Creato da contramunnezza il 30/01/2008

CONTRAMUNNEZZA

Comitato di liberi cittadini

 

 

SOS rinnovabili

Post n°171 pubblicato il 07 Aprile 2011 da contramunnezza

All'attenzione di tutti coloro che credono che un futuro energetico sostenibile debba avere le fonti rinnovabili al centro della politica energetica nazionale.
 
Vi segnaliamo un appello promosso da SOSRinnovabili ( http://www.sosrinnovabili.it/chi-siamo.htm ) col quale viene avanzata al governo italiano la richesta di "sospendere per un anno l’entrata in vigore di tutti gli effetti limitativi della promozione delle fonti rinnovabili contenuti nel decreto n.28  del 3 marzo 2011  pubblicato il 28 Marzo 2011 sulla Gazzetta Ufficiale".
 
Le associazioni di categoria si sono sensibilizzate grazie alla campagna di SOSRinnovabili e stanno cercando un fronte comune. 
Oggi si terranno le assemblee dei soci di GIFI e Asso Solare. APER, AEF e ISES hanno già trovato una posizione congiunta.
 
Chi fosse interessato a leggere l'appello ed eventualmente a sottoscriverlo può farlo all'indirizzo:

http://www.sosrinnovabili.it/appello.htm

 
 
 

Da questa parte del mare

Post n°170 pubblicato il 06 Aprile 2011 da contramunnezza

Da questa parte del mare

 
 
 

Sul Piano Regionale Rifiuti

Post n°169 pubblicato il 06 Aprile 2011 da contramunnezza

27/03/2011 - Comunicato stampa del Coordinamento Regionale rifiuti della Campania

 

La Campania brucia, dopo i roghi abusivi ecco il Piano Regionale Rifiuti


“Un minimo di 8.000.000 di mc” di discariche (quasi 12 volte la grandezza di quella di Chiaiano) nei prossimi 10 anni, tre inceneritori (di cui uno, quello di Acerra, già esistente) e un gassificatore e appena il 18% di materia riciclata. Questo il contenuto della bozza del Piano Rifiuti Urbani che la Regione Campania ha inviato alla Commissione Europea per convincere Bruxelles a svincolare i fondi europei bloccati dalla procedura di infrazione comunitaria ed evitare l’applicazione delle multe. 


Nessuno stop alle discariche nel 2014 quindi, come avevano titolato alcuni quotidiani locali all’indomani dell’invio della terza bozza di Piano. La dimostrazione, come da tempo sosteniamo in qualità di Coordinamento Regionale rifiuti Campania, che l’incenerimento dei rifiuti non elimina affatto l'uso di discariche. Anzi, mentre oggi il 90% dei rifiuti inviati a discarica è di tipo non pericoloso (anche se non stabilizzati, causa il mancato funzionamento degli impianti STIR), se si realizzasse lo scellerato piano del Prof. Arena, a regime, oltre il 60% dei rifiuti conferiti in discarica sarebbe pericoloso.  

Non si comprende dunque in che modo si pensi di convincere l’Europa della bontà del Piano se si prevede, in evidente contrasto con le priorità europee (che, lo ricordiamo, privilegiano la riduzione, il riuso e il riciclaggio a scapito della combustione e dello smaltimento in discarica), di destinare ad incenerimento oltre la metà delle 2.723.338 tonnellate di rifiuti prodotti in Campania ogni anno. Un gigantesco falò da 1.390.000 tonnellate annue (questa la capacità prevista degli impianti di incenerimento) a fronte del quale non c’è nessuna previsione di riduzione dei rifiuti e il riciclaggio finisce per diventare un ipotesi del tutto marginale, tanto più che si assume di dismettere gli impianti di ex CDR, costati ben 270 milioni di Euro (e che potrebbero utilmente essere trasformati in impianti per il recupero di materia), e di inviare ad incenerimento non solo il rifiuto indifferenziato ma anche gli scarti della differenziata.

Discorso simile per la frazione organica che, invece di essere compostata, verrà trattata quasi esclusivamente in impianti di tipo anaerobico il cui materiale solido in uscita sarà destinato in gran parte, secondo le ipotesi di piano, o a riempire le migliaia di cave abbandonate della regione o a consentire l’incenerimento degli 8 milioni di ecoballe stoccate su territorio in un ennesimo impianto di incenerimento (da altre 500.000 tonnellate annue) da realizzare nella già devastata zona di Giugliano.  

Un piano costruito attorno all’incenerimento dal quale a guadagnarci saranno i soliti pochi che sfrutteranno gli incentivi sulla produzione di energia dai rifiuti e a perderci ancora una volta saranno i cittadini campani e la loro salute. Un piano che non tiene in nessun conto le esigenze di sviluppo ecocompatibile del territorio e la necessità di evitare un ulteriore carico ambientale in zone già compromesse sotto questo profilo. Un piano in cui i vincoli per la definizione delle aree idonee ad ospitare gli impianti contraddicono le stesse ipotesi localizzative previste. Tutto ciò mentre si definisce la dotazione impiantistica in funzione di una livello di raccolta differenziata del 50% (in luogo del 65% obbligatorio per legge già dal 2012) e si sostiene voler “dotare la Regione Campania di impianti moderni, ma al contempo sicuri efficienti e affidabili” ma si sceglie di costruire due impianti di incenerimento a griglia mobile la cui tecnologia risale agli anni ’70 e che hanno il loro paradigma nell’inaffidabile inceneritore di Acerra, che utilizza la medesima tecnologia


Un piano pessimo che non aiuterà la Campania a tornare alla normalità, non ci eviterà nuove crisi e nuove proteste, e di certo non convincerà l’Europa a sbloccare i finanziamenti.


http://www.rifiuticampania.org - contatti@rifiuticampania.org 

Coordinamento Regionale rifiuti della Campania (CO.RE.Ri)

 
 
 

Compostaggio Domestico

Lodi per l'iniziativa ambientale promossa dall'Amministrazione Comunale di Sant'Arpino.

Uno dei punti, importanti, della petizione proposta dal Comitato Contramunnezza diventa realtà, non possiamo non essere soddisfatti per il lieto evento...i modelli delle domande per l'assegnazione delle compostiere potranno essere ritirate presso l'ufficio Ecologia nei giorni e nelle ore di apertura al pubblico, oppure visitate il sito del comune di Sant'Arpino, oppure ancora per essere più rapidi cliccate sul link di seguito:

cliccabando_assegnazione_compostiere


PARTECIPATE PARTECIPATE PARTECIPATE

LIBERTA' E' PARTECIPAZIONE

 

compostaggio domestico

 
 
 

La preghiera

Post n°166 pubblicato il 20 Marzo 2011 da contramunnezza

"Loro non sanno quello che fanno"

La 'preghiera' di A.Celentano

 
 
 

La trappola radioattiva

Post n°165 pubblicato il 18 Marzo 2011 da contramunnezza

Adriano Celentano al 'Corriere della sera',16 marzo 2011

"La natura, come vedete, si è incazzata"

Caro Direttore,

settantamila case distrutte, un milione di sfollati e cinquemila dispersi in quel florido Giappone che nel giro di 6 minuti è improvvisamente precipitato nel buio più scuro. Ma soprattutto migliaia di radiazioni sulla testa dei giapponesi. Ora io non vorrei neanche parlare del clamoroso fuori-tempo (non solo musicale) esternato da Chicco Testa, ospite della bravissima Lilli Gruber dalla voce affascinante. Non vorrei ma come si fa, poi la gente pensa davvero che lui parli per il bene dei cittadini. «Gli impianti nucleari hanno dimostrato di tenere botta». Ha detto il nostro Chicco ormai appassito per mancanza di clorofilla e quindi non più in grado di catturare quell'ENERGIA SOLARE di cui un tempo si nutriva.

 «Chi trae spunto dalla tragedia del Giappone per dare vita a una polemica politica è uno sciacallo». Ha sentenziato. Dopo neanche un'ora esplode la centrale nucleare di Fukushima. Un tempismo davvero sorprendente quello del Chicco. Ma la cosa più incredibile che più di tutti impressiona, è lo stato di ipnosi in cui versano gli italiani di fronte ai fatti sconcertanti di una politica che non è più neanche politica. Ma piuttosto un qualcosa di maleodorante e che di proposito vorrebbe trastullarci in uno stato confusionale. Dove sempre di meno si potrà distinguere il bene dal male, le cose giuste da quelle ingiuste. Sparisce quindi quel campanello d'allarme che ci mette in guardia quando c'è qualcosa che non quadra nei comportamenti di un individuo. Un qualcosa che detto in una parola si chiama SOSPETTO. E di sospetti sul nostro presidente del Consiglio, tanto per fare un esempio, ce ne sono abbastanza.


E così nel bel mezzo di una tragedia come quella che sta vivendo il Giappone, dove fuoco e acqua stanno distruggendo tante vite umane, senza contare l'aspetto più insidioso dovuto alle radiazioni liberatesi nell'aria, il nostro presidente del Consiglio non demorde. Ha subito fatto annunciare dai suoi «CicchittiPrestigiacomini» e dai piccoli insidiosi Sacconi, che il progetto sul nucleare in Italia andrà avanti. L'orientamento popolare contro le centrali nucleari decretato dal referendum fatto 24 anni fa, fu chiarissimo. Ma per Berlusconi non basta: «Chi se ne frega della SOVRANITÀ POPOLARE!». L'unica sovranità che conta per lui è il Potere di guidare gli uomini in una sola direzione come se fossero degli automi.


Tra i vari tg, talk show e quello che si legge sui giornali, ho seguito con un certo interesse il cammino politico del terzo polo. Si spera sempre di intravedere quel «CHE» di trasparenza mai assaporata che per ora, a quanto pare, possiedono in pochi. Uno di questi è Antonio Di Pietro. Ma il governo cerca di ostacolarlo. Le ottocentomila firme raccolte da Di Pietro contro le centrali atomiche e il legittimo impedimento, saranno oggetto di un referendum che «si farà», ha detto il ministro Maroni allievo di Berlusconi. Ma a giugno. Quando la gente va al mare.
E questo naturalmente vale anche per il milione e quattrocentomila firme raccolte dal Forum italiano Movimenti per l'acqua, di cui nessuno parla tranne il loro sito che gentilmente vi indico - www.acquabenecomune.org - per i due quesiti referendari contro la privatizzazione di questo prezioso bene comune.


Una trappola radioattiva quindi per chi non vuole essere schiacciato dalla bevanda nucleare. Ora il mio potrebbe sembrare un appello, ma non lo è. È una preghiera. Una preghiera che non è rivolta ai politici. «LORO NON SANNO QUELLO CHE FANNO». Per cui mi rivolgo a tutti quelli che invece li votano i politici. Di destra, di sinistra, «STUDENTI», leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene, non disertate il referendum. Questa volta sarebbe un suicidio. Dobbiamo andare a votare anche se il governo spostasse la data del referendum al giorno di Natale. Non sia mai che prendiate sotto gamba questi referendum: saremmo spacciati.


La natura, come vedete, si è incazzata. Gli esperimenti nucleari nel Pacifico, le trivellazioni nei fondali del Golfo del Messico, milioni di ettari di bosco incendiati per favorire la cementificazione abusiva, i tagli alla cultura ridotta ormai in pezzi. Tutte cose, per cui la NATURA «sta perdendo la pazienza». Come vi dicevo ho seguito con un certo interesse il cammino politico del terzo polo. E Casini che fino a prima della tragedia di questi giorni ha sempre parlato in modo equilibrato, subito dopo il terremoto, intanto che le radiazioni cominciavano a liberarsi nell'aria e trecentomila persone venivano evacuate dalle loro case, ci ha tenuto a ribadire, con una certa fierezza, il suo parere favorevole al nucleare, facendo quasi un rimprovero al governo per non aver ancor iniziato i lavori.

Caro Casini, che tu fossi un nuclearista convinto lo sapevamo tutti e io rispetto la tua opinione, anche se è orribile. Ma dirlo proprio in questo momento, non pensi che tu abbia dato una sberla sui denti al tuo elettorato? Tralasciando il piccolo particolare che l'Italia è uno dei Paesi a maggior rischio sismico, come tu sai, le radiazioni sono pericolose non soltanto perché si muore, ma per il modo di come si muore. Una sofferenza di una atrocità inimmaginabile. E poi non si è mai in pochi a morire. Specialmente quando la catastrofe raggiunge dimensioni come quella che sta vivendo la povera gente in Giappone. E non venirmi a dire che le centrali nucleari di terza generazione sono più sicure della seconda, e che ancora più sicure della terza saranno quelle di quarta, disponibili per altro nel lontano 2030. La verità è che tu e Berlusconi siete degli IPOCRITI MARCI. Lo sapete benissimo che per quanto sicure possono essere le centrali atomiche, anche di decima o di undicesima generazione, il vero pericolo sono soprattutto le SCORIE RADIOATTIVE, che nessuno sa come distruggere e che già più di mezzo mondo ne è impestato.


SCORIE collocate in contenitori sui piazzali delle centrali, a cui, tra l'altro, si aggiungono elevatissimi costi economici, sociali e politici richiesti dalla necessità di sorvegliare questo micidiale pericolo per un tempo praticamente INFINITO. Lo sapete benissimo e ciò nonostante continuate a INGANNARE i popoli promettendo loro quel falso benessere che serve solo a gonfiarvi di Potere e ad arricchire le vostre tasche. Mi dispiace ma non c'è niente da imparare dal terzo polo, come non c'è niente da imparare da tutta la classe politica. L'unica buona notizia che galleggia in questo mare di annegati e che mi ha sorprendentemente colpito, è ciò che di veramente buono sta facendo il sindaco Matteo Renzi nella sua Firenze. Finalmente uno che ha intuito cosa c'è nel cuore della gente. E che ha il coraggio di dire no alla cementificazione facile con la quale, secondo i malvagi, si costruirebbe per il bene dei cittadini. Bravo Matteo! Forse tu hai capito tutto e magari ancora non ti rendi conto di quanto sia importante ciò che hai capito.

 
 
 

Sveglia!

Post n°164 pubblicato il 16 Marzo 2011 da contramunnezza

 
 
 

'Democrazia energetica'

 E’ tempo di scegliere davvero quale società e quale futuro vogliamo.

In questi giorni è in atto una grave opera di mistificazione riguardo le energie rinnovabili. Si vorrebbe far credere che il sostegno allo sviluppo dell’energia pulita ricada per la gran parte sui cittadini, attraverso una percentuale inclusa nella bolletta dell’energia elettrica.

In realtà dal 1992 la quota in bolletta a cui si fa riferimento è relativa a incentivi alle fonti rinnovabili e assimilatee fino ad oggi ha finanziato per gran parte proprio le seconde, ovvero risorse di origine fossile.

Ad esempio la relazione dell’AEEG per l’anno 2009, attesta che dei 4.204,2 milioni di euro devoluti agli incentivi CIP6, circa 1.902 milioni sono stati pagati dai contribuenti con la componente A3 della bolletta, e specifica che 2.926,1 milioni sono andati alle fonti assimilate e solo 1.268,1 alle fonti rinnovabili.

Un’equiparazione indebita, quella tra rinnovabili e assimilate, per cui la Commissione Europea ha avviato almeno due procedure di infrazione. Solo ultimamente la proporzione destinata alle rinnovabili sta crescendo, ma è paradossale che si crei allarmismo quando da quasi vent’anni, pensando di sostenere lo sviluppo green, abbiamo sostenuto in realtà l’energia tradizionale e inquinante.

La stessa X Commissione della Camera dei Deputati nel 2003 ha fatto notare che, dei circa 30 miliardi di euro pagati dal 1991 al 2003 dai consumatori italiani attraverso le bollette elettriche, circa il 92% era stato destinato ad impianti inquinanti mentre solo l’8% era andato a sostegno degli impianti che utilizzano fonti pulite.

Inoltre, l’impiego delle energie rinnovabili genera benefici che un discorso serio sullo sviluppo di un Paese dovrebbe tenere ben presenti. Ovvero crescita economica e occupazione, salute pubblica e ambiente.

Al contrario, continuiamo a pagare il sostegno ai combustibili fossili in termini di salute, mancato rispetto dei parametri vincolanti del protocollo di Kyoto e della direttiva “202020” della Commissione Europea (se entro il 2012 l’Italia non raggiungerà una riduzione del 6.5% delle emissioni di CO2 del 1990 rischierà pesantissime sanzioni), e dipendenza energetica da Paesi interessati da forte instabilità.

Già. Dipendenza energetica. Perché il sospetto è che a far paura sia quella ‘democrazia energetica che lo sviluppo delle energie rinnovabili porta con sé: tutti, utilizzando il sole, il vento o il calore della terra, stiamo diventando allo stesso tempo produttori, venditori e consumatori di energia.

E ancora, il sospetto è che si voglia far apparire il nucleare come la soluzione ai problemi energetici del nostro Paese: ci si dimentica che sempre in bolletta continuiamo a pagare oneri per lo smantellamento dei siti nucleari dismessi. E si fa finta di non capire che le rinnovabili stanno già oggi risolvendo i problemi energetici dell’Italia, mentre il nucleare avrà effetti tra più di 15 anni oltre a costituire una soluzione ormai superata e senza garanzie di rispetto dell’ambiente.

Nel nostro Paese, in soli due anni, tra eolico e fotovoltaico sono stati installati circa 5 GW di energia elettrica da fonte rinnovabile, pari alla potenza di due centrali nucleari di media taglia. Ma già oggi, e senza scorie radioattive.

E allora è tempo di aprire gli occhi, di smascherare chi strumentalizza l’energia pulita per conservare gli equilibri e gli interessi economici internazionali fortemente legati al petrolio e allo sviluppo del nucleare, quando in realtà già oggi siamo tutti in grado di produrci energia da soli. E’ tempo di scegliere davvero quale società e quale futuro vogliamo.

Enrico Cappanera, amministratore delegato Energy Resources SpA

 
 
 

Il paese che vorremmo

Post n°161 pubblicato il 27 Febbraio 2011 da contramunnezza
 

 

" Dove vado? Prima, fino a quelli che mi sembrano pochi o infiniti anni fa, nelle belle giornate andavo a spasso per un sentiero di terra battuta che attraversava i campi sotto i quali era stata scoperta e poi ricoperta di terra e di piantine di fragole una antica città, una città con un grande teatro, una città con ville dai pavimenti a mosaico e con elaborate terme, una città fiorente distrutta dai Romani e che aveva dato il nome alla fabula atellana, ma da tempo l’immondizia e i residui delle ditte che costruiscono case hanno ostruito il sentiero..." 

 

 

 

Sant'Arpino / Paesi e città


Dalla mia finestra vedo la casa del vicino. Quando non la guardo, la percepisco lo stesso, e a volte penso che è stata costruita abbattendo un grande ciliegio, un ciliegio immenso che faceva volare petali fin dentro la mia stanza, ma è una cosa che penso sempre più raramente, il tempo cancella tutto, tranne la nuvola bianca dei fiori di ciliegio, ma è solo questione di tempo. Certi giorni, forse perché guardare la casa del vicino non soddisfa particolarmente il mio bisogno di mondo, a volte esco. Non è facile uscire e andare in giro a piedi nelle strade del paese in cui abito. Ho spesso l’impressione che anche per spostarsi di pochi metri chiunque adoperi l’automobile, e sono costretto ad acuire i sensi difensivi per sopravvivere a queste automobili-pròtesi, motorini-pròtesi, camioncini-pròtesi, e anche alle incongrue biciclette, sulle quali smarriti residui di altri tempi, vecchi, vecchie, cingalesi, albanesi, ucraine, africani, tracotanti e ingenui o poveri, rischiano la vita non rendendosi conto che qui non è tempo di biciclette. Dove vado? Prima, fino a quelli che mi sembrano pochi o infiniti anni fa, nelle belle giornate andavo a spasso per un sentiero di terra battuta che attraversava i campi sotto i quali era stata scoperta e poi ricoperta di terra e di piantine di fragole una antica città, una città con un grande teatro, una città con ville dai pavimenti a mosaico e con elaborate terme, una città fiorente distrutta dai Romani e che aveva dato il nome alla fabula atellana, ma da tempo l’immondizia e i residui delle ditte che costruiscono case hanno ostruito il sentiero, e ora esco quasi solo per commissioni: il pane, le medicine, la frutta. Il concetto stesso di andare a spasso, di girovagare, è reso impossibile dal sovraffollamento che invade le vie di un paese che comunica strettamente con altri paesi, in una sorta di luogo senza testa e senza centro. Il paese non più tale si trova 15 chilometri a nord di Napoli e 15 chilometri a sud di Caserta, e cresce, cresce, cresce di mese in mese, di giorno in giorno, di ora in ora. Questo luogo non può essere nominato, perché un nome non ce l’ha più, è un luogo dove crescono le case, le auto, i figli, gli ipermercati, le case, le cose, le voci, i clacson. A volte, mentre in un bar stracolmo di macchinette mangiasoldi e con la televisione sempre accesa a volume altissimo bevo il caffé e discuto della caccia nella palude di Vittore Carpaccio o di John Zorn con alcuni amici, uno di noi guarda fuori o sprofonda in se stesso e dice, improvvisamente: Ma quella casa a tre piani vicino alla rotonda, quando l’hanno fatta? Nessuno lo sa, perché non riusciamo a registrare con i sensi ormai slabbrati tutte le costruzioni che sbucano rapidissime, e spesso restano vuote, come le nicchie nelle ali di fresca costruzione dei cimiteri. In certi giorni d’inverno qui c’è il sole, e un cielo azzurro che sembra essere stato visto dai pittori dei secoli passati, un cielo impossibilmente azzurro, o meglio che definiamo azzurro o blu in attesa di una descrizione più precisa, perché in realtà non esiste una parola esatta per definirlo. Quel blu trasparente, fermo, netto, che però sembra muoversi e vibrare morbido, non trasforma le cose: le illumina soltanto. E non è un bene: perché in quella luce chiara, non accecante, vedi tutto, e quello che vedi non è sempre sopportabile, nonostante la buona volontà e la pietà autodifensiva delle terminazioni nervose dell’essere umano, che tendono a smussare la bruttezza percepita dagli occhi e a trasmettere al cervello impulsi di ordine e di senso anche dove qualcosa che non ha nome aggredisce ogni senso. A volte andiamo in due o in tre a guardare i pioppi, ai quali si appoggiano le viti a spalliera, alte fino a sei metri da terra: le guardiamo ormai senza turbamento, sopravvissute in mezzo alle case solo perché il proprietario di quel terreno non ha ancora venduto il terreno a chi le abbatterà per farci case, magazzini, negozi, partite iva, fabbrichette al nero, garage, pizzerie, inquilini, soldi. Non siamo turbati dalla loro sparizione prossima proprio perché sono le ultime, e ne abbiamo viste già troppe svanire: gli esseri umani per sopravvivere devono abituarsi. E lo stesso accade per i noci, i grandi noci che a volte incontriamo e guardiamo come se fossero fantasmi, cose fisse solo in apparenza, presenze che consideriamo già assenti, divelte tra poco da scavatrici che scavano buche per cemento e pilastri. In verità io e i miei amici non riusciamo ad abituarci, e una mia amica a tratti è afferrata da pianto e rabbia per i noci svaniti, ma ora almeno, a questo punto, esercitati a guardare la sparizione, quando torniamo dall’aver contemplato le ultime scarne viti arrampicate sui pioppi o qualche noce impolverato, ora almeno riusciamo a mangiare senza troppa tristezza, a nutrirci e a dimenticare, almeno nello strato cosciente e razionale della mente. Il disastro ci sembra accaduto già, e questo è quasi consolante, non fosse che il disastro continua a crescere: anch’esso sembra seguire la legge del contemporaneo, la legge dell’Innomable che dice che qualcosa sta finendo, è finito, non finisce, finisce, sta finendo, non finisce eccetera. Qui quasi ogni giorno, al mattino, di pomeriggio, verso sera, qualcuno lancia botti, fa esplodere fuochi d’artificio. Festeggiano compleanni, battesimi, santi patroni, uscite dal carcere, santi, fidanzamenti, madonne, promesse di matrimonio, onomastici, anniversari, matrimoni, vittorie di una squadra, o per nessun motivo che non sia il terrore del silenzio. A volte devo confessare che i cumuli di rifiuti e rottami che svettano leggeri o si espandono paludosi mi appaiono quasi belli, malvagiamente belli, superbamente belli, e penso che l’etica e l’estetica non sono per forza in comunicazione, e che l’ebbrezza dello sguardo artistico è sempre in combutta con la distruzione: ma non so con certezza se queste considerazioni sono il frutto della mia cultura, di una personale ossessione o sono figlie del luogo in cui vivo. Quando esco la domenica mattina per prendere un caffè, in auto anch’io, percorro una strada che è intasata di automobili, e sto in fila. Guida un mio amico, e parliamo, per dire, del fatto che a cominciare dalla Pop Art comincia la decadenza irreversibile dell’arte contemporanea, o parliamo del fatto che la strada di asfalto rotto su cui siamo incolonnati passa sui resti di ville con pavimenti a mosaico e terme elaborate. Ma più spesso parliamo di quel che vediamo. Non vorremmo parlarne, e spesso tronchiamo con gesti il discorso, ma dopo aver pensato di andarcene via, e ricordato il tempo in cui il paese era ancora un paese con la lentezza del gelataio che nei pomeriggi deserti e assolati fischiava chiamando a raccolta i bambini intorno a un sorbetto al limone, non riusciamo a non parlare di quel che vediamo. Non vediamo molto, perché incolonnati nel traffico vediamo solo il parabrezza, lo schermo attraverso il quale entra quello che sembra il mondo. Vedo soprattutto cose, qui: negozi per cani, banche con gente che preleva dal bancomat, negozi di alimentari, case fatiscenti, bancarelle di scarpe, case abusive, gente che arrostisce carciofi per strada, auto sfasciate, suv lucenti, strade spaccate da buche enormi, negozi di elettronica stracolmi di offerte e saldi, paraboliche su tuguri, apparecchi per l’aria condizionata ovunque, zanzare enormi a febbraio, e uno strano sentore di acqua decomposta che all’alba arriva con la rugiada e entra dalle finestre che in genere all’alba, almeno nell’immaginazione, si aprono per far entrare il profumo del mattino. Anche gli esseri viventi comincio a vederli come cose. Resisto, resisto molto a questa sensazione, perché mi provoca un senso di vuoto, di vertigine. Ma gesti, urla, toni, voci, auto, corpi, sguardi, bambini, discussioni, donne, case, cibi, ogni cosa che emana dagli abitanti di questo luogo mi riporta alle cose, alle deiezioni che ingombrano le strade, alle viti abbattute dalle ruspe, alle gru che pendono come patiboli su qualsiasi strada o stradina. Poi, di notte, sento lo stridere dei gabbiani. O così mi sembra. So che non sto sognando. Sono gli animali smarriti che vivono da qualche anno a pochi chilometri da qui, in zone fatte di pozzanghere e rifiuti, che nidificano sotto i cavalcavia di strade che dovrebbero portare via di qui ma portano in luoghi che sono la ripetizione sbiadita di questo luogo o lo diventeranno tra poco. Insomma, questo è quello che vedo nel paese dove abito, detto nel modo più semplice o forse più sbrigativo che conosco. Avrei voluto dirlo come in un tema di Robert Walser, ma non sempre si fa quel che si vuole.

fonte:www.doppiozero.com

 
 
 

Rete, Thank You!

Post n°160 pubblicato il 26 Febbraio 2011 da contramunnezza

Il silenzio, sempre, è assordante, quando nasconde la verità.

 
 
 

Pubblicità ingannevole

Post n°159 pubblicato il 25 Febbraio 2011 da contramunnezza

Lo spot promosso dal Forum energia nucleare presieduto da Chicco Testa è stato bocciato e ritenuto ingannevole dal Giurì dell’Autodisciplina Pubblicitaria

Il contro-spot di Greenpeace

 
 
 

'A Terra mia

Post n°158 pubblicato il 24 Febbraio 2011 da contramunnezza

"...'A Terra mia nun è sultanto chella 'e chi t'arrobb 'e spalle!"

 

 
 
 

Consiglio Comunale dei Ragazzi

Il giorno 21 Febbraio 2011 nell'Aula consiliare di Via Mormile a Sant'Arpino si è insediato il nuovo Consiglio Comunale dei Ragazzi.

Ottimo strumento di partecipazione attiva e democratica per i ragazzi.

C.C.R. la giunta

Tante le proposte dei giovani "amministratori"

C.C.R. Sindaco

quella dell'Assessore all'Ambiente : Abbiamo attuato un piano di raccolta differenziata all'interno dell'Istituto.

C.C.R. manifesto per l'Ambiente

Uno dei tanti manifesti presenti al Consiglio Comunale...beh per essere dei ragazzi hanno le idee fin troppo chiare!

Auguri da parte del Comitato Contramunnezza al nuovo Consiglio Comunale dei Ragazzi...FORZA!!!

 
 
 

E noi? NO COMMENT!

Post n°156 pubblicato il 16 Febbraio 2011 da contramunnezza

LE TECNICHE ALTERNATIVE ALL’INCENERIMENTO PER I RESIDUI DEI RIFIUTI URBANI ESISTONO!!!

Nel febbraio del 2003 Greenpeace pubblica il rapporto "Gestione dei rifiuti a freddo"

Questo rapporto, dimostrava attraverso una aggiornata e dettagliata descrizione tecnica che a completamento di sistemi di riduzione all’origine e di capillare raccolta differenziata si può operare un impianto di trattamento degli scarti residui (TMB - Trattamento Meccanico Biologico) in grado di recuperare circa il 70% dei materiali in ingresso. Questo nel 2003.
Nel 2008, il Centro Riciclo di Vedelago in Italia, arriva a recuperare il 95% dei rifiuti in ingresso.

In altre parole, con sistemi di intercettazione tecnologici ampiamente disponibili sul mercato si possono recuperare i metalli, la carta, il vetro, le plastiche consentendo un trattamento anaerobicoaerobico della frazione organica. Quest’ultima, prima di essere stabilizzata, produce biogas sottoposto a recupero energetico per alimentare l’impianto stesso e per la produzione di calore e di energia elettrica a terzi.

TUTTO questo accadeva nel 2003 e nel 2004 a Sidney in Australia inizia il primo progetto TMB per raggiungere RIFIUTI ZERO entro il 2020 con la WSN ora SITA…..e noi….. NO COMMENT!!!

La SITA gestisce piu’ impianti per il trattamento a freddo dei rifiuti urbani di cui 4 sono visitabili dal pubblico, in una logica di massima trasparenza, non certo 'siti militari'....

 

http://noinceneritoresalerno.files.wordpress.com/2011/02/tmb.pdf

 

 
 
 

La socità civile!

Post n°155 pubblicato il 10 Febbraio 2011 da contramunnezza
 

LA COSTRUZIONE DEL BENE COMUNE RIGUARDA TUTTI, NESSUNO PUO' RESTARE A GUARDARE, MOBILITIAMOCI!

L'associazione "CamUrrà", in collaborazione con il gruppo creativo culturale "Comunità che viene"
e le seguenti associazioni e comitati:

associazione "Vera Mente"
associazione "La Tenda"
circolo "Legambiente Casapesenna"
"WWF Agro Aversano-napoli nord e Litorale Domizio"
"Accademia Palasciania" di Capua
"Comunità provvisoria"
"Paranza del Criscito" di Marigliano
"CNA" (Confederazione Nazionale Artigiani) di Caserta
circolo "Geofilos Legambiente" Succivo
L'associazione "Per La Sinistra Matese"
Associazione "Italianostra" Caserta
"Meetup Amici di Beppe Grillo Caserta"
"Comitati Due Sicilie"
"Federconsumatori Campania"
Associazione Onlus Siti Reali
"Comitato Contramunnezza" di Sant'Arpino
"Sinistra ecologia e Libertà" federazione provinciale di Caserta

(adesioni in fase di aggiornamento)

dicono NO alla svendita del Real Sito di Carditello, meglio conosciuto come "Reggia di Carditello".


Dopo le scioccanti notizie apprese dai giornali in merito alla messa all'asta del sito voluto da Carlo di Borbone e realizzato dall'architetto Francesco Collecini nella seconda metà del 700, invitiamo la società civile tutta a manifestare il proprio sdegno per l'ennesimo atto teso a svalutare i beni artistici ed architettonici sul già martoriato territorio di Terra di Lavoro. La società civile tutta è invitata a prendere parte, a partire dalle ore 15.00 del giorno 12 febbraio 2011, al sit-in all'ingresso dell'entrata alla Reggia di Carditello, sita nelle campagne della città di San Tammaro.

 
 
 

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