Creato da Pars1fal il 14/12/2005

Cinerama

Live free or die

 

 

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"E ricorda di portare dei fiori, fiori rosa".

Post n°19 pubblicato il 18 Dicembre 2005 da Pars1fal

Broken Flowers
Usa 2005, regia di Jim Jarmusch, con Bill Murray, Sharon Stone, Jessica Lange.

Se un giorno doveste ricevere una lettera anonima in cui vi si rivela di essere padre, guardatevi bene dal dirlo al vostro amico patito di gialli! Soprattutto se siete ormai un vecchio play boy, la vostra ultima fiamma se ne è andata commiserandovi, e con le vostre ex non è che abbiate un così ottimo rapporto.
Ma Don deve farlo, il tarlo è così forte che gli sta rodendo l'anima. No, non vorrebbe ammettelo, ma si lascia trascinare dagli eventi e dal suo vicino Winston. La lettera è rosa, scritta in rosa, senza mittente, e allora..."Cerca gli indizi Don, una macchina da scrivere rosa...", ed il piano prende forma e sostanza, rendendosi imprescindibile dalle loro vite. Così Winston trova l'occasione per dar sfogo alle sue manie investigative, mentre Don abbandona il suo involucro di inerzia abitudinaria per unirsi con ciò che appare essere il suo desiderio più recondito, avere un figlio. Ne è convinto a tal punto, e se ne convince maniacalmente, che vede indizi e tracce in ogni angolo. La sua mente inizia a trovare le proprie giustificazioni, la sua percezione crea segni e trova sostegno nel suo convincimento.
Questo secondo me è il filo che lega, in maniera impeccabile ed ipnotica, il corso fluido, ironico e accattivante del film, dove la ricerca di se stessi si fonde con la ricerca di una realtà plausibile più vicina alle nostre aspettative. Una realtà che non ci deluda, dove i pezzi combacino secondo le nostre scelte, così da vivere sereni o da avere le scossa per risollevarci, per rendere vivibile il nostro presente.
Jim Jarmusch non ha bisogno di narrare, si affida alle immagini e viene abbondantemente ripagato. Gli stereotipi e i luoghi comuni contenuti nel film (l'indossare la tutta come elemento di pigrizia e abitudinarietà; il Mercedes; la numerosa prole del vicino afroamericano; la giovane Lolita, disinibita e procace), vanno a formare uno strato protettivo tale da farci inizialmente pensare di trovarci di fronte ad un banale trattato sullo status non ottimale dei single attempati. Col progredire della pellicola, questi segni, rappresentativi ed incollati magistralmente ad ogni personaggio, si fanno portatori dell'intreccio, proteggendolo ed aiutandolo a farlo emergere dalla staticità dei nostri occhi.

Lo psicoterapeuta Eric Berne sostiene che tutti noi abbiamo estremamente bisogno di quelle che lui chiama "carezze", e le cerchiamo fortemente, positive o negative, ovunque, anche nella nostra mente...



Commenti al Post:
lonelybreeze
lonelybreeze il 18/12/05 alle 14:34 via WEB
Proprio un bel film, un film che lascia la strada aperta a quel che si vuole, una storia che non arriva a un punto come potrebbe sembrare durante la visione...ed è proprio questo che fa del film un libro da leggere e rileggere! Provare per credere...
 
 
Pars1fal
Pars1fal il 19/12/05 alle 02:52 via WEB
Di fatti il protagonista si ritrova, proprio nell'ultima scena, al centro di un incrocio, quale strada intraprenderà?
 
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