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Messaggi del 13/03/2019
Post n°14951 pubblicato il 13 Marzo 2019 da Ladridicinema
© Sputnik . Mikhail Klimentyev Nelle intenzioni degli alfieri del pensiero unico e del giornalismo mainstream, avrebbe dovuto essere un grande successo il viaggio di Fabio Fazio a Parigi per la “storica” intervista a Macron. Sulla carta si sarebbe tramutata in una specie di calamita di eventi, quasi come la celeberrima intervista di Frost a Nixon: sarebbe stato un colpo mediatico capace di incitare le anime belle contro i malvagi populisti al governo. Ma non è accaduto nulla di tutto ciò. Anzi, gli ascolti sono stati mediocri e sono piovute critiche e battute ridicolizzanti. La trasmissione di “Che Tempo che fa” impreziosita dall'intervista a Monsieur le Président ha ottenuto il 15,9% di share, superata persino dal Gabibbo. Ma certo, la colpa è degli italiani beceri e ignoranti che preferiscono ridere invece che assistere a una lectio magistralis di giornalismo nonché di di civiltà europea.
© FOTO : GIORGIA MELONI, TWITTER
Almeno per il monento, Mamma Rai nutre solo certi figli, quelli che proliferano nel palinsesto servendo fedelmente una certa causa superiore.
© SPUTNIK . ALEKSEY VITVITSKY
© AFP 2018 / LUDOVIC MARIN / AFP
E allora ricapitoliamo: il giornalista (o conduttore, o uomo-immagine, fate voi) tra i più pagati della Tv pubblica si reca da un presidente straniero per fargli fare su un canale di Stato la propaganda a esclusivo favore del suo Paese, senza alcun tentativo di contraddittorio e senza nemmeno qualche domanda non diciamo scomoda, ma almeno chiarificatrice.
© FOTOLIA / PESHKOV
Post n°14950 pubblicato il 13 Marzo 2019 da Ladridicinema
Chi sarà questo nostro concittadino così pericoloso?, un terrorista convertito all’islam ed arruolatosi con l’ISIS?, un broker della droga per conto di una delle nostre tante mafie?, un trafficante di armi o di scorie nucleari?… No, è il signor Albano Carrisi, in arte Al Bano, pacifico cantante di italiche canzonette con ammiratori in tutto il mondo e svariate decine di milioni di dischi venduti. Cosa avrà mai combinato per meritare tanto?, ha semplicemente sostenuto, più volte e pubblicamente, che a suo parere le sanzioni economiche dell’Unione Europea nei confronti della Russia per le questioni ucraine sono sbagliate e dannose per la nostra economia, e non ha mai nascosto la propria ammirazione per Vladimir Putin. Il sig. Carrisi parla con una certa cognizione di causa, infatti oltre ad essere un cantante con fans in tutto il mondo, compresa la Russia e l’Ucraina, è anche un imprenditore agricolo, ha una grande tenuta nel suo paese natale, Cellino San Marco (BR), dove produce vino, olio ecc. E quindi sa benissimo che la mancata vendita dei nostri prodotti agricoli sul mercato russo ha portato a perdite economiche importanti nel nostro settore agricolo. Quanto alle sue opinioni in merito a Putin, ognuno la vede a modo suo, ma il sig. Carrisi ha tutto il diritto di esprimerle senza dover temere ripercussioni da parte di chicchessia, lui come ogni cittadino italiano. Esprimere una pacata opinione dissenziente dal coro pro NATO/USA/UE – magari solo per ragioni commerciali – mette dunque a rischio anche un pacifico cantante/agricoltore di essere trattato come un pericolosissimo delinquente. Si consoli il sig. Carrisi, è in buona compagnia. Infatti il 10 dicembre 2018 un altro nostro concittadino è stato iscritto nella medesima lista dalle autorità ucraine, al numero progressivo 103. Ma se sperate che almeno questo sia veramente un “pericoloso terrorista”, anche questa volta vi sbagliate: si tratta del sig. Michele Placido, attore e regista cinematografico e teatrale noto in tutto il mondo, che si è visto inserito nella lista perché durante una sua tourneè a Mosca, sulla Divina Commedia e Dante Alighieri, ha pubblicamente apprezzato Vladimir Putin e la sua politica estera. Non credo sia tollerabile che un governo straniero inserisca pacifici cittadini italiani, che sono anche artisti universalmente riconosciuti, in una simile lista. Cosa fa il nostro governo? Quali passi ha mosso la nostra Ambasciata a Kiev perché questa demenza sia subito rimossa? Ci piacerebbe saperlo, ma crediamo di conoscere la risposta: non è stato fatto nulla, in quanto il nostro governo, in questo perfettamente allineato con i governi precedenti, è succube totalmente della triade NATO/USA/UE e non tutela certamente i nostri interessi nazionali.
Post n°14949 pubblicato il 13 Marzo 2019 da Ladridicinema
Scaricabarile nell’establishment USA dopo il fallimento del golpe in Venezuela. Ad aprire le danze era stato, giorni fa, Mike Pence, vicepresidente USA, che, come se niente fosse, accusava l’oligarchia venezuelana di non aver investito denaro sufficiente per corrompere le leve più importanti del sistema venezuelano. Ora a prendere ulteriormente le distanze da un golpe organizzato in modo così “dilettantesco” è addirittura il New York Times (qui il suo articolo in formato PDF) che arriva a smontare una delle principali bufale finalizzate al golpe: la distruzione degli aiuti umanitari attuata, sul ponte di Cucuta, dagli sgherri del perfido Maduro. Fa davvero impressione leggere sul più autorevole dispensatore di bufale contro il Venezuela (qui quello che aveva scritto sul “Ponte bloccato da Maduro”) l’articolo di ieri 10 marzo: “CÚCUTA, Colombia - La narrazione sembrava perfetta per descrivere il dominio autoritario del Venezuela: le forze di sicurezza, per ordine del presidente Nicolás Maduro, avevano bruciato un convoglio di aiuti umanitari nonostante milioni di venezuelani nel suo paese soffrivano di malattie e fame. Il vicepresidente Mike Pence scriveva che "il tiranno di Caracas danzava" mentre i suoi scagnozzi "bruciavano cibo e medicine"; il Dipartimento di Stato pubblicava un video in cui diceva che Maduro aveva ordinato ai camion di bruciare e l'opposizione venezuelana diffondeva le immagini degli aiuti bruciati come prova della crudeltà di Maduro. Ma c'è un problema: è stata l'opposizione, e non gli uomini di Maduro, ad aver incendiato accidentalmente il carico. Alcuni oppositori del governo Maduro hanno affermato di aver ordinato un incendio di medicinali durante il conflitto di confine , nonostante molti venezuelani fossero morti per carenza di farmaci negli ospedali. (…)” Certo, ci sarebbe da domandarsi come mai i nostrani media mainstream (da Repubblica, al Corriere, a La Stampa… in prima fila a diffondere la bufala dell’incendio degli aiuti sul ponte di Cucuta) non abbiano pubblicato ancora un rigo sulla ritrattazione del New York Times. Ma, forse, la domanda da porsi è un’altra. Perché il New York Times (capofila del “Partito Democratico”) va addirittura a procurarsi “filmati inediti” per smontare una bufala che già avrebbe dovuto essere stata metabolizzata dalla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica? Non certo per scongiurare il proseguimento dell’aggressione al Venezuela, ma solo per dare un altro colpo a Trump e alla sua, sempre più traballante, amministrazione. Un “segnale mafioso” rivolto a tutto l’establishment. Volete la guerra al Venezuela? Noi siamo pronti, ma prima togliete di mezzo Trump. Altrimenti sarà un altro Vietnam, con i soldati americani uccisi e le loro atrocità tutti i giorni in TV. Francesco Santoianni Notizia del: 11/03/2019
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Inviato da: Mr.Loto
il 28/03/2022 alle 11:57
Inviato da: Mr.Loto
il 15/10/2020 alle 16:34
Inviato da: RavvedutiIn2
il 13/11/2019 alle 16:33
Inviato da: surfinia60
il 11/07/2019 alle 16:27
Inviato da: Enrico Giammarco
il 02/04/2019 alle 14:45