Il plot di «...C'e qualche cosa in te...» - lo spettacolo che Enrico Montesano presenta all'Augusteo nella triplice veste di autore, regista e protagonista - è un pretesto che più dichiarato non potrebbe risultare. Si basa, infatti, sull'incontro fra Nando, il custode del deposito dei costumi di un teatro che sta per essere trasformato in un centro commerciale, e Delia, una ragazza «impunita» che, ovviamente, non sa chi fosse la sua omonima (in arte) che portava (sempre in arte) il cognome Scala.
Insomma, si tratta, come recita il sottotitolo, di «un omaggio alla commedia musicale italiana», e in particolare a quella che - in una stagione felice e irripetibile - venne firmata dai mitici Garinei e Giovannini. Ed ecco, dunque, che ci vengono riproposte le canzoni celeberrime (da «Gente matta» a «Che cos'ha un americano?», da «Simpatica» a «Soldi, soldi, soldi», da «Quant'è buono il bacio con le pere» a «Non so dir... ti voglio bene!», da «Donna» a «Roma nun fa' la stupida stasera») lanciate da altrettanto celebri spettacoli come «Ciao Rudy», «Bravo», «Buonanotte Bettina», «Un mandarino per Teo», «Giove in doppiopetto», «Un paio d'ali», «Un trapezio per Lisistrata» e, s'intende, «Rugantino».
Fra una canzone e l'altra, i balletti ideati dal coreografo Manolo Casalino e, soprattutto, le performance mimetiche e i monologhi comici del mattatore, che fa le voci di Renato Rascel e Carlo Dapporto, evoca ancora una volta il suo «Torquato il pensionato» e lancia blande frecciate al governo, definito Alfano-Letta per innescare la battuta del «governo Alfetta».
Ora, siccome Montesano fu lui stesso un interprete fra i maggiori delle inarrivabili commedie musicali della Premiata Ditta Garinei e Giovannini, «...C'è qualche cosa in te...» assume, evidentemente, l'aspetto di un amarcord venato di rimpianto; ma, per giunta, si rivela come una vera e propria autobiografia transgenerazionale: giacché, qui, debuttano in palcoscenico i due figli dell'Enrico nazionale, Michele Enrico nel ruolo dell'avvocato Gerini e Marco Valerio in quello di Tuttofare.
Gli altri comprimari sono Ylenia Oliviero, una Delia simpatica quanto basta, e Goffredo Maria Bruno, un capo operaio nello stesso tempo trucido e sensibile. Ma a tenere insieme il tutto (e a giustificarlo) è, si capisce, il gran mestiere di Enrico Montesano. E da questo punto di vista, assai godibile appare, ad esempio, il monologo sul laboriosissimo e fallimentare tentativo di far l'amore sulla 500 Abarth, con quella monumentale leva del cambio che va a finire esattamente dove non dovrebbe.
Enrico Fiore
(«Il Mattino», 10 novembre 2013)
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