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E’ tempo di scegliere davvero quale società e quale futuro vogliamo.
In questi giorni è in atto una grave opera di mistificazione riguardo le energie rinnovabili. Si vorrebbe far credere che il sostegno allo sviluppo dell’energia pulita ricada per la gran parte sui cittadini, attraverso una percentuale inclusa nella bolletta dell’energia elettrica.
In realtà dal 1992 la quota in bolletta a cui si fa riferimento è relativa a “incentivi alle fonti rinnovabili e assimilate” e fino ad oggi ha finanziato per gran parte proprio le seconde, ovvero risorse di origine fossile.
Ad esempio la relazione dell’AEEG per l’anno 2009, attesta che dei 4.204,2 milioni di euro devoluti agli incentivi CIP6, circa 1.902 milioni sono stati pagati dai contribuenti con la componente A3 della bolletta, e specifica che 2.926,1 milioni sono andati alle fonti assimilate e solo 1.268,1 alle fonti rinnovabili.
Un’equiparazione indebita, quella tra rinnovabili e assimilate, per cui la Commissione Europea ha avviato almeno due procedure di infrazione. Solo ultimamente la proporzione destinata alle rinnovabili sta crescendo, ma è paradossale che si crei allarmismo quando da quasi vent’anni, pensando di sostenere lo sviluppo green, abbiamo sostenuto in realtà l’energia tradizionale e inquinante.
La stessa X Commissione della Camera dei Deputati nel 2003 ha fatto notare che, dei circa 30 miliardi di euro pagati dal 1991 al 2003 dai consumatori italiani attraverso le bollette elettriche, circa il 92% era stato destinato ad impianti inquinanti mentre solo l’8% era andato a sostegno degli impianti che utilizzano fonti pulite.
Inoltre, l’impiego delle energie rinnovabili genera benefici che un discorso serio sullo sviluppo di un Paese dovrebbe tenere ben presenti. Ovvero crescita economica e occupazione, salute pubblica e ambiente.
Al contrario, continuiamo a pagare il sostegno ai combustibili fossili in termini di salute, mancato rispetto dei parametri vincolanti del protocollo di Kyoto e della direttiva “202020” della Commissione Europea (se entro il 2012 l’Italia non raggiungerà una riduzione del 6.5% delle emissioni di CO2 del 1990 rischierà pesantissime sanzioni), e dipendenza energetica da Paesi interessati da forte instabilità.
Già. Dipendenza energetica. Perché il sospetto è che a far paura sia quella ‘democrazia energetica’ che lo sviluppo delle energie rinnovabili porta con sé: tutti, utilizzando il sole, il vento o il calore della terra, stiamo diventando allo stesso tempo produttori, venditori e consumatori di energia.
E ancora, il sospetto è che si voglia far apparire il nucleare come la soluzione ai problemi energetici del nostro Paese: ci si dimentica che sempre in bolletta continuiamo a pagare oneri per lo smantellamento dei siti nucleari dismessi. E si fa finta di non capire che le rinnovabili stanno già oggi risolvendo i problemi energetici dell’Italia, mentre il nucleare avrà effetti tra più di 15 anni oltre a costituire una soluzione ormai superata e senza garanzie di rispetto dell’ambiente.
Nel nostro Paese, in soli due anni, tra eolico e fotovoltaico sono stati installati circa 5 GW di energia elettrica da fonte rinnovabile, pari alla potenza di due centrali nucleari di media taglia. Ma già oggi, e senza scorie radioattive.
E allora è tempo di aprire gli occhi, di smascherare chi strumentalizza l’energia pulita per conservare gli equilibri e gli interessi economici internazionali fortemente legati al petrolio e allo sviluppo del nucleare, quando in realtà già oggi siamo tutti in grado di produrci energia da soli. E’ tempo di scegliere davvero quale società e quale futuro vogliamo.
Enrico Cappanera, amministratore delegato Energy Resources SpA
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