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« PER TELEGNO DI SANDALO »

Post N° 22

Post n°22 pubblicato il 26 Gennaio 2006 da mojofuel

Oggi e' uno di quei giorni in cui tento con tutte le forze di buttare giu' un pensiero compiuto. Senza risultati.

Odio queste situazioni. Le odio perche' non riesco a dare forma al casino che ho in testa. Perche' se mi metto a scrivere adesso, scoperchio un vaso di Pandora fatto di ferite, nevrosi e respiri mozzati. E non voglio.

Chissa' com'e' Coventry. Mi ci trasferisco tra una settimana, per iniziare un nuovo lavoro. Saro' da solo. Stavolta davvero. Sono eccitato all'idea della partenza, ma ho anche una paura fottuta. Non delle persone che posso incontrare. Non del mondo che c'e' la fuori e che per la prima volta mi tocchera' affrontare senza l'aiuto di amici, genitori, parenti. Non di non saper fare un lavoro che si discosta molto dai miei trascorsi fatti di traduzioni e customer care. No. Ho paura di fare come Zanna Bianca nel wild e di tornare incattivito, abbrutito, piu' egoista ed egocentrico di prima. Ho paura che i miei demoni, le cose contro cui combatto da sempre, i miei lati oscuri abbiano la meglio su quanto ancora ho di buono dentro me. Di questo ho paura.

Ma devo farlo.

Non voglio farmi compiangere. Non devo farmi compiangere. Sono io che ho scelto di andare fuori Londra. Sono io che ho accettato un posto nel buco del culo del mondo, talmente infognato che in inglese, l'espressione " to send someone to Coventry" vuol dire ignorare totalmente qualcuno (spero che le cose siano cambiate, dai tempi in cui e' stata coniato questo modo di dire). E sono io che ho lasciato un lavoro con contratto fisso per una posizione temporanea di sei mesi in un settore che mi e' totalmente estraneo. Io ho avuto la bicicletta, e mo' devo pedalare. Dentro di me, so di avere fatto bene. Avevo bisogno di cambiare. Di CRESCERE, una volta di piu'. Di fare un ulteriore passo in avanti nella mia crescita personale. Londra non mi aiutava a crescere, mi aiutava a restare bambino. Coventry significa trovarmi faccia a faccia con i miei limiti una volta di piu'. Ed e' giusto. Solo, ogni tanto mi sfiora il pensiero di avere fatto una cazzata enorme. Forse avrei fatto meglio a starmene a Londra, con il mio lavoretto di poche responsabilita' (e poco guadagno), facendo le cover di tanto in tanto con gli amici, accontentandomi. Ma non sono mai stato il tipo che si accontenta.

Ho fatto bene? Non lo so. Lo scopriro' tra sei mesi.

 
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