Anche prendendo per buono l’errore veniale, è mai possibile inciampare, in un momento del genere, su un fatto così sostanziale? Una svista inaccettabile, che risulta funzionale ad una narrazione semplicistica e tutta occidentale dell’Islam. Le variegate differenze di una cultura e di una religione millenarie vengono filtrate fino ad esserci mostrate come sussulti filosofici secondari e trascurabili. Niente di più lontano dal vero. Al netto delle “regole” globali della geopolitica odierna, non si possono ignorare i fattori regionali che in quell’area hanno determinano i rapporti di forza in secula seculorum. La rivalità tra Iran e Arabia Saudita, per quanto secolarizzata e annacquata dalle ingerenze di potenze diverse, affonda le proprie radici nell’alba della religione islamica, ed è tutt’oggi un fattore politico determinante. Alla Rai non sembra che l’abbiano capito.

Ergo, non meravigliamoci se la nostra politica estera è così debole. Se un popolo non possiede gli strumenti per capire determinate situazioni estere, non si renderà mai conto dei toni di cui sopra, e non si renderà mai conto di dove i suoi reali interessi alberghino. Bisognerebbe poter guardare allo scacchiere mediorientale e nord-africano con occhio diverso, senza retorica e senza buonismi di sorta. La politica estera è qualcosa di amorale, dove il giusto o lo sbagliato devono fare rima con l’interesse nazionale, e dove non ci possono essere fraintendimenti. Quanti in Italia hanno capito quali sono gli schieramenti in questo enorme puzzle che, dalla Libia fino all’Iran, sta prendendo corpo? Quanti conoscono i nostri reali interessi economici ed energetici in queste aree? Quanti capiscono a cosa stiamo rinunciando con il nostro immobilismo ecumenico? Di certo, nessuno di quelli che si affidano all’informazione prezzolata, pardon, distratta, di casa nostra.