Creato da WalterSantoSubito il 08/05/2008
 

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Scelta o imposizione?

Post n°17 pubblicato il 31 Maggio 2009 da WalterSantoSubito
Foto di WalterSantoSubito

Alla Reggia di Venaria

Tutte con il velo. (Ma è libertà?)
Ma quello è un segno di sottomissione

Il personale della Reggia di Venaria (Torino) ha lavorato con veli e kefiah per solidarietà con una collega marocchina contro il cui velo islamico avevano protestato alcuni turisti. Ma la testa coperta non è un’espressione della propria religione come tante altre, è un segno di sottomissione femminile.

Se fosse un film americano, per chi tifereste? Per le impiegate e le guide della reggia di Venaria che sono andate a lavorare col velo per solidarietà con la collegO per la signora piemontese seccata per aver visto donne velate a contatto col pubblicoa marocchina Amellal? , che ha scritto alla Stampa «non sarebbe più corretto impiegarle in attività di ufficio? O utilizzare persone vestite con abiti d'epoca?». Solo la trovatona delle poverette in abito d'epoca fa antipatizzare con la signora e simpatizzare con le lavoratrici di Venaria; che non hanno paura di essere (non è cosa alla moda) solidali. Ma la questione è molto, molto più complicata.

Perché mettere il velo non è un'espressione della propria religione come tante altre, come portare la croce o la stella di Davide (o la mezzaluna). È un segno di sottomissione femminile, non tanto ad Allah quanto ai maschi di casa. Alcune lo portano per scelta; la maggioranza per costrizione. È una condizione che non si risolve come propone il signore piemontese, nascondendo le impiegate velate per dimenticare che a Torino gli islamici sono ormai tanti. Si risolve — al momento pare utopico, ma meglio essere utopisti che pilateschi, che ignorare i problemi di tanta parte dell'umanità femminile — pensando che tutte le donne dovrebbero essere libere di scegliere cosa fare con la propria testa. E cercando di garantire loro dei diritti. In Francia, nella Francia dell'allora presidente Chirac, è stata fatta una legge che vieta di ostentare simboli religiosi nei luoghi pubblici. Legge discussa; ma lì si può applicare perché li proibisce tutti, di qualunque culto. In Italia, nelle nostre scuole e nei nostri uffici dove sono appesi i crocefissi, seguire l'esempio sarebbe molto, molto più complicato (sarebbe bello se le colleghe italiane fossero così solidali da dare a qualche islamica che non vorrebbe il velo la forza di toglierlo, casomai; senza sistemare tutte mettendole in costume, d'epoca o da bagno, come si tende a fare da noi).

Maria Laura Rodotà - Corriede della Sera 31 maggio 2009
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Islam: Donne musulmane, il velo è sottomissione - 7 febbraio 2007 Fonte: repubblica.it

L’85 per cento delle donne di fede musulmana che vive in Italia e risiede in diverse regioni del nostro paese, ritiene che il velo sia uno strumento di sottomissione e di controllo da parte della comunità maschile.

È il clamoroso dato che emerge da un sondaggio condotto da “Al Maghrebiya”, unico organo di informazione il lingua araba diffuso in tutto il territorio nazionale, e illustrato oggi a Montecitorio dalla parlamentare di An Daniela Santanché, nel corso della presentazione della proposta di legge che vieta l’uso del velo nelle scuole di ogni ordine e grado per le ragazze minorenni. Dal sondaggio, condotto su un campione di 500 donne in prevalenza originarie del Marocco, ma anche egiziane, tunisine, algerine, somale e eritree, emerge inoltre l’85% delle donne islamiche porta il velo “per timore”.

Non solo, il 95 per cento ritiene che l’obbligo del velo non sia un precetto del Corano, ma discende da una sua interpretazione forzata, mentre il 78 per cento lo considera un ostacolo all’integrazione dell’immigrazione nella società italiana. Il 98 per cento delle intervistate definisce inoltre la loro situazione dei diritti e delle libertà individuali “insoddisfacente o del tutto insoddisfacente”. Alla domanda su quali siano le situazioni che quotidianamente provocano alle donne immigrate maggiori problemi e sofferenze, il 42 per cento risponde “la disparità di diritti tra uomo e donna nella famiglia e nell’educazione dei figli”, mentre il 30 per cento la mancanza di una istruzione adeguata e la difficoltà di accedere al mondo del lavoro“.

Quasi nove donne su dieci ritiene inoltre che le bambine non siano in condizione di maturare una scelta consapevole sull’uso del velo. Il 63 per cento delle interpellate, infine, si è detto favorevole ad un provvedimento di legge che impedisca l’uso del velo islamico nelle scuole italiane fino ai 16 anni. ”Ed è anche questo — ha commentato Daniela Santanché — che ci ha spinto a presentare una proposta di legge che vieti il velo nelle scuole italiane“.

AGI

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**DAL GIORNALE DELLA TOSCANA DEL 02/10/2005

"SUBMISSION":

TESTIMONIANZA CHOCH

SULL' ISLAM

"Submission è un pugno allo stomaco. Tre donne musulmane, interpretate dalla stessa attrice, raccontano la loro condizione in un dialogo con Allah. Raccontano storie di sopraffazione, negazione dei diritti umani, sottomissione. Agli occhi che spuntano dietro il velo, si frappongono le immagini di una donna che sulla schiena ha tatuati i versetti del corano.

Il regista olandese Theo Van Gogh per questo film è stato ucciso, poi sgozzato da un fondamentalista islamico che sul suo cadavere ha lasciato un biglietto con la "fatwa" lanciata contro chi ha osato documentare la vita delle donne nei paesi dove il fondamentalismo è legge.(...)Sala gremita all'hotel Mediterraneo. (...) Dibattito moderato dal direttore de "Il giornale della Toscana" Riccardo Mazzoni, al quale hanno preso parte il coordinatore di F.I. Denis Verdini, la parlamentare Patrizia Paoletti, i consiglieri regionali Angelo Pollina e Anna Maria Celesti, il capogruppo di F.I. in Palazzo vecchio Paolo Amato, il consigliere provinciale Massimo Lensi.Al parterre di relatori si aggiunge il presidente della comunità islamica di Firenze Elzir Izzedin.(...)

"Esiste il diritto sancito dalla Costituzione ad avere luoghi di culto, ma come ricorda Magdi Allam, certi diritti vanno anche contestualizzati" esordisce Amato che ricorda il caso della Moschea di Sorgane " (...) "La politica ha il dovere di scommettere sull' islam moderato, cosi come sta facendo il ministro Pisanu con la Consulta, ma all' islam moderato chiediamo di far sentire la sua voce (...). Credo che una società aperta non sia senza identità, ma l' identità e la sua salvaguardia è fondamentale per avviare il confronto in maniera corretta e costruttiva".(...)

Mazzoni riprende per dire che " l' islam moderato esiste, ma non possiamo indulgere al buonismo, perchè non fa bene a noi e nemmeno all' islam moderato.(...) l' Occidente, seppur con passaggi storici complessi e dolorosi, alla fine ha garantito la libertà. Democrazia e libertà sono due valori irrinunciabili. (...) per ora l' Europa non non ha saputo dar risposte dinnanzi alla minaccia del terrorismo internazionale; (...) In Europa è stato commesso lo sbaglio di ritenere che tutto si può risolvere con la mediazione politica. Purtroppo la sfida del terrorismo islamico dimostra il contrario".

Pollina richiama i contenuti del film " La penso come Oriana Fallaci e il presidente Pera sulla necessità di difendere la nostra identità. Occorre parlare chiaramente, prender coscienza di quanto sta accadendo in Europa. (...)Bisogna farlo senza tentennamenti, rifuggendo dal buonismo a senso unico che la sinistra diffonde a piene mani(...) Perchè non vengono prese le distanze da chi offende la nostra religione? Da chi ci porta in tribunale come ha fatto con la Fallaci? Perchè dopo gli attentati (...) non sono scesi in piazza a manifestare contro il terrorismo? Perchè nelle moschee spesso si predica l' odio contro l' Occidente? 

 
 
 
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