Creato da ParoleNelCassetto il 07/12/2004
 

CUORE DI DONNA

Non fermare il cuore di una donna, niente vale di più. Non far piangere una donna, ogni lacrima è un po' di lei stessa che se ne va. Non farla aspettare da sola ed impaurita seduta sul confine della pazzia. E se la vuoi amare fallo davvero, con tutto te stesso: stringila e proteggila.

 

 

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Perchè ci si innamora?

Post n°368 pubblicato il 20 Maggio 2008 da ParoleNelCassetto

Mi chiedi: Cosa ti ha fatto cambiare idea su di me? Cosa ti ha fatto innamorare di me?

Non eri il mio tipo. Per mesi me lo sono ripetuta quando ti incontravo e passavo ore a parlare con te fuori dai locali dimenticando la consumazione e gli amici.. Pensavo a cosa avrebbe pensato la gente a cosa avrebbero detto se noi due.. non riuscivo nemmeno a dirlo da quanto mi pareva assurdo. Ma mi stupivo ogni volta di più di quanto mi trovavo bene a parlare con te. Quanto mi capivi, quanto sapevi ascoltare e aver pazienza, dicevi poco ma mai sciocchezze. Ti eri fatto dare il mio numero dalla mia amica ma ti avevo avvisato che non ti avrei risposto. Intanto continuavo a frequentare uomini balordi ma che ritenevo più adatti. Chissà poi che mi credevo. Finché un giorno arriva un tuo messaggio con scritto: Ho capito. Non sei una a cui piacciono gli sms, mi limiterò a pensarti. Per un pò di tempo non ti vidi più. Il tuo interesse per me sembrava svilito e la cosa mi faceva sentire più tranquilla. Ti invitai ad una festa. Cascasse il mondo ci sarò, mi dicesti. Ma quella sera di te, alla mia festa, neanche l’ombra. Bravo, pensai. Hai fatto bene. Se ti avessi rivisto, un giorno, ti avrei stretto la mano. Bella lezione. In quel periodo, a differenza del periodo in cui eri apparso per la prima volta nella mia vita, cominciavo a sentire di nuovo la terra sotto ai piedi, non avevo più quel delirio di onnipotenza che si alternava con momenti di estrema tristezza e sentivo di essere in grado di gestire almeno la mia vita. Avevo smesso di andare a mangiare dai miei genitori, dovevo arrangiarmi da sola a prendermi cura di me. Era una prova che dovevo affrontare. Avevo staccato la spina con la mia famiglia: Dovete capire. Dovete lasciarmi andare. Per quanto male facesse, o cedevo io, di nuovo, correndo il rischio di farmi guidare per sempre da qualcuno, o loro prima o poi si sarebbero rassegnati, forse, a vedermi crescere e non aver più bisogno della loro approvazione. Un mercoledì sera mi fermo al bar, dopo l’aperitivo. Mangio una bruschetta, faccio due parole con i tipi dietro il banco, ormai sono una cliente assidua. C’era gente e confusione, mi giro e ti vedo. L’imbarazzo di salutarsi, il pensiero che tu fossi arrabbiato con me, io offesa per la festa a cui non eri venuto. Tu senza il minimo imbarazzo invece mi invitasti fuori a fumare, come sempre. Come se non fosse successo niente, come se ci fossimo visti ieri.. Spiegandomi che per la festa avevi semplicemente sbagliato giorno.. Ma passò un’altra settimana in cui, dopo quel mercoledì di vicinanza, rimisi tra di noi la giusta distanza. Creando in te il dubbio che forse quello che dicevano in giro era vero: non ti avrei mai guardato, se non fosse stato per qualche birra di troppo. Forse erano le due di notte o giù di lì, faceva un freddo cane e sembravi un po’ triste. Ti guardavo e pensavo: I tuoi occhi ridono sempre, me ne accorgo quando qualcosa non va.  Non ti ho preso in giro, te lo giuro. Ad un certo punto ti avvicini ed io ti dico sottovoce: guarda che mi ricordo tutto di mercoledì. Credo di non aver mai visto un sorriso più bello del tuo. Come tu probabilmente avevi  la tua vita, io avevo la mia, le mie frequentazioni, i miei casini. Ed il fatto che ci incontravamo al bar tutte le sere, dopo cena per un caffè, non era passato inosservato a nessuno. Reggevamo a sorpresa di tutti. Arrivavo io e dopo un po’ arrivavi anche tu che ti arrabbiavi perché io ero sempre in anticipo.. Un giorno la barista mi chiede che intenzioni ho con te. Anzi, se con te ho intenzioni serie. Io che non avevo ancora voluto dare un nome a quel che c’era tra di noi rimango in silenzio. Sorrido. Poi dico: se mi vedi per più di una sera con una persona, significa che con quella persona ci sto bene. Serve altro?  Passano i giorni, quando scopro che ceni da solo, ti invito a mangiare con me. Ti spiego dove abito e diventa un appuntamento fisso. Ceniamo tardi, beviamo il caffè e parliamo fino a mezzanotte passata, tutte le sere, io ad un lato e tu all’altro del tavolo. Non ti avvicini mai troppo. Apprezzo il rispetto che hai per me. Una sera al bar arriva uno che avevo frequentato (e anche scaricato per un sacco di buoni motivi), mi dice: sono venuto a vedere con i miei occhi come ti stai buttando via. So che anche tu non hai vita facile con le tue conoscenze, ma non me ne parli. Io vorrei sapere tutto di te ma tu parli poco.. Solo una volta mi racconti di messaggi un po’ pesanti e me ne fai pure leggere alcuni, visto che arrivano in mia presenza. Rimango inorridita. Dall’ignoranza della zoccolona che li scriveva più che altro.  E decido di non farmi vedere in giro per un po’. Hanno vinto loro. Hanno vinto le malelingue. Hanno vinto le cattiverie. Forse io e te siamo davvero troppo diversi. Io attiro le critiche e non ho mai imparato a difendermi. Freno. Tu capisci che non voglio più vederti e non che ho solo bisogno di tempo. Io il tempo me lo voglio prendere lo stesso nonostante il rischio di perderti per sempre. Mi arriva un messaggio, tu che mi scrivi: " ti stavo pensando, volevo dirtelo, io non ce la faccio, mi mancherai tantissimo". Piango io e mi piange il cuore ma per me è troppo presto per camminare nel mondo a testa alta, senza paura, come la tua compagna. Volevo tempo. Volevo viverla piano. Non volevo dare un nome al nostro sentimento, non ancora. Forse avevo paura, forse pesava ancora troppo l'opinione del resto del mondo sulle mie scelte. Mi siedo sul divano e penso a quella volta che.. avevamo appuntamento alle 20.30 al solito posto abbiamo riso e scherzato con il barista abbiamo parlato delle serate di karaoke, delle feste in programma.. Poi stavamo uscendo per fumare una sigaretta e aprendo la borsetta mi è rimasta in mano la cerniera.. devo aver fatto una faccia.. era la borsetta che mi aveva regalato la mia migliore amica per il compleanno.. ho provato a infilare la cerniera ma non riuscivo.. la stavo mettendo via per risistemarla una volta arrivata a casa quando lui mi ha detto “dai qua, faccio io”.. Io l’ho guardato come un alieno.. "cooooosaaaa? Ma no no la risistemo io a casa dopo.." e lui: "dai qua.. faccio io.. tu sei abituata a fare tutto da sola eh? Smettila di voler fare tutto tu, così piccola.." Aveva capito di me che sono una indipendente, una persona sola che si è abituata a non chiedere niente e ad arrangiarsi che non vuole disturbare che non è abituata ad avere qualcuno che si preoccupi per lei, nemmeno per una cazzata come la cerniera di una borsetta.. Mi ha detto “questi son lavori per me, lascia fare”..  e come ci teneva.. tanto che quando siamo rientrati io sono andata in bagno e quando ne sono uscita era ancora lì che sistemava la cerniera “per fare un bel lavoro” diceva.. avrei voluto togliergli la borsetta dalle mani, ma ero incantata: questa persona ha cuore per me ed io non ne sono abituata.. Ci sono stati uomini che  mi hanno dato l‘agiatezza dei loro soldi, questi mi avrebbero direttamente comprato una borsetta nuova piuttosto che mettersi lì ad aggiustarla,ignorando che era un regalo della mia migliore amica (quindi per me dal valore inestimabile).. l’ultimo, il più infame, aveva fatto lo “sforzo” di darmi un tetto sotto il quale vivere con lui permettendomi di fare la sua donna delle pulizie nonchè la sua Banca-Fineco a fondo perduto.. figurati cosa gli sarebbe importato della mia borsetta.. manco se ne sarebbe accorto. E se mi fossi lamentata al massimo mi avrebbe detto di smetterla di frignare. Ho provato una sensazione stranissima quando lui si è messo ad aggiustare la mia borsetta.. Ho incominciato a pensare che forse quello di cui ho bisogno, quello che mi fa stare bene non è l’ingegnere con le scarpe lucide o il milanese che parla l’italiano corretto né l’imprenditore pieno di soldi con il macchinone il portafoglio a fisarmonica e la giacca doppiopetto.. non è il figo che ha mille donne e riceve sms alle 3 di mattina dalla “fortunata del momento” non è l’uomo fascinoso per il suo passato turbolento, non è il bancario con la camicia bianca o il barista con la catenina d’oro e i capelli lunghi.. Quello di cui ho bisogno, quello che voglio è un uomo che sappia farmi “commuovere il cuore” con un gesto così semplice ma così grande allo stesso tempo.. E non mi importa niente che questo gesto sia venuto da una persona che fino a poco tempo fa avevo ignorato e oggi mi ritrovo a guardare con occhi diversi.. non sarei mai uscita con un ragazzo così, non mi sarei mai permessa di conoscerlo: mi sarei persa una gran cosa, comunque vada, mi sarei persa una persona bellissima.. Presa com’ero a guardare solo l’apparenza dietro la quale spesso si nascondono gli stronzi come…ne avrei tanti di nomi da fare.. Quello di cui ho bisogno, quello che voglio è un uomo che sappia farmi “commuovere il cuore” ...
Squilla il telefono: un nuovo messaggio. E' il tipo che al bar mi aveva detto che mi stavo buttando via che mi dice: indovina con chi sto bevendo? Mi si ferma il respiro. Non può essere. Faccio finta di niente e gli chiedo con chi? Con "lui" mi scrive. Rispondo solo: Salute!
Per trenta secondi perdo il controllo mi incazzo, mi sento esplodere. Che bisogno avevi di stare in un bar a bere insieme a uno che mi conosce la metà di quanto mi conosci tu, che gli devi chiedere, cosa vuoi sapere? Poi penso che non è possibile davvero. Che tu non sei così. Che forse è lui che si è avvicinato a te o che forse, sta mentendo, magari siete solo nello stesso posto.. Mi viene da proteggerti, anche se so che ti sai difendere da solo, ma tu sei buono, tu sei pulito, lui, lui è marcio. Faccio per prendere la macchina e correre in quel fottuto bar pidocchioso. Mi fermo. Non è il caso di fare scenate. Prendo il telefono e ti chiamo.  Esci dal bar, ti dico. E poi ti chiedo: vieni via di lì. Vieni da me. Potevi anche mandarmi a quel paese, ma per fortuna non lo hai fatto. Dopo aver chiuso la comunicazione mi sono resa conto di quanto eri importante. Più di quanto credessi. 
Più tardi, seduti in quel locale mi dici: Non sai che regalo che mi stai facendo. Sciocco, non sono un regalo.. non sarà sempre facile, lo sai? Andiamo a casa, dai.

Quella sera ci siamo presi e non ci siamo lasciati più.

E' passato quasi un anno dal nostro primo incontro. Del perchè le persone si innamorino non conosco la risposta, del come mi sono innamorata di te, ho provato a scrivere..

La tua presenza rinnova ogni giorno la convinzione che ho fatto bene.

 
 
 
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