CONTROSCENAIl teatro visto da Enrico Fiore |
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Ecco la seconda parte dell'intervista con Enzo Ciaccio, la cui pubblicazione è iniziata nel post precedente.
«D. Troisi figlio di Viviani?
R. Simile è la capacità di tirar giù di peso argomenti aulici fino al livello dei più emarginati o di chi, come gli zingari, è ritenuto border line. Un esempio è la scena dell’Annunciazione, spostata "nell'umile casa di un pescatore" e in cui si irride alla ripetitività del rito codificato.
D. Oppure?
R. L’esercizio di una religiosità basata sul rapporto individuale, ma anche critico e libero verso Dio, che è proprio della cultura ebraica.
D. Ci spieghi.
R. Nel famoso monologo, il Padreterno viene senza complimenti rimproverato da Troisi per i presunti errori commessi durante la creazione.
D. Quale è stato il merito principale di Troisi?
R. L’aver liberato il teatro napoletano dalla sua eterna palla al piede: il bozzettismo naturalistico, che invece abbiamo purtroppo ritrovato di recente nelle commedie di Eduardo De Filippo proposte in Rai da Massimo Ranieri.
D. Come finì quella serata del 1977 in cui conobbe La Smorfia?
R. Mi offrirono un passaggio in auto fino a Castellammare.
D. Un altro.
R. Già. Troisi, fingendo di non aver capito niente, si divertiva a chiedermi allarmato se le cose che stavo dicendo su di loro fossero da considerarsi buone o cattive. Insomma, se doveva ridere o piangere.
D. E poi?
R. Scrissi un articolo su Paese Sera: fu un importante viatico, di cui i tre mi sono sempre stati riconoscenti.
D. A chi somiglia Troisi?
R. A Eduardo De Filippo nella recitazione, a Viviani nei contenuti. Ma l’ironia corrosiva con cui sapeva prendere in giro perfino se stesso era soltanto sua. E resta inimitabile.
D. Come si comporterebbe, oggi?
R. Una sera, ormai famoso, Massimo mi confidò: devo stare attento, mi offrono un sacco di soldi per convincermi a fare cose che non mi piacciono. Ma io non voglio svendermi.
D. Quindi?
R. Ne sono certo: se fosse rimasto fra noi, non avrebbe mai accettato di recitare cose indegne.
D. Avrebbe scelto il cinema o il teatro?
R. Non avrebbe fatto teatro, visto che oggi è un fenomeno puramente mercantile basato sulla pratica degli scambi di spettacoli per allestire cartelloni e sostenere i budget.
D. In che misura Troisi, da vivo, avrebbe condizionato il nostro stile di vita?
R. Non credo che avrebbe inciso in alcuna misura.
D. Perché?
R. Il Troisi di oggi si chiama Alessandro Siani, frutto dei tempi: è uno che tenta invano di imitare Massimo e riempie gli stadi con battute come "secondo me, secondo te, Secondigliano". Che sono pura idiozia».
Enzo Ciaccio
(2 - continua)
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