come il momento in cui “tutti i sorrisi si spensero”, si trattò inoltre di un campo di battaglia preparatorio della guerra che sarebbe seguita. In un modo o nell’altro, tutti i giocatori erano lì, tutti quelli che avrebbero combattuto e sarebbero morti per difendere l’Usurpatore o il Re Folle guardarono con i propri occhi l’inizio della fine. Da un lato i lealisti e sostenitori dei Targaryen: i Tyrell, i Martell (che appoggiarono Aerys in seguito alle minacce di quest’ultimo nei confronti di Elia e dei suoi figli) e i Tarly; dall’altro i tre lord Robert Baratheon, Ned Stark e Jon Arryn con l’appoggio delle casate Tully e Lannister (alla fine).

DALLA PRESA DI GULLTOWN ALLA BATTAGLIA DI ASHFORD

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Differentemente da quello che si possa pensare, il pericolo rappresentato all’inizio da Robert Baratheon all’allora sovrano Aegon II era minimo. Poco dopo il torneo di Harrenhal Lyanna fu rapita dal principe Rhaegar. Brandon Stark era in viaggio verso Delta delle Acque per sposare Catelyn Tully. Saputo del rapimento di sua sorella, arrivò ad Approdo del Re e, senza sapere che Rhaegar non fosse lì, lo minacciò pubblicamente fuori dalle mura. Il re fece arrestare Brandon e suo padre, Rickon, che nel frattempo aveva raggiunto la capitale con duecento dei suoi uomini. Padre e figlio vennero torturati e uccisi, votando così Eddard alla causa dell’amico Robert Baratheon contro il re folle. 

Ultimo ad unirsi al triumvirato che avrebbe deposto Aerys II fu Jon Arryn. Al momento della morte di Rickon e Brandon Stark, il Lord di Nido d’Aquila rifiutò di giustiziare Robert e Eddard, come invece gli venne ordinato dal re, e di spedire le loro teste ad Approdo del Re. Fu così che Jon Arryn chiamo i propri vessilli a raccolta per ribellarsi. La città di Gulltown, tuttavia, si oppose. Mentre Ned Stark tornava al nord per raccogliere il proprio esercito, Robert Baratheon e Jon Arryn conquistarono la città e consolidarono il potere della propria fazione nella Valle.

Seguirono le battaglie di Summerhall e Ashford. Nella prima, proprio come accaduto nella Valle, Robert Baratheon sconfisse in un unico giorno tre dei propri alfieri che rifiutarono di ribellarsi ai Taragaryen. Lo fece sulle rovine di Summerhall, residenza estiva dei Targaryen, che bruciò  il giorno in cui la regina Rhaella, in quello stesso luogo, diede alla luce il principe Rhaegar (una nascita di buon austipicio, eh?). La battaglia di Ashford, invece, vide scontrarsi le forze di Robert – che aveva, nel frattempo lasciato Capo Tempesta al fratello Stannis – e quelle dei Tyrell, guidate da Randyl Tarly (padre di Sam). Tyrion si riferì alla battaglia come “inconclusiva” anche se è evidente che i Tyrell trionfarono, in questo caso.

LA FINE DI RHAEGAR E LA PROMESSA ALLA TORRE DELLA GIOIA

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La parte finale della ribellione di Robert è anche quella più nota. In seguito alla Battaglia delle Campane a Stoney Sept, le forze del principe Rhaegar e quelle di Robert si scontrarono al tumultuoso passo del Tridente. Dalla morte di Rhaegar il passo è chiamato Guado dei Rubini, in ricordo dei rubini che caddero dall’armatura del principe durante lo scontro. La battaglia è nota anche per l’assenza di Walder Frey, che arrivò solo a scontro concluso – guadagnandosi il soprannome di Ritardatario. Malgrado la guerra potesse definirsi conclusa già allora, il re Folle non si arrese.

Fu allora che Tywin Lannister, Mano del Re, si fece aprire con l’inganno le porte della città e saccheggiò Approdo del Re. Fu tuttavia Jamie ad uccidere il re Folle con un unico secco gesto della sua spada, tagliandogli la gola. Il re, infatti, minacciava di bruciare la città e, dopo aver ucciso uno dei tre coinvolti nel suo piano con l’Altofuoco, Jamie diede la caccia anche agli altri due. Fu così che si guadagnò il suo soprannome di Kingslayer.

È tuttavia la Torre della Gioia ad essere l’incognita più interessante della ribellione che rese Robert Re dei Sette Regni. Dopo aver aiutato a porre fire all’assedio di Capo Tempesta da parte dell’esercito dei Tyrell, Ned Stark, in compagnia di Howland Reed e altri quattro compagni, viaggiò fino alla Torre della Gioia (così chiamata dal principe Rhaegar) e si scontrò con Arthur Dayne e altri due membri della Guardia Reale, restando l’unico superstite insieme ad Howland Reed. Fu lì che Ned trovò la sorella morente e lì che lei gli strappò una promessa in una stanza che odorava di “rose e sangue”.

In seguito Ned viaggiò fino a Starfall per riconsegnare alla sorella di Arthur Dayne, Ashara, la sua spada. La sorella del cavaliere si buttò giù da una torre, incapace di sopportare il dolore della perdita. Molti hanno presupposto inizialmente che fosse lei la madre del bastardo di Ned, Jon Snow, e che si sia suicidata perchè incapace di sopportare che il padre di suo figlio avesse ucciso suo fratello. Ma, ammettiamolo, la teoria dell’amore di Lyanna e Rhaegar è molto più avvincente, non è vero?

 L’EREDITÀ DELLA RIBELLIONE CHE POSE FINE AI 300 ANNI DI REGNO DEI TARGARYEN

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La ribellione che spodestò il Re Folle, uccise anche il suo primogenito, principe Rhaegar; uccise sua moglie Elia Martell, violentata da Sandor Clegane, e i suoi due figli, la principessa Rhaenyra e il principe Aegon; uccise lady Lyanna Stark, che morì dando alla luce Jon Snow; uccise la Spada del Mattino, Sir Arthur Dayne; uccise lord Stark, Rickon Stark di Winterfell, ed il suo primogenito, Brandon; uccise molti Lord e molti guerrieri. Come recitarono i pensieri di Barristan Selmy nei libri, ‘Rhaegar amava la sua lady Lyanna, e migliaia morirono per questo’.

Il capitolo della ribellione di Robert resta tra gli elementi maggiormente affascinanti dell’universo delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco e, per estensione, di Game of Thrones. Speriamo che, dopo questo articolo, vi sentiate un pò degli esperti – o, quantomeno, dei fan davvero tanto, tanto informati a riguardo.

 
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Le bugie di Roberto Saviano sulla Siria da controinformazione

Post n°13930 pubblicato il 05 Agosto 2017 da Ladridicinema
 

C’è chi, come Roberto Saviano, proprio non ce la fa a non parlare delle cose che non conosce. Dopo aver completamente ignorato la notizia del giorno – il sequestro della nave Iuventa, dell’ong Jugend Rettet – lo scrittore-tuttologo si è avventurato in improbabili lezioni di geopolitica e storia contemporanea del Medio Oriente sulla sua pagina Facebook.
Scopriamo che secondo Saviano, infatti, «la primavera araba siriana contro il regime di Assad del 2010 era laica e democratica» e che «Al-Nusra è stata fondata successivamente, nel 2012, e non è collegata ai ragazzi e alle ragazze che chiedevano la fine del regime di Assad e l’avvento della democrazia in Siria».

 

Oltre alla solita, imbarazzante, retorica e superficialità di queste affermazioni – «i ragazzi e le ragazze?» – registriamo le solite menzogne e bugie dello scrittore contro il governo di Damasco.
Innanzitutto, l’insurrezione in Siria è datata marzo 2011 e non 2010 come erroneamente scrive Roberto Saviano. Come sottolinea il prof. Massimo Campanini nel suo saggio Storia del Medio Oriente Contemporaneo (il Mulino), infatti, quella siriana del 2011 «era un’insurrezione vasta e ramificata, ispirata dalle analoghe sollevazioni avvenute nei mesi precedenti in Tunisia ed Egitto e iniziata nella città meridionale di Dara’a».

Secondo aspetto, è del tutto fuorviante e sbagliato asserire che la rivolta era «laica e democratica». Come hanno ampiamente dimostrato numerose inchieste indipendente e, non ultimo, il lavoro certosino del professor Tim Anderson nel suo La Sporca Guerra Contro la Siria (Zambon), l’infiltrazione jihadista nelle proteste siriane era nota sin dall’inizio. Alla fine del febbraio 2011 «vi furono manifestazioni contro il governo e a favore del governo, ed emerse un genuino movimento di riforma politica che da anni manifestava contro la corruzione e il monopolio del Partito Ba’ath».

Tuttavia, quelle proteste pacifiche e perfettamente comprensibili, sfociarono quasi immediatamente nella violenza da parte dei Fratelli Musulmani e di altri gruppi salafiti e radicali – che approfondiremo nei capitoli seguenti. Da Dara’a, l’insurrezione islamista dilagò in tutto il Paese. L’esercito siriano veniva accusato di sparare sui manifestanti ma questa versione è stata smentita da numerosi testimoni e filmati. Cecchini appostati appostati sui tetti avevano il compito di sparare sulla folla – soldati compresi.

«Ho visto fin dall’inizio dimostranti armati in quelle manifestazioni. Hanno aperto il fuoco per primi contro la polizia. Molto spesso la violenza delle forze di sicurezza avviene in risposta alla brutale violenza degli insorti armati» – affermava lo scomparso padre Frans Van der Lugt nel gennaio 2012. «I terroristi si sono infiltrati nel movimento di protesta civile – sottolineava il prof. Prof Michel Chossudovsky in un articolo pubblicato su GlobalResearch – A Dama, alla fine di luglio, sono stati incendiati il Palazzo della Giustizia e la Banca.

Questa è una rivolta contro lo stato secolarista. Il suo fine ultimo è la destabilizzazione politica. Uomini armati sono coinvolti in atti terroristici contro l’esercito siriano e i civili. Quelli che sostengono il governo sono oggetto di minacce e intimidazioni. A Karak, un villaggio vicino a Dara’a, i salafiti costrinsero gli abitanti a partecipare alle proteste anti-governative e a rimuovere le foto del presidente Assad dalle loro case. I testimoni hanno raccontato che un giovane musulmano che si è rifiutato di obbedire è stato trovato impiccato nella sua veranda la mattina seguente». La verità è che buona parte della popolazione, anche chi non appoggiava il governo, voleva delle riforme, non la distruzione dello stato laico o, peggior ancora, l’instaurazione di un califfato.

Lo ha ammesso persino il cantante simbolo della «rivoluzione» in una recente intervista rilascia a GQ. Il suo nome è Abdul Rahman Farhood e divenne famoso nel 2011 con il nome di Ibrahim Qashoush nei giorni delle prime proteste contro il governo Assad grazie alla canzone «Yalla Erhal Ya Bashar», diventata un vero e proprio inno delle protste anti-governative.

Per alcuni anni i media occidentali, basandosi sulla versione dei ribelli e di Al Jaazera, raccontarono che Farhood fosse stato «brutalmente sgozzato e buttato nel fiume dagli uomini di Assad». In quell’intervista lo stesso cantante, non certo un simpatizzante del regime, ammise che «la protesta non-violenta degli inizi era stata sostituita da quella degli affiliati di al Qaida e da Jabhat al-Nusra».

Fonte: Oltre la Linea

 
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Venezuela: il lato oscuro (occultato dal mainstream) di Leopoldo Lopez e Antonio Ledezma

Post n°13929 pubblicato il 05 Agosto 2017 da Ladridicinema
 

Venezuela: il lato oscuro (occultato dal mainstream) di Leopoldo Lopez e Antonio Ledezma
 

di Fabrizio Verde
 

Il Tribunale Supremo di Giustizia della Repubblica Bolivariana del Venezuela ha revocato gli arresti domiciliari e decretato il ritorno in carcere degli oppositori Leopoldo López e Antonio Ledezma, colpevoli di «non aver adempiuto alle condizioni imposte affinché si mantenessero gli arresti domiciliari».

 

Due tribunali di controllo a Caracas, hanno disposto la revoca delle misure di tensione alternativa concesse a entrambi dopo aver accertato il non rispetto delle condizioni imposte dalla giustizia per l'ottenimento degli arresti domiciliari.

 

 

Inoltre, secondo informazioni dell'intelligence venezuelana, entrambi gli oppositori avevano un piano di fuga «per il quale e con l'urgenza del caso si sono immediatamente attivati i procedimenti corrispondenti».

 

Invece, a leggere i soliti noti della stampa mainstream che ha ormai varcato il confine della post-verità per sfociare nell’imbecillità, si tratterebbe di arresti arbitrari operati da un ‘regime’ sempre più repressivo. 

 

Un altro aspetto costantemente ben occultato da una fitta cortina fumogena finto diritto-umanista è la vocazione violenta e golpista dei due personaggi in questione. Andiamo quindi a vedere chi sono Leopoldo Lopez e Antonio Ledezma. 

 

Profilo di Antonio Ledezma  

 

José Antonio Ledezma Diaz è nato a San Juan de los Morros, nello Stato di Guárico, il 1° gennaio 1955. Avvocato di professione, La sua carriera politica è iniziata nel partito Acción Democrática (AD), organizzazione partecipante al cosiddetto Patto di Punto Fijo, accordo bipartitico che ha governato il Venezuela nel quarantennio 1958-1998.

 

La Procura Generale del Venezuela ordinò il suo arresto per la partecipazione a un tentativo di golpe contro il presidente Maduro. L’allora presidente dell’Assemblea Nazionale, Diosdado Cabello, rivelò che Ledezma e Julio Borges (attuale presidente dell’Assemblea Nazionale controllata dall’opposizione), misero a punto un piano volto a generare caos nel paese. Piano che includeva il bombardamento di alcuni palazzi governativi e la sede dell’emittente teleSUR.

 

Nel 1992, da Governatore del Distretto Federale di Caracas, nominato dall’allora presidente Carlos Andres Perez, Ledezma caratterizzò la sua gestione per la repressione brutale delle proteste sociali, inarticolate contro studenti e giornalisti. 

 

In seguito è stato accusato per le irregolarità compiute in qualità di sindaco del Municipio Libertador (1996-2000). Anche queste gestione si caratterizzò per una forte repressione condotta contro i venditori ambulanti, e i pensionati che reclamavano un’adeguata pensione di vecchiaia. 

 

Nel 2000 viene sconfitto nella contesa elettorale da Freddy Bernal (candidato della Rivoluzione) per la riconferma alla carica di sindaco. Non riconosce i risultati. 

 

Arriviamo quindi al 2002 quando Ledezma sostiene il colpo di Stato ordito contro il presidente Chavez  e partecipa attivamente alla serrata del settore petrolifero diretta ad affamare il popolo per giungere al rovesciamento del Comandante Chavez. 

 

Ancora golpismo nel 2004, quando lo troviamo a coordinare il cosiddetto ‘Plan Guarimba’. Viene accusato di aver incitato i militanti del suo partito Alianza al Bravo Pueblo ad appiccare le fiamme alla sede del partito Movimento V Republica a Caracas.

Di nuovo sindaco, questa volta dell’area metropolitana di Caracas, appena eletto licenzia 2.252 lavoratori e congela il salario dei pensionati. 

 

Fino a giungere al 2014 quando partecipa attivamente al piano golpista ‘La Salida’, dove persero la vita 43 venezuelani innocenti e si produssero oltre 100 feriti. Viene segnalato tra i promotori del progettato assassinio di Leopoldo Lopez al fine di provocare una forte reazione per rovesciare il governo. 

 

Profilo di Leopoldo Lopez

 

Attuale Coordinatore Nazionale dell’organizzazione d’opposizione «Voluntad Popular», si presenta come leader di un gruppo che promuove «un conciliante messaggio di pace, benessere e progresso, che s’impegna per la costruzione di un’alternativa per il paese dove i diritti sono per tutti i venezuelani».

 

Leopoldo Lopez è il rampollo di una potente e ricca famiglia venezuelana. Suo zio è stato ministro durante il mandato di Eleazar López Contreras, presidente che esiliò politici e persone comuni solo per il sospetto che avessero simpatie comuniste o anarchiche. 

 

Suo padre è stato accusato di frode e riciclaggio di denaro, secondo un’investigazione dell’Interpol, per lo spostamento di decine di migliaia di dollari verso Singapore. 

 

Sua madre è stata vicepresidente del gruppo Cisneros, uno dei principali finanziatori e sostenitori, attraverso la catena Venevision, del colpo di Stato nel 2002. Rimase coinvolta in uno scandalo per conflitto di interessi, quando emersero trasferimenti di fondi pubblici a favore di suo figlio, allorquando ricopriva un ruolo manageriale nella compagnia petrolifera statale PDVSA. 

 

Leopoldo Lopez ha studiato presso la Kennedy School of Government, dell’Università di Harvard, sito che è di particolare interesse per la Central Intelligence Agency (CIA).

 

Mentre in precedenza ha studiato presso il Kenyon College, nello stato dell’Ohio, dove la CIA ha inserito alcuni suoi elementi tra gli insegnanti, il cui compito è quello di individuare tra gli studenti, quelli che possono essere utili alla propria causa.

 

Una volta fatto ritorno in Venezuela si è legato all’International Republican Institute (IRI) del Partito Repubblicano statunitense, che gli ha concesso tutto il suo supporto strategico e finanziario.

 

A questo proposito, dal 2002 ha condotto frequenti viaggi presso la sede dell’IRI a Washington per sostenere incontri con funzionari del governo di George W. Bush.

 

L’11 aprile del 2002 si trovava in testa alla marcia dell’opposizione golpista diretta al Palacio de Miraflores, che provocò la morte di decine di persone, oltre al sequestro del presidente Hugo Chávez.

 

Una volta terminato il suo mandato come sindaco di Chacao, è stato interdetto dalla Corte dei Conti del Venezuela a causa della malversazione delle risorse pubbliche che erano a sua disposizione.

 

Lopez è stato uno dei padrini politici di Lorent Saleh, meglio conosciuto come simpatizzante neonazista venezuelano, che con l'aiuto dei militari colombiani ed esponenti dell’opposizione pianificava di realizzare atti terroristici in Venezuela con cecchini, bombe, e la creazione di un gruppo paramilitare.

Fonte: teleSUR

 
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Ancora Fake News sul Venezuela del Televideo RAI da cambiailmondo

Post n°13928 pubblicato il 05 Agosto 2017 da Ladridicinema
 

https://cambiailmondo.org/2017/08/05/ancora-fake-news-sul-venezuela-del-televideo-rai/

di Attilio Folliero (da Caracas – testimonianza del 04/08/2017)

Oggi, il Televideo RAI ha pubblicato una notizia totalmente falsa sul Venezuela. Ultim’ora delle 22:15 del 4 agosto 2017, il Televideo della RAI scrive che a Caracas c’è altissima tensione dopo l’insediamento dell’Assemblea Costituente. E prosegue: “La Guardia Nazionale Bolivariana ha lanciato gas lacrimogeni contro un gruppo di oppositori che ha organizzato una imponente manifestazione davanti al Parlamento”.

Più avanti, continua: “Tutta l’area è blindata e le forze di sicurezza impediscono la protesta“.

Innanzitutto, all’autore della nota mi viene da chiedere: “La manifestazione c’è stata o non c’è stata? E’ stata dispersa dal lancio dei lacrimogeni della “Guardia Nazionale Bolivariana” o l’area era blindata?” Chi ha scritto la nota, prima di tutto dovrebbe essere più chiaro: non può fare una affermazione e subito dopo, nella stesa nota, fare un’altra affermazione che smentisce la prima!

La stessa notizia, o meglio la stessa “fake news” è ribadita da Televideo nella parte dedicata agli esteri (pagina 150 e seguenti). Nella pagina 151, pubblicata alle 23:40, quindi una ora e 25 minuti dopo l’Ultim’ora si riporta, testuali parole: “All’esterno, imponente manifestazione degli oppositori“.

Io ero davanti al Parlamento venezuelano nel momento dell’insediamento della Costituente e nelle ore successive e posso testimoniare che le affermazioni di Televideo sono totalmente infondate; non c’è stata nessuna manifestazione dell’opposizione davanti al parlamento.

Una manifestazione degli oppositori c’è stata, ma nella zona dei quartieri ricchi, nell’est di Caracas, che non ha avuto nessun effetto sul resto della città.

Nel video dell’Agenzia AVN, l’installazione della Costituente all’interno del Parlamento ed immagini delle manifestazioni popolari all’esterno. Non si vedono disordini
 
Le immagini di Telesur trasmesse in diretta dalla Piazza Bolivar di Caracas

Si tratta di una notizia falsa, anzi una triplice falsità: prima di tutto nel centro di Caracas, all’ovest e nella gran parte della città non c’era tensione, ma era tutto tranquillo; davanti al Parlamento c’era tantissima gente allegra, tutti sostenitori della Costituente e non c’era nessuna manifestazione imponente degli oppositori; e per finire, non c’è stata nessuna repressione e nessun lancio di bombe lacrimogene come afferma Televideo, per la semplice ragione che non c’erano manifestazioni di opposizione né imponenti, né microscopiche davanti al Parlamento.

Durante gran parte del giorno sono stato a “passeggiare” con mia moglie nel centro di Caracas. Abbiamo assistito all’ingresso dei deputati eletti alla Costituente ed alla imponente partecipazione popolare che ha accompagnato gli eletti; poi abbiamo continuato la passeggiata fino alla Piazza Diego Ibarra, a meno di cento metri dal Parlamento, dove abbiamo visto il recente inaugurato “Parco acquatico” per il diletto dei bambini (ho postato anche un video in youtube); abbiamo mangiato pure un gelato in una gelateria italiana e siamo passati nuovamente dal Parlamento, che si trova ad un angolo della centralissima Piazza Bolivar.

Quindi sono stato nelle vicinanze del Parlamento prima, durante e dopo l’insediamento dell’Assemblea Costituente e posso asserire senza timore di essere smentito da nessun giornalista o funzionario di Televideo RAI che non c’è stata nessuna manifestazione di opposizione e meno che meno lancio di bombe lacrimogene.

Il parlamento venezuelano circondato da una folla di sostenitori della Costituente

 

Conati di violenza, comunque con una partecipazione sempre più ridotta da parte degli oppositori, ci sono stati nell’est di Caracas, come accennato sopra. L’opposizione è sempre più spaccata ed una parte consistente ha deciso di abbandonare le manifestazioni violente di questi ultimi mesi per partecipare alle elezioni.

Il Venezuela viene accusato di essere una dittatura, ma è una strana dittatura dove si vota molto spesso (22 o 23 elezioni negli ultimi 18 anni) e l’opposizione vince anche: ha vinto le ultime elezioni parlamentari del 2015, vinse un referendum costituzionale, ha eletto governatori, sindaci, consiglieri regionali, comunali.

Il 30 luglio si è votato per la Costituente; quando, fra qualche mese, termineranno i lavori ci sarà un referendum per l’approvazione definitiva della nuova costituzione; poi si dovranno eleggere tutti i poteri. Il Presidente della Repubblica al momento di attivare la Costituente ha rimesso il mandato a disposizione. In ogni caso l’elezione del Presidente è prevista per l’autunno del 2018.

Intanto quest’anno ci sarà l’elezione dei governatori degli stati e lunedì saranno presentati i candidati. Molti partiti di opposizione hanno deciso di abbandonare la via della violenza e partecipare ai vari processi elettorali che ci saranno nei prossimi mesi.

Anche le grandi imprese sembrano decise ad abbandonare la guerra economica, uno dei fattori che ha inciso sulla scarsità di beni nel mercato venezuelano, accanto alla crisi economica generale, alla caduta del prezzo del petrolio ed altri. Molte imprese hanno prima ridotto e poi sospeso totalmente l’attività produttiva o distributiva per incrementare la scarsità di beni nel mercato ed alimentare il malessere della popolazione verso il governo; i grandi media privati hanno avuto il compito di diffondere l’idea che la causa della scarsità era da attribuire all’inefficienza del governo.

La multinazionale Colgate, per esempio, poche ore fa ha annunciato che riattiva la produzione dei suoi prodotti, in particolare del dentifricio, prodotto che negli ultimi mesi era introvabile in Venezuela.

Quindi la situazione del Venezuela sta decisamente cambiando, nel senso che si sta riducendo il clima di violenza e settori dell’opposizione hanno deciso di partecipare alle elezioni, cercando di conquistare il potere per la via elettorale. A quanto pare alcuni media, come la RAI non hanno capito che c’è una nuova situazione in Venezuela. Per esempio, nell’Ambasciata spagnola, o meglio nella residenza dell’Ambasciatore spagnolo in Venezuela, con la mediazione dell’ex capo del Governo spagnolo Zapatero, è stata portata avanti una trattativa, rimasta segreta fino a ieri, fra governo e MUD, ossia l’opposizione, o parte dell’opposizione. Con questa trattativa l’opposizione o parte dell’opposizione alla fine è stata convinta a partecipare alle elezioni, abbandonando la violenza. L’esistenza di questa negoziazione è stata rivelata ieri (3 agosto) dal giornalista Kico Bautista.

Il 3 di agosto l’ambasciata spagnola di Caracas è stata oggetto di un attentato con bombe molotov. Chi c’è dietro questo attentato? Qualcuno che non era d’accordo con queste trattative?

Ricapitolando la situazione in Venezuela sta cambiando ed a quanto pare alcuni media, come la RAI, non si sono ancora resi conto di questo cambiamento in atto e continuano ad attaccare il Venezuela con notizie false, come questa di una imponente manifestazione dell’opposizione davanti al Parlamento.

La RAI, come tanti altri media italiani, è impegnata da anni a manipolare le informazioni riguardanti il Venezuela. Tra le tante fake news della RAI, ricordo che qualche anno fa, nella puntata di “Italia chiama Italia” trasmessa da RAI International il 5 di ottobre del 2011 e dedicata interamente alla violenza in Venezuela, intitolata appunto “Venezuela violento”, la conduttrice di quel programma, Benedetta Rinaldi, parlò di seimila omicidi al giorno solo a Caracas! Chiunque, facendo un semplice calcolo matematico, poteva rendersi conto che si trattava di una bugia bella grossa, di un tentativo di manipolare e disinformare, di un tentativo di screditare il Venezuela. Se in una città di 3 milioni di abitanti, come Caracas o Roma, ci fossero 6.000 omicidi al giorno la città rimarrebbe senza popolazione dopo meno di un anno e mezzo. E’ semplice matematica!

 
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Perché la prima stagione di Westworld è un capolavoro da halloseries

Post n°13927 pubblicato il 02 Agosto 2017 da Ladridicinema
 

http://hallofseries.com/westworld/perche-westworld-e-un-capolavoro/

Nell’ottobre scorso “Westworld” ha fatto la sua comparsa sugli schermi italiani dopo una breve, ma intensa, campagna pubblicitaria che annunciava l’arrivo di questa Serie Tv un po’ western e un po’ di fantascienza, con il faccione di Anthony Hopkins a svettare implacabile su tutto e tutti nel chiaro tentativo di fungere da garanzia di qualità assoluta.

Devo dire che l’approccio è stato quantomeno colmo di sospetto, dato che il “fantawestern” (un genere che solo gli americani potevano inventarsi) ha partorito negli anni un filotto di obbrobri di incalcolabile portata come “Cowboy vs. Aliens”, “Jonah Hex” o “Il West del Futuro”, tuttavia non avevo calcolato che questi prodotti facevano tutti parte del mondo cinematografico e che quando si entra nell’area della serialità, come per magia, tutto cambia.

Il titolo ideato da Jonathan Nolan ha abbattuto nell’arco di una manciata di scene tutti i pregiudizi possibili e immaginabili, confermando che la qualità di cui sopra era stata predicata con cognizione di causa e issandosi di diritto a candidata principale per diventare la sorpresa del 2016.

È passato un po’ di tempo, probabilmente il giusto per lasciar attecchire i pensieri e lasciare alle idee il tempo di svilupparsi appieno, ma ora non ci si può più esimere dal raccontarvi perché secondo noi di Hall of Series la prima stagione di “Westworld” (in attesa di una seconda che si preannuncia epocale) si può indiscutibilmente definire un capolavoro!

Non occorre neanche dirvi che in questo articolo sono presenti degli SPOILER vero? Per carità, nulla di epocale, però vi consiglio di sgattaiolare altrove se proprio non volete essere contaminati in alcun modo.

Maeve Millay e Clementine Pennyfeather

Innanzitutto il tema, potentissimo ed alienante come solo una visione di Michael Crichton può essere.

L’idea che possa esistere un parco a tema popolato da androidi con sembianze umane disposti a guidare i visitatori in avventure epiche, a fargli dimenticare le pressioni del mondo esterno e a mostrargli tutte le bellezze della natura selvaggia, oltre ovviamente a farsi picchiare, stuprare o ammazzare, è una genialata colossale molto ben mascherata da americanata squallida.

Si perché è molto facile abbandonarsi alle considerazioni spicce e vedere marciume commerciale in ogni dove, specie nelle produzioni ad alto budget, però a volte è bene anche essere obiettivi e riconoscere la brillantezza che c’è nel concepire un luogo immaginario in cui letteralmente tutto è concessodove l’avveniristico e il pionieristico si fondono e gli uomini possono sfogare i loro istinti primordiali prima annichiliti e poi esaltati da un progresso arrivato talmente lontano da essere in grado di nascondere la propria grandezza e mascherarsi da elemento epico.

Epico, avete letto bene.

La civiltà statunitense non possiede delle vere e proprie radici antiche (o meglio, le possiede eccome, ma se le mostrasse bisognerebbe tirare in ballo anche uno dei più grandi genocidi della storia e allo Zio Sam non piacerebbe questo elemento), perciò si rifugia da sempre nel vecchio West e nelle imprese di questi uomini risoluti alla conquista delle terre selvagge per ritrovare la propria essenza e ripassare i contorni della propria storia, esattamente come un greco farebbe con l’Atene di Pericle, un romano con l’epoca imperiale e via discorrendo.

“Westworld” mette in contatto i secoli e sospende le regole della morale, costituendo una sorta di microcosmo secolarizzato a disposizione di chiunque abbia abbastanza fegato per abitarlo che è anche il teatro della meravigliosa trama messa a punto da Nolan e Lisa Joy.

Robert Ford

Al centro di tutto c’è Robert Ford, capo e ideatore del parco stesso, che negli anni ha perfezionato sempre di più la sua creatura introducendo residenti via via più complessi, veritieri e perfetti per rispondere alle richieste di un pubblico autorizzato a smembrarli pezzo per pezzo o peggio nel caso del misterioso Uomo in Nero.

A prescindere da cosa può far loro anche la più perversa delle menti umane, gli androidi tornano sempre il giorno dopo, con la memoria resettata e il sorriso se possibile ancora più splendente di prima, pronti a intrattenere gli ospiti a seconda che la loro programmazione preveda di farsi sbattere come la maitresse Maeve, di tentare una rapina nei panni del temibile Hector Escaton o semplicemente di farsi ammazzare come il povero Teddy Flood, perennemente innamorato di Dolores Abernathy la quale, ahilei, è semplicemente destinata a soffrire.

Lo stesso spettacolo, 24 al giorno, 7 giorni alla settimana e per tutto l’anno, con giusto qualche modifica narrativa qui e là per introdurre storie più avvincenti o personaggi nuovi.

Cosa succederebbe però, se di colpo alcuni residenti riuscissero a ricordare e il loro ruolo non si riducesse più solo alla recita, ma fossero in grado di improvvisare? I file cancellati diverrebbero traumi, si inizierebbe piano piano ad uscire dagli schemi prestabiliti, nascerebbero delle ambizioni, si stuferebbero di incassare e basta…praticamente diverrebbero umani.

Con l’installazione dell’aggiornamento denominato “le ricordanze”, Ford mette consapevolmente in moto un meccanismo che porterà alla ribellione delle macchine da lui stesso create, con conseguenze di portata sempre più distruttiva a partire dai primi, lentissimi episodi fino ad arrivare agli ultimi, potenti e primordialmente intensi quant’altri mai.

Finalmente l’essere umano, come al solito il peggiore fra gli esseri viventi, paga tutti i suoi sbagli e quella che sembrerebbe essere la sua fine viene applaudita dal pubblico che, nonostante faccia parte della stessa razza, tifa istintivamente per gli oppressi e gli sfortunati dimenticandosi di essere fatto della stessa, marcia pasta dei cattivi.

Ci rendiamo conto di quanto sia devastante questo messaggio e di quanto siano stati maledettamente bravi a metterlo in scena?

L'uomo in nero

Chiunque abbia collaborato alla realizzazione di “Westworld” ha fatto un lavoro egregio.

Nolan e Joy sono stati immensi e coraggiosi nel puntare su un concept così rischioso, nelle migliorie che hanno apportato e nella maniacale attenzione a ogni microscopico dettaglio. Chapeau.

Ottimi voti anche agli effetti speciali, che erano pressoché fondamentali e non hanno mai annoiato, anzi, hanno esaltato le scene il più possibile (che è poi il compito che dovrebbero sempre avere, ma che raramente riescono a portare a termine al meglio come in questo caso).

I costumi sono eccellenti sia per quanto concerne abbigliamenti sobri e molto western come quello del bastardone raffigurato qui sopra sia negli elaboratissimi corpetti delle prostitute da saloon, passando per gli abiti sporchi, rozzi e bellissimi degli sceriffi, dei bifolchi, delle massaie e di qualsivoglia bipede si possa scorgere in questo capolavoro. Nessuno escluso.

E poi c’è il cast. Mamma mia che cast.

Hopkins è Hopkins, non è neanche il caso di perdere tempo a dirvi quanto sia immenso. Ed Harrisha passato la vita a fare il cattivo riuscendo a non essere mai banale o ripetitivo, ma questo livello recitativo forse non l’aveva mai raggiunto. Jeffrey Wright conferma la sua ascesa nel tutt’altro che banale ruolo di Bernard, una figura complicata che ne racchiude una ancora più complicata, che il nativo di Washington ha gestito egregiamente. Thandie Newton diventa sempre più bella ogni giorno che passa ed è credibile tanto nei panni di sciacquetta quanto in quelli della cibernetica leader rivoluzionaria. Ottime figure anche per James Marsden ed Evan Rachel Wood, che incrementano la loro performance man mano che i loro personaggi prendono vita.

Insomma, la prima stagione di Westworld è praticamente priva di difetti e si presta ad essere guardata, riguardata e vissuta dalla prima all’ultima inquadratura fino all’arrivo della prossima, per essere pronti al ritorno dei residenti che si preannuncia mirabolante fin da ora.
 
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